Pubblicato su”EUROMEDITERRANEO” n. 133 del 1 luglio 2008

 

“ZUCCHINA NO CERANO”

 

AGRICOLTORI: CITTADINI DI SERIE B

 

Sono tutti gli agricoltori della zona industriale di Brindisi, abbandonati e lasciati nell’incertezza del futuro; è passato un anno dall’ordinanza comunale che vieta la coltivazione dei terreni vicini al nastro trasportatore del carbone della centrale Federico II di Cerano, nulla è stato deciso in merito e non si parla di risarcimenti. Ora c’è il rischio incendi delle sterpaglie dei terreni incolti e si attendono direttive in merito, per non essere addirittura responsabili dei roghi. Ci sono, poi, difficoltà di commercializzazione dei prodotti agricoli dei terreni coltivabili e più distanti dal nastro trasportatore del carbone; in un caso ben 25.000 piante di cavoli sono rimaste invendute.

Prima dell’ordinanza del sindaco Mennitti, l’Enel, anche se con difficoltà, ha compensato i danni subiti. Dopo l’ordinanza non solo non c’è stato alcun compenso, ma Regione, Amministrazione Provinciale e Comune hanno ignorato le difficoltà in cui si trovano gli agricoltori, che ormai si sentono cittadini di serie B.

Per questo motivo per il 30 giugno è prevista una manifestazione con il blocco del Comune, della Provincia e della Centrale Enel di Cerano, mentre per il 5 luglio è prevista una manifestazione a sostegno dell’agricoltura. Sono stati costituiti comitati, uno nella zona di Santa Lucia, uno nella zona di Cerano, per sensibilizzare le Istituzioni, ma finora con scarsi risultati. Nella zona di Cerano, in particolare, abitano ben 51 famiglie, abbandonate da tutti: non c’è un autobus per i collegamenti urbani, ma il traffico pesante e polveroso dei tir al servizio della centrale Federico II. I residenti sono disturbati dalle vibrazioni e dal rumore del nastro trasportatore. Quest’ultimo ha stravolto le falde freatiche e le acque meteoriche delle cisterne depositano polveri di carbone. Nella zona era prevista e finanziata una fontana, ma i fondi sono stati dirottati su altri progetti.

La gente è quindi stanca ed esasperata, gli agricoltori sono disponibili a vendere aziende e abitazioni per ricominciare a vivere in altre zone, ma per ovvie ragioni è impossibile. Eppure, quando si voleva installare la centrale Federico II, furono promessi mari e monti, assicurazioni sulla salvaguardia dell’ambiente, ricchezze e progresso per gli abitanti, tanto da infondere loro nuove prospettive di guadagno. Anche oggi si adotta la stessa logica politica per la costruzione del rigassificatore: creare consenso con varie promesse. In altre zone, come a Rovigo, si vuole applicare la “legge del compasso”: se un impianto porta benefici alla collettività e danni ai residenti vicini, è giusto che questi ultimi siano, in qualche modo, risarciti, in funzione della distanza dall’impianto stesso, secondo cerchi concentrici.

La mancanza di certezze, inoltre, sta creando una pericolosa psicosi, basta osservare la foto allegata, con il cartello “ZUCCHINA NO CERANO”; è come dire: oltre il danno anche la beffa.

 

VITO MAELLARO