Oro italiano: vendere o non vendere?

In riferimento a quanto pubblicato sul sito www.iltimonedibrindisi.com:

 

L'oro d'Italia e... di Brindisi


22 Dicembre 2012

di Un pensionato brindisino


DOVE E' FINITO L'ORO D'ITALIA?

E

DOVE E’ FINITO L’ORO DEL LASCITO GIANNELLI?

 

È pervenuto il seguente intervento:


DOVE E' FINITO L'ORO D'ITALIA?


Postato il 22/02/2013 da Pasquale Marinelli nella categoria Economia: www.pasqualemarinelli.com

 

 

Oro italiano: vendere o non vendere?

 

Riferendosi allo stato italiano e al suo debito pubblico, un lettore mi chiede "[…] perché non si vende l'oro delle riserve, invece di vendere "i gioielli di famiglia", quali isole, caserme, palazzi eccetera? L'oro si può ricomprare, "i gioielli di famiglia" no. E quanto oro ha l'Italia? […] Un pensionato di Brindisi"


Per il World Gold Council, lo stato italiano possiederebbe circa 2.451,8 tonnellate d'oro, per un controvalore in euro di circa 96,8 miliardi di euro. Tutto quest'oro sarebbe fisicamente depositato in lingotti, prevalentemente, in Italia, nei forzieri della Banca d'Italia. Si consideri, inoltre, che l'oro costituisce il 72% delle riserve di valore della Banca d'Italia. Cosa significa? Significa che, fra i beni i quali si considerano, a livello internazionale, capaci di conservare il loro valore nel tempo (valute straniere e metalli preziosi), l'oro costituisce una fetta importantissima per l'Italia. Infine, si consideri anche che, nel mondo, l'Italia è la terza nazione dopo USA e Germania ha detenere più oro di tutti.

 

La disponibilità delle riserve auree italiane è fortemente condizionata da vincoli internazionali. Si consideri anche che di tutto l'oro italiano depositato in Italia, circa 60 tonnellate non sono di proprietà della Banca d'Italia (delle quali non ne ha la disponibilità, né tanto meno lo stato italiano) bensì esse sono di proprietà della BCE. Inoltre, le banche centrali aderenti al SEBC, sottoscrittori del Central Bank Gold Agreement (e la banca centrale italiana è una fra questi), sono vincolate nella decisione del quantitativo annuale di smobilizzo del proprio oro. Infine, alcuni esperti del settore riferiscono che molte delle tonnellate d'oro italiano, pur se fisicamente depositate presso la Banca d'Italia, negli anni, sarebbero state cedute come garanzia o usate come collaterale, nelle operazioni finanziarie fra le banche centrali di tutto il mondo, prevalentemente al fine di condizionare le quotazioni di mercato dell'oro, a favore delle rispettive valute. Insomma, le condizioni per poter disporre liberamente dell'oro italiano non sono così semplici quanto si crede.

 

L'ultima rilevazione sul debito pubblico italiano ci dice che esso è di circa 1.988,4 miliardi di euro. Se si smobilizzassero i 96,8 miliardi di oro italiano per pagare il debito pubblico, l'impatto sarebbe di un modesto -4,8%. Diciamo che non sarebbe un gran ché come risultato! Anche volendo smobilizzare tutto questo oro, ricordiamoci che, secondo le disposizioni comunitarie europee, le banche centrali non possono finanziare direttamente il debito pubblico degli stati membri. Di conseguenza, l'operazione violerebbe i trattati europei. Inoltre, la riserva d'oro che l'Italia possiederebbe costituisce la garanzia di ultima istanza della nazione a livello mondiale. Se un giorno tutto l'attuale sistema monetario (basato essenzialmente sul dollaro) saltasse per aria, l'oro posseduto sarà il solo bene di riferimento a fungere da moneta. Intaccare le riserve auree sarebbe un po' come raschiare il fondo del barile e, per questo, le autorità monetarie si guardano bene dal far passare un messaggio tanto negativo al mondo intero.

 

Il lettore accenna un confronto fra l'oro e i "gioielli di famiglia", preferendo lo smobilizzo del primo piuttosto che quello dei secondi. Innanzitutto, volendo, sia l’oro che i "gioielli di famiglia" si possono vendere e poi riacquistare, tutte le volte che lo si desidera; basta accordarsi liberamente con la controparte sul corrispettivo da cedere in cambio. L'oro ha una funzione naturale che isole, caserme, palazzi, ecc. non hanno; l'oro è un bene che può fungere, meglio di qualsiasi altro, da mezzo di scambio. Certo, fra un chilo d'oro e un campo coltivato, quest'ultimo è sicuramente più utile per tirare a campare. Ma la questione sull'oro è una questione valutaria e non di valore d'uso. La riserva d'oro di uno stato ha più a che vedere con la sua capacità di condizionare il valore della valuta fiduciaria o a contribuire alla rinascita dell’economia, in caso di fallimento dell'esperimento sociale basato sulla moneta fiduciaria, più che con la sua capacità di ripagare il proprio debito pubblico (che, come abbiamo visto poc'anzi, essa è decisamente scarsa).

 

Il fatto che il 72% delle riserve di valore internazionale italiane sia costituito proprio da oro e che la sua moneta non sia una valuta di riserva mondiale (tanto quanto lo rappresenti oggi il dollaro) potrebbe essere visto anche come un indice di debolezza della propria economia all'interno di un sistema monetario fiduciario così come lo è quello odierno. La difficoltà italiana ad aumentare significativamente le esportazioni rispetto alle importazioni, tanto da poter raccogliere maggiori valute straniere, da aggiungere al proprio oro, così da incrementare le riserve di valore internazionali possedute, non consente di ottenere un più elevato quantitativo di riserve diverse dall'oro, da cui attingere prioritariamente in caso di crisi finanziaria, così da rimandare a tempi più remoti le considerazioni di smobilizzo dell'oro. Quindi, vendere l'oro per il ripagare il proprio debito pubblico, per un paese significa essere arrivati alla frutta.

 

In conclusione, ritengo che per chi attualmente detiene il potere di governo di una nazione, sarebbe da sprovveduti un'operazione di dismissione delle riserve auree possedute, perché sancirebbe l’inizio della fine del suo potere su una nazione irrimediabilmente indebitata. Soprattutto alla luce della guerra valutaria in corso fra USA, Giappone e Regno Unito, che nei prossimi mesi spingerà il valore del metallo giallo ad una nuova corsa verso l'alto. Ciò detto anche in considerazione del fatto che lo stato italiano continua a non godere di buona fiducia nei confronti dei suoi creditori (checché se ne dica in televisione o sui giornali).

Direi infine, che, se mai si arrivasse all'estrema soluzione di vendere l'oro italiano posseduto dalla Banca d'Italia, questo significherebbe che, finalmente, il sistema della moneta fiduciaria (in cui il denaro utilizzato circola per disposizioni di legge e non per una sana e spontanea scelta di mercato) sarebbe arrivato alle battute finali. Significherebbe anche l'epilogo dell'autorità di stato e del sistema economico così come oggi noi li conosciamo. A quel punto auspicherei che l'oro italiano fosse venduto ai cittadini italiani, i quali si liberebbero definitivamente delle banconote divenute ormai cartastraccia e acquisirebbero come corrispettivo il bene per eccellenza che meglio di tutti può essere impiegato come mezzo di scambio all’alba di una nuova economia; l'oro, appunto.


Postato il 22/02/2013 da Pasquale Marinelli nella categoria Economia


www.pasqualemarinelli.com