Il segreto dello scheletro

Siamo nell’anno 1958 quando, come geometra del Comune stavo approttando presso il teatro del Collegio Tommaseo una enorme gabbia a 140 detenuti per il  processo che venne definito dell’Urcciardone.

Terminato un sopraluogo da parte del Presidente della Corte d’ Assise Motta, il Sindaco Poto e dall’Ingegnere Capo Valentini, un carabiniere venne ad avvertirmi che l’impresa Rocco Palazzo mi cercava.

Ogni volta che mi incontravo con Rocco era sempre uno scontro politico scherzoso tra il comunista Rocco e il democristiano Aldo.

Ma quella mattina Rocco non aveva voglia di scherzare, in mano aveva uno stiletto (pugnale del 600/700 simile all’allegato)

Stava eseguendo dei lavori di rifacimento della pavimentazione in un piano terra in via ……… da basole a mattoni, lavori che altri si erano rifiutati di esegure perché si diceva che in quella casa che vi fosse un fantasma, stupidaggini per Rocco.

Nell’effettuare uno scavo in prossimità con il muro ad angolo sotto le basole vi era sepolto un scheletro con infilzato nel cuore lo stiletto; Rocco aveva ricoperto tutto ed era venuto a cercarmi, in quanto ero a conoscenza di quei lavori.

Il pomerigio Rocco venne a prendermi da casa con la lambretta e ci recammo insieme sul posto del ritrovamento.

Era evidente che lo scheletro era di diversi secoli e dello stiletto era  intatto il solo manico e quasi scomparsa la lama arrugginita.

Recitai, io solo, una requie e componemmo le ossa inun sacchetto vuoto di cemento legandolo con una corda, insieme ci recammo al cimitero ove il custode Brugnola provvide per la sepoltura previa una benedizione del cappellano don Augusto Pizzigallo.

Fu l’unica volta che ci salutammo senza che Rocco accusasse i preti che si fregano tutto ed io che i comunisti si mangiano i bambini e giurammo di non rivelare mai, a nessuno, il luogo del ritovamento.

                                                                         Aldo Indini – Cultore di storia locale