27 gennaio 2011

 

Una giornata di pioggia fin dalle prime ore del mattino. Così per tutto il giorno. Solo due nuovi fedeli hanno chiesto se oggi, 27 gennaio, si sarebbe fatto ugualmente il pellegrinaggio per il Santuario di Jaddico.

Lungo il percorso sono stati aperti poco meno di ottanta ombrelli. Non è stata una pioggia robusta, ma senz'altro ininterrotta.

Due persone, nella seconda parte del percorso, senza scarpe, hanno offerto questo loro sacrificio al Signore.

 

 

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 Un cappello per nascondere la ferita alla testa e la mano fasciata, così ho visto Giancarlo Mingolla di Mesagne, che era con il mio amico Franco. Sul piazzale di Jaddico mi ha raccontato quello che gli era accaduto al mattino di quella stessa giornata.

 

u.p.

 

 

10 luglio 2008

 

QUESTA MATTINA, PRIMA DI MORIRE, HO CHIESTO PERDONO A DIO

 

Un altro giorno, già le dieci del mattino, ma il sole alto come fosse mezzogiorno.

Una vita fatta di lavoro, la responsabilità di un'impresa che si occupa dello spostamento della terra, e così pure questa mattina, quando con il caterpillar, un mezzo veramente pesante, stavo spianando un terreno che si trova nelle campagne di Mesagne.

Pensavo a quello che stavo facendo, perché fosse un buon lavoro, e ai miei operai, perché tutto procedesse bene.

Ad un tratto mi sono sentito mancare il terreno, ho sentito il vuoto sotto di me. Non sapevo di essere arrivato sul solaio di una cisterna perché era tutto coperto di terra. Un tonfo, e sono stato inghiottito in un solo istante assieme al mezzo che stavo manovrando.

L’acqua è immediatamente entrata nel cabinato dove mi trovavo. Ho dovuto trattenere il respiro. Ero in trappola.

L'istinto mi ha portato a cercare una via di salvezza, ho sbattuto i pugni contro il vetro del parabrezza per romperlo e per crearmi un varco, ma senza ottenere alcun risultato. Non si vedeva più niente, quell’acqua diventava sempre più sporca perché si mischiava alla terra.

Non avevo via d'uscita.

Lottavo con tutte le mie forze, non avevo più ossigeno nei polmoni, mi dicevo che non c’era più niente da fare e mi sono lasciato andare.

Ho pensato alla mia famiglia, ai miei bambini, a mia moglie, e a Dio ho chiesto perdono per i miei peccati.

Senza più nessuna speranza, ho deciso di bere per non prolungare quel momento. Era meglio farla finita.

Poi non so cosa sia successo. Dopo aver tanto lottato, dopo essermi abbandonato, mi sono sentito leggero.

Il mio corpo si è avvitato su se stesso, e il mio braccio si è posizionato con la mano verso l'alto. Qualcuno guidava il mio corpo e, senza che mi preoccupassi di fare nulla, è scivolato in direzione del finestrino posteriore, che era aperto di appena due palmi di mano, appena appena il necessario perché il mio corpo lo attraversasse. E’ stato così che mi sono trovato fuori dal mezzo, e galleggiando sono arrivato sulla superficie dell’acqua.

I miei operai avevano assistito alla scena, ma per quanto avessero voluto, non sono stati in grado di intervenire, perché l'acqua era ancora torbida.

Hanno cercato di aiutarmi, ma appena fuori mi sono messo a correre all'impazzata, senza sapere dove. Correvo e mi facevo il segno della croce, correvo e mi facevo il segno della croce. Ero felice, traboccante di gioia. Le persone mi gridavano di fermarmi, ed io rispondevo: “Non è successo niente.” Questi ultimi particolari mi sono stati riferiti, perché la mia mente ha subito cancellato questi ricordi.

Fino a quando non sono riusciti a fermarmi, a farmi salire su una macchina e a portarmi all'ospedale di Mesagne dove mi hanno ricucito la ferita che mi ero procurato alla testa. Era larga tre dita. Avevo il volto tutto sporco di sangue. E poi, subito dopo, all'ospedale di Brindisi, dove mi hanno curato e fasciato il polso destro e il braccio, perché, nel tentativo di rompere il vetro anteriore del caterpillar, mi ero procurato una tendinite.

Avevo il braccio fasciato e un vistoso cerotto in testa, ma ero felice perché mi sentivo guarito dentro. Questo è stato per me il miracolo più grande.

Penso a Gesù, quando guariva gli infermi e, prima di congedarli, diceva loro: “Va e non peccare più.”

Nello stesso giorno sono andato al Santuario di Jaddico, per ringraziare il Signore. Ho pregato davanti all'icona di questa Madonna.

 

Tutto questo accade il 10 luglio 2008.

 

Gianfranco MINGOLLA