Pubblicato su ”EUROMEDITERRANEO” n. 140 del 1 dicembre 2008

 

 

BRINDISI: CATTOLICI E LAICI

 

La Repubblica dei vassoi spariti

 

CUANDO LA LEY SE HACE A GOLPE DE ESCÁNDALO

 

Quando la legge si muove a colpi di scandalo, è il titolo di un articolo pubblicato in questi giorni dal quotidiano spagnolo El Pais. Un titolo che descrive bene una situazione di degrado morale diffusa anche nel nostro Paese.

 

Non a caso le recenti indicazioni del Santo Padre Benedetto XVI richiamano tutti ad un impegno politico che non può essere delegato senza condizione ai politici di professione.

 

Il Santo Padre, in un bellissimo discorso davanti ai partecipanti alla XXIII Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per i laici, ha richiamato “gli insegnamenti del Concilio Vaticano II riguardanti i laici, la loro dignità di battezzati, la vocazione alla santità, l’appartenenza alla comunione ecclesiale, la partecipazione all’edificazione delle comunità cristiane e alla missione della Chiesa, la testimonianza in tutti gli ambienti sociali e l’impegno a servizio della persona per la sua crescita integrale e per il bene comune della società”. Il Papa ha quindi ricordato, a vent’anni dalla pubblicazione, la CHRISTIFIDELES LAICI, come quest’ultima affidi alla responsabilità del laicato “ogni ambiente, circostanza e attività in cui ci si attende che possa risplendere l’unità tra la fede e la vita” e sottolinea la necessità di “una nuova generazione di cattolici impegnati in politica che siano coerenti con la fede professata, che abbiano rigore morale, capacità di giudizio culturale, competenza professionale e passione di servizio per il bene comune”.

 

Un impegno dei laici, che a Brindisi è stato sempre latitante nella politica, lasciando campo libero a gruppi di potere che hanno colonizzato selvaggiamente il territorio; è mancato, così, il rispetto verso i cittadini, permettendo spesso alla Magistratura e alle Forze dell’Ordine di sostituirsi alla politica stessa nell’arginare fenomeni di devianza economica e sociale.

Bisogna, a diversi mesi dalle prossime elezioni amministrative, porre un attimo di riflessione sulla ingovernabilità della città e lanciare un invito a partecipare, come singoli e come associazioni, alla vita politica; esigere competenze e rigore morale nelle scelte politico-amministrative, che assicurino lo stato di diritto e un modello etico.

Occorrono, perciò, incontri periodici di dialogo e di confronto sui principali problemi della città prima, durante e dopo le elezioni, che richiamino a raccolta sacerdoti e laici, movimenti ecclesiali, le stesse parrocchie, associazioni di categoria, ordini professionali, sindacati e rappresentanti del mondo civile e culturale, per creare dialogo e confronto su temi che riguardano tutti senza tralasciare nessuna componente. È giusto infatti che nessun cittadino si senta escluso e possa esprimere la propria opinione e il proprio punto di vista. Dialogare e confrontarsi per prendere decisioni utili alla Società e al territorio. Creare occasioni per stare insieme, individuare progetti e servizi veramente utili alla città; creare stimoli per affrontare il futuro con sinergie tra diversi gruppi, prevenendo le situazioni più a rischio; combattere il menefreghismo, che crea malapolitica con conseguente degrado.

Competenza ed etica: tornano prepotentemente gli insegnamenti e i comportamenti dei grandi uomini del passato, che hanno fatto grande l’Italia. Luigi Einaudi, intellettuale, statista, primo Presidente della Repubblica, scriveva:

“Giova deliberare senza conoscere? Al deliberare deve, invero, seguire l’azione. Si delibera se si sa di poter attuare…. Alla deliberazione immatura nulla segue …. L’azione va incontro all’insuccesso anche perché non di rado le conoscenze radunate con fervore di zelo non erano guidate da un filo conduttore. Non conosce chi cerca, bensì colui che sa cercare”.

 

 

 

 

E il grande Ennio Flaiano scriveva di Einaudi:

“A tavola eravamo in otto, compresi il Presidente e sua moglie….. il maggiordomo recò un enorme vassoio ….c’era di tutto ….. e tra quei frutti, delle pere molto grandi. Luigi Einaudi guardò un po’ sorpreso a tanta botanica, poi sospirò “Io – disse – prenderei una pera, ma sono tanto grandi, c’è nessuno che vuole dividerne una con me?” ……. Non ebbi più occasione di vederlo, qualche anno dopo saliva alla presidenza un altro e il resto è noto. Cominciava per l’Italia la repubblica delle pere indivise”.

E da allora, grazie allo scarso impegno di tutti, si è passati dalla “repubblica delle pere indivise” alla “repubblica dei vassoi spariti”.

 

Vito Maellaro