ANALISI STORICA DELLA VITA REALE DI GESU’, DETTO IL CRISTO E DELLA MOSTRUOSA QUANTITA’ DI SANGUE CHE IL POPOLO EBREO HA VERSATO A CAUSA DELLA SUA MORTE SULLA CROCE.


di Antonio TRONO

La persecuzione degli ebrei nel medioevo (parte 3)

Con le Crociate, in terra d’Israele, l’odio contro gli Ebrei esplose. Esse fomentarono la persecuzione e l’eliminazione degli Ebrei lungo tutto il loro percorso. Vi furono più di diecimila morti e molti Ebrei, piuttosto di subire il battesimo coatto, preferirono il suicidio collettivo.

Prima di proseguire il racconto, perché la mia analisi, non appaia all’occhio del lettore, esclusivamente un cruento, ma pur sempre uno sterile fatto storico, lo compenserò narrandogli un episodio appreso dalla lettura di altri libri specifici,facendolo così rivivere verosimilmente come avvenivano i massacri degli Ebrei in una città attraversata dalle bande dei pellegrini-crociati, lungo la via che conduceva alla città Santa per liberarla dagli Infedeli.

Magonza, 25 maggio 1096, Crociata popolare dei Tedeschi: “ Il palazzo Vescovile era nel caos più completo. Migliaia  Ebrei vi avevano trovato asilo, riempiendo tutte le stanze ed i salotti dei due piani in cui si sviluppava l’edificio. Chi era stato meno sollecito, si era dovuto accontentare di prendere posto nella corte interna,trasformatasi in una sorta di disordinato accampamento. Vi era gente venuta con i soli vestiti che aveva indosso, mentre altri avevano completamente svuotato casa, allestendo ricoveri di fortuna con le proprie masserizie. Si litigava per contendersi lo spazio a disposizione. E solo pochi, d’altronde riuscivano a dormire. Il tempo era clemente, sebbene la tarda primavera della zona Renana fosse tutt’altro che adatta per fare da scenario per una notte all’addiaccio. Ma la tensione e l’angoscia di chi non condivideva l’ottimismo del Rabbino Capo Samuele, alimentò pianti e grida sino all’alba, impedendo il sonno anche ai pochi dall’animo più tranquillo. Rachele, la figlia del Rabbino, che accovacciata, si trovava accanto al padre, rimase con gli occhi sbarrati fino all’alba, disponendosi come tutti gli altri, all’attesa della notizia che l’esercito dei pellegrini era passato oltre. Aveva notato che molti si erano portati dietro le armi e sapeva che all’interno della comunità Ebraica, diverse persone possedevano armatura, elmo e spada, ma dubitava che ne avessero mai fatto uso, perfino in addestramento. Comunicazioni della presenza di Crociati davanti alle mura si susseguivano senza tregua, ma non giungeva alcuna voce di un loro tentativo di entrare in città. Probabilmente stavano aspettando l’arrivo del grosso dell’esercito, oppure stavano trattando le consegne di rifornimenti e vettovaglie. A metà giornata si udì bussare freneticamente al portone del palazzo e l’intero cortile entrò in fermento. Infine arrivò una voce:”qualcuno ha aperto le porte! E senza che i pellegrini ne facessero richiesta!” Il Rabbino cercò di calmare la gente a lui più vicina, dicendo che non vi era ragione di temere, in quanto aveva avuto ampie assicurazioni sulla loro incolumità. E poi erano sotto la protezione del Vescovo e del Margravio. Bastava non commettere sciocchezze o colpi di testa e che se pure erano entrati, erano entrati solo per prendersi qualcosa da mangiare. Intanto altri colpi si percepivano sul portone, nuovamente richiuso. Le guardie aprirono solo dopo le insistenze del Rabbino e quello di cui furono informati doveva essere davvero devastante, perché immediatamente dopo i soldati corsero a chiamare rinforzi ed un coro di grida e lamenti si levò dalla parte a ridosso del muro di cinta.

Rachele cercò di avanzare per portarsi nuovamente vicino al padre, che nel frattempo si era allontanato per sedare gli animi degli astanti, ma si accorse di andare controcorrente. La gran parte della gente, infatti, cercava di guadagnare l’interno dell’edificio. Intanto però alcuni correligionari, indossarono le armature che avevano portato con se e si accinsero a difendersi. La ragazza riuscì a raggiungere uno degli armati ed afferratolo per il braccio,gli chiese: ”quali notizie sono sopragiunte? Cosa è successo?”. La risposta che ebbe fu terribile e la fece impallidire. “I pellegrini stanno sciamando per la città. Dicono che le porte si sono aperte da sole e lo hanno considerato un segno del Crocifisso”. “ Un segno di cosa?” domandò ancora, con un dolore lancinante alle viscere. “Che devono vendicare il suo sangue”. A tale notizia, tutto iniziò a girare intorno a Rachele. Vide azioni e gesti intorno a sé ma per qualche tempo, non fu in grado di stabilire la sequenza e la collocazione. Vide sprangare il portone. Vide altre guardie del Vescovo accorreva verso l’entrata. Vide i suoi correligionari armati spingersi a loro volta verso l’entrata. Sentì i battenti vibrare sotto i potenti colpi battuti dall’esterno e poi vide il portone spalancarsi d’improvviso, scaraventando indietro quelli  che si erano accalcati nelle vicinanze.

Una selva di lance, spade e forconi si protese in avanti, alla ricerca di sangue.

Sangue Giudeo.

Improvvisamente Rachele si rese conto che il padre era nei pressi dell’entrata,  privo di qualsiasi difesa e troppo esposto per sopportare gli urti della calca. Cercò nuovamente di raggiungerlo,ma ancora una volta si ritrovò investita dai suoi correligionari in fuga,sospinta e gettata  per terra.

 Calpestata e disorientata, vide che le guardie del Vescovo scambiavano solo qualche colpo di spada con i Cristiani che si stavano riversando nel cortile. I soldati si erano resi conto che alcuni Magontini,si erano uniti ai pellegrini,e non se la sentivano di affrontare amici,conoscenti ed anche parenti. Vide, come le guardie, l’una dopo l’altra, lasciare cadere le spade e ritirarsi vero il palazzo. Vicino alla porta erano rimasti  solo i pochi Ebrei che avevano indossato l’armature e che costituivano solo una doppia fila d’armati, posta a difesa dell’ingresso, tutti gli altri si riversavano in cerca di scampo all’interno del palazzo, dove si trovava il Vescovo Ruthard. Incurante del dolore, finalmente si alzò. La calca si era un po’ diradata e gli assalitori erano ancora tenuti a bada da quella sottile linea di difesa, costituita dalle poche decine di Ebrei armati. Alle loro spalle, altri correligionari, uomini e donne, giacevano in ginocchio, a capo chino, intenti a pregare e tra di loro vi era anche suo padre. Doveva tirar via da lì il padre, troppo vicino ai combattimenti. Lo raggiunse. Ma gli adoratori del Crocifisso, avevano sfondato. Erano troppi, bramosi di sangue e di vendetta, pieni di furore distruttivo. Non erano più uomini, bensì un’orda di belve sanguinarie. Sul terreno giacevano dei corpi ed appena sopra si stagliavano gli Ebrei inginocchiati a pregare. Ad alcuni di loro i pellegrini ed i concittadini offrirono la possibilità di convertirsi, prima di calare il colpo mortale. Non però a Samuele, che offrendo la nuca, diede la sua risposta prima ancora che lo interpellassero. Il fendente arrivò subito, implacabile. La sua testa rotolò per terra ed un pellegrino le diede un  calcio, allontanandola. Rachele aveva assistito all’intera scena. Inorridita, lanciò un urlo che attirò l’attenzione dei Crociati. 

Trovò la forza di vincere la disperazione e si allontanò avvicinandosi all’entrata del palazzo, facendosi largo tra i feriti ed i contusi che si ammassavano sulla soglia. Dietro di sé, sentiva gridare ingiurie di ogni sorta nei confronti del Vescovo “protettore dei responsabili del deicidio”. Capì che l’edificio non era più sicuro del cortile nel quale aveva visto decapitare il padre.

Poteva ancora uscire, ma un’improvvisa entrata di quella marmaglia di pellegrini, la sospinse all’indietro e si ritrovò ad essere sospinta verso la prima rampa di scale. Si trovò così a contrastare con la massa di correligionari che cercavano di salire, da quelli che perdevano l’equilibrio e ricadevano al pianoterra e da quanti sceglievano di fermarsi ed attendere la morte.

In giro non si vedeva una sola guardia del Vescovo.

I pellegrini non persero tempo a scostare gli Ebrei che si accalcavano nei pressi della scala. Li trafissero e ne sollevavano i corpi facendo leva con le spade, gettandoli alle spalle ed irrompendo come furie nel salone.

Rachele rovesciò un tavolo e vi si nascose dietro, appiattendosi alla parete ed aspettando di cogliere il momento più opportuno per salire. Nessuno la notò; i crociati puntavano tutti alla scala, dove si offriva alla loro vista il maggior numero di bersagli. Con l’obiettivo di liberare la scala per raggiungere il Vescovo, spazzavano via ogni ostacolo con le armi, senza più dare ad alcuno la possibilità di convertirsi.

 La ragazza vide genitori salire precipitosamente trascinandosi dietro i propri figli, madri con in braccio bambini in fasce perdere l’equilibrio e cadere dritte sulle punte delle spade, mariti fare da scudo alla fuga delle mogli. 

Rachele uscì dal proprio nascondiglio solo quando nella sala non erano rimasti altro che i morti.

Il massacro ormai si era  trasferito al piano superiore, dove ella giunse scavalcando cumuli di cadaveri lungo le scale, dopo essere scivolata più volte sui rivoli di sangue.

Negli appartamenti privati del Vescovo, l’attenzione dei Cristiani si concentrava su suppellettili e monili più che sugli Ebrei che ancora vagavano per il palazzo. Quando era ancora in cima alla rampa, Rachele si vide piombare addosso un paio di suoi correligionari che, quasi indisturbati, si precipitavano giù per le scale. Altri invece si erano barricati nelle stanze, i cui accessi i pellegrini cercavano di forzare, più per cercare bottino che per continuare ad uccidere.

Mentre inebetita assisteva impotente agli scossoni che i pellegrini davano ad una porta che d’improvviso si spalancava, si accorse che dietro la porta vi era una madia messa di traverso ed in fondo alla stanza una madre con due figlie piccole. Rachele vide la donna sgozzare le bambine e poi usare il coltello su di sé, poco prima che i Cristiani irrompessero nell’interno e senza degnare di uno sguardo i tre corpi, si avventassero sul mobilio.

Poi scorse un gruppo di invasati correre verso di lei. Si vide spacciata. Fu presa, le furono stracciate le vesti e si trovò con le braccia e le caviglie strette dai saldi artigli di quegli animali inferociti.

Ma d’improvviso una voce tonante si levò dietro di lei: “ma che state facendo? Adesso basta. Avete fatto già abbastanza guai”,gridò l’uomo che d’improvviso era apparso sulla scena. Era, l’unico,che indossasse la cotta di maglia e l’elmo, gli altri parvero straccioni al suo cospetto. Ella era stata salvata da uno scudiero di Emich, Conte di Leimingen, uno dei capi della Crociata, che redarguì i seviziatori dicendo: “ queste cose non hanno nulla a che vedere con il dovere di convertire i Giudei o fargli pagare il loro misfatto”.

Così fu libera di andare via dal palazzo del Vescovo e poter poi raccontare le sue disavventure, mentre bande sterminate di Cristiani impazziti scorrazzavano per l’Europa massacrando quanti più Ebrei possibile, a dispetto di accordi, riscatti ed assicurazioni di ogni genere. Se anche la situazione fosse tornata alla normalità, dopo il delirio per la spedizione in Oriente, come sarebbe stato possibile vivere in mezzo a comunità che si erano mostrate e disposte ad aggredirli con ferocia inaudita, sotto governanti incapaci a difenderli o addirittura determinati a nuocergli? No, per i Giudei era ormai improponibile vivere in Europa.

Tra i tanti massacri di Ebrei, compiuti dai Cristiani,va ricordato quello compiuto quando la città Santa fu conquistata nel 1099,dove gli Ebrei rinchiusi nella Sinagoga, vennero bruciati vivi.

Suicidi collettivi di massa vi furono anche in Inghilterra, nel periodo della III Crociata dal 1189 al 1192. 

Con due rispettive Bolle i Papi Callisto ed Innocenzo I e poi il Concilio Lateranense III del 1215, dichiararono “perpetua servitù” per qualunque Ebreo e li costrinsero a portare dei segni distintivi sui propri abiti. Essendo loro vietata ogni altra professione,gli Ebrei ripiegarono sull’artigianato, sul commercio e sui prestiti.

Tra il 1250-51, durante la Crociata dei pastorelli, avvenuta dopo la sfortunata Crociata di Luigi IX, re di Francia,alla quale parteciparono circa 30mila tra pastori e contadini, capeggiata da un ex monaco Cistercense di nome Jacopo,chiamato Maestro d’Ungheria, gli Ebrei di Bourges, dopo essere stati saccheggiati dei loro averi, vennero tutti massacrati, scatenando l’ira della regina Bianca di Castiglia, madre del re, che li fece massacrare dai suoi soldati.

Durante tutto il Medioevo, gli Ebrei furono costretti a bruciare i loro libri sacri, ad ascoltare forzatamente le prediche Cristiane, a subire frequenti espulsioni anche perché tacciati di essere gli avvelenatori dei pozzi d’acqua e di cospirare contro i Cristiani.

Gli Ebrei furono anche ritenuti responsabili della diffusione della peste. Infatti quando nel Medioevo, la peste era una delle malattie più terribili e più temute, capace di annientare diecine di migliaia di persone e di spopolare intere regioni, di chi era la colpa? Degli Ebrei. Poiché l’origine della epidemia era misteriosa e dalla convinzione che fosse il diavolo a mandare la peste in terra, dare la colpa agli Ebrei, era il passo più breve. Tra l’altro numerosi teologi Cristiani, come Giovanni Crisostomo e l’Arcivescovo Agobardo di Lione, avevano attribuito a tutti gli Ebrei, un carattere criminale e così, erano facilmente individuati come quelli che scatenavano periodicamente la peste per eliminare i Cristiani. Un’altra voce che si era diffusa era quella secondo cui la peste era un punizione di Dio per il fatto che i Cristiani tolleravano gli Ebrei nelle loro città. 

Comunque sia, i risultati erano gli stessi: ogni volta che il flagello della peste colpiva l’Europa, aumentarono le sommosse popolari antisemite, i massacri ed i saccheggi, spesso con il tacito consenso, se non con l’appoggio attivo delle autorità. Un esempio tra i tanti: nel 1349, a Strasburgo,  furono sepolti vivi 2mila Ebrei ritenuti responsabili di quella terribile malattia.

Poi a partire dalla fine del quattrocento,in Spagna, furono espulsi e costretti ad abiurare ed a subire il battesimo forzato, cadendo così sotto le grinfie dell’Inquisizione. 

Molti preferirono il martirio. Più di 100mila, per opportunismo, per necessità o per forza maggiore si convertirono formalmente, restando però segretamente fedeli al Giudaismo. Questi conversos o cristianos nuovos, furono chiamati “marrani”ed in alcune aree come in Portogallo, finirono per essere odiati perché non più Ebrei e non mai Cristiani, ma atei ed eretici. (fine terza parte)