Pubblicato su”EUROMEDITERRANEO” n. 127 del 1 aprile 2008

 

 

SICUREZZA:

DALL’EMERGENZA ALLA FORMAZIONE CULTURALE

 

Protezione civile a scuola al posto di educazione fisica,

così si educano le nuove generazioni all’impegno civile

 

Lo stillicidio giornaliero di morti bianche sui luoghi di lavoro, gli incidenti stradali in cui sono coinvolti soprattutto i giovani, l’inasprimento inutile delle leggi in materia di sicurezza, pongono l’esigenza di una svolta politica e culturale nel campo della prevenzione più in generale.

 

Nel 1990, sulla rivista dei Vigili del Fuoco Volontari, edita sotto gli auspici del competente Ministero, una mia proposta per introdurre un corso di protezione civile nelle scuole, portò al primo corso di formazione per gli insegnanti della scuola media inferiore.

 

Oggi, dopo i disastri di Torino alla Thyssen Krupp, del Truck center di Molfetta e in seguito alle notizie giornaliere di incidenti sui luoghi di lavoro, diventa sempre più urgente una svolta culturale, che deve coinvolgere la popolazione e l’intera società civile, economica e industriale.

 

Sotto la guida di docenti specialisti nella sicurezza, servono l’istruzione permanente, per la popolazione adulta e nuovi modelli di formazione per le giovani generazioni, che accompagnino gli studenti per tutto il corso di studi scolastici.

 

Gli studenti italiani sono sovraccarichi di materie, di programmi, di corsi integrativi o paralleli e di orari, che l’introduzione di una nuova materia comporta, causando necessariamente anche la riduzione di qualche disciplina.

 

Perché non sostituire le ore di educazione fisica con altrettante di Protezione civile?

 

Nella nostra società ormai impregnata di sport, spesso visto più come spettacolo, sarebbe opportuno invogliare i giovani a praticare uno sport di proprio gradimento, in ore pomeridiane e sotto la guida di docenti nei propri Comuni di residenza, nel caso dei pendolari, nel rispetto di specifici e coordinati programmi ministeriali. Oggi le due ore curriculari di educazione fisica costituiscono una interruzione del normale impegno di studio, con dubbio beneficio, mentre alle attività sportive pomeridiane partecipano solo pochi studenti.

 

Vari sono, quindi, i vantaggi della proposta:

 

1)    evitare l’interruzione delle normali ore di lezioni mattutine;

2)    i giovani frequenterebbero le lezioni in ore pomeridiane o serali in palestre o impianti autorizzati, con insegnanti di educazione fisica abilitati, nel proprio Comune di residenza e secondo programmi ministeriali, con relativa valutazione da trasmettere alla scuola;

3)    i giovani praticherebbero lo sport preferito con maggior impegno, differenziandosi dai compagni in caso di risultati positivi. Nel tempo i giovani, sempre più numerosi, praticherebbero lo sport agonistico;

4)    non vi sarebbero discriminazioni, nelle attività sportive pomeridiane, tra gli studenti residenti nel Comune, sede della scuola, e studenti pendolari;

5)    si otterrebbe una migliore utilizzazione degli impianti sportivi.

 

Oggi c’è una polverizzazione delle palestre scolastiche, spesso inadeguate, sovraffollate e inutilizzate durante le varie ore della giornata.

 

La costruzione di centri polisportivi nei vari Comuni, utilizzabili fino a tarda sera e per l’intero anno solare, comporterebbe una concentrazione e una migliore utilizzazione degli stessi, con l’abbattimento dei costi complessivi, sia di costruzione, che di gestione, fattori questi, quasi sempre trascurati. Le attuali palestre scolastiche potrebbero essere utilizzate come laboratori per le esercitazioni pratiche di protezione civile o essere recuperate per le altre attività didattiche.

 

Le due ore settimanali dedicati al Corso di protezione civile, unitamente ad una rivalutazione delle ore di Educazione civica, dovrebbero comportare una migliore preparazione complessiva degli studenti, futuri cittadini.

 

I Corsi di protezione civile andrebbero preparati con cura, data la vastità, la complessità e la multidisciplinarietà delle materie e dovrebbero sviluppare argomenti di sicurezza individuale e collettiva, medicina, chimica, meccanica, termotecnica, prevenzione incendi, organizzazione del soccorso, ecologia, supportate da esercitazioni pratiche.

 

Le nuove generazioni sarebbero più sensibili all’impegno civile, impegno che attualmente molti giovani esprimono nel volontariato, poco valorizzato dalle Istituzioni.

 

I risultati: in pochi anni le nuove generazioni sarebbero in grado di intervenire in un principio di incendio e collaborare con i Vigili del Fuoco. Ogni cittadino avrebbe capacità di intervento, per esempio negli incidenti stradali, con competenza nel primo soccorso dei feriti. Ogni cittadino avrebbe capacità, competenza e partecipazione attiva, non passiva, come succede attualmente e secondo procedure standardizzate, in caso di disastri naturali. Ed ancora, si sensibilizzerebbero i giovani verso la prudenza e la prevenzione in tutti gli aspetti della vita quotidiana.

 

I controlli, le leggi restrittive e punitive, le varie norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, i vari regolamenti, le “linee guida per l’informazione della popolazione” (sui rischi di incidenti rilevanti) emanate dal Dipartimento della Protezione Civile, possono essere recepiti se a monte c’è una popolazione che è stata educata correttamente alla cultura della sicurezza, informata e sensibilizzata, altrimenti si rischia la preparazione di inutili montagne di carte, che nessuno leggerà, ma che tacitano e tranquillizzano le coscienze dei responsabili delle Istituzioni.

 

Vito Maellaro