La leggenda del mistero del Santo Graal

Era sera, una di quelle sere piacevoli di inizio estate, quando prostrato dal caldo torrido imperversato per l’intera giornata, te ne stai seduto nel giardino della tua  casa, in riva al mare e ti bei della fresca brezza che spira leggera e fresca.Il sole era affogato ai limiti estremi dell’immensa acqua. La luce si diffondeva su un terzo del cielo e, al bagliore del tramonto, si stagliava netta l’immensità del mare. L’aria era tersa, immobile e sonora. Sulla terra scendeva l’ombra serotina e per la strada che costeggia la lunga riva, era un via vai ininterrotto di auto di villeggianti giornalieri che abbandonata la spiaggia, stanchi e felici, si dirigevano verso la città, per fare rientro nelle proprie abitazioni.Quel giorno, avevo terminato di leggere un tascabile, Il Santo Graal di un noto scrittore, un gradevole libro di evasione, di misteri, di dati storici e di molte altre congetture.Ora, mentre la brezza marina mi accarezzava il corpo e mi aguzzava la mente, mi chiedevo se ne valeva la pena di raccontare la storia del Santo Graal  per come l’avevo appresa o almeno se valeva la pena di scriverla. In verità narrarla ad un discreto numero di persone intelligenti dinanzi ad un camino, in una sera d’inverno, dopo cena, mentre fuori soffia un vento freddo e dentro vi è l’atmosfera calda è piacevole, beh! Forse avrebbe riscosso un discreto successo. Ma presentarla a voi è un rischio. Un lettore è decisamente un animale più critico di un “ascoltatore “. Ad ogni modo se potrete indurre i vostri amici a leggerla, mi metterò all’opera e con la migliore disposizione di animo, scriverò quel che ho da narrare.Ebbene, stabilite queste condizioni, non mi dilungherò oltre, ma vi racconterò quanto di narrabile e di straordinario vi sia nel racconto del mistero del Santo Graal, augurandomi di trascinare il lettore in un gioco affascinante di fatti, di analisi e di strabilianti coincidenze, tali da fargli rivivere il mistero di una grande leggenda, avvertendolo  però che sarà un racconto complesso e colmo di simbologie, e lascio alla fantasia il piacere di svelare i rebus che si rincorreranno molto frequentemente  lungo il percorso. Secondo il mito, si ritiene che il Santo Graal sia in qualche modo legato a Gesù. Secondo alcune tradizioni, era il calice in cui Gesù e i suoi discepoli avevano bevuto durante l’Ultima Cena. Secondo altre, era la coppa in cui Giuseppe d’Arimatea, aveva raccolto il sangue di Gesù Crocifisso. Secondo altre ancora, il Graal era l’uno e l’altro.Ora, se il Santo Graal sia esistito davvero al tempo di Gesù,  perché non se ne ebbe a trovare una minima traccia per oltre mille anni? In tutto questo tempo, dove era finito? Perchè in tutto quel tempo trascorso, non se ne ebbe alcun indizio? Sulla sua esistenza né in letteratura, né nel folklore e né nella tradizione del periodo più antico, se ne serba alcuna memoria. E così un oggetto tanto prezioso per la Cristianità era letteralmente scomparso. Nel corso del regno Franco in Gerusalemme, al culmine delle Crociate era improvvisamente riapparso. Fu una coincidenza che avvenne proprio quando i Cavalieri Templari erano al culmine della loro potenza, tanto da essere considerati i guardiani del Graal. E' coincidenza contemporanea pure quella che vuole i Catari invece possessori del Santo Graal. Col loro cristianesimo eretico, che acquistava sempre di più proseliti, arrivò a minacciare la chiesa di Roma. Ed ancora. proprio in quello stesso tempo iniziarono ad uscire dalla corte del Conte di Champagne, strettamente associato alla fondazione dell’Ordine del Tempio, i primi romanzi del Graal.In alcuni di quegli scritti, Goffredo di Buglione, ad esempio, che secondo la leggenda medioevale e la tradizione popolare, discendeva da Lohengrin, il cavaliere del Cigno che sua volta era figlio di Parceval o Parzival, protagonista di tutte le più antiche vicende legate al Graal. Inoltre Guillem de Gellone, Signore di un principato medioevale nel Sud della Francia, durante il regno di Carlomagno, era protagonista di un opera di Wolfram von  Eschenbach, il maggiore dei cronisti del Graal. Per di più, nel poema di Wolfram, Guillene veniva associato alla misteriosa famiglia del Graal.Le fondamenta pagane dei romanzi del Graal sono state esplorate da molti storici e nella seconda metà del secolo XII, la base originariamente pagana degli stessi, subì una trasformazione curiosa e di straordinaria importanza. In una maniera oscura che sino ad oggi ha eluso le indagini dei ricercatori, il Graal fu associato esclusivamente e specificamente al Cristianesimo. Con un chiaro processo di fusione, il Graal venne collegato in maniera inestricabile a Gesù. Quale reliquia misticamente collegata a Gesù, il Graal, diede origine ad una quantità di romanzi, di lunghi poemi narrativi, che nonostante la disapprovazione della Chiesa, fiorirono per quasi un secolo dando origine ad un vero e proprio culto, un culto la cui durata fu parallela a quella dell’Ordine del Tempio, dopo la separazione del Priorato di Sion nel 1188. Con la caduta della Terra Santa nel 1291, lo scioglimento dell’Ordine dei Templari avvenuto tra il 1307 e il 1314, anche i romanzi del Graal sparirono dalla scena della Storia, almeno per un paio di secoli. Poi nel 1470, il tema venne ripreso da Sir Thomas Malory nel famoso libro, la  Morte d’Arthur, e da allora ha sempre avuto un posto più o meno rilevante nella cultura occidentale. Sembra vi siano abbondanti prove documentali di certi gerarchi nazisti tedeschi che credevano veramente nella esistenza fisica del Graal; tanto che durante l’ultima guerra effettuarono scavi per ritrovarlo nella Francia meridionale. Al tempo di Malory, il misterioso oggetto chiamato Graal, aveva assunto l’identità più o meno chiara che oggi gli viene attribuita. Si riteneva che fosse la coppa dell’Ultima Cena, nella quale Giuseppe d’Arimatea aveva poi raccolto il sangue di Gesù. Secondo alcuni testi, Giuseppe d’Arimatea portò il Graal in Inghilterra e più precisamente  a Glastonbury. Varie leggende che risalgono addirittura al IV secolo, narrano che la Maddalena fuggì dalla Terra Santa e sbarcò presso Marsiglia, dove del resto sono tuttora venerate le sue presunte reliquie. Secondo le leggende medioevali, la Maddalena portò con sè a Marsiglia il Santo Graal. Nel XV secolo, questa tradizione aveva assunto una evidente importanza tanto che personaggi come Roberto d’Angiò, faceva collezione di “coppe Graal”.Ma le leggende più antiche narrano, come già detto in precedenza, che la Maddalena portò in Francia il Graal, che non era una coppa. In altre parole, l’associazione tra Graal e coppa avvenne in un periodo più tardo. Malory la perpetuò e così divenne un luogo comune.Secondo molti studiosi, il primo vero romanzo del Graal risale alla fine del XII secolo, intorno al 1188, l’anno cruciale che vide la caduta di Gerusalemme e la presunta rottura tra l’Ordine del Tempio ed il Priorato di Sion. Il romanzo, dal titolo “Le Roman de Perceval ou Le Conte del Graal” ,fu composto da Chrètien de Troyes, che sembra avesse un ruolo importante presso la corte del Conte di Champagne. Della sua vita si sa pochissimo, salvo che era un monaco scrittore, ma che avesse dei legami con la corte di Champagne è fuori dubbio, poichè appare evidente dalle numerose opere da lui composte prima del romanzo del Graal. Grazie a questi romanzi cavallereschi, verso il 1180 Chrètien si era guadagnato una grande fama.Ma il romanzo del Graal di Chrètien, non fu dedicato a Maria di Champagne, bensì a Filippo d’Alsazia, Conte delle Fiandre. L’opera costituisce il prototipo ed il modello dei successivi romanzi del Graal. Il protagonista è Parceval che viene presentato come “il figlio della Vedova”. Questo appellativo è significativo e misterioso. Parceval lascia la madre vedova per conquistare il rango di Cavaliere. Nei suoi viaggi incontra il simbolico pescatore - il famoso “Re Pescatore “ - che gli offre rifugio per la notte nel suo castello. Quella notte gli appare il Graal. Né a questo punto, né in altri passi del poema, il Graal è collegato a Gesù. Anzi, sul suo conto viene detto pochissimo. Ma qualunque cosa sia, è portato da una damigella, è d’oro e tempestato di gemme. Parceval però non sa che deve porre alla damigella una domanda su questo misterioso oggetto; doveva chiederle: “chi si serve con esso?”. Questa è una  domanda suscettibile di varie interpretazioni. Perché se il Graal è una coppa o un piatto, potrebbe significare: “chi deve mangiarvi”, oppure la domanda poteva essere formulata così: “Chi si serve (in un senso cavalleresco) servendo il Graal?” Ma qualunque sia il significato della domanda, Parceval non la fa e l’indomani mattina, al suo risveglio, scopre che il castello è vuoto. La sua omissione, per come apprende in seguito, causa nel territorio una disastrosa sterilità. Più  tardi verrà a sapere che lui stesso, apparteneva alla “famiglia del Graal” e che il misterioso “Re Pescatore” altri non era se non suo zio. Dopo questa sua infelice esperienza con il Graal, ebbe a dichiarare di avere smesso di credere in Dio e di amarlo. Il poema di Chrètien rimane ancora più sconcertante perché restò incompiuto, egli morì infatti intorno al 1188, probabilmente prima di poter terminare l’opera e, anche se ebbe a completarla, non ne è rimasta neppure una copia e semmai fosse esistita, sarebbe andata distrutta a Troyes da un incendio nel 1188.Tra i numerosi romanzi successivi a quello di Chrètien, due risultano particolarmente interessanti. Uno, il “Roman de l’histoire dou Saint Graal”, composto tra il 1190 ed il 1199 da Robert de Bourbon. A torto o a  ragione, si afferma che fu Robert a fare del Graal un simbolo specificatamente Cristiano. Egli infatti, dichiara di attingere da una fonte precedente, diversa da Chrètien. Parlando del suo poema e soprattutto del suo carattere Cristiano, allude ad un “gran libro” i cui segreti gli sono stati rivelati. Quindi non si sa con certezza se fu Robert a cristianizzare il Graal, o se fu qualcun altro prima di lui. Tuttavia  senza dubbio, il poema di Robert de Bourbon, è il primo che narra una storia del Graal. Il Graal, egli spiega, era la coppa dell’Ultima Cena, passata a  Giuseppe d’Arimatea, il quale, quando Gesù fu deposto dalla croce, la riempì col sangue del Salvatore che conferì al Graal poteri magici. Dopo la Crocifissione, continua Robert, la famiglia di Giuseppe, divenne custode del Graal. E, per Robert i romanzi del Graal riguardano le avventure e le vicissitudini di questa famiglia. Galahad viene presentato come il figlio di Giuseppe d’Arimatea. Il Graal poi passa al cognato di Giuseppe Brons, il quale lo porta in Inghilterra e diviene il Re Pescatore. Come nel racconto di Chrètien, Parceval è “ il Figlio della Vedova”, ma il Re Pescatore è suo nonno.La versione di Robert, quindi, si distacca da quella di Chrètien in molti dettagli importanti. In entrambi Perceval è il figlio della “Vedova”, ma in quella di Robert il Re Pescatore è suo nonno e non suo zio e, quindi Parceval viene unito ancora di più strettamente alla famiglia del Graal. E mentre la narrazione di Chrètien ha una cronologia molto vaga ed è ambientata nell’epoca Artusiana, quella di Robert è molto precisa. Per lui, la vicenda del Graal, si svolge in Inghilterra e non all’epoca del Re Artù, bensì in quella di Giuseppe d’Arimatea.Vi è il secondo romanzo del Graal che ha molto in comune  con quello di Robert. Anzi pare che sia stato attinto dalle stesse fonti, ma le usa in maniera diversa. Decisamente è più interessante di quello di Robert ed è conosciuto come il Perlesvaus. Venne scritto nello stesso periodo del poema di Robert, tra il 1190 ed il 1212, da un autore che contrariamente alle abitudini del tempo, preferì restare anonimo. Ciò rimane un fatto alquanto diverso dal solito, data l’alta considerazione in cui erano tenuti i poeti di quell' epoca, salvo che non facesse parte di una organizzazione come un Ordine monastico o cavalleresco, al che avrebbe fatto apparire inopportuno o poco decorosa la composizione di un opera letteraria di quel genere. Ma l’evidenza del testo, fa ritenere che fosse proprio così. Secondo un esperto moderno, il Perlesvaus potrebbe essere stato scritto da un Templare e non mancano sicuramente indizi a sostenere questa teoria. E’ noto ad esempio, che i Cavalieri Teutonici incoraggiavano i poeti anonimi dei loro ranghi, ed è possibile che questo precedente fosse stato stabilito nell’Ordine dei Templari. Ad avvalorare tale ipotesi, l’autore del Perlesvaus, dà prova di una conoscenza particolareggiata nelle realtà del combattimento; armature ed equipaggiamento, strategia e tattica, le armi ed i loro effetti. La descrizione delle ferite, ad esempio, sembra confermare una esperienza realistica e non idealizzata che non si ritrova in nessun altro romanzo del Graal. Ma anche se il Perlesvaus non venne scritto da un Templare, tuttavia offre una solida base per collegare i Templari al Graal. E sebbene l’Ordine non viene menzionato per nome, sembra figurare inequivocabilmente nella narrazione. Il personaggio, Parceval, durante i suoi vagabondaggi, giunge al castello. Il castello non custodisce il Graal, ma ospita un gruppo di “iniziati” che hanno una manifesta familiarità con il Graal. Parceval, viene ricevuto da due “maestri”, questi battono le mani e subito sopraggiungono trentatre uomini, con indosso, tutti, una tunica bianca ed ognuno di loro ha una croce rossa sul petto. Sembravano avere tutti la stessa età.  A questo punto uno dei due misteriosi “maestri” afferma di aver veduto personalmente il Graal: un esperienza concessa solo a pochi eletti. Inoltre dichiara di conoscere il lignaggio di Parceval.Al pari dei poemi di Chrètien e di Robert, il Perlesvaus attribuisce una grande importanza al lignaggio. Spesso quello di Parceval è detto “Santissimo”. Altrove si afferma esplicitamente che Parceval “era del lignaggio di Giuseppe d’Arimatea” e che questo Giuseppe fosse zio della  madre di Parceval ed era stato per sette anni soldato di Pilato.Tuttavia, la vicenda del Perlesvaus, non è ambientata durante la vita di Giuseppe ma, come nella versione di Chrètien, si svolge al tempo del re Artù. La cronologia viene ancora di più complicata dal fatto che la Terra Santa era già caduta nella mano degli “Infedeli “, mentre questo avviene  quasi due secoli dopo re Artù e del fatto che la Terrasanta viene apparentemente identificata con Camelot.Molto di più che nei poemi di Chrètien e di Robert, il Perlesvaus ha un carattere magico. L’anonimo autore del racconto, oltre a conoscere molto bene i campi di battaglia, dimostra una conoscenza molto evidenziata per quei tempi, dall’evocazione all’invocazione. Inoltre, vi sono numerosi riferimenti alchemici, come ad esempio si parla di due uomini “fatti di rame mediante l’arte della negromanzia”. Ed alcuni riti di questi, magia ed alchimia rammentano molto da vicino il mistero che circonda i Templari. Uno dei “maestri” del gruppo bianco vestiti dice a Parceval: <<vi sono le teste suggellate in piombo e i corpi cui appartennero tali teste, io ti dico che devi far giungere colà la testa del Re e della Regina>>.Il Perlesvaus, oltre ad abbondare di allusioni magiche, abbonda anche di allusioni eretiche e pagane. Anche qui, il Parceval è designato con l’appellativo dualista “Figlio della Vedova”. Vi sono riferimenti ad un rito del sacrificio del re, che contrasta fortemente in un poema dichiaratamente Cristiano. Ci sono riferimenti alla pratica di arrostire e divorare i bambini, un delitto che la fantasia popolare imputava ai Templari. Ed in un dato punto è raccontato un rito singolare che evoca di nuovo il ricordo dei processi contro i Templari. Davanti ad una Croce rossa eretta in una foresta, un bellissimo animale, candido, di specie imprecisata, viene sbranato dai cani. Parceval sta a guardare. Sopraggiungono un cavaliere ed una damigella che portano dei recipienti d’oro; raccolgono i brandelli di carne, baciano la Croce e si allontanano tra gli alberi. Parceval s’inginocchia davanti alla Croce e la bacia. A questo punto, gli giunge un profumo tanto soave dalla Croce e dal luogo, che nessuna dolcezza può esserle paragonata. Poi, egli guarda e vede arrivare dalla foresta, a piedi, due sacerdoti, il primo gli grida:<<Ser Cavaliere, allontanati dalla Croce, perchè non hai diritto alcuno di avvicinarti>>. Parceval si allontana e cede il posto al sacerdote che si inginocchia davanti alla Croce e l’adora e si prostrandosi e baciandola più di venti volte,  manifestando la più grande gioia del mondo. Quindi sopragiunge l’altro sacerdote che porta una grande verga e fatto spostare con la forza il primo sacerdote e percuote la Croce con la verga in ogni parte piangendo con grande angoscia. Parceval stupito dice:<<Signore, invero tu non sembri un sacerdote! Perchè  compi un atto tanto vergognoso?>>. <<Signore – gli ribatte il sacerdote - ciò che noi facciamo non ti riguarda, e da noi non ne saprai nulla!>>. Se non fosse stato un sacerdote, Parceval si sarebbe fortemente incollerito, ma non voleva fargli male alcuno.Il dispregio per la Croce richiamato dal passo che ho riportato, rimanda alle eco delle accuse rivolte ai Templari. Ma non soltanto a loro. Potrebbe rispecchiare una varietà di pensiero dualista, ad esempio il pensiero dei Catari, che ripudiavano anch’essi la Croce. Nel Perlesvaus, questo tipo di pensiero, si estende in un certo senso allo stesso Graal.Per Chrètien, il Graal era qualcosa d’imprecisato, fatto d’oro ed incrostato di gemme. Per Robert de Boron si identificava con la coppa usata nell’Ultima Cena e successivamente per raccogliere il sangue di Gesù. Nel Perlesvaus, invece, il Graal assume una dimensione molto strana e significativa. Ad un certo punto, Sir Gawain ( Galvano) viene ammonito da un sacerdote <<perché non è lecito scoprire i segreti del Salvatore e coloro ai quali sono affidati devono tenerli nascosti>>. Quindi il Graal comporta un segreto legato in qualche modo a Gesù e tale segreto è affidato ad un gruppo di eletti. Quando alla fine Gawain vide il Graal, <<gli parve di scorgere al suo centro la figura di un bimbo, levò gli occhi e gli parve che il Graal fosse tutto di carne e pensò a un Re incoronato, inchiodato ad una croce>>. E  più avanti, il Graal apparve alla consacrazione della messa, in cinque maniere diverse che nessuno dovrebbe rivelare, perché i segreti del sacramento nessuno deve dirli apertamente, eccetto colui al quale Dio lo ha affidato. Re Artù vide tutti i mutamenti e l’ultimo fu la trasformazione in un calice.Così, nel Perlesvaus il Graal è un avvicendarsi di mutevoli continue immagini. Nella prima è un  re coronato e crocifisso; nella seconda è un bimbo; nella terza un uomo che porta una corona  di spine e sanguina dalla fronte, dai piedi, dai palmi delle mani e dal costato. Nella quarta, l' immagine non è definita. Nella quinta, è un calice. In ogni versione sopraggiunge una fragranza celestiale ed una grande luce che si diffonde. Nella descrizione contenuta nel Perlesvaus, appare chiaro che il Graal sia nello stesso tempo molte cose, oppure qualcosa che può essere interpretata a diversi livelli. In effetti su quello terreno potrebbe essere un oggetto, come una coppa, una ciotola o un calice. In senso metaforico potrebbe essere un lignaggio o una serie di individui che formano una discendenza. Infine potrebbe essere un’esperienza od una illuminazione conoscitiva, come quella esaltata dai Catari e da altre sette dualiste di quel tempo.Fra tutti i romanzi del Graal, il più significativo ed il più ricco di valori conoscitivi, è Parzival, composto tra il 1195 ed il 1215 da Wolfram von Eschenbach, un Cavaliere d’origine bavarese. Egli all’inizio del romanzo, afferma con grande sicurezza che la storia narrata dalla versione del Graal da Chrètien è sbagliata, mentre la sua è fedele perché basata su informazioni privilegiate. Tali informazioni, egli spiega, le ha avute da un certo Kyot de Provence, che a sua volta le avrebbe ricevute da un certo Flegetanis. A tale proposito così si esprime: <<chiunque mi chiedeva del Graal, in passato e mi rimproverava perché non glielo dicevo, aveva torto. Kyot mi ingiunse di non rivelarlo, perché Avventura gli aveva comandato di non darsene pensiero finché ella stessa, Avventura, non lo avesse invitato a parlarne. Kyot, il famoso maestro, trovò a Toledo, dimenticata e redatta in scrittura pagana, la prima fonte di questa avventura. Per prima cosa egli dovette imparare l’abc, ma senza l’arte della magia nera.Un pagano, Flegetanis, aveva conseguito grande sapienza per il suo sapere. Questo studioso della natura discendeva da Salomone ed era nato da una famiglia che era stata per lungo tempo Israelita, prima che il battesimo divenisse il nostro scudo contro il fuoco dell’Inferno. Egli scrisse l’avventura del Graal. Per parte di padre, Flegetanis era pagano e adorava un vitello. Il pagano Flegetanis, sapeva dirci come tutte le stelle tramontavano e quindi sorgevano di nuovo. Al corso circolare delle stelle sono legati il destino e le vicende dell’uomo. Flegetanis, il pagano, vide con i suoi occhi nelle costellazioni cose di cui preferiva non parlare, misteri arcani. Diceva che vi era una cosa chiamata Graal il cui nome aveva letto chiaramente nelle costellazioni. Una schiera di angeli l’aveva lasciato cadere sulla terra.Da quel tempo, uomini battezzati hanno avuto il compito di custodirlo e con quale casta disciplina che quanti sono chiamati al servizio del Graal sono sempre nobili>>. Così scriveva Flagetanis di queste cose.<<Kyot, il sapiente maestro, si accinse a ricercare nei libri latini, per scoprire se mai vi era stato un popolo votato alla purezza e degno di custodire il Graal. Lesse le cronache di molte terre, in Britannia e altrove, in Francia ed in Irlanda, e in Angiò trovò la storia. Là lesse la vera storia di Mezadon e là era scritta la cronica di tutta la sua famiglia>>.Per un esplicito chiarimento del brano tramandatoci da Kyot, è necessario soffermarci su quattro punti essenziali. Il primo è quello della storia del Graal che riguarda apparentemente la famiglia di un personaggio chiamato Mazadan. Il secondo, la casa d’Angiò, che nel merito, ha un’importanza primaria. Il terzo verte sulla provenienza della versione originale del Graal, che sembrerebbe giunta in Europa Occidentale attraverso i Pirenei, dalla Spagna Musulmana. Una affermazione questa del tutto plausibile tenuto conto che Toledo era un riconosciuto centro di studi esoterici tanto musulmani che giudaici. Ma il punto culminante, importante e sorprendente del brano è che la storia del Graal, secondo la derivazione esposta da Wolfram, sembrerebbe in ultima analisi, di origine ebraica. Ora, se il Graal è un mistero cristiano tanto grande, perché  il suo segreto doveva venire trasmesso da iniziati giudaici? E  del resto, perché mai scrittori giudaici dovevano avere accesso a materiale specificatamente cristiano di cui la cristianità ignorava l’esistenza?Non mi è dato di rispondere a tali domande.Passando ora alle figure di Kyot e di Flegetanis, se siano stati personaggi veri o fittizi, si può dire che l’identità di Kyot  può essere accertata con discreta sicurezza. Kyot de Provence sembra essere Guiot de Provins, un trovatore, monaco e portavoce dei Templari che visse in Provenza e scrisse poesie d’amore, attacchi contro la Chiesa, peani in lode dei Templari e versi satirici. Si sa che nel 1184 Guiot si recò a Mayence, in Germania, in occasione della festività cavalleresca di Pentecoste, quando il Sacro Romano Imperatore Federico Barbarossa, conferì l’investitura di Cavaliere ai suoi figli. Ovviamente alla cerimonia assistettero poeti e trovatori giunti da ogni parte della cristianità. Poiché era Cavaliere del Sacro Romano Impero, quasi sicuramente era presente anche Wolfram, e senza dubbio si suppone che si possa essere incontrato con Guiot. A quei tempi, i dotti, non erano molto numerosi e inevitabilmente facevano gruppo. Si cercavano e si frequentavano ed è possibile che Guiot scoprisse di avere un’affinità spirituale con Wolfram al quale forse confidò certe rivelazioni, sia pure in maniera soltanto simbolica. E se l’esistenza di Guiot conferisce autenticità a Kiot, è almeno probabile ritenere che anche Flegetanis sia realmente esistito. In caso contrario, Wolfram e Guiot dovevano avere un particolare interesse per inventarlo e per conferirgli precedenti e le discendenze che gli sono attribuite.Ma oltre alla storia del Graal, è possibile che Wolfram, apprendesse da Guiot  un vivo interesse per i Templari e si sa benissimo, che Wolfram questo interesse lo avesse per davvero come Guiot, tanto da partire per un pellegrinaggio in Terra Santa dove poté vedere i Templari in azione. E nel Parzival afferma che i guardiani del Graal sono proprio i Templari. Naturalmente potrebbe trattarsi di uno sfacciata anacronistica licenza poetica, come se ne trovano in alcuni dei romanzi del Graal. Ma in queste cose,Wolfram è molto più scrupoloso di altri scrittori del suo tempo. Inoltre nel Perlesvaus vi sono varie allusioni ai Templari. E' lecito domandarsi se sia stato possibile che Wolfram e l’autore anonimo del Perlesvaus, di comune accordo, abbiano voluto di proposito inventarsi tutto. Non si può escluderlo. Ma è anche possibile che questi riferiti collegamenti con i Templari ed il Graal, vogliano significare qualcosa. E se i Templari siono stati davvero i guardiani del  Graal, vi è una manifesta esplicazione e cioè che il Graal esisteva non soltanto nel periodo Artusiano, ma anche durante le Crociate, quando furono scritti i romanzi che ne parlano. Parlando dei Templari, Wolfram e l’autore del Perlesvaus, intendono forse indicare che il Graal non era semplicemente qualcosa che apparteneva al passato, ma aveva per loro un’importanza grandissima nel contesto contemporaneo.Il testo del poema di Wolfram è importante, ma  nello stesso tempo poco chiaro. In esso il ruolo dei Templari, come la identità di Kiot e di Flagetanis, sembrerebbero fondamentali e sono questi fattori la chiave del mistero che circonda il Graal. Ma il resto del Parzival, contribuisce ben poco a rispondere a questi interrogativi e ne pone di contro molti altri. Prima di tutto, Wolfram non si limita ad affermare che la sua versione della vicenda del Graal è fedele alla verità, a differenza di quella di Chrètien. Egli sostiene che il racconto di Chrètien è solo una favola fantastica, mentre il suo è in pratica una sorta di documento iniziatico. In altre parole, egli dichiara che nel mistero del Graal vi è molto di più di ciò che appare a prima vista. E precisa che il Graal non è un oggetto fantastico, bensì un mezzo per nascondere qualcosa d’immensamente importante. Egli inoltre consiglia al suo pubblico di leggere tra le righe e nello stesso tempo insiste sulla necessità della segretezza. <<Perché nessun uomo può mai conquistare il Graal se non è conosciuto in cielo, e chiamato per nome al Graal>>. E <<il Graal è sconosciuto a tutti, esclusi  coloro che sono chiamati per nome a fare parte della schiera del Graal>>.Wolfram è nello stesso tempo, preciso e sfuggente, quando deve identificare il Graal. Quando appare per la prima volta durante il soggiorno di Parzival al castello del Re Pescatore, non viene indicato che cosa sia. Sembrerebbe nel seguente brano avere tuttavia qualcosa in comune con quella fattaci da Chrètien. <<Ella la Regina della famiglia del Graal, indossava una veste Araba. Sopra un achmardi verde scuro portava la Perfezione del Paradiso, radice e ramo. Questa era una cosa chiamata Graal, che supera ogni perfezione terrena. Repanse de Schoye era il nome di colei alla quale il Graal concedeva d’essere la sua portatrice. Tale era la natura del Graal che colei che lo custodiva doveva serbare la purezza e riprendere ogni falsità>>.Tra l’altro, nel brano che segue, il Graal, appare come una storia del corno dell’abbondanza, dove avviene una distribuzione dei pani e che resta molto terrena e non spirituale.<<Cento cavalieri, avendone ricevuto l’ordine, con reverenza presero il pane in salviette bianche davanti al Graal, arretrarono in gruppo e separandosi, distribuirono il pane a tutte le tavole. Mi fu detto, e lo riferisco a voi, ma sulla vostra parola e non sulla mia, quindi, se io vi inganno, siamo tutti mentitori, che se qualcuno tendeva la mano per ottenere qualunque cosa, la trovava pronta davanti al Graal, vivande calde o vivande fredde, piatti nuovi e vecchi, carne di animali domestici o cacciagione. Non vi fu mai cosa simile, diranno molti. Ma sbaglierebbero se protestassero con ira, perché il Graal era il frutto della beatitudine, ma tale abbondanza delle dolcezze del mondo, perché le sue delizie erano pari a quelle che ci vengono descritte nel regno dei cieli>>.Nel passo successivo, ecco che il Graal diviene decisamente più metaforico e spirituale. Infatti dopo una lunga disquisizione che contiene concezioni conoscitive, l’eremita così descrive il Graal: <<Io so bene che molti valenti cavalieri dimorano con il Graal a Munsalvcesche. Quando ne escono a cavallo, come spesso avviene, vanno sempre in cerca d’avventure. Lo fanno per i loro peccati, questi Templari, sia vittoria o sconfitta, la loro ricompensa. Là vive una schiera di valorosi, ed io ti dirò come si sostentano. Essi vivono grazie ad una pietra della specie più pura. Se tu non la conosci, ora te la nominerò. E’ chiamata lapsit exillis. Grazie al potere di quella pietra, la fenice arde e si riduce in cenere, ma la cenere le ridona la vita. Così la fenice muta e cambia il piumaggio, che dopo è fulgido e splendente come prima. Non vi fu mai un uomo tanto gravemente ammalato che se un giorno vede la pietra, possa morire entro la settimana che segue. Ed il suo aspetto non diverrà smunto. Il suo aspetto rimarrà lo stesso, sia una fanciulla o un uomo, come nel giorno in cui vide la  pietra, come quando incominciarono gli anni migliori della sua vita e se vedesse la pietra per duecento anni, il suo aspetto non cambierà mai, eccetto che forse i suoi capelli diverranno grigi. Tale forza la pietra conferisce ad un uomo che la carne e le ossa subito divengono giovani. La pietra è chiamata anche Graal>>.Quindi secondo Wolfram, il Graal è una pietra. Ma l’attribuire tale definizione al Graal è più che altro una provocazione che soddisfa ben poco la curiosità dell’ignaro lettore e volendo dare un chiarimento o una modesta spiegazione, si può ritenere che voglia simboleggiare un qualcosa o una  componente della stessa pietra.  La frase “lapsit exillis” potrebbe essere una forma corretta di lapsit  ex caelis” una “pietra venuta dal cielo”, oppure “lapis lapsit ex caelis” una pietra caduta dai cieli ed infine “lapis elisir” , la favolosa Pietra Filosofale degli alchimisti. Sicuramente il brano citato, come del resto l’intero romanzo di Wolfram è impregnato di simbolismi. La fenice per esempio, è il simbolo della Resurrezione e della Rinascita, ed inoltre nella iconografia medievale, è un emblema di Cristo morto e risorto. Ora se la fenice rappresenta davvero Gesù, Wolfram l’associa semplicemente alla pietra. Vi è Pietro (Pierre o “pietra” in francese), la “pietra” su cui Cristo fondò la sua Chiesa. E nel Nuovo Testamento, Gesù si paragona alla pietra angolare scartata dai costruttori, la pietra del Tempio, la pietra di Sion. Poiché era “fondata” su questa pietra, vi era una tradizione regale che proveniva da Goffredo di Buglione ed uguale alle dinastie regnanti di Europa.Nel passo successivo che di seguito trascrivo, Wolfram collega specificatamente il Graal alla crocifissione e tramite il simbolo della colomba, che secondo i dettami dei Vangeli simboleggia lo Spirito Santo, Wolfram, la collega alla Maddalena..<<In questo giorno, giunge ad esso (il Graal), un messaggio che racchiude il suo potere più grande. Oggi è Venerdì Santo e là essi attendono una colomba che discende dal cielo. Essa porta una piccola ostia candida, e la posa sulla pietra. Quindi candida e fulgida, la colomba risale in  cielo. Sempre, il Venerdì Santo, essa porta alla pietra ciò che ti ho appena detto e da ciò la pietra trae tutte le buone fragranze delle bevande e dei cibi che vi sono sulla terra, simili alla perfezione del Paradiso. Intendo tutte le cose che la terra può produrre. Inoltre la pietra fornisce ogni selvaggina che vive sotto il cielo, sia che voli, corra o nuoti. In tal modo il potere del Graal dà sostentamento alla confraternita dei Cavalieri>>.Oltre a questi attributi straordinari che il Graal possiede egli ha anche la capacità di richiamare gli individui al proprio servizio.<<Ascolta ora come vengono resi noti coloro che sono chiamati al Graal. Sulla pietra, intorno all’orlo, appaino lettere che indicano il nome ed il lignaggio di ognuno, fanciulla o fanciullo, che deve intraprendere questo viaggio benedetto. Né è necessario cancellare le iscrizioni, poiché quando egli ha letto il nome, questo svanisce davanti ai suoi occhi. Tutti coloro che ora sono giunti alla maturità vi androno bambini. Beata la madre che ha partorito un figlio destinato a  prestare servizio  colà. Poveri e ricchi si rallegrano egualmente se il loro figlio è chiamato ad unirsi alla schiera. Vi vengono condotti da molte terre. Sono protetti dalla vergogna del peccato più di tutti gli altri e ricevono buona ricompensa in cielo. Quando per loro la vita muore qui, là essi ricevono le perfezione>>. Ora, se i guardiani del Graal sono i Templari, i suoi custodi, per come si evince, sembrano essere i componenti di una determinata famiglia, i cui discendenti sparsi in numerosi rami collaterali, ignorano tra l’altro, la propria origine e vivono in tutto il mondo. Altri appartenenti allo stesso ramo, alquanto misteriosi, abitano nel castello del Graal a Munsalvasche. Vi è la custode e la portatrice del Graal, Repanse de Schoye (“Rèponse de Choix” o “Risposta della Scelta”). C’è  Anfortas, il Re Pescatore, Signore del castello, che è ferito ai genitali e non può procreare o alternativamente morire. Questi, come nel romanzo di Chrètien, anche per Wolfram, Anfortas è lo zio di Parzival. E quando alla conclusione del poema, la maledizione ha termine, Anfortas può finalmente morire e Parzival diviene l’erede del castello del Graal.Poi il Graal o la famiglia del Graal, chiama al suo servizio alcuni soggetti appartenenti al mondo esterno che devono essere educati ad una sorta di mistero. Nel contempo invia nel mondo i suoi servitori a compiere varie imprese e qualche volta ad occupare un trono. Infatti il Graal possiede il potere di creare i re: <<vengono prescelte certe fanciulle per servire il Graal. Questo fu il volere di Dio e le vergini compivano il loro servizio dinanzi ad esso. Il  Graal sceglie soltanto nobili. Cavalieri buoni e devoti sono prescelti come suoi guardiani. L’avvento delle alte stelle arreca grande dolore a costoro, ai giovani come ai vecchi. La collera di Dio contro di loro è durata troppo a lungo. Quando diranno si alla gioia? E ti dirò altro, che tu puoi credere vero. Spesso essi hanno una doppia sorte,danno e ricevono profitto. Colà accolgono bimbi di nobile lignaggio e di grande bellezza. E se in qualche luogo una terra perde il suo signore e se il suo popolo riconosce la mano di Dio e cerca un nuovo signore, gliene viene concesso uno della schiera del Graal. Essi devono trattarlo con cortesia, poiché lo protegge la benedizione di Dio>>.<<La collera di Dio contro di loro è durata troppo a lungo. Quando diranno si alla gioia>>? Questa collera del Dio adirato e vendicativo, trascritta nel passo precedente, conduce a quel profondo e sviscerato sentimento di odio che era molto radicato in quella epoca oscura e per inciso aggiungo, non solo allora, quando la collera dei Cristiani contro gli Ebrei riecheggiava molto frequentemente ed ad ogni sollevazione di popolo questi miseri Ebrei venivano uccisi e massacrati, addossando loro la colpa di aver crocifisso Gesù. Ora detta colpevolezza viene rivolta semplicemente verso la famiglia del Graal. E poiché Flegentanis, a dire di Wolfram, era un discendente di Salomone e fu il primo autore della storia del Graal, si deve intendere che la famiglia del Graal fosse d’origine Ebraica.Pur tuttavia anche se la maledizione pesava sulla famiglia, la stessa, al tempo di Parzival, ebbe a godere indiscutibilmente del favore divino ed anche di un grande potere, ma è rigorosamente tenuta a mantenere segreta la propria identità.<<Gli uomini (della famiglia del Graal), dunque, li invia segretamente; le fanciulle vanno apertamente. Così le fanciulle vengono inviate apertamente dal Graal e gli uomini in segreto, affinché possano avere figli che a loro volta entreranno un giorno al servizio del Graal e servendolo, ne illustreranno la schiera. Dio può loro insegnare come riuscirvi>>.Per cui mentre le donne della famiglia del Graal, quando Dio le manda per il mondo esterno e si sposano, possono senza alcuna reticenza rivelare la loro identità e la loro progenie, per gli uomini, ciò è severamente proibito ed è questa una questione d’importanza cruciale che fa riflettere ed obbliga il lettore a porsi la domanda del perché Wolfan, l’abbia posta con enfasi nella conclusione del racconto.<<Sul Graal si trovò ora scritto che ogni Templare posto dalla mano di Dio a signoreggiare popoli stranieri doveva vietare che gli si chiedesse il suo nome e la sua razza e doveva aiutarli nel sostenere i loro diritti. Se la domanda gli veniva rivolta, essi non avrebbero avuto più il suo aiuto>>.A causa di tale impedimento, nasce il dilemma del Templare Lohengrin, figlio di  Parzival che, non appena gli vengono richieste notizie sulla propria origine, egli è obbligato a lasciare la moglie ed i figli e ritornare nell’isolamento dal quale in origine era uscito.A questo punto, nasce spontanea la domanda sul motivo di tale rigorosa segretezza che  assurge in maniera così imperativa. Forse perché la famiglia del Graal era effettivamente di origine Ebraica? Sicuramente questa risposta potrebbe essere una spiegazione logica, dati i tempi in cui scriveva Wolfarm. Tale spiegazione trae una certa credibilità della storia di Lohengrin. Egli non è sempre identificato con lo stesso nome. In alcuni casi egli è chiamato Elia o Eli, un nome sicuramente Ebraico.Nel romanzo di Robert de Boran e nel Perlesvaus, Parceval è di discendenza Ebraica essendo un pronipote di Giuseppe d’Arimatea. Nel suo poema Wolfram, per quanto riguarda tale discendenza diviene d’importanza secondaria. Infatti è vero che Parzival è nipote del Re Pescatore e quindi è imparentato con la famiglia del Graal, sebbene non sposi una donna che appartenga ad essa, perché già sposato, pur tuttavia eredita il castello e ne diviene il nuovo Signore. Quindi per Wolfram, la stirpe del protagonista appare meno importante del modo di cui egli dimostra di essere degno. Non vi è dubbio che Wolfram annoveri un grande significato a questa particolare stirpe. E' questo il tema dominante che si diffonde non solo nel Parzival, ma anche nella altre sue opere e non è tanto il Graal, ma è in particolare la famiglia del Graal. Appare comunque che la famiglia del Graal domini la mente di Wolfram in maniera quasi ossessiva. Addirittura lo scrittore dedica ai suoi componenti una attenzione assai maggiore che al misterioso oggetto del quale i Templari sono custodiLa genealogia del Graal può essere ricostruita dalla lettura del Parzival. Abbiamo lo stesso Parzival nipote di Anfortas, il Re Pescatore, menomato perché impotente, Signore del castello del Graal. Prima di lui la genealogia pur confusa giuge ad un certo Laziliez, che potrebbe essere una derivazione di Lazzaro, fratello di Maria e di Marta nel Nuovo Testamento. Ed i genitori di Laziliez che sono i capostipiti della famiglia del Graal, si chiamano Mazadan e Terdelaschoye. Sulla derivazione di questi due ascendenti vi è una versione che fa risalire il nome di Terdelaschoye ad una variante germanica di una frase francese”Terra de la Choix, Terra della Scelta” o “Terra Prescelta”, mentre il nome di Mazadan rimane più oscuro. Potrebbe forse provenire dal Zoroastriano Ahura Mazda, il principio dualista della luce. Potrebbe ricordare dalla fonetica, Masada, una delle ultime fortezze della rivolta degli Ebrei contro l’occupazione romana nel 68 d:C.. Per cui si ritiene che i nomi dei membri della famiglia del Graal, che Wolfram fornisce, siano solo indicativi e non ci dicano nulla sulla effettiva utilità storica. Gli indizi, rimangono molto scarsi. A tale proposito si vuole che la famiglia del Graal, avrebbe incluso Goffredo di Buglione, ma tale supposizione non è chiara, in quanto nulla dice  sui mitici antenati di Goffredo, ma indica solo che questi (i suoi veri predecessori) avevano tenuto scrupolosamente segreta la loro identità. Secondo Wolfram, Kyot, aveva trovato una cronaca della storia del Graal negli annali della casa d’Angiò e che lo stesso Parzival è di sangue Angioino. Questa circostanza, era molto importante, in quanto la casa d’Angiò aveva stretti legami con i Templari e la Terra Santa. Lo stesso Fulques, conte d’Angiò divenne Templare “onorario”. Nel 1131, sposò la nipote di Goffredo di Buglione, la leggendaria Melusina e divenne re di Gerusalemme. Secondo i documenti del Priorato di Sion “i signori d’Angiò” appartenevano all’antica dinastia dei Plantageniti, dal nome di una pianta raffigurata nello stemma del capostipite ed erano quindi imparentati con la stirpe Merovingia. Ma tutti questi collegamenti erano frammentari anche se ad essi si aggiungono altri indizi forniti dall’ambiente geografico del poema di Wolfram.Analizzando, si nota che tutta la vicenda si svolge in Francia, contrariamente a tutti i successivi scrittori del Graal. Wolfram afferma che la corte di re Artù, Camelot è situata in Francia, a Nantes nell’attuale Bretagna, che un tempo segnava l’estremo confine occidentale del vecchio regno Merovingio, quando si trovava al culmine della sua potenza. Per tale motivo, rimane incerta la dislocazione geografica del castello del Santo Graal e della sua storia. In un manoscritto della versione di Chrètien, Parzival dichiara di essere nato a “Scaudone” o “Sinadon”, una località incerta, dato che appare in numerose varianti e tale regione viene detto è montagnosa. Secondo Wolfram, Parzival proviene dal Waleis. E molti studiosi hanno concluso che Waleis sia Wales, il Galles e Sinadon, nelle varie versioni sia Snowadon o Snowdonia. Inoltre i personaggi si spostano frequentemente tra il Waleis e la corte di re Artù a Nantes ed altre località francesi, senza attraversare il mare. Si spostano per via di terra e per giunta in regioni dove gli abitanti parlano francese. Quindi come collegare questa discordanza sorta tra Wolfram e Chrètien? Due studiosi hanno avanzato l’ipotesi che Waleis fosse il Valois, una regione francese posta a nord-est di Parigi, dove non ci sono montagne ed il panorama non corrisponde affatto alla descrizione che Wolfram fa della regione. Rimane un’unica  e residua soluzione che il Waleis, una regione montuosa che corrisponde alle caratteristiche fornite da Wolfram sia il Valois (Vallese), in Svizzera, sulle rive del lago Lemano ed est di Ginevra, di conseguenza la patria di Parzival non era né il Galles e né la Val d'Oise, ma il Vallese. Ed il suo luogo di nascita, Sinadon, non sarebbe Snowdon o Snowdonia, ma Sidonensis, la capitale Vallese che ha il nome moderno di Sidonensis o Sion.Wolfram in una sua opera rimasta incompiuta a causa della sua morte, intitolata Der Junge Titurel, si occupa della vita di Titurel, padre di Anfortas e costruttore del castello del Graal. Nello stesso, fa una ricostruzione molto dettagliata per quanto riguarda le dimensioni, i componenti, i materiali e nella configurazione del castello, descrive la sua cappella dalla forma circolare come quelle dei Templari, collocando la sua dimora nei Pirenei.Oltre al succitato poema, alla sua morte, Wolfram lasciò incompiuta altra sua opera conosciuta come Willehalm, che ha per protagonista Guillem de Gellone, sovrano Merovingio del Principato che, nel IX secolo, si estendeva attraverso i Pirenei. Guillem viene presentato come imparentato con la famiglia del Graal. Ed è l’unico personaggio del quale è possibile conoscere l’identità storica. Pur tuttavia, Wolfram anche quando parla di personaggi non identificabili, rimane sorprendentemente preciso dando la sensazione che si voglia riferire ad un gruppo di persone veramente esistite, non già di una famiglia mitica o inventata, ma ad una che ebbe una vera esistenza storica nella quale va incluso Guillem de Gellone. E quando ammette  nei suoi poemi sul Graal che sta nascondendo “il mistero”, vuol confermare che le sue opere non sono solo romanzi, ma anche documenti iniziatici e repertori di segreti.Ancora, come suggerisce il Perlesvaus, il Graal sembra essere una sorta di esperienza. Nello studio sulle proprietà risanatrici del Graal ed il suo dono di concedere la longevità, Wolfram a sua volta, conferma questa esperienza che definisce “iniziatica”, descrivibile come una trasformazione o una illuminazione che conduce a Dio.In maggioranza gli storici del XX secolo concordano nell’affermare che i romanzi del Graal, si basano su fondamenta pagane; un rito connesso al ciclo delle stagioni, la morte e  la rinascita dell’anno. Nelle sue origini più primordiali, tale rito sembrerebbe comportare un culto della vegetazione strettamente legato nella forma a quello medio-orientale di Tammuz, Adone ed Osiride, se non direttamente derivati da questo. Ad esempio, tanto nella mitologia Irlandese, quanto in quella Gallese vi sono ripetuti richiami alla morte, alla rinascita, al rinnovamento e ad un processo rigenerativo della terra, sterilità e fertilità. Nelle leggende Gallesi quasi contemporanee ai romanzi del Graal, vi è un misterioso calderone della rinascita, dove i guerrieri morti che vi vengono gettati al calar della notte, l’indomani mattina risorgono. Detto calderone è spesso associato ad  un eroe gigantesco, Bran, il quale possedeva anche un piatto straordinario in quanto “qualunque cibo desiderasse, subito lo si otteneva”, una proprietà questa che viene attribuita al Graal. Inoltre Bran, alla fine della sua esistenza, perché venne decapitato, la sua testa venne conservata a Londra, come talismano. E si dice che svolgesse numerose funzioni magiche, assicurando la fertilità della terra e grazie ad un potere occulto respingeva gli invasori. Molti di questi motivi furono incorporati nei romanzi del Graal. Senza dubbio, Bran, con il suo calderone ed il suo piatto contribuirono alle concezioni più tarde del Graal. E la testa di Bran, ha molti attributi in comune non soltanto con il Graal, ma anche con le teste che i Templari avrebbero adorato.I romanzi del Graal ci hanno posto di fronte ad un disegno di carattere più delle volte terreno che mistico. Infatti in essi vi è un Cavaliere imberbe, che dopo essersi dimostrato “degno” attraverso certe prove, viene iniziato ad uno straordinario segreto. Questo segreto era rigorosamente custodito da un Ordine Cavalleresco che in qualche modo era associato ad una certa famiglia. Il protagonista, sposando una donna di questa famiglia oppure grazie al lignaggio, diviene Signore del castello del Graal e di tutto ciò che ad esso è collegato. Stabilito ciò, sembrerebbe di trovarsi alle prese con qualcosa che ha un concreto carattere storico? Ora va bene che un individuo può diventare Signore di un castello o di un gruppo di persone; che può ereditare certe terre ed un determinato patrimonio, ma non può divenire Signore o erede di un’esperienza! A questo punto mi chiedo se gli stessi hanno un significato preciso, quando si basano su questioni di lignaggio e di genealogia, di discendenza, di eredità e di ereditarietà? Ha un significato preciso il fatto che il lignaggio e la genealogia in questione si sovrappone  in alcuni punti chiave a quelli che hanno avuto una parte più importante della  ricerca, ad esempio la casa d’Angiò, Guillem de Gullone e Goffredo di Buglione? In particolare la domanda che mi pongo è questa: “sto seguendo le orme di Parzival nella ricerca moderna del Graal”? L’evidenza indica di si. Anzi vi è un altro indizio decisivo che fa pendere la bilancia in favore di questa conclusione.In molti dei manoscritti più antichi il Graal, viene chiamato “Sangraal”, ed anche nella più tarda versione di Malory è chiamato “Sangreal”. E’ probabile che uno di questi termini “Sangraal” o “Sangreal” fosse l’originale. E’ oltre modo possibile che la parola venisse in seguito divisa in modo sbagliato. Forse “Sangraal” o “Sangreal” non doveva venire diviso in “San Graal o “Sang Greal”, ma in “Sang Raal” o “Sang Real” o tanto meglio in “Sang Royal”, Sangue Reale.In sostanza, l’associazione tradizionale, la coppa che aveva raccolto il sangue di Gesù sembra rafforzare tale supposizione. Quindi il Graal poteva riferirsi sia in un modo o nell’altro al sangue e ad un lignaggio.Contemporaneamente ai romanzi del Graal,verso la fine del XII e l’inizio del XIII secolo, furono scritti altri romanzi che trovarono un pubblico attento, che non menzionano in alcun modo il Graal, ma che sono ambientati nello stesso periodo mitico - storico dei romanzi del Graal, in quanto sono imperniati in modo più o meno diretto su re Artù. Per quanto possibile stabilire una data, Artù pare sia vissuto verso la fine del V e l’inizio del VI secolo. Quindi re Artù, visse al culmine della potenza Merovingia in Francia e anzi, fu contemporaneo del re Clodoveo. Ora, se il termine  “Ursus”,”Orso”, fu usato per la stirpe reale dei Merovingi, il nome “Arthur”,che egualmente significa  “Orso” potrebbe rappresentare un tentativo di conferire una eguale dignità ad un capo Bretone, quale era Arthur.Per gli autori del periodo delle Crociate, l’era Merovingia ebbe una importanza eccezionale, tanto che fornì lo sfondo per romanzi che non avevano nulla a che fare con Artù ed il Graal, quali ad esempio i Nibelungenlied o l’anello del Nibelungo. Ma i Nibelunghi, era un popolo esistito realmente, una tribù germanica presente nel tardo periodo Merovingio. Benché non abbiano nulla a che vedere con Artù e il Graal, il Nibelungenlied conferma ancora una volta che l’epoca Merovingia esercitò un potere irresistibile sull’immaginazione dei poeti del XII e XIII secolo, tale da far ritenere che essi avessero saputo o conosciuto qualcosa di fondamentale su quel periodo, che gli scrittori e gli storici più tardi non conoscevano. Addirittura gli studiosi moderni ritengono che i romanzi del Graal come il Nibelungenlied fanno chiari riferimenti all’epoca Merovingia. E ciò è in parte convincente a causa  della parte assegnata ad Artù. Poi esiste un'altra opera, “La queste  de Saint Graal”, composta tra il 1215 ed il 1230, in cui si dichiara apertamente che gli eventi della vicenda del Graal, avvennero 454 anni dopo la Resurrezione di Cristo. Ammettendo che Gesù sia morto nel 33 d.C., la vicenda del Graal si sarebbe svolta nel 487 d.C., durante il primo fiorire della potenza Merovingia e solo cinque anni prima del battesimo di Clodoveo, il primo re Merovingio. Per cui collegare il Graal alla dinastia Marovingia è certamente una idea molto vicina alla realtà storica. Infatti Wolfram conferma che la corte del re Artù è a Namtes e che il suo romanzo è ambientato in Francia. La stessa affermazione viene poi confermata da altri scrittori del Graal. Vi sono alcune tradizioni o leggende medioevali che sostengono che il Graal non fu portato in Inghilterra da Giuseppe d’Arimatea, ma in Francia da Maria Maddalena. Ora, se le medesime vicende si svolgono sul continente e soprattutto nella Britannia, viene il sospetto che lo stesso Graal, “il sangue reale” fosse il sangue reale della dinastia Merovingia che era considerato sacro e dotato di proprietà magiche e miracolose . E’ ovvio a questo punto collegare quanto detto con i romanzi del Graal che evidentemente esprimevano una esposizione simbolica di alcuni eventi del periodo Merovingio. Ad esempio una alleanza matrimoniale con una certa famiglia, oscurata dalle nebbie del tempo e che aveva fatto nascere la leggenda del re Meroveo, oppure nella stessa  famiglia del Graal, come in essa si era perpetuata clandestinamente la stirpe Merovingia, le “rois  perdus” tra le montagne e le grotte di Rezès. O ancora l’esilio di tale stirpe in Inghilterra verso la fine del IX  secolo e l’inizio del X. E poi, grazie a qualche intreccio di alleanze dinastiche, diede i suoi frutti culminando nella nascita di Goffredo di Buglione nella casa di Lorena.Forse il re Artù dei romanzi del Graal era in realtà “Ursus” collegato in maniera accidentale al capo tribù celtico o Gallo-Romano, oppure che il leggendario Artù delle cronache di Goffredo di Monnonth, era stato acquisito dagli scrittori del Graal ed immesso nel cerchio di una tradizione segreta. Se ciò è vero, poteva spiegare perché i Templari istituiti dal Priorato di Sion quali custodi della stirpe Merovingia, venissero presentati come guardiani del Graal e della famiglia del Graal stesso, ritenendo che la famiglia del Graal e la stirpe Merovingia fossero una cosa sola.I  romanzi del Graal esaltano l’importanza del sangue di Gesù e nello stesso tempo anche quello di una stirpe  o di un lignaggio. Tale lignaggio, tanto segregato e tanto nascosto, sotto giuramento, di mai violarlo da parte degli appartenenti alla famiglia del Graal, tra i quali dobbiamo annoverare Goffredo di Buglione, discendente Merovingio pure lui, pone delle domande alle quali è necessario dare delle risposte. La prima è quella se vi erano tra i due  elementi, un nesso che li unisca; mentre la seconda è come il sangue di Cristo possa essere collegato in qualche modo al sangue reale dei Merovingi. Ben poche sono le risposte che si possono dare nel merito, salvo azzardare delle ipotesi che mi riservo di enumerare in seguito, che saranno sicuramente difformi dalle abitudini del pensiero religioso che da secoli ci viene inculcato e che sino al XVIII secolo, per la Chiesa di Roma, sarebbe stato blasfemo solo pensarlo, ma l’esporrò ugualmente seguendo la logica del pensiero e perché è l’unico anello mancante che potrebbe collegare in maniera sorprendente il sangue di Gesù al sangue reale dei Merovingi. Ma per il momento, abbiate un poco di pazienza e lasciate che faccia scorrere la storia.Sono stati scritti numerosi trattati sui romanzi del Graal, le loro origini, il loro sviluppo, i loro effetti culturali ed il loro valore letterario. Nel contempo vi sono stati molti studi sui Templari e le Crociate. I romanzi del Graal, sono stati considerati come invenzioni, come un “fenomeno culturale”, una specie di sottoprodotto della immaginazione dell’epoca. Avanzare l’ipotesi che i  romanzi del Graal, potrebbero contenere una pur larvata verità, sarebbe una eresia. Certo alcuni scrittori, per soddisfare i propri desideri, hanno creduto alla lettera alle leggende, affermando che i Templari erano i custodi del Graal, qualunque cosa fosse il Graal. Ma non vi è stato mai uno studio storico che abbia cercato di stabilire un nesso di collegamento. Pur tuttavia i Templari rimangono una  realtà  storica ed il Graal una leggenda. E se i romanzi del Graal sono stati trascurati dagli storici e dagli specialisti del periodo nel quale furono scritti, non deve sorprendere che siano stati ignorati dagli studiosi che analizzano le epoche precedenti. E se gli storici non sono disposti a stabilire simili collegamenti, gli specialisti biblici lo sono ancora meno. Sulla figura di Gesù, negli ultimi decenni, sono stati scritti numerosi trattati. Secondo molti studiosi Gesù sarebbe stato ora un pacifista, un Esseno, un mistico, un buddista, un mago, un rivoluzionario, ma nonostante questa enorme massa di  materiale su Gesù e sul Nuovo Testamento, neppure uno studioso ha affrontato la questione del Graal. Ma perché avrebbe dovuto farlo? Perché mai un esperto di storia biblica, doveva dimostrare dell’interesse per un insieme di fantastici poemi romanzati composti nell’Europa Occidentale, mille anni dopo? Sembrerebbe inconcepibile che i romanzi del Graal possano illuminare in un modo o nell’altro i misteri che circondano il Nuovo Testamento. Ma la realtà, la storia e la conoscenza, non possono essere suddivisi in compartimenti stagni a secondo dell’arbitrario sistema dell’intelletto individuale. E sebbene sia difficile trovare prove documentali, rimangono pur sempre le tradizioni che sopravvivono per un millennio per poi riapparire, gettando una luce su fatti o eventi molto più antichi.Un ricercatore serio e responsabile deve, come investigatore, seguire tutti gli indizi che gli capitano, anche se in apparenza gli appaiono inverosimili. Non si deve scartare il materiale a priori solo perché minaccia di condurre in un sentiero improbabile e sconosciuto. Nella ricerca è necessaria una metodologia interdisciplinare, una metodologia che permetta di agire e di muoversi liberamente tra più discipline disparate nello spazio e nel tempo. Questa metodologia non è particolarmente polemica, ma vuole dimostrare che i romanzi del Graal si possono utilizzare per gettare una luce significativa sul Nuova Testamento e sulla vita e l’identità di Gesù.Ora, giunto quasi al termine del racconto, gettando una pietra nello stagno della storia di duemila anni fa, voglio avanzare quella ipotesi che mi ero riservato in precedenza, allo scopo di volere o almeno di   poter tentare di chiarire i legami che uniscono il sangue di Gesù alla famiglia del Santo Graal ed ai Templari. Maria Maddalena, secondo la leggenda, portò in Francia il Santo Graal o “Sangue Reale”. Il Graal è strettamente legato a Gesù. Ed il Graal è collegato al sangue e più specificatamente ad una stirpe o ad lignaggio. I romanzi del Graal sono quasi tutti ambientati in epoca Merovingia, ma furono scritti solo dopo che Goffredo di Buglione, presunto discendente della famiglia del Graal e discendente autentico dei Merovingi, ebbe ad insediarsi in Gerusalemme nel 1099, come il primo capo di quello Stato, rifiutando il titolo di re, ma accettando quello di “Avvocato della Chiesa del Santo Sepolcro”.Finalmente, da questo momento ha iniziò la mia presunta ipotesi ormai da tempo rimandata, che potrà forse dare una risposta che sicuramente non accontenterà alcuno, ma che a seguirla attentamente potrebbe essere una risposta, in parte esauriente.Forse la Maddalena, la donna dei Vangeli, era in realtà la moglie di Gesù e che dalla loro unione ne siano nati dei figli. Dopo la Crocefissione, forse, la Maddalena assieme ad un figlio, fu portata clandestinamente in Gallia, dove già si trovavano delle colonie di Ebrei e dove di conseguenza si poteva ben sistemare. Poteva esserci una discendenza ereditaria proveniente direttamente da Gesù e che da questa stirpe, l’eccelso e divino Sang-Real si sia perpetuato senza macchia e senza colpa, intatto ed in incognito, per circa per 400 anni. In seguito vi furono matrimoni dinastici non solo con famiglie Ebree, ma anche con famiglie Romano-Visigote, quando la dinastia giunse al V secolo e si alleò per matrimonio con la casa reale dei Franchi, fondando la dinastia Merovingia. Se  tale ipotesi fosse vera,allora avrebbe contribuito a spiegare i misteri e le simbologie dei romanzi del Graal. Ad esempio, l’importanza di Maria Maddalena, il significato culturale che raggiunse nel corso delle Crociate e la sacralità attribuita ai Merovingi. Si spiegherebbe la nascita leggendaria di Meroveo, figlio di due padri, uno dei quali era un simbolico essere marino giunto d’oltremare; un essere marino che come Gesù, potrebbe essere identificato con il mitico “pesce”. Spiegherebbe il patto tra la Chiesa di Roma e la stirpe di Clodoveo. Spiegherebbe il risalto dato all’assassinio di Dagoberto II, perché la Chiesa, complice e consenziente, si sarebbe resa colpevole non soltanto di regicidio, ma anche di una forma di deicidio, tenuto conto che egli era un discendente diretto di Gesù. Spiegherebbe l’impegno eccessivo con il quale i Carolingi, divenuti Sacri romani imperatori, cercarono di legittimarsi, vantando una loro presunta discendenza Merovingia. Spiegherebbe ancora  come una stirpe proveniente da Gesù si prolungasse  nella famiglia del Graal dei romanzi; la sua segretezza, la sua funzione elevatissima, l’impotente Re Pescatore che non può procreare, il processo attraverso il quale Parzival o Parceval diviene erede del castello del Graal e spiegherebbe infine il mistico lignaggio di Goffredo di Buglione, figlio o nipote di Lohengrin, nipote o pronipote di Parzival, rampollo della famiglia del Graal. E se Goffredo era un discendente di Gesù, quando ebbe a conquistare Gerusalemme, avrebbe comportato non solo la Liberazione del Santo Sepolcro dalle mani degli Infedeli, ma avrebbe riacquistato l’eredità che gli spettava.Giunto ormai al termine del racconto, oserei aggiungere che quanto esposto poco innanzi, pur permanendo sempre un ipotetico scenario logico ed affascinante, resta pur sempre molto approssimativo, poggiando su basi troppo fragili. Ma rimane pur sempre l’unica soluzione alla quale affidare il mistero del Graal, lasciando a voi miei lettori, la possibilità di sceglierne qualcun’altra.Mi rendo perfettamente conto, che quanto esposto, spieghi molte cose, ma quanto è stato detto, per come è stato raccontato, presenta molte lacune e troppe contraddizioni ed anomalie, tante e tali da non poterle prendere così, sic et simpliciter, seriamente in considerazione. Pur tuttavia ho formulato tale ipotesi, suffragata dalle tante notizie acquisite attraverso la lettura di opere letterarie di scrittori, che hanno voluto tentare di svelare il mistero che da mille anni circonda il Santo Graal.Concludo questa mia lunga esposizione di fatti con una frase di Chrètien de Troyes: <<Attraverso i libri in nostro possesso, noi conosciamo i fatti degli antichi e la storia di un tempo>>.

 

Brindisi 23.12.2010.

 

Antonio TRONO