Il giallo delle centraline di monitoraggio dell'aria

 

di Giuseppe Pellerano

 

 

PREMESSA

E’ di questi giorni la triste notizia da Taranto della morte per tumore di un bambino, che se non è, purtroppo, una novità per gli addetti ai lavori, rende ancora più urgente e necessaria la conoscenza dei problemi dell’inquinamento dell’aria e relative cause e problematiche.

 

TESTO

Mi è accaduto, a Galatina, di partecipare ad una conferenza sul paesaggio e relative problematiche con la presenza di autorità locali e regionali. Finito il dibattito seguito alla conferenza chiesi, prevedendo di metterlo in imbarazzo, cioè in separata sede, al Sindaco quante centraline di rilevamento dell’inquinamento dell’aria fossero installate nella città.

 

Mi rispose due! Rimasi pietrificato! Gli replicai che mi sembrava un numero molto esiguo se paragonato alla gravità della incidenza dei tumori del territorio. Problema molto chiaramente illustrato nella stessa sede dal dr. Prisco Piscitelli, epidemiologo dell’ISBEM, specialmente se riferito ai bambini colpiti dal morbo. Il Sindaco disse che tante erano e l’ARPA le gestiva. Gli suggerii, dato il numero irrisorio, in relazione alla estensione della cittadina e lo stato di salute della popolazione, di dotare il Comune di una centralina mobile, autotrasportata, da spostare in vari punti della città, facendola sostare una decina di giorni per sito. Ero stato altre volte a Galatina, invitato da Roberta Forte, per altri problemi ambientali. Ma non potevo neanche lontanamente immaginare, che a fronte di una MEGACEMENTERIA, e con la necessità di controllare l’inquinamento del territorio circostante e di molti comuni popolosi viciniori si potesse risparmiare sulla rete di rilevamento.

 

Per un tecnico impiantista chimico della mia esperienza, nello stesso momento in cui si progetta un megaimpianto, si inizia la progettazione della rete di centraline. Poi se è l’ARPA a gestirle meglio, l’importante è che non possano essere manomesse da nessuno e tanto meno dal personale operativo dell’impianto.

 

Tornando verso casa con il Prof. Giovanni Seclì, noto esponente del Forum Ambiente e Salute di Lecce cominciai a pormi delle domande che potevano sembrare peregrine:

 

E a Taranto, per la MEGAFERRIERA DELL’ILVA esiste una rete di rilevamento dell’inquinamento dell’aria? Nessuno, a mia conoscenza, aveva mai accennato all’argomento e, i fatti erano solo le statistiche mediche che parlavano chiaro: malattie e morti. E’ vero: su Telerama avevo visto la fine che aveva fatto una presa campioni di un’acqua (una di chissà quante) scaricata dall’ILVA nel Golfo di Taranto, per analizzare lo scarico ed evidenziarne l’inquinamento. Ma dopo qualche tempo la presa era fuori servizio.

 

Altra ipotesi: Potevano essere state montate delle centraline per l’aria andate, poi, in disuso.

La prova che, o non fossero state installate correttamente nei posti giusti o che non avessero funzionato o, ancora peggio, che nessuno avesse avuto il coraggio di mostrare i dati è che L’INQUINAMENTO PROVOCATO DALL’ILVA, NON PREANNUNCIATO DA NESSUNA RETE DI RILEVAMENTO, COME SAREBBE STATO TECNICAMENTE PLAUSIBILE E DOVUTO, E’ STATO DIMOSTRATO DAI DATI DELLA REALTA’ E CIOE’ DALL’INCIDENZA DELLE MALATTIE E DAL NUMERO DEI MORTI.

 

E di Brindisi, MEGACENTRALE DI CERANO, che dire? Probabilmente le stesse considerazioni.

 

 

E tutto questo in barba al DLgs n.155 del 13/08/2010  di cui vi riporto solo gli articoli 1 e 2. Ma suggerisco a chi vuole approfondire l’argomento, di andarlo a ripassare.

 

E a nessuno può sfuggire la gravità delle inadempienze all’art.1, comma e), che recita: “garantire al pubblico le informazioni sulla qualità dell’aria ambiente.

 

E chi lo ha mai fatto e come? Se i risultati sono malattie e tumori!  

 

Lascio il resto alle riflessioni dei lettori

 

Dr. Giuseppe Pellerano