Pubblicato su ”EUROMEDITERRANEO” n. 4 – settembre 2009

 

“L’OSTUNI….ZZAZIONE” DI BRINDISI

 

La vallata del Cillarese e la vallata del Patri, unite dal porto interno, creano una zona di notevole importanza ambientale intorno alla città, zona che va salvaguardata e protetta e non certo modificata o distrutta in nome di chissà quali teorie pseudo-accademiche e tortuose. La vallata del Patri è stata già stravolta dalla imponente costruzione della Questura, da una vasca per le acque piovane, enorme, orrenda, inutile, ma tanto cara all’assessore ai lavori pubblici Elmo, e oggi lo stesso posto è invaso dalla cementificazione del parco Magrone. C’è l’intenzione di allargare le banchine portuali, riducendo lo specchio di mare su cui si affaccia il centro storico. La Vallata del Cillarese è deturpata da un orrendo impatto visivo del viadotto della strada dei “Pittachi” e dalla inutilizzabile pista ciclabile; un discorso a parte merita la diga che ha creato, a monte, un lago artificiale.

Il paesaggio della zona di Brindisi, poi, è caratterizzato da una campagna fertile e rigogliosa, a differenza di quella posta nei comuni a nord del capoluogo, che, man mano che ci si inoltra nella zona collinare verso Ostuni, è caratterizzata dai muretti di pietra a secco. Quindi sorge spontanea una domanda: perché stravolgere ciò che madre natura ha creato? È quanto sta avvenendo, poi, con i lavori per la realizzazione del parco Magrone al quartiere Commenda a ridosso del canale Palmarini-Patri, per la “modica” cifra di quattro milioni di euro. Un vecchio progetto dell’amministrazione Antonino, che doveva rappresentare per la città un polmone verde, distrutto dalla creazione di una infinità di ingiustificati e costosissimi muretti a secco. Non solo, a disastro ambientale si aggiunge altro disastro ambientale: il pietrame usato altera anche il territorio da cui è estratto, e le cave, una volta abbandonate, stimolano la tentazione di utilizzarle a discariche, magari per la spazzatura proveniente da altre Province. E speriamo che il parco Magrone non rappresenti l’inizio dell’ “Ostuni ……. zzazione” di Brindisi.

 

Vito Maellaro

 

Quest’anno Stoccolma e Amburgo si sono aggiudicate la prima edizione del premio “Capitale verde europea”, istituito dalla Comunità Europea con lo scopo di “incoraggiare la città a migliorare la qualità della vita urbana tenendo conto dell’ambiente in fase di pianificazione urbana”.

Brindisi ha pianificato Parco Magrone, come illustrato nella foto, con una miriade di muretti ad andamento irregolare “quasi spontaneo e casuale”: quale premio vincerà?

Pubblicato su “EUROMEDITERRANEO” N. 4 - settembre 2009

 

BRINDISI NELL’ANTICHITA’

 

A Brindisi, nei tempi antichi, era un impresa ardua realizzare una casa. La zona circostante la città, infatti, è fertile e priva di pietre, che venivano pertanto trasportate dalle cave di San Vito dei Normanni, Carovigno e Latiano, con i carretti trainati da muli e cavalli. Materiali costosi per quei tempi, soprattutto a causa del trasporto e delle precarie strade in terra battuta. Fino all’inizio degli anni cinquanta del secolo scorso, vicino alla pesa pubblica di via Osanna, stazionavano carretti carichi di blocchi di tufo, calce e altri materiali lapidei, in attesa dei compratori. E nei secoli precedenti si utilizzavano i materiali di risulta di vecchie case e, addirittura, dei monumenti, per realizzare le nuove costruzioni. Con l’avvento delle nuove tecnologie di scavo e dei mezzi di trasporto lo sfruttamento delle cave è diventato sistematico, arrivando ad un uso ingiustificato e devastante per il territorio, tale da richiedere un vincolo legislativo contro lo sfruttamento selvaggio.