E' COSI' CHE HO PARLATO A DIO DI DOMENICO

“Dio mio, mi verrebbe da chiederTi perchè ce l'hai tolto. Forse conosco la Tua risposta, mi dirai che era pronto. Pronto per il Paradiso, dove avrebbe potuto finalmente contemplare il Tuo volto luminoso”.

 

Chi non conosceva Domenico... Almeno una volta, un po' tutti, gli abbiamo portato la nostra moto o il nostro motorino per una riparazione. Lo avevo conosciuto un giorno 27, mentre a piedi andavamo in pellegrinaggio a Jaddico. Ma ora Domenico Rubino non parteciperà più a questa devozione mensile.

Un paio di mesi fa, quando andai a trovarlo in ospedale, mi disse che sarebbe uscito presto, anzi prestissimo. «Sto già meglio», mi disse Domenico, era ottimista.

Alcuni giorni dopo, passai dalla sua officina per salutarlo e per scambiarci un sorriso finalmente fuori da quell'ospedale, ma la serranda di via Nino Bixio era abbassata, e lui non c'era. A questo punto il dubbio, e al cellulare Domenico che mi diceva che era ancora ricoverato.

Prima la sofferenza, poi la morte. Il suo cuore ha battuto finchè ha potuto, anzi anche di più, perchè aiutato dalle macchine.

Aveva ricevuto l'unzione degli infermi da don Tommaso, cappellano dell'ospedale dove è stato ricoverato. Aveva accettato il Sacramento, nel Suo significato di accrescere la grazia santificante, di nutrire fiducia nell'amore misericordioso di Gesù, di poter migliorare nella salute del corpo e dello spirito.

Siamo rimasti tutti scossi quando ci è stato detto che era peggiorato, che era stato messo in coma farmacologico e che era ormai grave da poter morire.

Ada D'Ambrosio è un'amica che prega con noi, e quando ci riceve nella sua casa lo fa rimanendo nel suo letto di malattia, offrendo i suoi dolori, ad imitazione di Cristo. Lo aveva visto solo una volta, a casa sua, durante un rosario. L'ha conosciuto così, quanto basta per non scordarsi più di lui. «Mi sembra ancora di vederlo, seduto lì a pregare con noi», ci dice Ada. Quella sera era venuto con i vestiti del lavoro, per non perdere tempo e per correre poi in officina.

Padre Emanuele ha lanciato un urlo quando ho chiamato il Santuario di Jaddico: «So che hai chiesto notizie di Domenico ma forse già sai, è morto». A quell'urlo io ho dato il significato di: «Non è possibile!».

Infine, è vivo il mio ricordo del 27 agosto scorso, quando per il secondo anno con Domenico sono andato di notte a Jaddico, davanti alla statua della Madonna con la sua fontana. Con noi c'era anche Claudio, un amico con cui preghiamo. Domenico è entrato nella vasca, e per tutto il rosario vi è rimasto dentro, in ginocchio, come segno di purificazione, in quell'acqua.

 

“Signore, quando il sabato notte siamo in preghiera a Jaddico siamo pochi, e ora che manca Domenico siamo ancora di meno.

So che se Tu mi volessi parlare in un orecchio mi diresti che ora Domenico prega da lassù, e che la sua preghiera, che si unisce alla nostra, è una preghiera forte, perchè la sua è un'anima Santa.

Sono sicuro che i “Servi della Madonna”, fondatori, l'hanno accolto in cielo, andandogli incontro, perchè è uno di loro, perchè anche lui, come loro, è “Servo”.

Amava la preghiera che a Jaddico si fa di notte, e ha accolto con particolare interesse il pellegrinaggio notturno che si fa ogni primo sabato di giugno, accompagnandoci per il quarto anno, a piedi, fino a Jaddico.

E allora, o Signore, accoglilo nel tuo Paradiso, accoglilo per la sensibilità che aveva nei confronti dei malati e di coloro che vivono nella sofferenza, accoglilo per la sua generosità nella preghiera, accoglilo perchè si è rivelato piccolo e semplice, perchè ha accettato Tuo Figlio e ha creduto e compreso le Tue verità, quelle stesse verità che, come leggo nei vangeli, non hanno saputo comprendere i sapienti e gli intelligenti. Accoglilo”.

 

P.S. : Ci è giunta una pagina che riguarda Domenico quando era ancora in vita.

Vi invitiamo a leggerla, la troverete nella sezione “Messaggi dei pellegrini – Lettera aperta. Ho bisogno di aiuto”.

 

                                                                                u.p.

 

 

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In questo mese, la notte dell'8 dic., a Jaddico, abbiamo vegliato.

Eravamo in pochi. Siamo stati in preghiera dalle 23.00 del 7 dic., e per tutta la notte, così come facevano i primi che hanno pregato quì a Jaddico.

Alcuni di noi, intorno alle 5.00 del mattino hanno raggiunto Piazza Duomo, da dove, un'ora più tardi, è partito il pellegrinaggio automobilistico per Jaddico.

Arrivati a Piazza Duomo, le porte delle suore dell'Istituto di San Vincenzo, erano già aperte, ad attenderci c'era una suorina dolce, che ho nel cuore: Suor Vincenza, forse più che ottantenne. Siamo arrivati un'ora prima della partenza, per prendere la struttura in legno, da sistemare sull'automobile, dove abbiamo alloggiato la statua della Madonna.

Suor Vincenza sa che siamo stati svegli ed in preghiera tutta la notte, e per questo motivo, ci ha preparato un buon caffè fumante, al quale noi non abbiamo detto di no, perchè è un ottimo caffè, e perchè questa è una tradizione di antica data, già iniziata con i “Servi” fondatori, e con lo stesso prof. Alberto Del Sordo.

Questo pellegrinaggio automobilistico, ha avuto inizio nel 1970, nasce da una idea di Alberto. La sua è stata un'ottima intuizione, lo dimostra il fatto che questo pellegrinaggio, ha compiuto il suo 41° compleanno.

Così, con in testa l'auto dei Vigili urbani, e quella con la statua della Madonna, un nutrito numero di macchine, che avevavo riempito il piazzale del Duomo, ed altre che si sono aggiunte lungo il percorso cittadino, si sono avviate alla volta del Santuario di Jaddico, dove è stata celebrata una Santa Messa prima di essere congedati.

 

 

                                                                                         u.p.

Foto del pellegrinaggio del 27 dicembre 2010