2 giugno: fedeltà ai valori democratici

Gli I.M.I. Felice Maellaro e Vincenzo Cafaro

di

Giancarlo Sacrestano

Brindisi 4 giugno – Cripta del Monumento al Marinaio d’Italia

Relazione storica

che ha preceduto la Ss Messa in Suffragio

dei caduti nei Campi di internamento e di Vito Maellaro.

 

 

Chi varca la soglia della cripta, viene colto da un momento di intensa commozione.

La lunga ed ordinata teoria di nomi, date, luoghi, invita ad una intensa sensibilità che appena qualche metro prima si trova difficoltà a percepire.

La processione delle alte e snelle innervature che ripropongono in tufo, la chiglia di una nave, sovvertono la percezione dello spazio e del tempo. Guardando in alto, affondiamo lo sguardo verso gli abissi marini, in un tempo che si deforma e rende tutti gli eventi qui ricordati, appartenenti alla dimensione della memoria.

Qui in questo luogo, altare di memoria, noi diveniamo eredi testimoni di chi ci ha donato la libertà, chiamati a nostra volta a divenire testimoni nei confronti dei nostri figli.

Ognuno qui diviene maglia di quella catena forgiata con la lega di valori che unisce passato a futuro. Che unisce generazioni a generazioni, che unisce tra loro i cittadini dell'intera Italia.

La celebrazione del due giugno in via dei fori imperiali ha avuto inizio con la sfilata dei sindaci delle aree martoriate dell'Italia centrale.

I primi cittadini a nome delle popolazioni più deboli, hanno aperto la festa della repubblica che quest'anno ha avuto come pensiero ispiratore "INSIEME PER IL PAESE".

Nel messaggio di auguri al capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Claudio Graziano, nel settantunesimo anniversario della nascita della Repubblica, il nostro Presidente, Sergio Mattarella scrive: "RIVOLGO IL MIO SALUTO AGLI UOMINI ED ALLE DONNE DELLE NOSTRE FORZE ARMATE ED INSIEME A LORO RENDO OMAGGIO AI TANTI CADUTI LUNGO IL DIFFICILE E SOFFERTO CAMMINO DEL NOSTRO PAESE VERSO LA LIBERTÀ E LA DEMOCRAZIA".  

Il macabro conteggio delle vite perdute durante la guerra di liberazione, combattuta per le strade le campagne i monti d’Italia, tra il 9 settembre ‘43 ed il 25 aprile ‘45, si ferma all'approssimativa cifra di 210mila caduti: 123mila fra i civili e 87mila fra i militari.

La maggior parte di questi ultimi, è composta dai caduti nei campi di internamento nazisti, allorquando, all'alba del 9 settembre '43 i nostri militari, ignari dell'armistizio, vennero catturati dai non più alleati tedeschi, sui fronti di guerra comuni, in un numero approssimativo di 750mila.

Furono trasferiti principalmente nei campi di concentramento in Germania e in Polonia. Qui, sarebbero stati destinati ai lavori forzati, per soddisfare le esigenze produttive dell’industria bellica tedesca, ma vessazioni e torture, distribuite nel tentativo di soggiogare le volontà di chi, non voleva continuare la guerra, al fianco dell’ex alleato nazista, rimasero impunite a causa della fantasiosa condizione di "prigioniero volontario" con cui erano stati designati gli Internati Militari Italiani. 

La loro beffarda condizione, non consentiva l'ingresso della croce rossa nei campi in ossequio alla convenzione di Ginevra.

Il 95% degli IMI ha rifiutato di rientrare in Italia per combattere nell’esercito della Repubblica Sociale di Salò. 

In quei luoghi di martirio, si sono scritte pagine toccanti ed emozionanti di quella che per decenni è passata alle scarne pagine di storia, come resistenza ignorata.

Non è invece errato parlare di patrioti del secondo risorgimento italiano. Fra questi è da portare ad esempio il brindisino Felice Maellaro, che già prima della cattura e per tutto il tempo dell'internamento in Germania, restò punto di riferimento e fraterno conforto per i tanti, cui non fece mai mancare, nello spirito di fedeltà ai valori Patrii, il sostegno e l'incoraggiamento. La sua effige di gigante buono è ripresa con altri nell’intenso bronzo che a Forlì celebra la memoria degli IMI, padri della Patria.

Lo scorso mese di maggio, invitato dalle autorità di Polonia, sono stato nei luoghi del martirio di ben 406 ignoti internati militari italiani, caduti sotto le vessazioni e le torture subite, nel campo più orientale, a pochissimi chilometri dal confine dell'Unione Europea, dove le temperature scendono facilmente oltre i 20 gradi sotto lo zero. Lì nell'autunno, del ’43, tra mille difficoltà, fu scritta una poesia, fra i primissimi scritti clandestini, in cui si vagheggia come un fiore, la libertà d'Italia.

Un mazzo di fiori di campo, cinti da una coccarda tricolore, regalatami a Brindisi da una persona speciale è stato il segno che ho lasciato, anche a nome di ASSOARMA, ai piedi del monumento che troneggia il piccolo sacro suolo del cimitero militare italiano. 

In quei momenti intensi, con me, nel mio cuore, tante emozioni, anche Vito, figlio di Felice, nato proprio il 2 giugno 1946, nelle stesse ore in cui i cittadini italiani, uomini e donne, sceglievano con un referendum la nuova forma istituzionale dello Stato.

Proprio con Vito, venuto a mancare, lo scorso 30 aprile, avevamo più volte condiviso il percorso di ricostruzione e di rielaborazione storica del percorso che ha condotto l’Italia dalla dittatura alla democrazia che vive e si alimenta di partecipazione popolare.

 

Il nostro Presidente Mattarella ha più volte ripreso nel tempo, il concetto per cui, noi italiani siamo tutti chiamati a “fare squadra” per uscire dalla crisi valoriale, sociale, culturale ancor prima che economica, che attanaglia il Paese.

Il concetto mutuato dal vocabolario sportivo, riecheggia LO "STRINGIAMCI A COORTE liricamente espresso nel canto degli italiani. LO AMMODERNA E GLI CONFERISCE QUELLA NECESSARIA SFERZATA DI SPERANZA, la stessa che in noi tutti auspico nel giorno in cui, la piccola coorte di Fratelli d'Italia che si riunisce in questa cripta, si stringe intorno ad uno dei pochissimi IMI superstiti, il Comandante Vincenzo Cafaro, che solo qualche giorno fa ha compiuto 95 anni. Egli, sempre presente, per primo, onora e testimonia, il valore della memoria conservata in questo sacro luogo.

Comandante, nel dedicare a lei questa riflessione storica, umilmente ci uniamo nella preghiera a Dio, perché la ricolmi di tanta salute. Comandante, ci conforti e ci indichi ancora, per molto tempo, la rotta da seguire.