2017/mar - Accordo fra ENEL ed Antitrust - di prof. Franco Magno

    prof. dott. Francesco Magno

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Brindisi 10/03/2017

 

Accordo fra ENEL ed Antitrust: appare “beffardo” e sempre a danno dei Cittadini e della città.

 

Nel recente 7 marzo l’ENEL si è impegnata con l’Antitrast a ridurre la redditività della centrale di Brindisi Sud-Cerano, nel prossimo triennio 2017-2019, di ben 477 Milioni di euro (M€); in partico-lare, ha concordato con l’Agenzia la riduzione della propria redditività di 174 M€ per il 2017, di 155 M€ per il 2018 e di 148 M€ per il 2019.

Questo “accordo” deriva dal fatto che l’Enel avrebbe sfruttato la forza che possiede nel dispac-ciamento alla rete (Terna) per ottenere sovraprofitti; in parole povere, avrebbe ottenuto che parte dell’energia prodotta fosse, comunque, inserita in rete. (rif. reuters del 7/3/2017).

Tale aspetto, secondo l’Antitrast avrebbe comportato un forte aggravio in “bolletta” per noi tutti consumatori; l’Agenzia, infatti, in una nota del 6/10/2016 (Rif. Il Fatto Quotidiano) riporta che nei confronti di ENEL e Sorgenia ha avviato due procedimenti istruttori che, per Brindisi e testual-mente: avrebbero violato la normativa sulla concorrenza applicando prezzi eccessivamente gravosi nella vendita a Terna dei servizi di accensione dei propri impianti, al minimo tecnico nell’area di Brindisi, indispensabili per garantire la tensione della rete elettrica locale”.

I procedimenti sono stati avviati su segnalazione dell’Autorità per l’energia elettrica, che nel periodo 27 marzo–15 giugno 2016, ha evidenziato che Enel avrebbe cambiato la propria strategia d’offerta dell’energia prodotta dall’impianto situato nell’area di Brindisi (Cerano).

In particolare, le condizioni d’offerta sui mercati all’ingrosso avrebbero determinato il tendenzia-le azzeramento dei programmi di produzione dei rispettivi impianti nella zona, che sono quindi risultati spenti ad esito di tali mercati. In tali circostanze, al fine di garantire l’esercizio in sicurezza della rete elettrica locale, il gestore della rete di trasmissione nazionale, Terna, sottolinea l’Antitrust, è stato obbligato a richiedere ad Enel l’avviamento di alcune unità produt-tive sul mercato dei servizi di dispacciamento.

In sostanza, Enel Produzione si sarebbe trovata nella condizione di fornitore indispensabile” e, per la qual cosa, aver fatto leva per imporre a Terna prezzi eccessivi, che parrebbero spropor-zionati rispetto al costo del servizio offerto.

Terna avrebbe, quindi, pagato un maggiore costo per l’approvvigionamento di energia elettrica da Cerano e per l’area di Brindisi che, rispetto al medesimo periodo del 2015, sarebbe stato superiore di circa 320 M€.

Tale maggiore costo sarebbe ricaduto sulla “bolletta” che noi tutti utenti e le imprese paghiamo, tantè che, dal luglio 2016, le stesse “bollette” sono aumentate del 4.3% ed a causa dell’incremento dei costi di dispacciamento (inserimento in rete).

Per quale motivo, mi chiedo, l’Antitrast non ha imposto ad Enel la restituzione dei 320 M€ (oltre interessi) che l’Agenzia per l’energia ha quantizzato come sovraprofitto?

Ciò di certo avrebbe potuto portare ad un ripristino/riduzione percentuale dei costi in bolletta!

Invece no! L’Antitrast accetta la proposta di ENEL di riduzione della propria redditività, riveniente da Cerano, per i prossimi tre anni.

A “naso” l’accordo mi appare “beffardo” e ciò in virtù di due aspetti: 1) nulla ritorna in termini di costi in “bolletta” e 2) l’andamento del mercato libero sta portando ad una oggettiva riduzione della produttività delle centrale di Cerano, sempre più compressa dalle energie rinnovabili. 

L’accordo con l’Antitrast appare, quanto meno, non punitivo nei confronti di Enel che, considerando l’andamento del mercato, di certo verrà a risentire molto poco della minore produttività e relativo “dispacciamento in rete”, grazie alle priorità indotte dall’energia prodotta da fonti rinnovabili.

 E poi, fatto salvo che Enel afferma sempre più nel mondo la tecnologia italiana, cosa rappresenta l’Accordo rispetto ad una prevista e “normale” riduzione di redditività e rispetto ad un fatturato annuo che si aggira sui 54-56 Miliardi di €?

Ho anche la sensazione che Enel, punita (solo formalmente) dall’Antitrast, tenda, assurdamente, a scaricare le proprie “ire”, proprio su Brindisi e la prima cosa che salta alla mente e la riduzione della sponsorizzazione della nostra squadra di basket, forse unico vanto residuale di questo territorio!

A cosa mira ancora l’Enel su Brindisi?

Recentemente i vari stockholders, fra cui Legambiente, il Comune, le Organizzazioni sindacali, ecc, hanno avuto un interessante scambio di idee in merito alla “sostenibilità” della centrale, rispetto al territorio di Brindisi; in tale circostanza Legambiente ha richiesto, senza fare l’“elenco della spesa”, come altri, due aspetti essenziali, dai quali, eventualmente, partire per puntare a rapporti di maggiore responsabilità sociale e mirati al più ampio concetto di “sostenibilità”; i due punti sono:

Ø  La “footprint” e quindi la “impronta”, l’“impatto” che la centrale ha avuto, ha attualmente ed avrà nel prossimo futuro sul territorio di Brindisi;

Ø  La “contabilità ambientale” della centrale; intesa questa, come da normative vigenti, la precisazione, da parte di Enel, di strategie e politiche che mirano a migliorare la qualità della vita; ciò anche attraverso un adeguato processo di informazione, non solo dei “deci-sori” politici ma e soprattutto, del pubblico che deve essere coinvolto nei processi decisionali.

Certo, l’approccio alla buona volontà espressa da Enel nell’incontro sugli aspetti connessi alla “sostenibilità” della centrale, fatta salva la correttezza e la serietà degli interlocutori, non fa “pendant” con l’accordo con l’Antitrast; anzi, non sembrerebbe esserci alcuna corrispondenza fra un maggiore guadagno reso ad Enel dal territorio, grazie alla centrale di Cerano e la tendenza ad una concreta penalizzazione, fra cui, (perché no) anche la sponsorizzazione alla New Basket, che oggi rappresenta per Brindisi l’unico elemento di rappresentatività positiva della città. 

 

 

                                                                                                      prof. dott. Francesco Magno