PROPOSTA DI RICONVERSIONE DELL’AREA INDUSTRIALE DI BRINDISI IN: “AREA PRODUTTIVA ECOLOGICAMENTE ATTREZZATA” (A.P.E.A.)

Le aree industriali, in genere, ma in particolare quella di Brindisi, presentano problemi sempre più pressanti e che possono sommarsi in quattro grandi categorie: 

  1. le infrastrutture
  2. i servizi, 
  3. i rapporti con la burocrazia degli Enti che gestiscono i territori 
  4. l’impronta ecologica e l’inquinamento.

Tali problemi vengono maggiormente sentiti dalle aziende che risiedono nelle aree industriali, da quelle che vorrebbero farne parte e trovano la strada sbarrata da tempi autorizzativi infiniti e da tutte le Associazioni di categoria che vanno da quelle degli industriali, degli artigiani e dei sindacati dei lavoratori che vi operano.


Anche il Comune, si ritiene, sente sempre più la necessità di modificare la propria irrisoria "governance" sull’area industriale, essendo cosciente della crisi esistente e che solo con interventi mirati ad agevolare attività industriali eco-compatibili e sostenibili dal territorio è possibile evitare che molti dei problemi esistenti nell’area industriale possano persistere nell’attuale stato di totale stallo ed in qualche maniera possano anche ricadere sulle proprie responsabilità


Vi sono tutti gli elementi perchè si possa proporre, concretamente, la realizzazione di una “Area Produttiva Ecologicamente Attrezzata (APEA) che abbia come primo sponsor lo stesso Comune di Brindisi che intende sostenere il miglioramento dei processi di governance delle aree industriali. 


L’idea di realizzare “Aree Ecologicamente Attrezzate” è abbastanza datata (DLgs 112/98 art. 26-Decreto Bassanini) ed avrebbe dovuto seguire, anche se così non è stato, le esperienze comunitarie dei così detti “Ecoparchi Industriali”; ambedue, solo sulla carta, costituiscono aree dotate delle infrastrutture e dei sistemi necessari a garantire la tutela della salute, della sicurezza e dell’ambiente.  

 

In ottemperanza al Decreto Bassanini la Regione Puglia con Legge n. 2 del 31/01/2003 approvava la "Disciplina degli interventi di sviluppo economico, attività produttive, aree industriali e aree ecologicamente attrezzate", demandando ai comuni tutte le funzioni amministrative e gestionali delle aree industriali e prevedendo, inoltre, l’abolizione dei Consorzi SISRI attraverso le attività di un commissario regionale.


Il Comune di Brindisi non ha mai ottemperato alle richieste della Regione in merito alla transazione delle attività di gestione dell’area industriale dal Consorzio SISRI, allo stesso Comune; ciò fino all’emanazione della LR 2/2007 con la quale si regolava l’Ordinamento dei Consorzi per lo sviluppo industriale, identificati nelle 5 province pugliesi e si abrogava la precedente Legge n. 2/2003.


In definitiva, la Regione Puglia, con la LR 2/2007, rinunciava alla costituzione di “Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate” non ottemperando a quanto riportato dall’art. 26 del DLgs 112/1998 che, questo mai abrogato, in merito alle A.P.E.A. testualmente recita:


  Art. 26.


Aree industriali e
aree ecologicamente attrezzate:


  1. Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano disciplinano, con proprie leggi, le aree industriali e le aree ecologicamente attrezzate, dotate delle infrastrutture e dei sistemi necessari a garantire la tutela della salute, della sicurezza e dell'ambiente. Le medesime leggi disciplinano altresi' le forme di gestione unitaria delle infrastrutture e dei servizi delle aree ecologicamente attrezzate da parte di soggetti pubblici o privati, anche costituiti ai sensi di quanto previsto dall'articolo 12 della legge 23 dicembre 1992, n. 498, e dall'articolo 22 della legge 8 giugno 1990, n. 142, nonche' le modalita' di acquisizione dei terreni compresi nelle aree industriali, ove necessario anche mediante espropriazione. Gli impianti produttivi localizzati nelle aree ecologicamente attrezzate sono esonerati dall'acquisizione delle autorizzazioni concernenti la utilizzazione dei servizi ivi presenti.
  2. Le regioni e le province autonome individuano le aree di cui al comma 1 scegliendole prioritariamente tra le aree, zone o nuclei gia' esistenti, anche se totalmente o parzialmente dismessi. Al procedimento di individuazione partecipano gli enti locali interessati.

 

Appare evidente che l’abrogazione della LR n. 2/2003 non solo non ottempera alla volontà della normativa nazionale vigente e mai abrogata in merito alla possibilità di approvare la realizzazione di “Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate e che vedono una continua nascita in Regioni come la Toscana e l’Emilia Romagna ma, sostanzialmente, demanda la totale gestione operativa e programmatica delle zone industriali ad un Ente economico, come è il Consorzio ASI, escludendo del tutto la possibilità di una “governance” dell’area industriale da parte dell’Ente territoriale più importante, che è il Comune.


E’ possibile invertire la rotta, facendo anche esplicito riferimento a quanto si sta realizzando in altre parti d’Italia, e proporre alla Regione Puglia una rimodulazione della propria normativa in materia di “aree industriali”, fornendo gli strumenti normativi necessari a far si che si possano attivare tutti i percorsi utili alla realizzazione di “Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate” a quei comuni che ne dovessero fare richiesta. 


In definitiva ed anche in virtù dell’approvazione della recente legge sulle “semplificazioni” (alla firma del Presidente Napoletano) e della necessaria riduzione della spesa relativa agli Enti economici esistenti, oltre che la prevista eliminazione delle Province nella strutturazione attuale e quindi la perdita di “peso” politico che attualmente hanno nella gestione dei Consorzi ASI delle cinque province pugliesi, si ritiene di poter proporre, per l’area industriale di Brindisi, la riconversione della zona industriale in “Area Produttiva Ecologicamente Attrezzata” e richiedendo alla Regione Puglia la identificazione dell’area, così come riportato al comma 2 dell’art. 26 del DLgs 112/98.


Con tale proposta la nostra zona industriale sarà in grado di rappresentare un’area dotata delle infrastrutture e dei sistemi necessari a garantire la tutela della salute, della sicurezza e dell'ambiente, la valorizzazione della stessa area e delle aziende insediate, con una maggiore propensione a nuovi insediamenti ad “impronta ecologica” sostenibile con l’esistente.


La richiamata normativa vigente (art. 26–Dlgs 112/98) prevede anche che la gestione di una A.P.E.A. possa essere affidata ad una società mista (art. 12-L 498/92) a maggioranza privata e costituita in particolare dalle grandi aziende insediate, congiun-tamente al Comune.


Nella gestione di una “Area Produttiva Ecologicamente Attrezzata è necessario evidenziare, accanto agli obiettivi della “sostenibilità ambientale”, anche quelli della “competitività delle imprese” ipotizzando, sostanzialmente, delle aree produttive industriali, caratterizzate dalla gestione unitaria ed integrata di infrastrutture e servizi centralizzati idonei a garantire gli obiettivi di sostenibilità dello sviluppo locale e ad aumentare la competitività delle imprese insediate.


L’A.P.E.A. deve perseguire alcuni fondamentali obiettivi, quali: 

  1. aumentare la qualità ambientale degli insediamenti produttivi esistenti; 
  2. ridurre il consumo di nuovo suolo e minimizzare l’impermeabilizzazione dei terreni; 
  3. consentire alle imprese, alle loro aggregazioni ed ai sistemi produttivi locali di beneficiare delle economie di scala e degli altri vantaggi associati ad un percorso APEA; 
  4. accelerare la riconversione di aziende a tecnologia obsoleta favorendo e migliorando la loro “impronta ecologica”; 
  5. indirizzare l’individuazione, la progettazione, la realizzazione e la gestione delle A.P.E.A. con un sistema di relazioni tra attori pubblici e privati che possa identificare una vero e proprio modello di governance sostenibile
  6. favorire la semplificazione nelle autorizzazioni e nei controlli ambientali per le imprese localizzate nelle A.P.E.A.; 
  7. rendere più agevole, grazie all’approccio cooperativo e territoriale, per le singole imprese insediate il rispetto delle normative ambientali, di salute e sicurezza sul lavoro, così come la loro adesione agli schemi di certificazione ambientale e sociale; 
  8. snellire tutte le procedure autorizzative relative all’insediamento di nuove aziende 
  9.  controllare, in particolare da parte del Comune ed in modo non estemporaneo, le prestazioni dell’APEA anche al fine di apportare le opportune modifiche nella individuazione e gestione.

 

E’ del tutto evidente, quindi, che per seguire ed acquisire la denominazione di A.P.E.A., l’insediamento produttivo deve seguire un duplice percorso: 

 

  •  il primo, destinato al Comune ed alla Regione, attiene alla pianificazione e progettazione e consiste nell’attivare e coinvolgere i vari soggetti interessati (maggiori aziende insediate), proponendo ed approvando un apposito “regola-mento”; l’eliminazione del Consorzio ASI è elemento imprescindibile, anche in virtù della elaborazione e prossima approvazione del Piano Urbanistico Generale (PUG) che non può essere avulso dalla pianificazione e programmazione dell’area industriale. E’ evidente che, per tale primo percorso, sarà necessario sollecitare la Regione al riconoscimento dell’area APEA che dovrà essere proposta dal Comune di Brindisi.
  •  il secondo attiene all’aspetto operativo e gestionale dell’area individuata in cui assume rilevante importanza il “Soggetto Gestore dell’Area”. 

 

La proposta di realizzare a Brindisi una A.P.E.A., parte dall’individuazione di una “Analisi Ambientale del Contesto Produttivo” che costituisce il primo step nella individuazione dell’area e rappresenta lo strumento base per definire le criticità esistenti nell’area e per fornire gli elementi conoscitivi necessari ad individuare i principi e gli indirizzi che devono informare l’attività del “Soggetto Gestore”; non necessariamente l’area A.P.E.A. deve coincidere con l’intera attuale area industriale anche in virtù del fatto che l’area del petrolchimico costituisce un “sottoinsieme” dell’intera area industriale le cui criticità ambientali sono di gran lunga superiori alla restante parte. 


Attraverso tale “analisi” sono evidenziati gli aspetti significativi connessi alle attività presenti nell’area produttiva e a quelle di cui si prevedono eventuali altri insediamenti; l’Analisi prende in esame il sistema produttivo di riferimento nelle varie componenti ambientale, sociale ed economica valutando come le attività presenti e/o attese nell’area, incidano su di esse sia a livello locale che globale nel territorio di Brindisi.


I contenuti del documento di Analisi Ambientale del contesto produttivo devono quindi prevedere:

  1. l’inquadramento territoriale dell’area con l’identificazione e la misurazione delle problematiche che caratterizzano lo stato dell’ambiente, anche mediante la definizione di una serie di indicatori in grado di caratterizzare tutte le componenti ambientali di riferimento. Tali indicatori, misurabili e comparabili, permetteranno in futuro la valutazione dei miglioramenti o dei peggioramenti dell’area;
  2. l’identificazione, la quantificazione e la valutazione degli aspetti e degli impatti ambientali determinati dalle attività svolte e/o attese nell’area. Tale ricognizione deve mettere in luce il contributo dell’insediamento e delle sue attività alle criticità ambientali locali tenendo conto delle risposte messe in atto in ambito A.P.E.A.;
  3. le priorità di intervento individuate per la mitigazione degli effetti indesiderati, per la qualificazione dell’area e/o per il suo adeguamento ai criteri individuati e di tipo obbligatorio e/o facoltativo;
  4. una valutazione circa le attività che potrebbero risultare maggiormente compati-bili con i processi produttivi insediati ed in generale con il sistema economico locale anche in relazione ad iniziative di simbiosi industriale e di chiusura dei cicli produttivi; 
  5. informazioni circa l’evoluzione nel tempo dei parametri monitorati anche attraverso grafici e indicatori di tendenza. L’Analisi dovrà essere aggiornata con cadenza almeno triennale e in ogni caso tutte le volte in cui intervengano modifiche significative nell’ambito dell’assetto produttivo, organizzativo o gestionale dell’area (es.: insediamento di un numero rilevante di nuove imprese) nella pianificazione o nella situazione territoriale (es.: realizzazione di una nuova infrastruttura a servizio dell’area).

 

In definitiva, si propone per Brindisi la determinazione di un percorso per l’individuazione di criteri minimi o obbligatori e criteri flessibili, che possono portare alla realizzazione di un’ A.P.E.A.; tali criteri, come accennato, si suddividono in

 

Criteri obbligatori o minimi

  •  criteri in materia urbanistica ed edilizia: infrastrutture per la mobilità, sistema del verde, permeabilità del suolo, posa degli impianti sotterranei, reti di telecomunica-zione, illuminazione esterna, mitigazione visiva, interazione del paesaggio, piano del colore, efficienza energetica; 
  •  criteri per gli aspetti infrastrutturali: recupero delle acque piovane e riutilizzo, rete fognaria, scarichi idrici industriali, utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, misure per la mobilità e la logistica, rete antincendio di area, sicurezza della mobilità,  lavaggio di mezzi, ecc.;
  • criteri gestionali: monitoraggio dei consumi idrici, monitoraggio dei consumi energetici, attuazione della gestione dei rifiuti, attuazione di una gestione della mobilità e della logistica, predisposizione di un Piano di sicurezza ed emergenza, gestione sostenibile delle aree verdi e gestione ambientale dei cantieri, ecc. 

 

Criteri flessibili :  

  •  risorse idriche, energia, rifiuti, mobilità e logistica, salute e sicurezza, habitat e paesaggio, suolo e sottosuolo, prevenzione dell’inquinamento e bonifica dei siti contaminati, ecc.  

 

E’ evidente che l’“Analisi Ambientale del Contesto Produttivo” dovrà essere condotta dal Comune, coinvolgendo eventualmente i soggetti interessati, al fine di identificare le principali criticità ambientali esistenti, fornendo così un supporto informatico di primaria importanza per definire le modalità di insediamento di dettaglio (ad es.: i settori produttivi prevalenti a minore impronta ecologica). 

 

Attraverso la Politica Ambientale” il “Soggetto Gestore” dell’A.P.E.A. definirà i principi e gli indirizzi ai quali ispirare la propria attività, attenendosi agli orientamenti ottenuti con le valutazioni effettuate in sede diAnalisi Ambientale”. 

 

Il “Programma di Miglioramento Ambientaleche si svilupperà dopo l’Analisi, sarà il documento predisposto dal “Soggetto Gestore” allo scopo di definire le attività volte al miglioramento delle prestazioni ambientali e di sicurezza dell’area e conterrà tutti gli indicatori, in grado di trarre i benefici di sostenibilità ambientale e di concorrenzialità destinati alle aziende che sono rappresentate nell’A.P.E.A..

 

Per favorire la competitività delle imprese, unitamente al perseguimento di obiettivi di miglioramento ambientale, si penserà di dotare l'A.P.E.A. di alcuni servizi centralizzati innovativi quali: 


  •  Water Management: finalizzato anche alla riduzione dei costi dell'uso dell'acqua ed alla chiusura del ciclo attraverso interventi di bonifica e recupero;
  • Energy Management: in grado di promuovere iniziative capaci di favorire la produzione di energie pulite.
  • Safety Management: in grado di garantire gli interventi di sicurezza, bonifica, ecc.
  • Time management: in grado di organizzare e conciliari i tempi fra lavoro e famiglia, ridurre i tempi perduti fra casa e lavoro, ecc.
  • Disseminazione Ambientale: per promuovere corsi di formazione, produrre linee guida, registrazioni e certificazioni ambientali, diffusione della cultura del miglioramento ambientale e sociale dell'area APEA e delle singole imprese insediate.  

 

In sintesi, le maggiori esigenze che è necessario inserire in un quadro di azioni destinate a cambiare il volto della zona industriale e tale da garantire la tutela della salute, della sicurezza e dell'ambiente, oltre che valorizzare le singole realtà imprenditoriali esistenti sono:


  • i tempi autorizzativi che dovranno essere molto snelli al fine di aumentare l'attrattività;
  • la gestione dei servizi interni dell'area (rifiuti, acque industriali, acque nere, acque meteoriche, video sicurezza, ecc.) che dovranno passare dall’ASI e dal Comune al "Gestore Unico" dell'A.P.E.A. e dovranno cercare di essere produttivi e remunerativi;
  • le infrastrutture (strade, collegamenti telematici, ecc.) che dovranno sempre essere manutenute ed efficienti;
  • le energie alternative prodotte (eolico, solare, biomasse, ecc.) che, là dove possibile, oltre a garantire le esigenze delle singole imprese, potranno coprire anche quelle degli associati ad APEA, ecc.


E' evidente che con una "gestione" oculata i benefici ricadranno su tutto il mondo del lavoro che opera all'interno di A.P.E.A., su quello che vi orbita intorno e sulla stessa comunità pubblica locale che, per la propria lungimiranza, avrà messo in moto economie di sistema in grado di migliorare anche la sostenibilità ambientale dell'iniziativa.


 

 

I miglioramenti dei processi di “governance” dell’area individuata come APEA saranno il volano per attrarre insediamenti compatibili con l'ambiente ed in grado di produrre nuovo lavoro, nuove occupazioni ed evitando migrazioni di giovani.


Infine, appare rilevante riportare che la Regione Puglia pur non essendosi mai dotata di un “Regolamento” relativo all’istituzione della “Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate”, presenta adeguate risorse che potranno essere concorse all’acquisizione attraverso l’Assessorato allo Sviluppo Economico. 

Ulteriori risorse potranno essere acquisite dal Ministero dello Sviluppo Economico che, proprio ai sensi del DLgs 4/2008 sulle “bonifiche delle aree SIN”, in merito al “Programma Straordinario nazionale per il recupero economico produttivo di siti industriali inquinati” ed il relativo ”Progetto strategico di riconversione industriale presenta ancora risorse (fondi FAS) attraibili attraverso la costituzione di una A.P.E.A.


Appare del tutto evidente, inoltre, che la riconversione dell’area industriale di Brindisi in “Area Produttiva Ecologicamente Attrezzata”, nel percorso da seguire per la propria istituzione, vedrà impegnato il “Soggetto Gestore” (Comune di Brindisi + privati) nella definizione della “analisi ambientale” ed in particolare nell’individuazione delle aree contaminate rivenienti dalle “caratterizzazioni” pubbliche e private realizzate; tali elementi conoscitivi permetteranno al “Soggetto Gestore” di essere artefice della proposizione e realizzazione di tutti gli interventi necessari alla bonifica ed alla eliminazione del “danno ambientale” esistente, potendosi sostituire, attraverso appositi “Accordi di Programma”, all’attuale percorso amministrativo e tecnico.


Infine, la proposta di riconversione dell’area industriale di Brindisi in APEA è del tutto confacente con la recente sottoscrizione del Comune di Brindisi del “Patto dei Sindaci” che, fra le altre cose, prevede l’attuazione del “Piano di Azione per l’Energia Sostenibile (P.A.E.S.) che deve necessariamente passare attraverso una “basaline” e quindi un “inventario di base delle emissioni” prodotte sia dal comparto industriale che dalla stessa città; tale “baseline” potrà costituire un riferimento, finalmente esaustivo, della situazione ambientale di Brindisi e potrà concorrere alla realizzazione della “Analisi Ambientale del Contesto produttivo” ed alla successiva “Politica Ambientale” del “soggetto Gestore” dell’APEA.

 

 

L’attivazione delle procedure relative al raggiungimento degli obiettivi sottoscritti nel “Patto dei Sindaci”, permetterà, inoltre, di ottenere finanziamenti, già previsti dalla Unione Europea, per tutta una serie di benefici che vanno dall’acquisizione di strumenti di monitoraggio e di valutazione, a quelli per la condivisione delle conoscenze fra le città aderenti al Patto, agli strumenti per facilitare la replicazione e la moltiplicazione delle misure di successo, ecc. ecc.


In conclusione si ritiene che il Comune di Brindisi abbia la possibilità di invertire la rotta della “gestione” dell’area industriale, abbandonata al destino di una burocrazia lenta ed inconcludente e di predisporre una svolta nella propria “governance” mirata alla salvaguardia della salute, della sicurezza, dell’ambiente oltre che all’aumento dell’attrat-tività industriale dell’area e della competitività delle aziende insediate.


Brindisi 27/04/2012

      Legambiente Brindisi