Sacra Sindone

di Aldo Indini

 

Il Venerdì Santo del 1937, avevo cinque anni, quando le suore dell’asilo “San Vincenzo” che freguentavo a Gallipoli, ove allora risiedeva la mia famiglia, ci condussero a visitare una copia della Sacra Sindone esposta nella Basiica Cattedrale di Sant’ Agata. Ricordo solo quella immagine che oltre su quel lenzuolo, era rimasta impresse nella mia mente.

Il 2 ottobre 1978 in occasione dell’ostensione della Sacra Sindone dal 26 agosto all’ 8 ottobre 1978 per il IV centenario della Sindone a Torino, dopo quattro ore di fila, non nascondo la mia commozione di essere alla presenza della vera Sacra Sindone.

Non riesco a sottrarmi ad accennare quale racconto scelto sulla veridicità del Sacro Lino tra le innumerevoli testimonianze, il più semplice ed a mio parere il più veritiero, e che mi ha confermato credente della Sacra Sindone, quello di Stefano Lorenzetto, giornalista e scrittore con il suo articolo: Pierluigi Baima Bollone; ( Ordinario di medicina legale nella facoltà di medicina e giurisprudenza dell’ Università di Torino. ha indagato sulla morte di Moro e di Calabresi e anche sul sangue di San Gennaro), è “Il medico che ha fatto l’autopsia sul Corpo di Gesù”.

Trascorsi 1948 anni dalle ore 16 del 7 aprile dell’anno 30 o forse 33, in un sepolcro trovato vuoto a 40 ore da una sepoltura restava solo un lenzuolo di lino. “Una autopsia senza la salma, perché dicono che il cadavere sia risuscitato: di più che sia salito al cielo.”

Ma chi è un medico legale ? ed il prof. Bollone risponde: E’ una persona che vuole sapere le verità, non si da pace finché non ha capito cosa è accaduto. Il 6 ottobre 1978 mi cercò il Centro Internazionale di sindonologia e mi chiese se ero ingrato di provare la natura ematica di alcune tracce del sacro lino. La conclusione è vero sangue umano di gruppo AB.

Che cosa ha provato toccandola ? All’inizio niente. Poi un giorno mi sono seduto dalla parte dei piedi e l’ho guardato obliquamente; ed è accaduto un fatto straordinario: ho avuto la nettissima percezione del rilievo, della terza dimensione. Come se Lui fosse lì, presente.

Lo scienziato da poi l’ampia spiegazione su di una immagine senza direzionalità, dell’autenticità del lenzuolo e su tutto quanto su di esso è impresso, con le ferite perfettamente coincidenti con il racconto degli evangelisti.

Mi soffermo sulle due impronte di monete rimaste impresse nella zona delle orbite oculari per seguire cosa ci riferisce il prof. Bollone. Quella sul sopracciglio sinistro l’ho scoperta analizzando le foto tridimensionale.

Procuratesi alcuni esemplari originali. E’ un lepton in bronzo, in ebraico prutah, la più piccola delle monete battuta sotto Ponzio Pilato per conto dell’imperatore e maneggiate quotidianamente dai giudei, la monetina della vedova del Vangelo per intenderci.

Reca la scritta Tibepiou Kaiacapos, in maiuscolo, che significa di Tiberio Cesare, e la data LIS, dove la L sta per anno, I per dieci e S per sei, quindi il sedicesimo anno di Tiberio. Considerando che Tiberio succedette ad Augusto nel 14 d.C., siamo intorno all’anno 30, la concordanza con la data della crocifissione di Gesù è totale.

Ma che ci facevano due monetine sopra gli occhi ? Nel mondo greco romano si credeva che il defunto, appena giunto nell’aldilà, dovesse pagare un obolo al traghettatore sul fiume infernale Stige.

Ma perché sugli occhi ? Il leptono pesava 1,8 grammi, peso sufficiente per tenere chiuse le palpebre di un defunto, che a circa sei ore dal decesso, per effetto del rigor mortis, tendono a riaprirsi.

Resta da chiarire come si è formata l’ immagine: Qualcuno ha parlato dello sprigionarsi di una energia sconosciuta. Questa energia potrebbe essere la Resurrezione. In natura le energie conosciute sono soltanto tre: la radiazione elettromagnetica; la forza gravitazionale; l’energia nucleare.

Dopo una infinità di domande e risposte, mi piace concludere questa parentesi sulla Sacra Sindone con le stesse parole dell’illustre prof. Baima Bollone: Del resto se il buon Dio decide di compiere un miracolo, le pare che prima debba fissare le regole?

Aldo Indini cultore di storia locale