Pellegrinaggio gennaio 2013 (La Madonna sarebbe apparsa a un vigile)

Un grazie di cuore allo spiritoso Mimmo Iaia (al centro) che ogni 27 del mese si rende utile per il buon esito del pellegrinaggio.

 

 

 

Da questo mese vi proponiamo alcuni articoli pubblicati sui giornali locali, riguardanti il Santuario di Jaddico.

In questo numero uno dei primissimi articoli (o forse il primo) pubblicato in data 6 ottobre 1962 dalla Gazzetta del Mezzogiorno, firmato dal giornalista Ettore Giorgio Potì.

 

 

La Madonna sarebbe apparsa a un vigile, chiedendogli di ricostruire la “Chiesa di Jaddico”

 

 

      Un nuovo fatto “sovrannaturale” (ma c'è chi ne dubita) si è verificato in questi giorni. È una di quelle vicende che entrano con frastuono nella vita delle nostre semplici genti. La storia della fede è costellata di questi piccoli fatti; cose che spesso scompaiono alla vista di chi ha il dovere di scrutare con severa attenzione; altre, invece; che restano a segnare bellissime pagine di cristianità. Dire a quale appartiene l'episodio verificatosi a Brindisi nei giorni scorsi è veramente azzardato. In ogni caso sarebbe estremamente difficile.

      Protagonista ne è stato Teodoro D'Amici, un vigile urbano brindisino di una cinquantina d'anni; a lui sarebbe apparsa in visione la Madonna.

      Chi sia quest'uomo che comunque possa andare a finire la clamorosa vicenda è stato segnato dal destino e chiamato alla ribalta della più grande curiosità, abbiamo cercato di appurare. Teodoro è attualmente uno dei più anziani vigili urbani di Brindisi. Il suo ingresso in tale corpo ci pare risalga infatti al 1928. Il D'Amici è molto noto – diremmo anzi, che è famoso – e non soltanto fra gli automobilisti, per il tratto severo che lo distingue da qualsiasi altro suo collega, quando è nell'esercizio delle sue funzioni. Lo sa bene lui, e quasi ne ride con una bonarietà che pare smentire questa fama di “duro” dal fischio facile.

      Ce lo siamo trovato di fronte nella sua linda e decorosa abitazione di via Calabria, proprio così, come stiamo dicendo: un uomo tranquillo e, quel che più conta, serio ed equilibrato. La storia del fatto soprannaturale che si sarebbe manifestato, ha avuto davvero a protagonista questo uomo che potremmo definire dalla triplice vita? Pare proprio di si. Glielo abbiamo chiesto subito senza tanti preamboli e senza scopi reconditi. Volevamo la verità. Teodoro D'Amici ha avuto un sorriso amaro; gli occhi gli si sono illuminati e le mani si sono strette tra loro in una morsa convulsa, ma non ha voluto parlare. O meglio, ha ammesso tutto - “è vero” ha detto – ma non ha voluto raccontare nulla. C'è mancato quindi il racconto dettagliato del protagonista. Ma c'è il suo silenzio, “quel suo silenzio” che ha voluto opporre alle nostre domande pur ammettendo sostanzialmente il fatto, che è eloquente più di qualsiasi discorso.

      Quel che gli sarebbe successo (e diciamo – sarebbe – per il rispetto che portiamo al severo distacco con cui la Chiesa osserva e giudica queste cose) lo raccontiamo quindi come siamo riusciti a ricostruirlo facendo parlare i suoi parenti ed i suoi amici più prossimi. Il tutto ha avuto inizio il 12 agosto scorso, quando Teodoro D'Amici ha fatto un sogno strano che lo ha impressionato, ma non fino al punto da sconvolgerlo (come è successo dopo). Non ha neanche cercato di dare un significato al suo sogno che, invece, si è ripetuto puntualmente la notte successiva. Al pover'uomo ha cominciato a tremare l'anima. Il sogno si è ripetuto per la terza volta; Teodoro D'Amici ha creduto finalmente di capire quel “messaggio”, e la sera di Ferragosto si è recato, poco dopo le 21, in una località a 5 chilometri e mezzo da Brindisi sulla strada litoranea per Monopoli, e precisamente in contrada Pilella, dove esiste un rudere di una chiesa (forse bizantina), nota come la “Chiesa di Jaddico”. Della Chiesa quel che rimane è la parte di un solo muro perimetrale con un piccolo affresco risalente però al tardo '700, raffigurante una Madonna ed il Bambin Gesù.

      Fin qui tutto è successo. A questo punto dobbiamo dire quel che sarebbe successo ancora.

    Poco dopo che Teodoro D'Amici si era raccolto in preghiera nel buio più assoluto, dalla parete della vecchia Chiesa sarebbe scaturita una luce intensa e straordinaria, diversa da qualsiasi altra; una luce sovrannaturale. Del fatto sarebbe stata spettatrice anche la moglie del D'Amici che lo attendeva in macchina sulla strada, a poco più di una trentina di metri.

      Dell'accaduto sono stati messi a parte solo alcuni parenti e un paio di amici. Da quel momento si sono succedute le visite del D'Amici in questa località. Ogni giorno egli si è recato per rinnovare il suo omaggio devoto alla “sua” Madonnina. E piano piano altre persone hanno saputo o soltanto capito che cosa era successo. Ogni sera si è ripetuto così un devoto pellegrinaggio ai resti della chiesetta che molti brindisini conoscono solamente per la irrispettosa consuetudine di sentirne parlare per scherzo come per dire di qualcosa che non ha valore o che non esiste affatto. La “Chiesa di Jaddico” (che è le reminiscenza popolare della originaria definizione di Chiesa della foresta) in ogni caso salva la storia delle sue origini per la straordinaria vicenda che l'ha riproposta all'attenzione di tutti.

      Ma torniamo a Teodoro D'Amici. Quindici giorni dopo quel primo soprannaturale fenomeno, il D'Amici ha sentito che qualcos'altro stava per accadere. Ha avuto un altro sogno premonitore. La sera dell'1 settembre sarebbe successo il fatto più straordinario e incredibile della già straordinaria vicenda.

      Teodoro D'Amici si è recato alla chiesetta con la moglie e, forse, con alcune altre persone. Era immerso nella preghiera, quando il fenomeno della luce si sarebbe ripetuto. Teodoro D'Amici che era sconvolto dalla impressione, avrebbe anche sentito il rovinoso precipitare di massi dietro il muro della Chiesa. Si è recato alle spalle del muro. Poco dopo lo hanno raccolto svenuto e lo hanno accompagnato a casa come in trance.

   Teodoro D'Amici aveva “visto” veramente la Madonna? Chi potrà mai rispondere sensatamente, ragionevolmente a questo interrogativo? Il pellegrinaggio dell'uomo, dei familiari, degli amici e di quanti hanno saputo, è continuato giornalmente. Nel frattempo Teodoro D'Amici ha maturato un proposito che gli sarebbe stato suggerito direttamente dalla immagine Divina: ricostruire la chiesa.

    Della straordinaria vicenda che ha vissuto non vuole parlare, lo abbiamo detto; ma di questo suo progetto si. Ne parla con gioia. Sa di non avere i mezzi, ma non si preoccupa minimamente di questo. Ha fiducia; “sente” che ce la farà. Intanto ha chiesto la concessione del terreno che oggi è di proprietà dell'Ente Riforma. La pratica di trasferimento (alla Curia e non direttamente al D'Amici) è a buon punto. Il progetto anche. Teodoro D'Amici, che martedì sera, 2 ottobre, avrebbe assistito nuovamente al ripetersi del fenomeno luminoso (e questa volta pare ci fossero quindici persone che avrebbero assistito, tutte, a tale inspiegabile evento), ormai non vive che per questo.

      L'interrogativo che ci si pone ora è: cosa ne pensa la Curia? Non si è potuto saperlo e pensiamo che sarebbe molto difficile saperlo.

    Come si è detto: la storia della fede è costellata di questi fatti; cose che spesso scompaiono, o si dissolvono allo sguardo di chi ha il dovere di scrutare con severa attenzione; altre, invece che restano a segnare certe bellissime pagine di fede. A quale appartiene quella di Teodoro D'Amici?