Gallipoli - Chiesa del Crocifisso: fatti e personaggi, maestranze, botteghe, industria, corporazione e religiosità in cinque secoli circa (XV - XX) di storia di produzione delle botti - di G. Franco Mosco

Prefazione


        Il volume di Franco Mosco che abbiamo sotto gli occhi  ci pone di fronte ad alcune responsabilità. E queste riguardano non già la scomparsa degli antichi mestieri, legata all’ingegno freddo e calcolativo della costituzione economica della società. Una nostra responsabilità è piuttosto nell’ignoranza ormai abissale di fronte agli antichi mestieri, ai loro strumenti e arnesi d’opera, ai loro riti. Ora il libro di Mosco ci fa riscoprire  l’antico mestiere dei bottai nella complessità  delle sue necessità artigiane, e nella sua proiezione commerciale a partire dal porto di Gallipoli, che fu per moltissimo tempo, lungo la via dell’olio (ma anche dei  ‘vuoti’ di botte), tra i più importanti del Mediterraneo, e lo si sa.  Mosco recupera un’importante documentazione iconografica, sia su questo porto, traendola da collezioni pubbliche e private, sia sugli strumenti di lavoro del bottaio, conservati anch’essi in collezione privata, e per i quali offre diverse notevoli fotografie, dando il nome dialettale di questi attrezzi e quello italiano, e dei quali l’autore ha una straordinaria conoscenza, anche se rinvia ad altra occasione lo studio delle tecniche di lavorazione delle botti, che indubbiamente costituirebbe un profilo di competenza ancor più approfondita e rara.
        Il mestiere del bottaio è senz’altro rilevante nel complesso della storia sociale di Gallipoli; va però  subito detto  che Mosco guarda a questo mestiere  anzitutto e prevalentemente  nel suo profilo corporativo. Questa inclinazione gli proviene naturalmente  o, si potrebbe dire, iure proprio, da tradizioni familiari trasparenti a tratti nel volume, ma anche, io sospetto,  dal fatto di essere, o di sentirsi, allievo di Francesco Maria de Robertis – illustre storico del diritto nonché presidente carismatico della Società di Storia Patria per la Puglia-  e studioso ben noto delle corporazioni in diritto romano, un tema indubbiamente che de Robertis aveva a sua volta ripreso dal suo maestro Gennaro Maria Monti, più volte citato nel volume, e studioso non dimenticato delle corporazioni e delle confraternite nel mondo medievale, nonché, dal 1935, presidente della Regia Deputazione di Storia Patria per le Puglie.
           Come ogni scelta metodologica, anche questa di Mosco comporta dei vantaggi e degli svantaggi. Può darsi allora che, trattenuta in questa costruzione riservata, si perda una qualche dinamicità ed anche conflittualità della storia sociale di Gallipoli, perché, nel colossale scontro cetuale, che anima quanto meno l’intero corso della vita gallipolina del Settecento, i bottai, e certamente quelle famiglie di bottai emergenti per ricchezza, e animate da aspirazioni sociali, erano osteggiate frontalmente dagli uomini del primo ceto, e dagli intellettuali patrizi come Filippo Briganti, nelle cui allegazioni, edite da me nel 2011 (purtroppo però in un volume circolante in pochissimi esemplari), e che sono sorprendentemente aggressive e caustiche, non sono rare  le invettive e le  rampogne contro i bottai. E ancora a  fine Ottocento  costoro si consideravano “la ruota motrice della classe operaia”. E tuttavia la scelta dell’analisi corporativa del mestiere fatta da Mosco, consente degli importanti approfondimenti altrimenti, forse, sfuggenti. Così il mestiere del bottaio viene esaminato, per interesse dell’autore, non tanto nelle sue prime attestazioni (la prima pare che risalga al 1398), ma piuttosto nel momento in cui questi artigiani si uniscono in corporazione (si pensa intorno alla metà del Cinquecento), quella dei “fabri lignari”, anche altrimenti definita. Si tratta di un gruppo organizzato da vincoli solidali, spesso minutamente indagati,  che l’autore estende, in base anche a fonti letterarie generali, ad altre attività collegate o forse derivate (gli intagliatori, gli scultori e architetti), e dunque rende protagonista di gran parte della storia dell’arte in Gallipoli. Così, lentamente, l’attenzione si sposta dal mero mestiere dei bottai, a quello del corpo  collettivo nel quale sono inseriti, e culmina nella complessa vicenda della confluenza di questo corpo, o forse e anzitutto di alcuni suoi esponenti, nella Congregazione del SS. Crocefisso (già di San Michele Arcangelo).
        Questo volume di Mosco è anche, se non soprattutto, la storia di questa congregazione, dei suoi associati o confratelli, rettori e priori. Si tratta di un notevole contributo alla vicenda biografica di molti e molti personaggi spesso legati, indubbiamente, alla storia della sola Gallipoli, ma che non di rado contribuisce a chiarire il profilo di personaggi ben altrimenti noti, e farò soltanto gli esempi, distesi tra Ottocento e Novecento, dell’erudito Nicola Maria Cataldi e dello storico della città, il monsignor Francesco d’Elia, che esprime bene, e con pochi altri, la stagione positivistica della storiografia provinciale. Molti altri ricercatori potranno  naturalmente avvalersi in vario modo di questa ricerca complessa e, al tempo stesso,  ricca di passione.

                                                                           Giancarlo Vallone

Quarta

 

“L’esperienza della società industriale pone l’uomo di fronte a dimensioni mai prima conosciute: la società si allarga in una organizzazione estremamente complessa che ha rapporti e comunicazioni a livello del mondo intero;”
Prof. Franco Crespi

Un diretto e personale, interessante ruolo di responsabile gestionale per alcuni decenni, nell’ambito di una realtà industriale, fra le più importanti d’Europa e del Mondo intero, il colosso siderurgico ILVA, stimola oggi il mio interesse per esaminare la trasformazione industriale dei secoli passati in un centro come Gallipoli, nella transizione da un tipo di società tradizionale a un tipo di società industriale e all’affermazione e consolidamento delle strutture industriali in società del benessere.
In questo lavoro si delinea un’attività imprenditoriale organizzativa basata sulla ricchezza di esperienze circa le qualità lavorative degli artefici di legname, un’attività che si evolve negli anni attraverso il legame agli intensi traffici marittimi e commerciali, per l’importazione della materia prima, l’esportazione del prodotto e la produzione dell’olio, attività che trae vantaggi dalla posizione geografica della città. Il connubio avviene fra botteghe, fabbriche, corporazioni e religiosità: il ruolo di guida morale e sociale della Chiesa è predominante; al centro la dignità dell’uomo.
Per fare fronte al servizio sociale, a maggiore garanzia dell’assistenza a favore dei congregati, ma sopratutto dei bisognosi, sia per i pagamenti ordinari sia per quelli straordinari, la riscossione delle quote da parte del sodalizio avviene direttamente attraverso le fabbriche con obblighi previsti dallo statuto. Il sodalizio accetta solo l’ingresso di fabri lignari e discendenti dalle loro famiglie e, nei casi in cui essi non seguono il lavoro dei padri, restano confratelli con una aggravante per il sodalizio che, per la riscossione di volta in volta, specialmente per interventi di carattere straordinario, viene eletta una commissione che si impegna a contattare le singole unità per esigerne le quote: un servizio sociale a garanzia di risposte certe ai congregati.

Indice


Prefazione                                                                                  pag.     3

Introduzione.                                                                              pag.     7

I   LA PRODUZIONE.  FABBRICHE BOTTEGHE
E VARIE ATTIVITÀ LAVORATIVE DI CATEGORIA
DEI FABRI LIGNARI (“artefici di legname”).                                    pag.   22

II. LA CITTÀ NEL PERIODO DI MAGGIORE
PRODUTTIVITÀ.  ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO.                         pag.   58

III.   CONGREGAZIONE DI S. MICHELE ARCANGELO
(POI DEL SS. CROCIFISSO). TIPOLOGIA DELLE
LAVORAZIONI DI CATEGORIA ALL’ORIGINE
DELLA CORPORAZIONE.                                                               pag.   66

IV   CONGREGATI:  IMPRENDITORI. MAESTRANZE,
PADRI RETTORI                                                                           

    1) Vecchie tabelle.
    2) “Platea”.
    3)  Un’altra opera calligrafica ad inchiostri colorati
    4) Tabella Fratelli della bara
    5) Confratelli sacerdoti, Consorelle effettive, Novizi contribuenti.
    6) Un’altra tabella, Padri Rettori e Priori.
                                                                                                 pag.   84

V.   AUTOREVOLI FIGURE DIPADRI RETTORI E
PREFETTI (periodo fino al 1879).

1) Fase di grande svolta per il sodalizio.                                      pag.   98




VI.   AUTOREVOLI FIGURE DI PADRI RETTORI
E PREFETTI (secondo periodo dal 1880).

1) La svolta con una straordinaria nuova figura di  guida del Sodalizio: il Vescovo della stessa Diocesi (1898-1935) mons. Gaetano Muller (Padre Rettore del Crocifisso dal 1907 al 1909).
2) Crisi economica di fine secolo sempre più stringente.
3) Periodo di evoluzione in seno alla crisi dell’intera categoria.
                                                                                                pag.  141



VII   AUTORI COMPOSITORI E ALTRE FIGURE CHE
HANNO RESO ONORE AL SODALIZIO.                                         pag.  183



TAVOLE FUORI TESTO  (I-XXXII).


Appendice.                                                                                

Decreto del Re sulle tariffe doganali sugli olii che si immettono per la via di terra in Gallipoli.
Altre immagini d'epoca.                                                              pag.  216