Pubblicato su “EUROMEDITERRANEO” - Giugno 2009 n. 2    

 

BRINDISI: MEGAPROGETTI A VOLONTA’

 

Programmata la devastazione della città

 

Una serie di opere pubbliche sono in fase di esecuzione o sono in programma la cui utilità lascia perplessi più di qualcuno. È in fase di realizzazione una viabilità intorno all’Ospedale Perrino, complicata e devastante per il territorio, una inutile enorme vasca di raccolta delle acque piovane nel canale Patri, la “pietrificazione” del parco Magrone e, per continuare, nel porto si stanno programmando nuovi banchinamenti, nuove dighe, colmate e progetti noti solo a pochi.

Il progetto del “Mose”, per salvare Venezia, è in fase di realizzazione dopo decenni di studi e con simulazioni addirittura su una laguna ricostruita in laboratorio. L’equilibrio idraulico del porto di Brindisi, quindi, può essere compromesso senza uno studio approfondito, con modelli in scala e non solo matematici.

Le correnti marine, le maree, la risacca hanno sempre avuto azione di pulizia del porto, evitando fenomeni di interramento, che oggi invece, anche se lentamente, si stanno verificando e che qualcuno imputa alla realizzazione della diga di Punta Riso.

Cosa succederà se si costruiranno tutte le opere di cui si parla? E queste opere sono necessarie alla città e al futuro del territorio?

Il porto interno in particolare, carico di storia, è bellissimo, unico al mondo e paragonabile ad un centro storico di una città d’arte. Quindi bisogna salvaguardarlo da coloro che intendono stravolgerlo e non valorizzarlo nell’esistente. Negli ultimi decenni i giardini del Casale, famosi e decantati fin dai tempi di Cicerone, sono stati tutti cementificati; nel seno di Levante altre brutture hanno deturpato la bellezza originale.

Occorre vigilare, perché il silenzio e la non partecipazione dei cittadini alle scelte future sono i peggiori nemici di Brindisi; come diceva Tucidide: “LA CITTA’ E’ COSTITUITA DA VOI STESSI, DOVUNQUE DECIDIATE DI STABILIRVI …. SONO GLI UOMINI A FARE LA CITTA’, NON LE MURA E LE NAVI SENZA GLI UOMINI”.

 

Vito Maellaro