Gallipoli: il mare, la costa - di G. Franco Mosco

Storia e tradizioni “L’uomo e il mare” SOCIETÀ DI STORIA PATRIA DELLA PUGLIA

G. FRANCO MOSCO GALLIPOLI: IL MARE, LA COSTA, La prima corologia della sua costa. Escursione

Nota di lettura del Prof. Giancarlo Vallone - Chi di noi può elencare i privilegi della bellezza? Così chiedeva il poeta. Ora Franco Mosco tenta di farlo per la sua Gallipoli, che per lui, e per noi, è Gallipoli “la bella”, “la bianca”, “la luminosa”. Questa volta, però, per Mosco, la bellezza non è quella del patrimonio artistico della città, e non ha il tratto morale della sua tradizione associazionistica, già ripetutamente indagati. Ora è la natura che anima la passione di Mosco: Gallipoli nella sua posizione terrena e quindi, evidentemente, il mare. Terra e mare non si affrontano, in questo volume, nella loro sintesi umana, che ha conosciuto anche gli assedi, le cadute, la paura, e la morte che viene dal mare. Terra e mare sono qui unità nella quale la stessa città si dissolve come se ci fosse sempre stata dall’inizio dei tempi, e in fondo è quasi così se pensiamo alla vicenda della preistorica Anxa, che Cremonesi ci ha rivelato decenni fa. Terra e mare sono estremi che qui, a Gallipoli, si toccano unendosi, ed è questo che ora interessa Mosco; l’oggetto del suo studio è la ‘costa’ di Gallipoli, il suo litorale. Si tratta di una costa che egli intende in senso corografico, e non certo negli angusti limiti della sua confinazione giuridica, dato che la descrizione include luoghi ad esempio a nord della città, come la Montagna Spaccata e la spiaggia delle Conchiglie, che non fanno parte, oggi, del distretto amministrativo di Gallipoli, ma che, evidentemente, sono nella costituzione territoriale della sua costa. Per descrivere gli oltre trenta chilometri di lunghezza di questa doppia baia – i Due Mari – divisi dalla città che penetra in mare come vertice a congiunzione dei due archi, o, dice l’autore, come testa di un gabbiano ad ali spiegate nel volo, Mosco impegna un genere letterario poco frequentato nelle ricognizioni costiere, ma di illustre tradizione nelle escursioni montane, ed in particolare alpine, le Promenades. Ci offre una ‘passeggiata’, così la definisce più volte, lungo la costa a nord e a sud della città e, per così dire, nella città stessa. Il suo però non è l’interesse del geografo in senso stretto, ma piuttosto, del viaggiatore e del ricercatore che dei luoghi visitati indaga “le varie denominazioni...che faranno risalire alla loro natura, alla loro origine”; ne indaga insomma la storia, né solo quella onomastica o etimologica. Siamo insomma di fronte anche ad un libro di storia, ma si tratta di una storia diversa e particolare, per nulla o per poco antropocentrica; una storia invece fortemente condizionata dalla geografia e, come sempre in Mosco, riccamente corredata di iconografia, anche inedita o rara, come dipinti tratti da collezioni private, o fotografie quasi sconosciute degli inizi del Novecento. Qualcosa come La montagne à travers les âges della letteratura alpina. Ho anni sufficienti per cogliere il tratto evocativo di queste scritture di Mosco, e cioè la capacità loro di suscitare partecipazione; e questo nasce dal tipo di letteratura impiegata, la passeggiata, il percorso, o il viaggio, che già di per sé inclina a produrre ripetizioni, ricordi, collegamenti, aggiunte. Così rammento di antichi villeggianti, nella vicina e bellissima Santa Maria, che narravano di escursioni, loro bambini, tra le due guerre, lungo viottoli sterrati tra gli scogli, fino a a valicare la Montagna, ancora integra (sarà ‘spaccata’ negli anni Trenta), per bagnarsi nell’acqua tersa delle Conchiglie, allora guardata da una sola villa di un notabile di Sannicola. Ed anche per questo luogo mitico, la Montagna Spaccata, si narrava di donne misteriose improvvisamente apparse a sbarrare la via alle corriere in transito notturno, come se il monte rimpiangesse la sua perduta unità, così come a Torre Sabea, più a sud, Mosco ci narra del timore, al tramonto, di fantasmi; e tra la Montagna e la Torre, s’intravede, muta, la chiesetta basiliana di San Mauro, sfregiata nei suoi pochi affreschi sopravvissuti a barbare e recenti asportazioni, e posta ai margini dell’antichissima via da Nardò a Gallipoli, nel Medioevo luogo reale di agguati e di briganti. Più sul mare, la punta di Rivabella oggi purtroppo interamente edificata, era un tempo frequentata solo da allevatori e mercanti di cavalli, per le polle d’acqua dolce dove gli animali s’abbeveravano liberamente. Percorsi, forse meno noti, almeno per quanti conoscono da sempre la baia a nord, ci vengono proposti per la baia a sud, diciamo dalla Torre San Giovanni fino ‘al Cotriero’ (la Punta Cutrieri), ma al centro di queste due baie c’è la città, ed è forse qui, nella descrizione di Gallipoli, che il lavoro di Mosco diventa più vivo e articolato, ed anche più ‘storico’. Quel che qui interessa Mosco è quanto di Gallipoli sporge sul mare, è l’interazione tra terra e mare, tra uomini e cose per la vita sul mare e dal mare. I cantieri navali, anzitutto, ed anche qui Mosco si mostra eccezionale conoscitore d’un antico mestiere: il costruttore d’imbarcazioni con i suoi infiniti attrezzi; quindi le darsene e, naturalmente il porto, con la sua illustre storia di commercio, fiorente fino al declinare dell’Ottocento. Alle spalle, la città, ma quel che della città è per il mare e che Mosco vede dal mare. Perciò la stessa piattaforma di scoglio su cui la città vecchia si erge, come nell’antica descrizione del Galateo, e la cinta muraria, abbassata, evidentemente, rispetto alla sua genesi, ma sopravvissuta per la stessa conformazione insulare del sito. Colpisce il lettore l’individuazione di antichi metodi per difendere le costruzioni dalla risalita dell’acqua incombente, come i grossi tronchi di pino conficcati in profondità nel terreno, prima delle mura. Tratto dopo tratto, il lettore riscopre i tanti punti notevoli, i fortini, le torri, i baluardi, gli scogli, i porticcioli, gli scali, gli isolotti che, visti dal mare, evocano una storia diversa della città, che riguarda non soltanto i mestieri del mare: gli artieri di barca, i pescatori, i palombari, ma anche la gioia del mare: gli stabilimenti di città, i bagnanti ricchi e poveri, gli sport marittimi, e la vela in particolare, il turismo dalle origini alle sue recenti esplosioni. Ogni angolo, ogni posizione congiunge storia e memoria, conoscenza temperata dalla necessità di proseguire il percorso, che però si offre a traccia suscitativa di suggestioni e, forse, di racconti. Senza terra, ma tutta sul mare, era poi la famosa ‘tonnara’, fonte fino al disarmo (1973) di ricchezza ma anche di contenzioso con Nardò e le sue marine, e che Mosco descrive con estrema attenzione alle sue tecniche di pesca, e con rara competenza, in pagine che sono forse le più animate del volume. Quindi, in specie oltre la città, gli stabilimenti balneari ed in particolare il Lido San Giovanni, celebre fino agli anni Ottanta e gli altri, fino alla la Punta Cutrieri, che chiude la baia del sud. Qui finisce anche il libro che, come avviene, ha lasciato però l’orma per ritornare.


INTRODUZIONE - Al centro del Mediterraneo, a metà circa delle rette che congiungono i quattro angoli estremi, lo Stretto di Gibilterra a occidente, il Libano ad oriente, il Golfo di Trieste a nord e il Golfo della Sirte a sud, si trova Gallipoli. “Città Bella” come scrive il Galateo nel 1513 nella sua lettera in latino da Gallipoli all’umanista Summonte, Haec à pulcritudine nò immerito nomen fortita est (trad. Questa ha tratto il nome dalla sua bellezza e non senza ragione). Graeca urbs fuit (trad. fu città greca). Situata a ovest nel “Tallone D’Italia”, occupa una posizione geografica di centralità nell’immenso bacino del Mediterraneo, “Mare Nostrum”, così lo chiamavano gli antichi Romani, culla della civiltà, via di comunicazione per scambi commerciali innanzitutto, ma anche culturali. Questa centralità ci fa intendere in quale posizione di privilegio, dalle sue origini, è situata la città, già definita “Porta D’Oriente”, zona di transito e di approdo per i popoli del mediterraneo, una posizione geografica che ha fatto la sua storia (Latitudine 40° NORD, Longitudine 18° EST).

Circa la notorietà di Gallipoli, spesso l'espressione frequente, all'inizio o al centro di un discorso, è "la sua posizione geografica", ma si scivola spesso sui temi ricorrenti: i monumenti, la storia, le tradizioni, la religiosità, il turismo, una connessione di argomenti ben fusi, di notevole rilevanza, vanto della città. Poco però ci si sofferma1 sull'elemento principale, che convive con essa, fonte primaria di ricchezza, che riveste per l'uomo un'importanza rilevante: il mare che avvolge l'intera città e tutto il suo territorio tracciando una morbida linea, la costa dalle forme originalissime.

Così cantava, nel dialetto locale, un inno (1930) del poeta Agostino Cataldi (1870-1942): Gaddipuli ca stai comu ricina ssattata sù nù scoju ‘ mmienzu mare,... (trad. Gallipoli che, come una regina, sei seduta su di uno scoglio in mezzo al mare...). Uno dei fattori della sua fortuna, quindi, la felice posizione geografica sul mare ma anche il rapporto relazionale fra essa e le connotazioni culturali, etnografiche, storiche e politiche.

Il mare ha reso Gallipoli bella per natura e ricca di luce, offrendole condizioni essenziali per il suo sviluppo: un promontorio e un’isola, dal nome primitivo di ANXA che ha dato modo a più d’una interpretazione, al centro dello Jonio dove l'uomo ha trovato l’ambiente più idoneo alle proprie esigenze di vita sin dall'epoche remote, ideali condizioni per un soggiorno favorito dal clima innanzitutto, e poi dalla posizione geografica. Testimonianze di varia tipologia confermano le scelte di vita in questo luogo sin dall’antichità: basti considerare il ritrovamento dei resti del villaggio neolitico, oggi quasi interamente bagnato dal mare ed in parte sotto la sabbia, venuto alla luce da una breve campagna di scavi archeologici per i quali il professore Giuliano Cremonesi ne rivela il ritrovamento e asserisce che si è di fronte al più antico villaggio italiano del Mediterraneo.

Nel trattare della costa della nostra città, sono queste testimonianze, che confermano la sua posizione quale centro naturale di traffici nel Mediterraneo, ove l’uomo, ottomila anni prima di noi, aveva scelto la propria dimora: si tratta certamente di testimonianze che suggeriscono i suoi possibili sviluppi futuri; è da considerare infatti che la maggioranza delle metropoli della terra è distribuita lungo le coste e da esse partono quei lunghi solchi nel mare che tessono la più ampia rete di comunicazioni su cui si svolge gran parte del commercio mondiale.

Tornando alla nostra dissertazione, questo lavoro intende tracciare il percorso di una "passeggiata", portandoci quasi per mano lungo la costa per scandire, senza fretta, immersi anche nel mare dove ciascuno, come in uno specchio, ritrova se stesso, non lontani dalla costa, muniti anche di maschera e pinne, ma a mani vuote, privi di qualsiasi strumento di pesca, lungi da eventuali “tentazioni” nel rispetto delle naturali forme di vita. Quindi si suggerisce, senza sofisticati sistemi di perlustrazione, di munirsi solo di una macchina fotografica subacquea per fermare, in un regno così silenzioso, alcune immagini di uno scenario popolato da migliaia di organismi viventi, affascinanti, animali e vegetali, fino ad ora rimasto solo nel nostro immaginario, uno scenario da porre all’ammirazione di quanti non godono del privilegio delle immersioni. Sarà una passeggiata che dovrà proseguire anche a piedi, passo dopo passo sulla terra ferma, senza addentrarci tanto, per ammirare un mondo di meraviglie naturali e di opere realizzate dall'uomo, entrambe correlate alla presenza del mare. Nel dettaglio si ricercheranno, ombre, riflessi, sassi, ciottoli, tracce di vita sommerse, fortezze, sentinelle di torri di avvistamento e di difesa, ripari naturali, cascate di riflussi, suoni, rumori “respiri del mare”; si tratteranno anche riferimenti al passato della costa con fatti, storie, leggende, usi, descrizione di vecchi luoghi interessati da integrazioni o da sottrazioni, vecchie barche, vecchi sistemi di pesca lungo la costa ed intorno alla sua riva, di pescosità dei tempi non molto lontani, perchè si è convinti che in tutto non c’è sempre un “ormai”, ma un ritorno, un recupero, una riappropriazione di parte del nostro passato, anche in riferimento al ripopolamento di alcune specie faunistiche, tenute a distanza da presenza di sostanze chimiche di provenienza dall’entroterra ma anche da interminabili sbarramenti di reti. Stiamo trattando, insomma, di buona parte di un nostro bene culturale e come tale, così come avviene per il patrimonio artistico, abbiamo il dovere della sua conservazione.

Con l’ausilio di carte nautiche e di “Carte Geografiche nella Storia”, si potranno identificare infine varie denominazioni di luoghi che faranno risalire alla loro natura, alla loro origine.

Quarta di copertina - Le nuove opportunità di sviluppo nell’economia del Salento, dovute certamente a un maggiore interesse per i visitatori provenienti dalle varie regioni d’Italia, ma anche dal settore Nord della stessa Puglia e dal resto dell’Europa, con l’aumento in Italia negli ultimi trent’anni, soprattutto delle vendite e relativa circolazione di automobili, hanno determinato un incremento turistico della città di Gallipoli, ponendola al primo posto del settore nella Penisola e in Europa. Si tratta di un turismo ancora oggi penalizzato, com’è noto, da una scarsa presenza e qualità di trasporti ferroviari e aeroportuali, specialmente su tutto l’estremo territorio meridionale, definito, già dall’antichità, Finibus Terrae, con l’antico Santuario, nel Capo di Leuca, di Santa Maria de Finibus Terrae ubicato sull’estrema punta del promontorio, accanto al faro di segnalazione per la navigazione nel Mediterraneo, spartiacque fra Jonio e Adriatico. Ma questa sua posizione non vuol dirsi estrema, quasi per penalizzare questo pezzo dell’Italia! Gallipoli ha avuto un grande passato e oggi con il turismo ha aperto un nuovo capitolo della propria storia, non mirato ad un cambiamento della città, degli abitanti e del modo di vita, ma a un futuro, legato essenzialmente al passato, un passato in bianco e nero, illustrato anche da immagini; un passato legato alla sua posizione geografica, alla storia, alle tradizioni, alla religiosità, alle opere d’arte, al sistema di vita, all’alimentazione, e soprattutto al mare e alla sua costa: conservare quindi e salvaguardare l’intero patrimonio e fruire di tutte le risorse culturali, naturali e artistiche, per una migliore ricettività; E nel dialogare con i visitatori, emerge ricorrente la risposta: di Gallipoli attrae, fra le altre, il sistema in cui è stata concepita, la sua nuova, ma secolare urbanizzazione rinascimentale sulla originaria conformazione geologica e conservazione fino ai nostri giorni insieme ad una capacità di rispetto di varie peculiarità, nei modi di vita da parte della popolazione gelosa, che non intende rinunciare alla propria storia, o alla sapienza centenaria tramandata dalle tradizioni e ricorrenze in una lotta contro un incalzante modernismo e globalizzazione che insieme porterebbero a rimpiazzare e cancellare parte della propria identità. Tradizioni e ricorrenze possono convivere, usufruendo delle qualità che esse offrono, certamente valide per il superamento evolutivo di una sempre più incalzante, quotidianità.

INDICE

Prefazione

INTRODUZIONE.

IL LITORALE.

II IL CONFINE NORD DA MONTAGNA SPACCATA A LIDO CONCHIGLIE E TORRE SABEA.

III DA TORRE SABEA A DARSENA SCOGLIERA AZZURRA.

IV DA DARSENA SCOGLIERA AZZURRA A “LE FONTANELLE”.

V DA “LE FONTANELLE” A SCOGLIO DELLE UCCOLETTE E FORTINO SAN GIORGIO.

VI DA FORTINO E PORTICCIOLO SAN GIORGIO A FORTINO SAN BENEDETTO.

VII DA FORTINO SAN BENEDETTO A SENO “SPIAGGIA DELLA PURITÀ” E BALUARDO SAN FRANCESCO.

VIII DA BALUARDO SAN FRANCESCO A SCOGLIO DELLA MUNDA, CAMPO, ISOLA SANT’ANDREA E BALUARO SAN DOMENICO.

IX ZONE DI PESCA AL LARGO.

X DA BALUARDO SAN DOMENICO A PORTICCIOLO DEL CANNETO E GIUDECCA.

XI DA GIUDECCA A TORRE S. GIOVANNI “LA PEDATA”.

XII DA TORRE SAN GIOVANNI “LA PEDATA” A FOCE DEL CANALE DEI SAMARI E PUNTA CUTRIERI.

XIII IL MARE DELLA BAIA A SUD DELLA COSTA.

XIV DA PUNTA CUTRIERI A ESTREMO CONFINE MERIDIONALE DELLA COSTA