Pensieri sul coronavirus - di Rino Maellaro

aprile 2020

Le parole «sangue, fatica, lacrime e sudore»  resero famoso il primo discorso tenuto da Winston Churchill.

Boris Johnson pensando all'immunità di gregge a cui sacrificare la popolazione inglese (e forse anche Donald Trump) voleva probabilmente emulare il grande statista inglese.  

La differenza sta nel fatto che la seconda guerra mondiale era una situazione diversa dall'attuale  scenario della pandemia. 

Questa volta sull'altare del sacrificio, è immolato, oltre all'agnello sacrificale (ovvero il popolo inglese), anche il “sacerdote” Boris e non è detta l’ultima parola per Trump. Speriamo che gli elettori se ne ricordino al momento delle votazioni.

Giuseppe Conte,  in Italia, è stato previdente come la cicala di Esopo ignorando completamente la filosofia lungimirante della formica, applicando il principio, più volte sbandierato ma sicuramente blandamente contestato dagli esperti Virologi (unici Esperti della questione ), della “proporzionalità e adeguatezza”. 

Il principio della “proporzionalità e adeguatezza” è sacrosanto per affrontare eventi la cui “magnitudo” (intesa nel senso generale di  “gravità”) non è prevedibile, ma il principio  è assolutamente inadeguato e addirittura fuori luogo nel caso della minacciata epidemia/pandemia la cui “magnitudo” era largamente prevedibile semplicemente ascoltando (anche senza analizzarle) le vicende della Cina.

Gli organi decisori dello Stato (forse pressati dalle lobby attenti al profitto) sono stati semplicemente a guardare cosa avveniva in Cina gongolandosi e beandosi del fatto che il nostro SSN era un gioiello e in grado di affrontare la prevedibilissima emergenza, nonostante gli “alert” dell’OMS che metteva in guardia dal rischio pandemia e che consigliava  di approfittare della “finestra temporale” a disposizione  per mettere in campo tutti i provvedimenti necessari per fronteggiarla. Sono stati disattesi anche tutti i comunicati  dell’OMS che segnalavano, progressivamente,   il “restringimento della finestra temporale” ossia del tempo a disposizione per organizzare la difesa dal virus. Da non dimenticare lo spot del dott. Mirabella che brandeggiava i bastoncini cinesi per mangiare il sushi.

Gli organi decisori si sono comportati esattamente come le cicale: hanno continuato a frinire il loro credo politico nonostante la certezza dell’arrivo del virus e addirittura anche dopo il suo arrivo.

Il principio della “proporzionalità e adeguatezza” ha imposto che si cominciassero a prendere i primi blandi provvedimenti dopo i primi morti (poca cosa … tutti over 60 anni… con comorbilità!!....  anche se magari nel pieno delle loro forze….) purtroppo il virus corre più velocemente delle iniziative intraprese…….  :  prima è stata eretta qualche tenda, all'aumentare dei morti si è convertito qualche padiglione di qualche ospedale, poi ospedali interi. Poi scimmiottando la Cina si sono costruiti in tutta fretta ospedali temporanei…. loro si e noi no!!!! …. dimostriamo di essere al loro livello di operosità…. costruiamo ospedali temporanei….. W gli alpini…… 

Peccato però che abbiamo dimenticato che ci sono strutture ospedaliere stabili, inutilizzate e pronte di tutto punto e che si sarebbero potute  attivare senza dirottare risorse economiche da altre esigenze come l’acquisto di DPI adeguati……( che nel turbinio delle iniziative provvisorie e in emergenza qualcuno si stia approfittando per fare la …. cresta? … forse troppa poca spesa per…. pescare nel torbido?......) 

Il Virus però, corre più velocemente e altrettanto velocemente le persone muoiono in gran numero rispetto alla velocità di realizzazione delle strutture  provvisorie (moderni lazzaretti) che saranno pronte e (forse ) funzionali quando la pandemia (speriamo) sarà cessata e non serviranno più.

Se si fosse optato per riattare strutture ospedaliere stabili dismesse, queste  sarebbero potute rimanere in uso anche al cessare dell’emergenza per offrire all'utenza  (superstite ) un migliore servizio sanitario, in controtendenza con le politiche di ridimensionamento degli ultimi anni.

Il principio della “proporzionalità e adeguatezza” ha fatto anche  perdere di vista gli effetti della tanto lodata globalizzazione, talmente tanto lodata da essere incentivata. Infatti  le aziende italiane ricevono finanziamenti per “internazionalizzarsi” ; in pratica si danno soldi pubblici alle aziende italiane per trovarsi un partner straniero con il risultato poi che tutte le produzioni italiane vengono spostate fuori dall’Italia e di italiano resta soltanto forse il nome e, forse ma non è detto, un ufficio commerciale per potersi fregiare del marchio (ma solo il marchio) “made in Italy”.

Il principio della “proporzionalità e adeguatezza” ha distolto l’attenzione, anche degli esperti, sulla disponibilità e specialmente sulla  idoneità dei DPI da fornire a tutto il  personale sanitario  e sui corretti protocolli per la vestizione e specialmente la svestizione. Come mai non è stato fatto tesoro delle immagini provenienti dalla Cina dove il personale indossava tute integrali in tywek (non di carta) e maschere facciali, e gli operatori venivano irrorati di sterilizzante per bonificare i DPI prima della svestizione? Procedure note, comunque, a tutti i militari che studiano NBC. La disattenzione sta costando la vita a molti operatori sanitari e ai loro familiari.

Grazie al  principio della “proporzionalità e adeguatezza” si è manifestata la carenza di medici specializzati, li abbiamo importati da Cuba, Russia, Albania ecc.. eppure nessuno dei politici pecca per essere previdente e propone un incremento dei posti delle scuole di specializzazione dei giovani medici. 

Grazie alla globalizzazione è stato finalmente evidente che in Italia non c’è più produzione reale. Tutto, ma proprio tutto, proviene dall’estero, specialmente dall’oriente (ma anche dall’Africa e Sud America), dove si produce con costi minori ma con standard qualitativi elevati (le mascherine e i ventilatori hanno le certificazioni e sono marcate CE). Molte mascherine frettolosamente prodotte in Italia dalle aziende convertitesi (… che hanno fiutato il business e le agevolazioni  dell’emergenza) non superano i test, anch’essi frettolosamente messi a punto ed eseguiti nei laboratori  (anch’essi frettolosamente attrezzati)  delle università  (…. non sarebbe specificatamente il loro compito istituzionale…ma si sa com’è… business porta business). Poi bisognerà vedere se e quando verranno concesse le certificazioni ma, purtroppo si sta dissolvendo l’alibi giustificativo della qualità del made in Italy.

La produzione all'estero è economicamente più competitiva perché avviene senza nessun onere riguardo la burocrazia, il welfare, l’ambiente, la sicurezza, lo sfruttamento dei minori ecc….  È stato molto comodo spostare tutta la produzione in oriente, specialmente la produzione “sporca e inquinante”  che in Italia sarebbe stato molto costoso rendere pulita  e rispettosa dell’ambiente. È stato come nascondere lo sporco sotto il tappeto.

Ma rimane un dubbio, un interrogativo…… perché si stanno usando le mascherine di “pezza” usa e getta alla faccia dell’economia circolare?  Ovviamente ……… milioni e milioni di mascherine…….. per tutti  e per i mesi e anni a venire;  un buon business, (meglio e più semplice dell’alta moda… delle camice… ecc..), forse sarà ancora più redditizio importarne molte mimetizzandole con un poco di produzione per accedere agli incentivi (speriamo che Arcuri e la CONSIP  vigilino). Perché non si usano le maschere facciali e semifacciali  sterilizzabili e riutilizzabili con filtri magari riciclabili? Non sono da inventare…… sono in dotazione alle forze armate, ai Vigili del Fuoco…… si usano per operazioni di verniciatura….