L'ESPERIENZA DI TEODORO D'AMICI E LA TESTIMONIANZA DI TANTI LAICI SUGLI AVVENIMENTI "STRAORDINARI" DI JADDICO. (terza ed ultima parte)



     Quando la Madonna vuole parlare a Teodoro, gli si presenta in sogno, ed è così che accade anche il 30 settembre 1962.

La Madonna fa una precisa richiesta a Teodoro e gli chiede aiuto: "Ho bisogno di una casa, mi trovo esposta a tutte le intemperie. Non sopporto più." Teodoro, nello stesso sogno, vede il Muro oscillare e teme che possa cadere: la Madonna usa un linguaggio visivo col fine di fargli vedere quel che potrebbe accadere se non si interviene subito.

Appena due giorni dopo, durante il rosario del 2 ottobre 1962, le persone presenti pregano in piedi, al riparo di una protezione di legno, invece Teodoro è in ginocchio davanti al Muro, davanti a quella che ormai in casa D'Amici viene chiamata "la Madonna nostra".

Alla fine del rosario, ancora un ultimo saluto alla Madonna, e tutti, come è ormai consuetudine, si spostano sulla strada litoranea, dove la preghiera si conclude con 15 Ave Maria, perché all'epoca, 15 erano i misteri del Rosario. Durante questa preghiera il Muro si illumina e Teodoro, che per primo vede la Luce, vede pure oscillare il Muro, e a gran voce urla: "Il Muro sta cadendo."

Teodoro corre verso il muro, percorre il tratto più breve in rettilineo, ma trova davanti a sé degli ostacoli: oltre a camionate di terra, blocchi di pietra, frantumi di pilastri da cui sporgono i ferri. Un percorso pericoloso, sopratutto perché fatto con la fretta di arrivare.

Qualcuno, nel vedere quel che accade, dice che Teodoro, correndo, non poggia i piedi per terra, qualcun altro dice di vedere due angeli che lo reggono sui lati come lo stesso Teodoro confermerà: comunque raggiunge il Muro. E cosa fa questa persona?.... Il Muro potrebbe cadergli addosso, ma lui non si preoccupa di questo, lui sa che c'è la Madonna che lo protegge, lui sa che può camminare sulle acque del mare senza affondare perché ha la fede (Mt. 14,29).

Teodoro sarebbe andato davanti a quel muro che stava per crollare e avrebbe alzato le mani e si sarebbe reso un puntello, ma la forza di un uomo non avrebbe potuto reggere un muro che crolla. Di questo lui non si preoccupa. La Madonna in quel modo gli fa capire che deve intervenire presto, perché quel muro sta per crollare e in effetti sul lato sinistro si è creata una lesione che desta preoccupazione.

Il giorno dopo iniziano i lavori per poter realizzare un pilastro che imbracherà il muro e lo renderà sicuro. Glielo ha chiesto la Madonna. Più chiaro di così!

Sin dall'inizio degli eventi prodigiosi, i "Servi della Madonna" hanno tramandato la storia di Jaddico attraverso una tradizione orale e con qualche breve scritto.

Quarant'anni dopo i fatti di Jaddico, un tempo biblico, il Signore manda uno strumento il cui nome è Dario Amodio, il quale chiede informazioni, ma non crede a ciò che gli viene riferito. Tutto questo è giustificato dalle fonti alle quali fa riferimento, come lui stesso mi dirà e sopratutto perché in altri tempi è stato un ateo fervente. Poi decide di scrivere un libro nel quale vuole raccogliere il profilo di una dozzina di personaggi brindisini, ultimo dei quali: Teodoro D'Amici. Quando mi chiede notizie è ancora scettico e in piazza Crispi gli metto nelle mani cento pagine. Sono le fotocopie dei quotidiani di Brindisi, che nel tempo, a partire dal 1962, hanno parlato di Jaddico. Dario inizia a rendersi conto di ciò che a Jaddico è realmente accaduto, pian piano si ricrede e pensa di raccogliere le testimonianze: da sempre questo è il mio progetto che io non ho mai portato avanti perché non mi sono sentito capace. Non ero capace di poterlo fare e non lo sono tutt'ora.

Affianco questa persona e con lui, tutte le sere, vado nelle case di coloro che per primi sono andati a pregare a Jaddico per ascoltarli. Inizia così la raccolta delle testimonianze.

Queste persone vengono da noi contattate per tanti giorni, finché una sera, dopo una intensa giornata di lavoro, confido a Dario di sentirmi stanco. Si trattava di una stanchezza fisica e non mentale. E lui: "Vuoi che ci fermiamo?" No, gli risposi. Non potevo perdere un treno che era in corsa, non potevo perdere questa occasione che il Signore mi aveva dato: la raccolta delle testimonianze! Ciò avrebbe fatto in modo che la storia di Jaddico fino ad allora tradizione orale e che con l'andare del tempo, si correva il rischio che diventasse un po' fumosa, ora finalmente diventava Storia, diventava un documento, una testimonianza firmata da tante persone che avevano fatto l'esperienza della Luce, diventava un libro.

A Jaddico, i Padri Carmelitani conservano la testimonianza della luce di venticinque persone: Edda Gaito (moglie di Mario Consales), Carla Codutti (moglie di Ugo Consales), Alberto Del Sordo, Rescio Elisabetta, Perchinella Salvatore e la moglie Tomacchio Franca, Stasi Vittorio, Liliana Mele, Esmeralda Mele, Annunziata Mele, Marcella Mele, Anna D'Urso, Alba D'Urso, Rescio Teodoro, Maria Pino D'Astore, Vito Pezzuto e la moglie Maria Berti, Prato Natalina, Stasi Angela, Stasi Antonio, Piscopiello Gino (genero di Teodoro), Cassano Giuseppina (moglie di Teodoro), D'Amici Tina (figlia di Teodoro), D'Amici Teresa (figlia di Teodoro), D'Amici Tonino (figlio di Teodoro).

(Spero di non avere scordato nessuno).

Queste testimonianze sono firmate naturalmente dal testimone della Luce, oltre che da due persone presenti la lettura della stessa testimonianza, e dal Rettore del Santuario: dapprima Padre Andrea Lafflito, e successivamente per avvicendamento, da Padre Innocenzo Parente. Il completamento di questo lavoro prevede che queste testimonianze vengano depositate nelle mani del Vescovo presso la Curia Arcivescovile.

Nell'autunno del 2005 il Vescovo Rocco Talucci, durante la celebrazione liturgica presieduta nel Santuario di Jaddico, affinchè non venisse smarrita la memoria, fa esplicita richiesta di una raccolta delle testimonianze relative ai fatti di Jaddico. Il Vescovo invita anche quanti avessero conosciuto Teodoro D'Amici, a fornire notizie sulla sua persona.

Lumeggiando, così si esprime il Vescovo, la figura del principale protagonista degli avvenimenti di Jaddico, potremo meglio comprenderne il messaggio e darne un fondamento più credibile. Se hai conosciuto Teodoro, anche prima dei fatti di Jaddico, e di lui ricordi fatti o parole - anche negativi - ti preghiamo di darne comunicazione ai Padri del Santuario. Tutto, anche una semplice impressione in te suscitata da lui mentre parlava o pregava, è prezioso per tracciare un quadro completo e veritiero del fondatore della nuova Jaddico.

Mosè!, anche lui ci fa parlare di Jaddico. Quando Mosè scende dal monte Sinai, ha il volto raggiante, perché è stato alla presenza di Dio, è stato alla presenza dell'Eterno; la luce di Dio ha colpito il suo volto.

"Mosè non sapeva che la pelle del suo viso era diventata raggiante." (Es. 34,29)

Penso se tutte quelle persone che hanno visto la Luce a Jaddico, che hanno fissato lo sguardo sul Muro quando era illuminato, si fossero guardate l'un l'altra in volto, cosa sarebbe successo? Magari anche loro, che erano stati colpiti dalla Luce della Madonna, Luce che non aveva confini, perché in alcune illuminazioni arrivava sino in cielo, anche loro, avrebbero avuto il volto raggiante e luminoso senza saperlo. Proprio come Mosè.

Il Signore aveva dato ad ognuno di loro la possibilità di vedere secondo la propria fede, secondo la purezza del proprio cuore.

Alberto Del Sordo ci dice che a sinistra del Muro, c'era un alberello e prima dell'illuminazione, le foglie di questo albero vibravano senza sosta, ma nel momento in cui la Madonna si rivela con la sua luce, le foglie si fermano come fossero state inchiodate.

Il vento si ferma, i cani non abbaiano più, i grilli non cantano, anche le rane fanno silenzio, e la vigna non ha ombre.

Una persona presente al fatto prodigioso, un fotografo ho letto da qualche parte, commenta che nel momento dell'illuminazione la vigna non ha ombre.

In realtà, non si tratta di un fotografo, si tratta di un sottufficiale della Marina Militare, Gino Piscopiello, il quale, a freddo, commenta, rivolgendosi alla persona che ha al suo fianco: "I ceppi della vigna non hanno ombre."

Lui è in grado di fare questa osservazione, perché ha l'hobby della fotografia. Passa dagli scatti della macchina fotografica alla camera buia e, come sappiamo, la fotografia è un gioco di luci e ombre, e così si accorge che i ceppi della vigna non hanno ombre.

La natura geme e soffre, ci dice Paolo nella lettera ai Romani, (Rm 8,22) e in questo scritto, la personifica, la associa ad una donna che geme e soffre per le doglie del parto. Quando poi sarà tutto finito, sul volto di quella donna vedremo un sorriso felice. Anche la natura sarà felice e quando sarà tutto finito, anche lei parteciperà alla gioia dell'eternità. Ecco perché la natura non ha avuto ombre, anche lei fa parte del progetto di Dio.

I fatti straordinari di Jaddico sono cessati nel 1963. Non è del tutto vero, i fatti straordinari di Jaddico continuano ancora oggi.

Venite a Jaddico a mezzanotte, vi può capitare di trovare una persona, un uomo, dalla carnagione olivastra, che pensa di stare solo. Ha i gomiti poggiati sull'acquasantiera e con le mani regge il viso. Piange non solo perché grande è il problema che lo angoscia, ma anche perché sente vicina la Madonna che lo consola.

Vi può capitare di veder entrare una persona che qualche ora prima, in provincia di Lecce, con quelli di casa, ha litigato in maniera esasperata.

Ad un certo punto, non reggendo più la situazione, si mette in macchina, e va. Dove va?, non lo sa nemmeno lui. Supera Lecce, supera Brindisi, arriva a Ostuni; si ferma - Ma dove sto andando?- si chiede e torna indietro; sulla strada del ritorno vede un segnale stradale sul quale c'è scritto: "Santa Maria Madre della Chiesa". Lui non sa nemmeno che esiste questa chiesa e prende per quella strada. Raggiunge il piazzale che trova illuminato e si accorge con sorpresa che quella chiesa è aperta.

E' quasi mezzanotte quando questo accade, proprio l'orario in cui la Madonna ha chiesto a Teodoro la preghiera. Giulio si siede nei banchi e davanti alla Madonna trova pace e conforto e la forza di sentire la necessità di tornare indietro, dalla sua famiglia, che è ormai in apprensione, giacché non ha più sue notizie. Solo ora accende il cellulare per dire a casa che sta bene e che sta rientrando.

A mezzanotte, vi può capitare di vedere una persona che ha sempre detto che Dio non esiste, e lo ha sempre gridato a tutti per mari e per monti. Arriva anche per lui il momento in cui ha bisogno di qualcuno che lo possa ascoltare; sente così la necessità di entrare in una chiesa. Ma come fare ad entrare in una chiesa, se ha sempre detto che Dio non esiste e che queste sono cose per donnicciole?, allora pensa che si può andare nella chiesa di Jaddico, di notte, quando nessuno lo vede. Ed è questo quello che fa.

Quando arriva a Jaddico, non percorre il corridoio principale, quello centrale, perchè ha paura di essere visto, pur sapendo che la chiesa è vuota. Percorre il corridoio laterale e, con la spalla, quasi sfiora il muro, come per rendersi piccolo e non essere visto da nessuno. E quando arriva davanti al muro, si inginocchia e piange e dice alla Madonna: "Anche io sono figlio tuo."

Lo può fare, perché è notte, perché nessuno lo vede, perché Jaddico è aperta di notte.

Questo è quello che accade a Jaddico di notte, questa è l'esperienza "eccezionale" che tanti laici ancora oggi fanno a Jaddico.

I Servi della Madonna, ho già detto, hanno cancellato il proprio io e si sono resi umili. Gesù rivolgendosi al Padre dice: "Ti ringrazio, Padre del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai grandi e ai potenti e le hai rivelate ai piccoli." (Lc 10,21-22). Ecco perché il Signore si è rivolto, attraverso la Madonna, a queste persone.

Mi piace aggiungere che, quando queste persone sono salite in cielo, si saranno presentate davanti al Signore e secondo me, ad attenderle c'è stato Gesù, il quale, ha detto loro: "Venite, o benedetti, entrate nel regno dei cieli, quel regno che il Padre mio vi ha preparato sin dai secoli eterni." (Mt 25,34).