Ad Erculis columnas. Unico documento sulla loro esistenza.

Brindisi, li  29 luglio 2015

Al Sig. Sindaco

Dott. Mimmo CONSALES

Palazzo Granafei

72100 – Brindisi

 

Oggetto: AD ERCULIS COLUMNAS. Unico documento sulla loro esistenza

Il 18 settembre 2007 inviavo  al Suo precedessore Sindaco Mennitti,una nota con la quale facevo presente. Lei non ha letto l’ultimo mio libro, non accettato dal Comune di Brindisi, ma gradito dalla Città di Lecce, ove riporta anche quanto si è prodigato il Ministro della Cultura Fascista Bottai per il rientro della colonna a Brindisi e finanche una giornalista,  intima amica di Mussolini. Ho appreso dalla stampa, che anche Lei vorrebbe tentare il recupero della colonna di Silla, da sotto i piedi di Santo Oronzo, ma almeno legga quanto riportato nel mio libro prima di prendere qualche assurda iniziativa.Cordiali saluti. Aldo Indini.

            Il 9 giugno 2013 inviavo alla S.V. con OGGETTO. Una rinunzia da condividere ….. Per me non è stata una novità quella della rinunzia alla candidatura, ma come trovare la scappatoia per potersi tirare indietro da una impreparazione ed evitare una brutta figura in campo europeo. Ottima, per tirarsi fuori, quella “più candidature per un unico territorio” favorendo la capitale del Barocco…… Cordiali saluti. Aldo Indini

 

            E’ spontaneo chiedersi il perché dopo la consegna della colonna a Lecce per porgevi sopra Santo Oronzo, gli storici locali  cercano di convincere i Brindisini che quelle non sono le Colonne di Ercole poste come termine della  navigazione, ma sono le Colonne Romane poste al termine della Via Appia e sparisce lo STEMMA BRUNDUSII MARMOR GEMINAEQUE COLUMNAE che ne testimoniava la loro esistenza.

 

            Nell’introduzione alla pubblicazione del manoscritto di Pietro Cagnes e Nicola Scalese  Cronaca dei Sindaci di Brindisi 1529 - 1787, curata dagli Amici della A. De Leo (Luglio 1978), si afferma «Attraverso due secoli e mezzo con questa Cronaca di vita brindisina, che si apre con la caduta di una delle due colonne, emblema della città il 20/11/1528».

 

            L’opera è stata importantissima, quasi unica fonte di notizie riguardo alla consegna di una delle colonne del porto di Brindisi alla città di Lecce, sino alla  pubblicazione del mio libro “Dagli  atti  di  concessione  e  ratifica  la  storia  della colonna del  porto di Brindisi data a Lecce “ – Dicembre 2002. Neografica Latiano BR.

 

            Nel 1658 fa ingresso in Napoli il nuovo vicerè don Gaspare Brancamonte, Conte di Pineranda. che con la nota del  24 ottobre 1659; -  a los del gobierno della Ciuidad de Brindis, ordina la consegna della colonna a Lecce “giacchè i marmi sono spartsi e la Città non se ne serve”

 

            Il Consiglio Comunale nella seduta del 2 novembre 1659; - Conconcede la colonna a due condizioni:

 1. Sul piedistallo venga posta una scritta A  disposizione  e  volontà  di questa città di Brindisi”, pena una contravvenzione di diecimila ducati, da destinare cinquemila  alla   cappella di S. Teodoro,  cinquemila  alla  cappella  di   S. Oronzo nlla Cattedrale di Brindisi.

2. Detto  obbligo  sia  ratificato  da parte  del  sindaco  di  Lecce previo atto del Parlamento Generale di detta Città. A conclusione della stessa delibera si legge: “ et interim non s’innovi cosa alcuna  nè si diano li pezzi, quale siano in numero di otto in terra» qualora non si provveda alla ratifica degli atti.

 

            Il Consiglio Comunale nella seduta del 5 novembre 1659; - in particolare fa emergere “Il dottor Ludovico Scalmafora dice circa la prima facciata esser ragionevole, e forzoso che vi si collochinò l’arme di Sua Maestà, che Dio guardi,… et che per l’iscrittione di questa città di Brindisi s’eligga la facciata di mandiritta a quella di Sua Maestà,… a spese della città di Lecce, che si consegnino li pezzi per l’effetto del donativo già fatto al detto glorioso santo, et se ne stipulinò le dovute scritture, conforme la precedente conclusione con l’obligo alla città di Lecce di far venire detto regio assenzo a sue spese  fra un mese”.

 

              Dalla Cronaca apprendiamo Carlo Monticelli Ripa, Sindaco in carica dall’1 settembre 1659 al 31 agosto 1660,   : «Questo sindico si è sempre opposto per non dare li pezzi della colonna cascata alla  città di Lecce». Il primo atto allegato alla “Ratifica” riporta: Brindisi - 10 novembre 1659: - Pubblicum istrumento rogatum manu Notarij Theodori Aloisij de Brundusio etc. qualkiter eodem supradicto die in nostri presentia personaliter constituiti magnifici Carlus Monticelli Ripa Generalis Sindicus Universitatis fidilissimae civitatis Brundusij etc.  che cede la colonna.

 

              Consiglio Comunale di Lecce delibera in data 15 novembre 1659; -  Propose il magnifico signor Gio: Battista Guarini general Sindico…   in virtù d’altra conclusione fatta sotto le otto del presente mese, hanno già fatto l’obligo predetto in conformità di detta conclusione; et perchè detto obligo hoggi si deve ratificare  da questa città per validità di quello, et cautela della magnifica città di Brindisi, acciò si possono incominciare a condurre li otto pezzi di marmo donati da questa città per detta colonna , già che si sono mandate le genti per incominciare a faticare per condurla;…….. e concluso siccome in virtù della presente si delibera, e conclude, che si emologhi  e ratifichi detto  obligo per atto pubbligo per maggior validità dell’atto

 

Ratificatio Concessionis Columnae pro erigenda statua Sancti Horontij. Die decimo quinto mensis novembris 13 indictionis 1659 Litij. Nos Ioseph Nunni de Litio regius ad contra iudex etc. Antonius Maria Gervasi de eodem pubblicus notarius etc., ….In nostri praesentia constitutus magnificus dominus Ioannes Battista Guarinus generalis Sindicus magnificae Universitatis fidelissamae civitatis Litij sgens ad infrascritta omnis dicto nomine, et pro dicta Magnifica Universitate fidelissimae civitatis Litij, qui asseurit coram nobis ipsus universali nomine, et pro exequtione conclusionis in pleno regime factae, ……..L’atto di conessione è depositato   presso l’Archivio di Stato di Lecce - Sezione Notarile. Atto del Notaio Antonio Maria Gervasi, n. 508, del 15 novembre 1659, foglio n. 363. 

 

              In esecuzione di quanto previsto dalla ratifica degli atti, sul piedistallo al lato ovest fu posta la seguente iscrizione: “Columnam hanc quam Brundusina civitas suam ab Hercule ostentans originem….. che Camassa  traduce “Questa colonna che la città di Brindisi, che ostenta le sue origini da Ercole, con profano rito già aveva eretto come sue insegne, finalmente con culto religioso sottopose ad Oronzo affinchè queste stesse pietre, che avevano simboleggiato il dominatore delle belve, con nuovo aspetto, rito e culto tramandassero ai posteri il trionfatore della truce pestilenza”.

 

               Non avendo i posteri condiviso questa vergogna di un ordine di consegna “giacche i marmi sono sparsi e la Città non se ne serve” da 132 anni lasciata a terra, hanno cercato di confodeci con fatti privi di storia che ai brindisini rimanesse inpressa una famosa frase “rubata di notte”, mentre la colonna arrivava a Lecce dopo un anno più sottile, no trasportata, ma consumata perchè rotolata per terra.

 

            Sindaco sui muri della sala della colonna nel palazzo Granafei muriamo lo STEMMA BRUNDUSII MARMOR GEMINAEQUE COLUMNAE,  unico vero documento che ne testimonia la loro origine.  

 

Distinti saluti Aldo Indini  - Cultore di Storia Locale