Oltre alla Scala Santa di Roma ve ne erano altre tra cui quella di Brindisi

di Aldo Indini

 

La Scala Santa di Roma è la più celebre perché autentica oltre ad essere meta di pellegrinaggi da parte dei cattolici è anche adorata da tutti i cristiani. Fa parte di un complesso denominato Santuario della Scala Santa nelle immediate adiacenze della basilica di San Giovanni in Laterano

La tradizione afferma che si tratterebbe della scala stessa salita da Gesù per recarsi nell’aula dove avrebbe subito l’interrogatorio di Ponzio Pilato prima della crocifissione, scala che sarebbe stata trasportata a Roma da Sant’Elana Imperatrice madre di Costantino.

Siamo nell’ anno 326, quando Sant’Elena prevedeva l’imbarco per la Terra Santa da monte sant’Angelo del Gargano, ma dopo una tratta a piedi sino a Brindisi si imbarcò per la Palestina.

Al mondo esistono altre Scale Sante tra le quali a Gerusalemme anchessa, secondo la leggenda, sarebbe quella percorsa da Gesù; a Bastia, in Corsica, a cui fu consentito di possederne una da Papa Pio VII nel 1811; - a Lourdes, in Francia dove è posta all’interno del percorso della Via Crucis; - a Mantova nel Palazzo Ducale; - a Veroli ( cittadina in provincia di Frosinone).

Per concessione di Papa Benedetto IV, chi salga genuflesso questa Scala Santa di Veroli ottine l’indulgenza quotidiana di 100 giorni, una volta al mese, la stessa indulgenza che Sisto V concesse alla Scala Santa di San Giovanni in Laterano, e cioè lindulgenza plenaria anche in altre città in Italia, ma della Scala Santa di Brindisi non se ne fa menzione.

In uno con la chiesa di Santa Maria degli Angeli voluta da San Lorenzo da Brindisi, si costruì un monastero per le clarissa cappuccine.

Antonio Sansale Arcivescovo di Brindisi dal 1743 al 1750, con un suo decreto del 24 maggio 1744, insignì del titolo di abbadessa la superiora delle monache di Santa Maria del Angeli, sopprimendo ed abolendo per sempre l’antico titolo di guardiana; è questo il periodo che all’interno del monastero vi era una scala che le monache salivano con la stessa devozione della Scala Santa di Roma.

E’ solo per pura combinazione ho rintracciato la documentazione dell’esistenza di una Scala Santa a Brindisi nell’interno del monastero delle clarisse cappuccine.

Nella ricerca della provenienza di alcuni suoli nei pressi della Fontana Tancreti ed in particolare di quelli ove insiste la “fontana di monsignore”, ho consultato il catalogo delle 372 pergamene giacenti presso la Biblioteca Pubblica Arcivescovie Annibale De Leo ubicata a Brindisi in Piazza Duomo, pergamene comprendenti documenti dal’anno 1033 all’anno 1955.

In detto catalogo nell’anno 1722 è compresa la Nuova platea di tutte le entrate, beni stabili, mobili, giuri, attioni, giurisdizioni ed ogni altro spettante a questa Mensa Arcivescovile di Brindisi fatta per ordine di S.E. dal Magnifico Not. Giuseppe Mattheo Bonavoglia delegato di detta E. Presiedo in questa cattedrale Chiesa l’Ill. Rev. Monsig. Arciv. D. Francesco Paolo de Vilana Perlas, per la somma vigilanza, ed accuratezza del quale si è ridotta in questa pubblica forma ad futura rei memorie 1722. La scrittura si presenta ordinata e precisa.Ottimo stato di conservazione. Notevoli i capilettera. Carte totali 277 Fol. 29 x 44 cm.

Inoltre, lo scadenzario dei canoni ed annate d’interessi della Mensa Arcivescovile di Brindisi. Registro mensile delle rendite ( con rendita netta e lorda; scadenza; nome, cogniome e domicilio degli affittuari)

Pagine non numerate. Facile lettura, Fol. 49,5 x 36,5 cm.

Durante detta ricerca emergeva nel catalogo: 1751, 28 agosto, anno XII del pontificato di Benedetto XIV. Rescritto di Benedetto XIV in favore della badessa di S. Maria degli Angeli di Brindisi per le indulgenze a quelle lucrabili con visita alla Scala Santa di Roma, concesse per una Scala tenuta al monastero. Data a Roma in S. Maria Maggiore.

In seguito alle disposizioni contenute nel decreto del 17 febbraio 1861, relativo alle cose degli Ordini Religiosi, il monastero degli “Angioli”, come ente ecclesiastico, doveva essere consegnato ai militari.

L'abadessa si dichiarò “profondamente addolorata”, rivolgendosi al sindaco Domenico Balsamo per “implorare la sua assistenza nell’infortunio di cui son minaccia”, dal Maggiore Comandante la Piazza.

L’istanza del Ministero di Grazia e Giustizia, per la cessione da parte del demanio dello Stato al Comune del monastero, fu approvata con istrumento del notaio D’Ippolito il 24 luglio 1894, mentre il passaggio dei diritti, obblighi, ragioni, azioni e servitù attive e passive fu sancito il 24 settembre dello stesso anno.

Solo nel 1913 le ultime tre clarisse, suora Arsenio, D’Alessio e Murri lasciarono il monastero, dopo un compromesso stipulato il 19 luglio dello stesso anno tra il Municipio di Brindisi e le religiose, successivamente nell’anno 1916, il convento delle Clarisse fu demolito dal Comune per far posto alle scuole elementari femminili.

 

Aldo Indini – Cultore di storia locale