La Via Appia asse viario e culturale dove terminava? - di Aldo Indini

Ho appreso da un comunicato del candidato Nando Marino: La Via Appia ha un forte significato simbolico per la città di Brindisi, per questo lungo lo strategico asse viario proveremo ad allestire “stazioni della storia” in grado di ricostruire le radici della città, un modo per stimolare, specie nelle giovani generazioni, la memoria dei luoghi frequentati quotidianamente, spero che si tenga presente quanto appresso.

“Qui al termine della via Appia PUBLIO VIRGILIO MARONE il supremo cantore del campi e dell’impero” installata nell’ottobre 1929, data riportata in numeri romani MCMXXI VII EF, erroneamente corretti per eliminare dall’epigrafe il periodo fascista sono stati cancellati gli ultimi quattro numeri ed il periodo XXIX VII EF, modificando il periodo di installazione in ottobre MCM cioè 1900.

Ma non è questo l’errore principale, ma “Qui al termine della via Appia” poichè vicino le colonne la Via Appia non è mai arrivata affinchè per poter Virgilio “L’ultima voltà salutò la saturnia terra” inolte una lapide che vanta la “la potenza rinnovatasi di Roma” sono termini usati su lapidi compilate nel periodo fascista (1929) al governo di Benito Mussolini mentre nel 1900, siamo nel governo con Presidente del Consiglio: Giuseppe Saracco.

Come apprendiamo dallo storico greco Cassio Dione (163 – 229 d.C.) nella sua “Storia Romana” (LI-19) al termine della Via Appia venne eretto l’Arco di Augusto per decreto del Senato Romano emesso nel 29 a.C. Quest’opera copriva in 80 volumi un periodo di 983 anni, dall’arrivo di Enea  e la fondazione di Roma 753 a.C. fino al 229 d.C.

Appiano, storico greco del II secolo, nato ad Alessandria d’Egitto, si trasferì a Roma durante il regno di Adriano e scrisse una Storia di Roma in 24 libri (alcuni dei quali pervenutici). L’opera aveva perlopiù una struttura etnografica, in quanto seguiva i vari popoli dai primi contatti con Roma alla loro annessione all’ impero.

Secondo Appiano, le Colonne Romane rimontano all’epoca di Lucio Silla, il  quale, memore della fedele cooperazione dei brindisini durante la guerra sociale e degli aiuti personali da questi prestategli quando, reduce dall’Oriente (85 a. C.) dovette fronteggiare il partito di Mario, esonerò Brindisi di ogni tributo verso la Repubblica e ne procurò l’abbellimento edilizio, facendo trasportare dall’Egitto quelle due colonne.

Nella Memoria Historica dell’antichissima e fedelissima Città di Brindisi opera di Andrea della Monica 1674 a pag. 369 ultimo capoverso “Fonte del Re Tancredi “… chiamandosi fonte grande,su l’estremità del ponte, dove comincia la Via Appia …” e nella memoria inedita di Annibale De Leo Dell’antichissima Citta di Brindisi e del suo celebre Porto a pag. 4 “ … Un altro fonte vedesi verso l’estremità del destro corno, poco distante dal ponte grande, donde aveva principio la Via Appia….”

Il Canonico Pasquale Camassa, Brindisino illustre, nella Guida di Brindisi (Tipografia Mealli 1897) a pag. 20 riporta “ … sopra un piazzale, dove sorge una bella colonna romana, superstite di due colonne gemelle, che segnavano forse il termine della Via Appia …

Nella Guida di Brindisi  del 1916 … in riferimento alle colonne  il Camassa“ … Chi fantastica fossero innalzate in onore di Ercole, padre di Brento creduto fondatore di Brindisi. Alcuni pensano che segnassero il termine della via Appia. Sembra però più verosimile che’esse rimontino all’epoca di Lucio Silla ….

Nella Romanità di Brindisi attaverso la sua storia e i suoi avanzi monumentali (tip.del Commercio 1934) a pag. 17 Il Canonico Camassa riporta: “ Il culto di Ercole viene attestato dalle medesime colonne terminali dell’Appia, che si vuole siano state in suo onore elevate …

Con la mia pubblicazione nel dicembre 2002, sulla “Ratificatio cocessiionis columnae pro erigenda statua Sancti Horontij” depositata presso l’Archivio di Stato di Lecce – Sezione Notarile – Atto del Notaio Antonio Maria Gervasi, n. 508 del 15 novembre 1659, foglio n. 363.”si è riaccesa la discussione su tale “incomprensione”,il 23 giugno 2006, ho incontrato il Sindaco di Brindisi On. Domenico Mennitti, è lo informavo dei documenti in mio possesso, ma non vengo ascoltato

E’ talmente la cofusione storica che il Sindaco di Brindisi Mennitti il 18/09/2007, chiede al Sindaco di Lecce Perrone, la restituzione della colonna donata per porre sopra Sant’Oronzo asserendo: “I tanti studi degli storici che si sono interessati alla vicenda della colonna trasferita a Lecce si sono sempre rivelati "infruttuosi", perciò la storia in merito è piuttosto controversa”.

Il 23/09/2007, consegno al Sindaco Mennitti copia ti tutti i documenti riportati nel mio libro: atti notarili e delibere della donazione della colonna a Lecce.

Il 1° ottobre 2007 il Sindaco Mennitti ha insediato una commissione di studio, composta da illustri docenti in campo nazionale, affinché non vi siano più dubbi “Sulla collocazione di monumenti nel contesto storico di origine: le colonne terminali della via Appia”.

Il 12 gennaio 2008, durante una conferenza stampa del Sindaco Mennitti, sui risultati suggeriti dalla commissione si evince:

- Le colonne erano il simbolo di una città che si rivolgeva al mare;

- Le colonne non rappresentano il punto terminale della via Appia;

- La colonna che da 500 anni è a Lecce non tornerà a Brindisi;

- Non ne verranno costruite nuove per rimpiazzare la mancante ».

e Sindaco lancia l’invito affinche sia ripresa una revisione storica della Città. Sono vari gli argomenti e periodi che creano confusione al punto da rinunziare di concorrere a Brindisi Capitale della Cultura. 2019 ,per evitare “brutte figure”.

 

Aldo Indini Cultore di storia locale