Pubblicato su “EUROMEDITERRANEO” n. 3 – agosto 2010 -

 

A proposito di Rigassificatore


Gentilissimo Direttore

 

a Brindisi ed a Taranto si stanno combattendo importanti battaglie per restituire ai cittadini il diritto di scegliere il loro futuro. A Brindisi, in particolare, si sta vivendo la fase finale della vicenda del rigassificatore: un impianto non voluto dai cittadini e che una multinazionale straniera pretende di imporre, collocandolo addirittura all’interno del porto, a circa un chilometro dall’abitato ed in adiacenza ai pericolosi impianti del petrolchimico e della centrale di Brindisi nord. Come sempre, fioccano le rassicurazioni dei consulenti scientifici della multinazionale circa la non pericolosità dell’impianto. Non riescono però a spiegare i medesimi tecnici perché un impianto non pericoloso preveda poi l’interdizione alla navigazione di qualunque mezzo nel raggio di un chilometro e mezzo nella fase di scarico del gas, con la conseguenza anche di imporre al porto di brindisi l’ennesima servitù, oltre a quelle militari e derivanti dalle necessità di sbarco del carbone necessario per le centrali elettriche, che lo hanno reso già in buona parte inutilizzabile. Se la legge prevede l’obbligo di interdizione della navigazione è perché, ovviamente, un pericolo esiste. E se un pericolo esiste il principio di precauzione che ispira tutta la legislazione in materia impone di allontanare l’impianto pericoloso (come si è fatto per il rigassificatore di Rovigo, posto a dodici chilometri dalla costa), per evitare che un incidente si trasformi in una carneficina. Né sono più credibili le grandi società quando con grandi campagne anche mediatiche cercano di rassicurare sulla sicurezza dei loro impianti. Dicevano la stessa cosa riguardo alle piattaforme di trivellazione in mare aperto ed agli impianti di estrazione, e si è visto in Louisiana ed in Texas come è andata a finire: una grande tragedia. Senza dire poi del caso Seveso di cui migliaia di persone ancora oggi pagano le conseguenze, e che ha ispirato la direttiva europea c.d. Seveso, secondo cui gli impianti a rischio di incidente rilevante possono collocarsi solo previa consultazione delle popolazioni interessate. Se una norma prevede un consultazione popolare vuol dire che dell’esito di tale consultazione si deve tenere conto. Invece no. Contro l’installazione del rigassificatore a Brindisi si sono espressi pressoché all’unanimità il Consiglio Comunale di Brindisi, il Consiglio Provinciale di Brindisi ed il Consiglio Regionale della Puglia, ossia tutti gli organi istituzionalmente rappresentativi delle relative popolazioni. Migliaia di cittadini sono scesi più volte in piazza. Eppure, come se nulla fosse, prosegue l’iter ministeriale di autorizzazione. Una direttrice del Ministero dell’ambiente, Dott.ssa Vittadini, ascoltata nel processo penale apertosi proprio relativamente alle autorizzazioni rilasciate all’impianto di rigassificazione (processo che ha determinato anche il sequestro del sito ed il fermo dei lavori), ha dichiarato di essersi dimessa anticipatamente nel 2002 per non voler autorizzare l’installazione di un impianto di cui, in caso di incidente, non si erano considerati gli enormi effetti disastrosi che ne sarebbero conseguiti, anche per la vicinanza ad altri impianti altamente pericolosi. Ecco una importante dirigente ministeriale che ha rinunciato anticipatamente al proprio incarico ed al proprio sicuramente lauto compenso per non autorizzare una scelta dalle possibili conseguenze disastrose per migliaia di cittadini. Eppure di questo non parla nessuno. Degli eroi borghesi, da Ambrosoli, a Falcone ed a Borsellino, se ne parla solo dopo che sono morti: tanto non possono più dare alcun fastidio al manovratore. Ed allora non resta ai cittadini che scendere in piazza per far sentire ancora una volta la loro voce. Cordialità.

Avv. Roberto Fusco

 

 

Chi è l’avvocato Roberto Fusco

 

50 anni; avvocato, è stato nel 1996 segretario del comitato referendario di Brindisi, che nel 1996 riesce ad ottenere - Sindaco l’avv. Maggi - una convenzione con l’Enel prevedente la chiusura della centrale di Brindisi Nord ed il contenimento del carbone a 2 milioni di tonnellate (successivamente tale convenzione viene stravolta ottenendo l’Enel dal governo di non chiudere più la centrale di Brindisi nord, per poterla privatizzare, e di poter aumentare il carbone ad 8 milioni di tonnellate); ha fatto parte del team di avvocati che riguardo all’impianto di rigassificazione hanno presentato per conto della Provincia di Brindisi, Presidente il notaio Errico, l’esposto penale che ha portato al sequestro del sito e l’esposto all’Unione Europea che ha portato all’apertura nei confronti del governo italiano di una procedura di infrazione alle norme comunitarie (per aver il Governo autorizzato l’impianto senza sottoporlo a preventiva procedura di Valutazione di Impatto Ambientale, procedimento di infrazione archiviato a seguito della sospensione da parte del Governo dell’autorizzazione a realizzare l’impianto ed alla sottoposizione del medesimo alla procedura VIA).