Pubblicato su “EUROMEDITERRANEO” – giugno 2009 n. 2


“GLI ATTILA DEL TERRITORIO”

Megaparcelle nella storia

 

C’è un bellissimo libro da leggere, come si dice, tutto d’un fiato: “Viaggio nel Regno di Napoli”, curato da Giacinto Donno per conto della casa editrice leccese Lorenzo Capone, scritto alla fine del 1700. E’ il diario di un acuto osservatore svizzero, il conte Carlo Ulisse De Salis Marschlins, in un viaggio alla fine del XVIII secolo nel regno dell’Italia meridionale. La lettura del libro lascia l’amaro in bocca: da allora nulla è cambiato o forse è cambiato in peggio.

Allora il Re di Napoli, incapace e incompetente in materia di appalti pubblici, si affidava a cortigiani che creavano tante difficoltà ogni volta che si dovevano realizzare delle opere. “ …. Gli ingegneri, dal canto loro, cercano di fare non uno, ma parecchi appalti, per protrarre il compimento dei lavori e per ricavare maggiori utili sui loro impegni; e questo, per quanto voglia negarsi dagli uffici residenti in Napoli, è dimostrato dallo stato dei lavori ………” e così si costruivano viadotti dove era necessario un ponticello o opere inutili pur di gonfiare le parcelle, con spese enormi a danno dei cittadini.

Oggi gli appalti pubblici sono mega-appalti, che danno l’impressione di rispondere   solo alla logica delle megaparcelle.

A Brindisi giacciono nei cassetti dei vari Enti montagne di progetti ben pagati o, meglio, strapagati e spesso inutili e in contraddizione tra loro, che non scelgono mai la soluzione più semplice, razionale ed economica e non tengono mai conto, né valorizzano, le strutture esistenti. E’ il caso, per esempio, dei mega-progetti dell’Autorità Portuale e del Comune, contestati anche, in questi giorni, dagli Architetti e da Legambiente di Brindisi. Proliferano, d’altro canto, varie sigle di piani, di studi, di progetti di fattibilità, di finanziamenti, veri e presunti, di convegni. E non mancano mai viaggi, inviti, incontri cordialissimi , che finiscono sempre davanti a piatti fumanti di pranzi luculliani.

Il territorio è diventato ormai terra di nessuno, da modificare e violentare a seconda degli umori e della fame dei proponenti, senza che nessun politico, associazione o cittadino, possa contestare o chiedere ragione delle soluzioni scelte. I guasti di questi ultimi anni sono sotto gli occhi di tutti, il tempo passa e ci si scorda facilmente dei nomi e cognomi dei vari “Attila del territorio”, da consegnare alla storia.

 

Vito Maellaro