Brindisi Capitale d'Italia

 

6-6-2011

 

A Brindisi si è discusso se la città meriti il titolo di CAPITALE D’ITALIA per aver ospitato il Re Vittorio Emanuele III, la Regina Elena e il Governo di Pietro Badoglio dal 10 settembre 1943 all’undici febbraio 1944. Il Rotary Club di Brindisi Appia Antica ha organizzato una conferenza sull’argomento, invitando, come relatori, il prof. Giuseppe Teodoro Andriani, storico e componente della Società di Storia Patria per la Puglia, e il dott. Giammarco Di Napoli, direttore del quotidiano “Senzacolonne”.

 

La conferenza si è tenuta il 19 maggio 2011 nella sala de Palazzo Virgilio Hotel – Corso Umberto – Brindisi alla presenza di un numeroso pubblico. Ha introdotto i relatori il presidente del Club, il dott. Massimo Stomati, che così si è espresso: “Il tema dell’incontro non vuole essere una provocazione, ma vuole esprimere un quesito che ci siamo effettivamente posti. Vogliamo far chiarezza, fugare dubbi e rendere consapevoli chi ancora non lo fosse del fatto che Brindisi è stata a tutti gli effetti per cinque mesi, nonostante anni di interpretazione riduttiva, CAPITALE D’ITALIA”.

 

A ribadirlo con dati storici è stato lo storico Giuseppe Teodoro Andriani, che, dopo aver illustrato le vicende che portarono il Re, la  Regina e il Capo del Governo, Pietro Badoglio, a Brindisi, dopo la proclamazione dell’armistizio con gli anglo-americani, ha dichiarato che “…… il trasferimento del Re e del Governo in un libero lembo dell’Italia peninsulare (proclama del Re alla radio del 24 settembre 1943)……”  ha consentito che il Governo di Brindisi conservasse la sovranità su un piccolo territorio dello Stato italiano, affinchè tutti riconoscessero la sua legittimità, anche se il Governo fu sottoposto al controllo del Comando Supremo Alleato. 

 

A Brindisi fu costituito un Governo con sottosegretari aventi le funzioni di ministri, a cui erano attribuiti le competenze del ministro assente. A Brindisi furono approvate diverse leggi, che furono pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale dello Stato italiano stampata dalla Tipografia “Ragione” di Brindisi; furono requisiti diversi palazzi per la costituzione dei vari ministeri e infine furono stampate le “A. M. LIRE”, la moneta americana di occupazione per far fronte alla mancanza di denaro.

 

Il Presidente degli Stati Uniti, Roosevelt, e il Primo Ministro dell’Inghilterra, Churchill, riconobbero la legittimità del piccolo Stato, che qualche mese dopo ebbe il riconoscimento anche di Stalin.

 

Interessante è stato l’intervento del direttore del quotidiano “Senzacolonne”, Giammarco Di Napoli, che ha affermato essere superfluo, dopo settanta anni, porsi il problema se Brindisi sia degna di fregiarsi del titolo di capitale d’Italia. Per avere conferma non dobbiamo fare altro che aprire i libri di storia. Il titolo di capitale d’Italia le spetta di diritto: è il giusto riconoscimento del ruolo svolto nei drammatici mesi, che seguirono l’armistizio, da quei brindisini che improvvisamente si trovarono ad essere garanti dell’unità del Paese. La città deve rivendicare il ruolo che le spetta di diritto dando prova di orgoglio. Lo scorso anno il quotidiano “Senzacolonne” ha chiesto al Comune che il titolo fosse riconosciuto ufficialmente alla città, ma nulla è accaduto. Si è in attesa di una risposta.

 

Vito Maellaro