Pubblicato su “EUROMEDITERRANEO” - Settembre 2009 n. 4

 

Tra il serio e il faceto: ma non tanto ….

La massaia brindisina rivolge le sue domande al Sindaco Mennitti

 

BRINDISI, IL RIGASSIFICATORE E “LA SIGNORA MARIA”

 

A cosa servono le innumerevoli norme, leggi e regolamenti internazionali, europei, nazionali e locali, se poi viene meno la logica, il buon senso e la prudenza della “signora Maria”, la massaia brindisina impegnata, brava madre di famiglia? E i grandi tecnici consulenti, i numerosi Uffici pubblici di controllo, le varie “conferenze di servizi”, dove tutti sono responsabili e nessuno colpevole, cosa producono? A Brindisi, per esempio, hanno partorito la Questura nella zona del canale Patri, la caserma dei Vigili del Fuoco su una galleria, il terminale intermodale delle ferrovie tra due quartieri cittadini, le abitazioni confinanti con i capannoni industriali, l’assedio dei centri commerciali presso l’Ospedale “Perrino” . Si potrebbe continuare, poi, con la zona industriale, ma ne verrebbe fuori una enciclopedia.

IL RIGASSIFICATORE

Ora è la volta del rigassificatore, che si vuole costruire non fuori, ma dentro il porto di Brindisi, a poche centinaia di metri dai quartieri cittadini, con intorno diversi impianti a rischio di incidenti rilevanti, a fianco del cono di atterraggio dell’aeroporto di Brindisi. Sono stati consentiti negli ultimi venti anni ampliamenti enormi di depositi di gas situati sotto il cono di atterraggio, malgrado i ripetuti appelli ad anteporre la prudenza agli asettici regolamenti.

Così come previsto, nel periodo ferragostano sono arrivate, da parte della società che intende costruire l’impianto, le risposte alle osservazioni sollevate. Chi ne ha titolo (Regione, Provincia, Comune, ……, se esistete battete un colpo!) e le varie associazioni ambientaliste hanno poco tempo a disposizione e si stanno attivando per fare delle controdeduzioni che possano bloccare l’iter burocratico di approvazione per la costruzione dell’impianto. Tutti cavillano su tutto e, in pratica, si “mena il can per l’aia”.

 

LE PAURE DELLA “SIGNORA MARIA”

 

Frasi come “non conoscenza della procedura di autorizzazione” oppure gli studi di grandi società di consulenza o “piani di rischio”, alla “signora Maria” non interessano, perché, poverina, è spaventata; ha da pochi giorni saputo che è stato pubblicato il “Rapporto finale” relativo all’incendio del deposito di idrocarburi di Buncefield, che i nostri soloni farebbero bene a studiare, avvenuto il giorno 11 dicembre 2005, durato cinque giorni, con conseguenze non certo piacevoli. Eppure l’impianto è stato costruito secondo le restrittive norme inglesi.

E gli inglesi sono gente seria e certamente hanno seguito, con qualche disappunto, il comportamento “fantozziano” e contraddittorio di alcuni enti italiani. E così, per esempio, mandare allo sbaraglio, nelle “conferenze di servizi” , come quella avvenuta il 14 maggio 2008, propri funzionari ignari di tutto, non sta proprio bene: o si hanno assessori e collaboratori del settore specifici, competenti e capaci, o si va in prima persona; certamente non ci possono essere indecisioni o interrogativi.

Ma la “signora Maria” chiede al Sindaco Mennitti, quale massimo responsabile della sicurezza della città, a chi si dovrebbero rivolgere i superstiti di un eventuale disastro? Al Governo Italiano, alla Regione, alla Provincia, al Comune, alla ditta proprietaria dell’impianto, o alle ditte proprietarie degli altri impianti coinvolti in un effetto “domino”. Gli agricoltori della zona di Cerano sanno che i loro terreni sono inquinati, ma non sanno chi è stato l’inquinatore, anzi sono stati anche accusati di essere colpevoli . E nella vicenda giudiziaria della colmata per il rigassificatore, come nel gioco della “matrioska”, c’è chi ha patteggiato, chi ha cambiato casacca ed il cerino acceso è rimasto in mano ai brindisini, fottuti, cornuti e ….. mazziati.

Alla “signora Maria” non servono le montagne di carte, non le interessano la fauna, la flora; a lei, al massimo, interessano le cozze. Sì le cozze, in quanto è una brava cuoca e la sua specialità è: riso, patate e cozze.

E il Ministero dell’Ambiente, sempre sensibile ai temi ecologici, è talmente preoccupato delle cozze, che scrive testualmente: “Rimangono inoltre perplessità riguardo l’interferenza che le attività sia di cantiere che di esercizio potrebbero avere con l’impianto di miticoltura, posto a circa 1 km dalla colmata di Capo Bianco, di cui non è stata approfondita esaustivamente la complessità …..”.

 

Poi c’è il cono. Ma quale cono, forse quello del gelato? Ma noooo…..!!

La “signora Maria” è terrorizzata al pensiero del cono di atterraggio aeroportuale. Con quello che si sente in televisione, con la maggior parte degli aerei che cadono nelle fasi di decollo e atterraggio; a New York sono caduti nel fiume. E poi con i tanti impianti a “rischio di incidenti rilevanti” (dicono che sono ben 7), che si trovano sotto o vicino, come il futuro rigassificatore, a questo misterioso cono, che poi ….. non si vede!.

E, ancora, i depositi del gas, quelli degli altri impianti, di altre società.

Il deposito a terra del rigassificatore, invece, è di ben 320.000 metri cubi, con le navi (anche 2) attraccate vicino e sempre cariche di gas. Navi, mostruose, previste da 145.000 metri cubi, poi diventate da 165.000 metri cubi, adesso di 180.000 metri cubi. 100 navi all’anno, quasi una ogni tre giorni.

E il Ministero se ne esce con la frase: “dovrà essere richiesto un aggiornamento del NOF, che dovrà considerare l’analisi di tutti gli incidenti rilevanti, inclusi quelli che possono derivare dalla presenza della torcia del petrolchimico e dal passaggio di aerei civili e militari nelle fasi di atterraggio /decollo ….. “ e poi chiede lumi sull’effetto domino, il Piano di emergenza esterna e altro.

Una piccola cosa, insomma! Basta aver scritto questa frase e il Ministero è con la coscienza a posto; in futuro si potrà giustificare, come spesso si sente dire: “noi lo avevamo detto!”. La Regione, la Provincia, il Comune diranno, invece: …”errori del passato”.

 

Ma la “signora Maria” può stare tranquilla. Infatti nella Sintesi dell’Analisi di rischio dello Studio di Impatto Ambientale presentato, si legge testualmente: “nessuno degli ipotetici scenari di fuoriuscita di gas presso il sito considerati credibili (definiti in questo caso come eventi ricorrenti con una frequenza di più di una volta in un milione di anni) dispongono del potenziale per avere un impatto sulle aree esterne al Terminale”.

Ed ancora: “nessun incidente ha mai coinvolto la popolazione. Nessun incidente ha mai interessato i serbatoi di stoccaggio”, e “ possibilità remota che la gasiera possa subire un incidente marittimo”. Chissà che cosa è successo, invece, nell’impianto di Buncefield!

Ma se nelle “carte” sta scritto così e il Ministero dell’Ambiente, la Regione, la Provincia e il Comune non si preoccupano più di tanto, i brindisini possono e devono dormire sonni tranquilli ….. tra 30 cuscini.

Ma la “signora Maria” si chiede: e se cade un aereo in fase di decollo o di atterraggio, cosa succede? Forse l’aereo sceglie dove cadere? E che scenario o piani di rischio hanno previsto, visto che a Taranto per molto, ma molto meno e per una perdita di gas, la simulazione (fatta forse da sprovveduti …..?) ha prodotto effetti da bomba atomica? Non sta, perciò, tranquilla, perché si ricorda l’incendio di una nave gasiera a Brindisi e poi le promesse dei politici per il posto al figlio. Anni fa, infatti, dovevano ampliare una fabbrica e le autorizzazioni non arrivavano. I nostri politici premevano e sbraitavano a Brindisi, a Bari, a Roma, ma non arrivarono né le autorizzazioni, né il posto per il figlio. Si disse che ogni funzionario, da Roma fino a Brindisi, scaricava sull’altro la responsabilità della firma dell’autorizzazione, perché “ognuno si parava …. le spalle”. In quel periodo erano stati condannati a pagare i danni i responsabili delle autorizzazioni del disastro del cinema “Statuto” di Torino.

Perché, si domanda allora la “signora Maria”, il sindaco Mennitti, con domande precise, non chiede al Ministero dell’Ambiente, in quanto organo Ufficiale dello Stato e proprietario dell’Aeroporto di Brindisi, di autorizzare direttamente la costruzione del rigassificatore, con firma del Ministro in carica e non di un qualsiasi funzionario. In questo modo lo Stato Italiano si assume direttamente la responsabilità della sicurezza della città e si evita, anche, l’effetto “matrioska”.

Ma è ragionevole che la società costruttrice possa dire che l’impianto è insicuro?

Il ragionamento della “signora Maria” non è campato in aria; è più campata in aria la legge del processo autorizzativo, che prevede un progetto preliminare, che autorizza la costruzione dell’impianto e una seconda fase basata sul progetto definitivo, che autorizza l’esercizio dell’impianto.

Come dire: prima facciamo costruire l’impianto e poi ne possiamo vietare l’esercizio! Roba da ingegneria-giuridica.

 

Può stare tranquilla la “signora Maria” quando legge frasi del tipo:

“per quanto riguarda le distanze di sicurezza da installazioni industriali o dalla popolazione, ciò è stato analizzato nel rapporto di sicurezza che ha mostrato come nessuno degli eventi credibili per il sito può giungere a interessarli.

I rischi derivanti dal traffico aereo sono trattati nel Rapporto di Sicurezza, che ha mostrato che la distanza dal corridoio di atterraggio/decollo dell’aeroporto è adeguata a rendere non credibile l’evento ipotizzato da Legambiente”.

Ma non c’è traccia dello scenario o dei piani di rischio relativi alla caduta di un aereo.

 

E riguardo alle nuove tecnologie, si legge:

“Inoltre è bene evidenziare che i Terminali GNL a terra costituiscono una tecnologia consolidata e con precise norme tecniche di riferimento europee, ……, mentre altrettanto non si può affermare per tecnologie off-shore, sperimentali e non ancora in uso a livello mondiale”

A Rovigo il terminale è stato costruito a 15 miglia dalla costa, forse hanno sbagliato? E gli americani stanno utilizzando navi con rigassificatori a bordo, che arrivano e immettono il gas direttamente in rete, senza enormi, pericolosi depositi a terra e con navi costruite dai coreani; forse stanno sbagliando investimenti? In questo modo, invece, riducono la pericolosità degli impianti e superano le resistenze delle popolazioni interessate.

Al riguardo la “signora Maria” si rivolge al Sindaco Domenico Mennitti, che affettuosamente chiama “Mimmo”:

“E’ dal 2001 che è partito l’iter burocratico per questo benedetto rigassificatore, è intervenuta la Magistratura, non per colpa dei Brindisini, e ha bloccato l’impianto. Gli anni sono passati e sono state messe a punto nuove leggi e nuove tecnologie; il futuro è quello delle navi che rigassificano a bordo. È naturale, logico o perverso continuare in una procedura che non sta dando e non darà e non potrà dare le dovute sicurezze per la città?”.

Poi incazzata e sempre rivolta a Mennitti, continua:

“UE’ MIMMO!! TI VUE’ MUVI O NONI: CU LI MUNTAGNI TI CARTI QUISTI NDI SCIOCUNU, CUSSINI SALVAMU LI COZZI E L’ANIMALI E CITIMU LI CRISTIANI …….!”

 

Ma se la “signora Maria” leggesse tutti i documenti, forse inseguirebbe tutti con il matterello della cucina.