Documentario Brindisi: Piazza Duomo e dintorni

Video e montaggio di Michele Signorile

Voce di Samuele Mangia

 

La cattedrale di Brindisi  fu consacrata dal papa Urbano II nel 1089 e completata nel 1143.

La cattedrale fu pesantemente danneggiata dal terremoto del 1743, in seguito è stata sottoposta a numerosi restauri, dopo i quali è stata riaperta nel 2007 alla presenza del cardinal Bertone. In cima alla chiesa romanica si innalzano quattro statue, di colore chiaro, di quasi 3 metri, che rappresentano san Teodoro d'Amasea, san Lorenzo da Brindisi, san Giustino de Jacobis e san Leucio.

Negli interni si possono trovare frammenti del pavimento musivo del 1178, il coro in legno del 1594 realizzato da intagliatori locali, il fonte battesimale del XVI secolo e alcune tele settecentesche. Nella cappella dedicata a san Teodoro d'Amasea, patrono della città di Brindisi assieme a san Lorenzo, sono custodite le spoglie del martire.

Accanto alla cattedrale, si innalza il campanile, ultimato nel 1795.

Vari eventi importanti si sono svolti qui:

Nel 1193 vi fu incoronato re di Sicilia Ruggero, primo fra i sovrani Normanni a salire al trono fuori da Palermo: nello stesso anno in questa stessa chiesa convolò a nozze con Irene, figlia di Isacco II,  imperatore di Costantinopoli.

Il 9 novembre del 1225 l'imperatore Federico II sposò Jolanda di Brienne, regina di Gerusalemme.

Il 15 giugno 2008 papa Benedetto XVI ha visitato la cattedrale di Brindisi.

Sempre in piazza duomo possiamo scorgere il seminario arcivescovile. Il palazzo rappresenta il più alto esempio di Barocco nella città salentina.

Il palazzo fu terminato nel 1720, come riportato sull'ingresso ma il terremoto del 1743 probabilmente danneggiò parzialmente la facciata.

Sulla facciata si contano ben otto statue ornamentali che raffigurano: la matematica, l’oratoria, l’etica, la teologia, la filosofia, la giurisprudenza, la poetica e l’armonia.

All’interno è presente una pregevole cappella.

Accanto al Duomo è presente il portico dei templari. Per le sue caratteristiche architettoniche si può ritenere che risalga al XII-XIII secolo.

La sua funzione non è stata del tutto chiarita. Tuttavia, poiché dal punto di vista tipologico si tratta più precisamente di una loggia (e non di un portico) e considerata la sua collocazione in piazza Duomo, lo si può ragionevolmente far riferire al primo palazzo arcivescovile medievale di Brindisi. Infatti il riferimento ai Templari è solo frutto di erudizione settecentesca.

Attualmente, completato con un tratto d'imitazione moderna, funge da accesso al Museo Provinciale Ribezzo, il più grande ed importante della provincia.

L'ultima cosa da notare in piazza Duomo è la loggia Balsamo. Si tratta di un balcone sorretto da mensole collocato sopra due arcate ogivali: le mensole sono riccamente scolpite con motivi allegorici.

Il Palazzo, risalente al XIV secolo, probabilmente era parte di un edificio molto più grande che occupava tutto l'isolato. Si ritiene, ma senza alcuna conferma documentaria, che in questo palazzo vi fosse la zecca angioina.

Se facciamo quattro passi da questa piazza, nel cuore del centro storico, ne troviamo un'altra, piazza santa Teresa.

Quella di Santa Teresa è una chiesa barocca che da il nome all'omonima piazza.

Fu costruita nel 1670 con l'intitolazione a San Gioacchino. Soppresso il convento, nel 1807 divenne sede militare. Ora è la sede del museo diocesano, dove, tra le altre cose, si può vedere un'anfora proveniente dalla Palestina. Questa è arrivata a Brindisi nel Medioevo e si presume che sia una delle due anfore dove Gesù trasformò l'acqua in vino.

Accanto alla Chiesa c'è l'Archivio di Stato, dove sono conservati documenti risalenti anche al XVI secolo.

In questa piazza ha sede anche il palazzo della provincia, ma sicuramente l'attrazione principale è il monumento ai caduti della prima guerra mondiale.

Voluto dall'amministrazione comunale, fu scelto lo scultore brindisino Edgardo Simone che utilizzò marmo bianco di Carrara.

La prima decisione riguardo alla collocazione del monumento fu il piazzale della stazione di Brindisi che trovò, però, l'opposizione dello scultore perché non esaltava l'importanza dello stesso. Si decise allora per piazza Dionisi, sul lungomare brindisino, dove fu inaugurato il 22 novembre del 1931 dal re Vittorio Emanuele III. Anche questa volta, però, Simone non gradì la scelta e, nel 1938, il monumento venne smontato e nuovamente spostato per trovare una posizione transitoria in piazza della Vittoria.

Finalmente nel 1940 fu collocato definitivamente in piazza Santa Teresa.

Alle spalle del monumento, sorge la fontana dell'Impero. Realizzata in marmo verde dalla Provincia di Brindisi, venne dedicata a  Benito Mussolini nel 1940. Dalle linee rigide e severe, la fontana ospita sulla sommità l’emblema dell’aquila, mentre a destra e a sinistra lo stemma della città e della provincia di Brindisi e al centro campeggia la scritta relativa alla dedica al Duce.

Rimanendo in zona, si può ammirare il palazzo Granafei-Nervegna.

La famiglia Granafei sarebbe stata originaria di Costantinopoli da cui fuggì quando fu presa dai Turchi di Maometto II per rifugiarsi a Oria. Nel 1508 si trasferì a Brindisi in quanto Ferdinando d'Aragona offriva numerosi incentivi per ripopolare la città salentina. Il palazzo passò ai Nervegna nel XVIII secolo quando i Granafei decisero di trasferirsi a Mesagne.

L'edificio ha origine, almeno nel suo nucleo originale, nel 1565. La costruzione presenta uno stile rinascimentale con alcune influenze barocche, soprattutto evidenti nei balconi. Sulla facciata principale vi sono anche decorazioni e delle finestre, l'una diversa dall'altra, e il portale che presenta lo stemma del casato. Importantissime testimonianze archeologiche della Brindisi romana sono site anche qui, dove una domus romana ci restituisce parti di pavimentazione musiva.

Questo palazzo viene utilizzato per ospitare delle mostre, ma soprattutto come sede permanente dell'originale capitello della colonna romana situata sul porto.

Progettato negli anni Sessanta, il Nuovo Teatro Verdi si presenta come un enorme gigante in acciaio che si staglia tra le antichità romane, tra i palazzi storici del centro e nelle viuzze dell’antico quartiere degli Schiavoni. 

L’interno del teatro, si sviluppa attorno ad una sala di 650 metri quadrati e conta di circa mille posti con un palcoscenico tra i più grandi d’Italia. l'edificio è noto anche col nome di "teatro sospeso" poichè  sorge al di sopra dell’importantissima area archeologica di San Pietro degli Schiavoni.

San Pietro degli Schiavoni era il nome del quartiere che ospitava una chiesa dedicata all'omonimo santo.

Nei primi anni sessanta furono abbattute alcune abitazioni, per lo più fatiscenti, del quartiere con l'obiettivo di realizzare il nuovo Tribunale, all'epoca ospitato nel palazzo Granafei-Nervegna. Furono scoperti resti della città medievale, che furono distrutti dalle ruspe dell'epoca. Fermati i lavori del cantiere, vennero svolti degli scavi sistematici ad opera della locale soprintendenza archeologica.

Al termine degli scavi si è portata alla luce un'antica domus romana. Nel 1967 il comune aveva programmato di realizzare su quell'area il nuovo teatro comunale, ma l'importanza della scoperta e il vincolo di conservazione imposto, portarono ancora alla revisione del progetto. Il nuovo progetto del teatro Verdi,  fu quindi quello di un enorme edificio sospeso in acciaio, in modo che l'intera area archeologica rimanesse fruibile ai turisti e agli studiosi.

Una strada basolata che attraversa l’intera area da nord a sud e su entrambi i lati sono visibili i resti delle strutture abitative e soprattutto dell’impianto termale, in cui sono ben visibili le varie zone di cui si componeva : il calidarium e il frigidarium.