Vito Maellaro

L’energia che si rinnova

 

 

 

 

di

Giancarlo Sacrestano

 

 

Dicevano i latini: Nomen Omen.

Vito è tutto nel significato del suo nome - Vita, energia - ed in quanto energia è impossibile imbrigliarlo in un solo concetto.

Dal rigore delle regole, scientifiche, tecniche giuridiche, in cui egli certamente eccelle, ha saputo cogliere il senso più dinamico e vitale, divenendo egli stesso testimone, ricercatore, progettista, uomo curioso ed appassionato di ogni spigolo dello scibile.

Vito è vita. 

Vita che Vito sa accogliere, promuovere, tutelare. Vita in tutta la sua prorompente e variegata forma, che da quella umana si propaga, col medesimo sentimento, all’intero creato.

Dire che Vito abbia incarnato e vissuto in piena conformità la gioia dell’amore, che si vive nella famiglia, con una forte propensione a testimoniarla anche nella società, è riconoscerlo mirabile precursore, persino di quanto annuncia Papa Francesco nella sua lettera Enciclica “Amoris Letitia”.

Vito è nato il 2 giugno 1946, il medesimo giorno nel quale, l’Italia, il Paese amato, ritrovava la via della modernità. Le regole che il nuovo ordinamento dello Stato si dava con la Carta Costituzionale del ‘48, sono diventate in Vito, il paradigma di un impegno costante, coerente e dinamico, nel suo agire. 

Servire lo Stato, applicandone le regole, vivendole ed indossandole dignitosamente, come modello di comportamento, in Caserma, a scuola, tra le istituzioni, per la strada, hanno reso Vito esempio cui riferirsi, testimonianza presente, in un percorso di democrazia, che in molte circostanze ha fatto vacillare e a tratti perdere in molti, il tracciato da seguire. Non in lui.

Da buon artigliere, sa imbrigliare le prorompenze esplosive e deflagranti.

Egli, come sancisce l’art. 1 della Costituzione, incarna e vive nella pienezza, la tensione del costruttore, dell’umile lavoratore nel cantiere edile di una società che tende alla democrazia compiuta.

Il lavoro – riflette Gherardo  Colombo nel suo libro “Democrazia” edito da Bollati Boringhieri nella collana “i Sampietrini” - fonda la Repubblica democratica perché è lo strumento attraverso il quale la persona si realizza, si emancipa e promuove la società. Tuttavia il lavoro è anche l’attività nella quale i cittadini italiani si impegnano, ed è il loro apporto alla democrazia. Cioè è necessario che i cittadini agiscano perché questa ci sia, perché questa cosa possa attuarsi e continuare a vivere. Senza il lavoro e l’attività dei cittadini, essa si trasformerebbe in monarchia o oligarchia”.

Sottolineo come il cantiere della democrazia, si sia concretizzato in Vito, nell’apertura e gestione di un importante e vitale azienda per il commercio di materiale edile, come a voler proprio rimarcare il bisogno elementare di promuovere la costante azione di sviluppo della fabbrica della Repubblica, con la promozione della più moderna  tecnologia per edificare e manutenere la singola casa prima cellula sociale.

La grande casa comune, la nostra Repubblica, come quella privata, necessitano della medesima cura ed attenzione. Un lavorìo, appunto, costante e continuo.

La sua adesione ad iniziative di altissimo profilo giuridico, come l’associazione “Democrazia nelle Regole” è la naturale estrapolazione della sua coerenza.

Vito è promozione e tutela della vita. Del creato.

Quanto amore appassionato nelle sue riflessioni dense di puntuali argomentazioni. L’ anima solerte nell’aiuto, concretizzatasi nell’appartenenza al Corpo Nazionale dei  Vigili del Fuoco in servizio volontario,  la sua precisa e didascalica enunciazione di norme, regolamenti, limiti tecnici e scientifici, a supporto di analisi dei rischi a cui va incontro il delicato equilibrio tra uomo ed ambiente.

Il quesito, lo ha portato ad approfondire tematiche, la cui emergenza è appena percepita. La sua ricerca sui rischi del disequilibrio, sono tutt’uno con la ricerca, la progettazione e la realizzazioni di processi per nuovi equilibri. La fame di energia che vive costantemente la società, la produzione attraverso fonti sempre meno aggressive sino a progettarne e realizzarne talune che traguardano quelle rivenienti dal confine  del moto perpetuo, sono un punto essenziale che egli dona a tutti dalla sua prorompente, esplosiva forza propulsiva che elabora nella simbiotica azione di cuore e cervello.

La sua energia ha anche un luogo geografico, un epicentro da cui si propaga. Brindisi, traguardata dal suo quartiere periferico, Tuturano a cui non manca mai di fare riferimento, a cui non manca mai di guardare come al buen retiro, prendendo le distanze dalla frenesia della quotidianità. Lì radica le sue riflessioni, le sue suggestioni, i suoi sogni e perché no, le sue utopie.

Vito è vita. 

La memoria che è nel DNA, è patrimonio imprescindibile e necessario per quel processo che porta ognuno di noi al futuro.

Con scienza e coscienza, amore e passione, la sua mente ha elaborato e reso fruibile a tutti un percorso di memoria condivisa, quella della sua amata terra madre, Brindisi.

Questo luogo della memoria culturale di cui egli è l’anima e il motore è Il sito “IL TIMONE di BRINDISI”, divenuto grazie al suo impegno, luogo di quella cultura della partecipazione che, adulta e matura, connette la memoria storica con le suggestioni per un futuro possibile, tutto rintracciabile, nel processo di autodeterminazione dell’azione del singolo cittadino.

Come il Monumento al Marinaio d’Italia, Vito – per parafrasare il titolo del progetto dell'architetto Luigi Brunati e dello scultore Amerigo Bartoli – “STA COME TORRE” e resta punto di riferimento, faro, per tutti.

 

Nelle nostre lunghissime telefonate, vera eruzione di concetti, pensieri, informazioni ed emozioni, che il bravo ingegnere sa contenere nell’alveo della ragione evitando le contaminazioni delle dighe del preconcetto, si finisce sempre con uno speranzoso arrivederci a presto, con la speranza di un tempo per riprendere gli appunti e magari dar forma di mattoncini buoni per edificare i tanti progetti, che invece allo stato di sostanza magmatica altrimenti continuerebbe a  discendere incontrollata le impervie e selvagge coste della montagna della conoscenza.

Vito ha superato il limite del finito per perlustrare tutti gli infiniti possibili. Dal 30 aprile, giorno del suo DIES NATALIS conferma con maggiore forza, la sua identità di scia della Luce che rende meno oscura per ognuno la via che apre alla speranza di un futuro gravido di aspettative a principiare quella forse più cara, la felicità.

Oggi 30 maggio 2017, Vito è a buona ragione, scia di luce della LUCE della VITA, resterà in essa, per noi e con noi fino alla fine del mondo.