Viale regina Margherita. Criptoportico o vasca depuratrice.

 

 

La fognatura risultava essere indispensabile a Brindisi, dove scarseggiava la pendenza delle strade, per evitarvi il rovinoso appantanamento. Era ormai inevitabile l’esigenza di costruire canali sotterranei ove le acque pluviali e di scarico delle fontane, raccogliendosi, raggiungessero il sito di smaltimento senza essere obbligate a percorrere tutta la lunghezza della strada.

Re Ferdinando IV, considerando che i lavori da effettuarsi nel porto di Brindisi, potevano tornare vantaggiosi alla Città e al commercio, mandò, nel 1789, a Brindisi gli ingegneri Carlo Pollio e Carlo Forte, affinché, esaminata la località, ne studiassero e ne riferissero i bisogni.

Gli ingegneri impiegarono nove anni per eseguire i lavori approvati. Il Pollio li dirigeva; tra le opere compiute vi sono:

b) costruzione della chiavica lungo la via La Mena, per raccogliere e portare a mare le acque della fontana della piazza e quelle della fontana di S. Crisostomo. (Ossia da levante dell’attuale Piazza Cairoli, lungo sottostante i corsi Umberto e Garibaldi);

c) iattazione della via La Mena, che venne chiamata Carolina (Maria Carolina d'Austria, regina di Napoli e moglie di Ferdinando IV); e rialzamento della stessa su livello delle acque del porto;

f) costruzione di due vasche depuratrici delle acque piovane, prima di intromettersi nel porto; delle quali una innanzi al palazzo Montenegro, e l’altra accanto alla scaletta, o salita, che dalla strada della marina porta alla piazza delle colonne.

Poiché Ferdinando IV riteneva quest’opera della massima importanza, volle visitarla personalmente il 27 aprile 1792, ed il 3 maggio successivo veniva a Brindisi anche la regina Carolina con il principe ereditario.

Dal Vacca apprendiamo che a ricordo di questa visita,( in quelli che poi saranno i giardinetti marina), a fianco al busto di Virgilio (poi sostituito da uno strano monumento) venne innalzato un obelisco dedicato: FERDINANDO REGI OPTIMO QUOD PORTUM AMPLISSIMUN…obelisco poi scomparso.

Nel 1844, (dalla cronaca apprendiamo) si cominciò a costruire la banchina centrale tra l’ufficio della sanità e la piazza Montenegro e si dovettero demolire alcune delle antiche vasche, dette piscine; le quali servivano per misurare l’olio che si esportava. Queste piscine erano sulla spiaggia quasi di fronte alle colonne. Erano vaste pile, nelle quali si versava l’olio che era portato dai magazzini della marina a mezzo di otri. Quando queste erano piene, la Dogana le misurava per conoscere la quantità dell’olio che si imbarcava. Ciò fatto, si riempivano, col mezzo di un tubo di cuoio, adattato alle pile della parte del porto le botti le quali erano rotolate sulla spiaggia e buttate in mare. Il bastimento che doveva caricarle, ormeggia dirimpetto a dette piscine; ed imbrancava le botti che erano rimorchiate vicino ad esso.

Nel 1789, con decreto regio vennero sospese le gabelle sull’olio, motivo per cui le piscine vennero abbandonate.

Inizialmente il Tarantini nel 1876, riferiva che la struttura “ipogea” partiva dalla riva del porto e, descrivendo una curva ellittica,scendeva in altro punto della riva stessa.

Successivamente il Camassa sostenne che il sottopassaggio cominciava nelle vicinanze del   palazzo Montenegro, in piazza Baccarini, in quanto nel 1918, essendovi una buca nel pavimento, si potè constatare che vi era del vuoto sottomano parte di quel piazzale e che il criptoportico era formato da volumi a vela poggiati su piccoli pilastri tra loro equidistanti. Da quei “vuoto sottomano” iniziava invece la rete fognante che si diramava in diverse direzioni.

In realtà solo nel 1985, in coincidenza con la visita del presidente Pertini, nella verifica di profonde buche si scopri che la descrizione non si riferiva certo al criptoportico,come asserito dal Camassa, ma alle vasche del Pollio. 

Probabilmente le vasche ripetutamente scoperte sarebbero state scambiate per l’ingresso o l’uscita di un cripto portico, cioè un corridoio coperto a volta, parzialmente interrato e praticamente invisibile dall’esterno, usato soprattutto in epoca romana per collegare fra loro i vari ambienti dei palazzi o delle ville.

Che dire poi dei particolari ritrovamenti come ho appreso dalla “cronaca”: Nel marzo 1786, Francesco Gerardi, creditore di Antonio Cesaria, riceve da quest’ultimo un bauletto di oro con scritta di oro sopra, lungo un palmo ed alto un mezzo palmo, trovato in luogo detto Porta Reale vicino alla casa della deputazione. Il bauletto è valutato in complessive quattrocentosessanta docati che il Gerardi non versò mai interamente al Cesaria per cui la moglie, Tommasa Viola, si protesta il 25 novembre 1788 con atto pubblico, creditrice.

 

 

Aldo Indini