Pubblicato su “EUROMEDITERRANEO” – marzo 2010 n. 1

 

INQUINAMENTO E BONIFICHE

 

Abbiamo sentito recentemente rappresentanti istituzionali ed imprenditoriali affermare – a proposito di caratterizzazioni e bonifiche dei siti inquinati – che “chi inquina paga”. Ciò fa piacere, peccato però che i fatti vadano diversamente:

quante imprese fra quelle autodenunciatesi per non incorrere nelle sanzioni previste dal decreto Ronchi hanno disinquinato i siti ?

quante fra le grandi imprese hanno realizzato a proprie spese gli interventi previsti dal Piano di risanamento e disinquinamento (DPR aprile 1998) ?

quante grandi imprese hanno caratterizzato e bonificato i propri insediamenti nel Sito di Interesse Nazionale (SIN) per le bonifiche (Decreto Minambiente gennaio 2000 e L 426/98) ?

La realtà è che spesso le bonifiche sono state accollate a piccole imprese e piccoli proprietari incolpevoli. La realtà è che imprese come Dow Chemical ed EVC hanno potuto sfuggire alle loro responsabilità e lasciare il territorio tranquillamente senza risarcirlo dei gravi danni commessi.

In questi giorni è riapparsa la polemica sulla perimetrazione e sui vincoli dell’area e sui fondi messi a disposizione dal governo, dimenticando che oltre il 70% dei campioni di terreno fra Petrolchimico, Saline e Cerano è risultato inquinato. Però tali vincoli non valgono per l’area – bonificata con fondi pubblici e non privati – su cui sorge l’impianto della SFIR, peraltro senza AIA, mentre resta ancora inalterata l’area di Punta Cavallo con i suoi presunti sali sodici ancora presenti.

Si dimentica anche che mentre a Marghera sono stati stanziati 1600 miliardi di (vecchie) lire, con consistente partecipazione privata, in un Piano che includeva l’Accordo di programma sulla chimica, a Brindisi era stato predisposto già dal 2001 un protocollo d’intesa per l’accordo di programma sulla chimica e sulle bonifiche, inserendo 40 miliardi stabiliti con la L. 426/1998 (già previsti peraltro dal Piano triennale per la tutela dell’ambiente 1991-1994), ma senza riscontro oggettivo della regione Puglia, mancando un progetto di riconversione industriale sulla chimica e sulle bonifiche da realizzare. Gli unici interventi realizzati sono stati la piattaforma polifunzionale del SISRI, la discarica dell’Alfa Edile, l’incredibile mantenimento in vita della centrale Br-Nord (a carbone) e l’aumento della capacità ricettiva di GPL dell’IPEM-Deposito Costiero, senza attuare la disposta delocalizzazione delle gasiere a Capobianco. Alla luce di tutto ciò è semplicemente risibile la tesi di chi sostiene che responsabili della situazione siano i “lacci e lacciuoli” delle LL. 426/98 e 471/99.

Legambiente partecipò attivamente alla predisposizione del Piano di risanamento dell’ARIS, elaborò – con le segreterie provinciali sindacali – un documento in cui si auspicava l’apertura di un percorso virtuoso attraverso investimenti pubblici e privati, e l’effettiva volontà di mettere in atto procedure e interventi di bonifica, messa in sicurezza, riqualificazione, di siti e processi industriali ad alto rischio. Viceversa oggi si assiste al disfacimento del polo chimico, alla logica del massimo profitto con il minimo costo, a danni sociali, ambientali e sanitari a carico della collettività e la volontà colonialistica di imprese quali la British gas – LNG.

Al pessimismo della ragione noi opponiamo l’ottimismo della volontà, e ricordiamo a quanti vogliano scrollarsi di dosso la sudditanza psicologica alle grandi imprese ed applicare realmente il principio del “chi inquina paga”, che l’art. 252 bis del Dlgs 4/2008 dispone 2 accordi di programma, l’uno per le bonifiche con il Ministero per l’Ambiente, e l’altro per la riconversione industriale, con il Ministero per lo Sviluppo.

E’ sperabile che i fiumi di parole e le sterili ricerche di “responsabili” lascino il posto ai fatti, ed a quel Progetto Strategico, che trasformi davvero un’area di servizio inquinata, qual è oggi Brindisi, in un territorio finalmente capace di indirizzare finanziamenti pubblici e privati verso uno sviluppo sostenibile ed auto propulsivo.

Brindisi Febbraio 2010


Dott. ENRICO FAVUZZI


PRESIDENTE CIRCOLO LEGAMBIENTE “TONINO DI GIULIO” - BRINDISI -