La Fontana Tancredi senza autore

La fontana Tancredi o Grande, addossata su di una collinetta prospiciente il Seno di Ponente, di certo risale, nella sua impostazione originaria, all’età romana, allorchè la zona in cui era posta segnava, come ora, l’accesso in città da nord, alla confluenza di arterie viarie importanti. Il restauro o la ricostruzione del monumento si deve, attorno al 1192, al re normanno Tancredi, in occasione del matrimonio del figlio Ruggero con Irene, la figlia dell'imperatore di Costantinopoli. Un'iscrizione riporta i nomi di Tancredi e Ruggero:

 

ANNO DOMINIC(A)E INCARNATIONIS MILL(ESIM)O CENTESIMO NONAGESIMO SECV(N)/DO REG(N)ANTE D(OMI)NO N(OST)RO TANCREDO/ INVICTISSIMO REGE AN(N)O TERTIO/ ET FELICITER REGNANTE D(OM)INO N(OST)RO GLORIOSISS(IMO) REGE ROGERIO FILIO EIVS/ AN(N)O PRIMO MENSE AV(GVS)TI INDICTIONI(S) DECIM(A)E/ HOC OPVS FACTV(M) EST AD HONOREM EORV(N)DEM REGVM.

 

Un'altra epigrafe ricorda un secondo restauro, attuato attorno al 1549, su commissione di Ferrante Loffredo, governatore di Otranto, allorchè vennero aggiunti gli stemmi della Città, di Loffredo e di Carlo V, e si rivolge direttamente al viandante ed al viaggiatore:

 

AD VIATOREM APPIA APPIO, FONS TANCREDO REGE AEDITA/ AMBO FERDINANDO LOFFREDO HEROE INSTAVRATA/ QUARE STA BIBE ET PROPERA ET TRIA HAEC COMMODA HIS TRIBVS PROCERIBVS ACCEPTA REFERTO

 

La fontana, in quell’epoca, era nota perché riversava acqua copiosa e pura che era destinata in primo luogo agli uomini ed ai cavalli che da qui transitavano per entrare in città e imbarcarsi (pensiamo ai soldati e ai pellegrini in viaggio per la Terra Santa) o per irrigare orti e giardini in una area ricca, peraltro, di sorgenti d’acqua, ma anche, secondo quanto si riporta, per ammalati, perché considerata dai medici e dai periti la migliore in assoluto della città e dei dintorni.

 

Nell'Ottocento la fontana, ridotta quasi in macerie, venne ricostruita ed ampliata ad opera de Decurionato brindisino e vennero sistemati, come ci appaiono oggi, gli stemmi della Città, di Loffredo e l’arme di Carlo V sul fronte centrale.

 

A questo periodo si riferisce l’immagine del Castellan nelle Lettre sur l’Italie, pubblicata a Parigi nel 1819.

 

Di rilievo i due mascheroni presenti all’interno delle nicchie laterali con archi a tutto sesto, coperte da piccole cupole di tradizione araba, elementi certo di reimpiego e risalenti probabilmente al XII secolo.

 

I due ultimi restauri risalgono al 1998-99 ed al 2011-12. In quest’ultimo sono stati compresi i lavori di riqualificazione delle aree verdi circostanti.