I brindisini ritorcono l’occhio dal mare

di Aldo Indini

 

Una colonia agricola sorse a Brindisi nel 1872 per opera del Comizio Agrario, con il nome di scuola podere, e prese in fitto la fattoria Flaminio d’ettari 435.

 

Nel 1874 fu stipulato tra Comizio e Governo un contratto con il quale si riservava di fare entrare nella colonia giovani discoli mediante il corrispettivo, per ogni recluso, di lire 0,80 il giorno.

 

Nell’agosto del 1882 il commendatore Frate, ispettore generale presso il ministero dell’interno, visitò questa colonia; rimasto pienamente soddisfatto del suo andamento, elogiò le cure assidue del direttore cav. Ercolini.

 

Il consiglio municipale nella seduta del 13 febbraio 1883, sindaco Filomeno Consiglio, approvò la trasformazione di questa colonia in ente consortile con un sussidio di lire 3000 in favore della stessa.

 

Nell’ottobre 1882 il dott. Dieco Coco ha visitato la fattoria Flaminio condotta dalla Colonia Agricola. Le impressioni che ne riportò il dott. Coco e i vantaggi che ne conobbe, l’indusse a far piantare dieci ettari di vigneto in una sua proprietà, secondo il sistema economico e arabile, praticato da quelli allievi nella fattoria Flaminio.

 

A rendere più florida e commerciale questa città gli sforzi degli Amministratori dell’epoca per associare i cittadini i loro capitali, promuovessero la formazione di una compagnia di piccoli piroscafi.

 

L’Ascoli nella sua Storia di Brindisi del 1886, ritiene che non conveniva farsi illusioni su di una istituzione di una compagnia di piroscafi perché da una parte manca a Brindisi lo spirito di associazione, e dall’altra coloro che hanno il danaro, stimano meglio a maneggiarlo a modo loro, o tenerlo negli scrigni.

 

Continua Fernando Ascoli « La città di Brindisi ha troppo terreno intorno a sé; e questo terreno è troppo ferace, troppo proficuo perché possa pensare ad affidare i suoi capitali al mare. Quando una città trova alimento nel suo territorio, quando ritrae ricchezze dai suoi campi, a questi campi rivolga le sue cure, intorno a questi spende il suo denaro, e lascia da parte l’elemento infido. I signori brindisini tengono al loro stato: ammirano la bellezza del porto, restono stupefatti del gran movimento commerciale che vi succede, se ne mostrono contenti; ma non si lasciano punto attrarre dal pensiero del guadagno che potrebbero rittrare, dedicando parte dei loro capitali al commercio. Ritorcono tosto l’occhio dal mare, se mai per avventura l’idea di una tale speculazione si affacciasse con qualche insistenza nella loro mente. Il compiacimento che provano è momentaneo, artistico; e non è rafforzato dal sentimento di beneficenza, dallo spirito di umanità e di solidarietà sociale.

 

Ma si lascino ad essi le cure delle loro masserie, e i pensieri unicamente rivolti al loro speciale benessere ».

 

Lo scrittore con la descrizione del porto che per poter meglio ammirare occorre portarsi sul piazzale dove si innalza l’antica colonna, «dove i bastimenti sottostanti sembrano in un lago. Una magnificenza che conforta l’animo».

 

Un pensiero rivolgo al grande storico Fernando Ascoli affinché la sua anima resti confortata dai sottostanti bastimenti, giacché oggi a noi è rimasto solo il lago.

 

 

Aldo Indini – Cultore di storia locale