Quanto varrebbe il 'ristoro' per Brindisi a causa delle emissioni inquinanti? - di F. Magno

prof. dott. Francesco Magno
geologo-consulente ambientale
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ai Media




Brindisi  28/09/2016               
               
Quanto varrebbe il “ristoro” per Brindisi a causa delle emissioni inquinanti?

I Media riportano il resoconto dell’audizione di Arpa Puglia ed Ispra, tenutasi ieri presso la Commissione Ambiente del Senato, presieduta dal Sen. Zizza, in merito all’incidenza della centrale di Cerano sul territorio.
L’audizione ha rilevato ulteriori motivi d’interesse ambientale e sanitario che, se pur noti, hanno evidenziato alcune perplessità ed, al contempo, confermato le certezze scientifiche dell’ARPA in merito alla convinzione che l’incidenza delle emissioni di PM10 della centrale di Cerano sulle centraline di Torchiarolo, corrisponde a circa il 10% di quelle registrate e demandando il restante 90% alla combustione della biomassa fresca degli stralci di potatura e dei camini domestici.
Sull’argomento ho avuto modo, più volte, di esprime considerazioni di ordine tecnico desunte dallo stesso “Piano di monitoraggio” che l’Arpa ha sviluppato per il solo Comune di Torchiarolo ed in merito all’esclusione, da parte della Regione Puglia, della procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS); null’altro è necessario riportare.
Resta il fatto che il Consiglio di Stato, con Ordinanza n. 3382 del 26/07/2016, accogliendo le deduzioni tecnico-scientifiche avanzate dallo scrivente e quelle giuridiche e attinenti alla normativa ambientale dell’Avv. Dario Lolli, entrambi consulenti del Comune di Torchiarolo, ha ritenuto opportuno non decidere nel merito dell’opposizione della Regione Puglia e di ARPA, affidando una consulenza tecnica che, non accettata dal Direttore del Dipartimento Ambientale dell’Università Federico II di Napoli, verrà riassegnata nella prossima udienza di ottobre.
Nel frattempo l’Enel Produzione, in virtù del quesito proposto e relativo a: “se il rilevato stato di inquinamento dell’aria possa ascriversi e in che misura, alle emissioni provenienti dalla centrale termoelettrica di Enel Produzione spa ubicata nella vicina località di Cerano o da altri stabilimenti inclusi nell’aria industriale di Brindisi”, essendo stata direttamente chiamata in causa, ha giustamente, richiesto al Consiglio di Stato di essere rappresentata con propri tecnici di fiducia.
Il quesito proposto dal CdS al Consulente Tecnico di Ufficio (da nominare) assume notevole valenza in quanto permetterà ai tecnici delle parti di richiedere tutte le eventuali integrazioni che il CTU riterrà opportuno attivare per rispondere compiutamente al quesito proposto. 
Arpa nell’audizione presso il Senato ha riportato, inoltre, che l’incidenza della centrale sulle concentrazioni di SO2 (biossido di zolfo) è dell’ordine del 30%; sempre a detta di ARPA, tale incidenza si è molto ridotta dal 2003-2004 ad oggi per miglioramenti tecnici nell’impianto di desolforazione e per una riduzione della componente “zolfo” nel carbone portato in combustione.
Anche per gli NOx (ossidi di azoto) si riporta che il contributo di Cerano è di circa il 10%.
Su tale “contributi” rilevo una sostanziale differenza rispetto a quanto la stessa ARPA riporta nel “Rapporto di Valutazione Speditiva del Danno Sanitario nell’area di Brindisi” del 2014 ed elaborato ai sensi della L.R. 21/2012; alla pag. 18, infatti, vengono riportati nella tabella 2,3 (che si allega) i contributi emissivi dell’industria energetica e altro, rispetto ai totali emissivi dell’area di Brindisi (inventario del 2010).
Dalla tabella si evince che il contributo della centrale di Cerano è, per i tre inquinanti richiamati in audizione, pari a:
per il PM10 è pari al 34,05% e non il 10% (solo riferito a Torchiarolo);
per l’SO2 è pari al 74,56 % e non il 30 %circa;
per gli NOx  è pari al 34,05 % e non il 10% circa.
Ciò non vuole essere un appunto circa la professionalità dei tecnici dell’ARPA, per i quali ho grande stima personale e professionale, ma solo che i carichi di lavoro ai quali sono dovuti e la carenza di personale, possono portare a sviste come quella evidenziata.  
Resta il fatto che il così detto “contributo” della centrale di Cerano, per i soli inquinati considerati è veramente un’enormità che incide sul territorio e sulla popolazione.
Mi chiedo: quanto varrebbe il “ristoro”, in termini di moneta, per la città di Brindisi se si potesse quantificare un termine di corresponsione in funzione delle quantità di inquinanti immessi in atmosfera?
Ebbene un parametro di riferimento esiste ed è costituito dalle 14,00 €/tonnellata, che noi tutti cittadini della provincia di Brindisi, saremo costretti a pagare a causa del solo “ristoro” dovuto ai comuni di Ferrara e Granarolo (BO) che, bontà loro, hanno concesso di portare a recupero energetico (combustione) gli RSU prodotti per l’emergenza estiva degli impianti del leccese.
Quale “ristoro” è stato mai dato al comune di Brindisi allorquando nella discarica di Autigno sono stati conferiti rifiuti provenienti dalle province di Bari e Lecce?
Nessuno!!   Questa storia deve finire!
A noi “figli di un Dio minore”, non può restare solo inquinamento e morte. 

 

Prof.  Francesco Magno