La fuga del tempo della vita

 

Nella spensierata stagione

dell’infanzia,pareva che

la strada del tempo fosse

infinita.

 

Affrettarsi a percorrerla,

non se ne sentiva alcun

bisogno,bastava assaporare

nel sogno, le meraviglie

che oltre quel monte

attendeano.

 

I vecchi del luogo che

con agrodolci sorrisi,

dalla finestra salutavano,

il lungo percorso della

via con la mano puntata

indicavano.

 

Il cielo sempre terso ed

il sole che mai e poi mai

tramontava,una allegra

e felice sensazione di

vita libera surrogava.

 

Gli amici d’infanzia

con i loro giochi ed i

primi amori che

d’improvviso sbocciavan

il cammino della

vita rallentavan.

 

Poi d’improvviso nel

cuor d’ognun la voce

dell’onore e del bisogno

si manifestava ad

indicar la meta che oltre

quel monte era in attesa

di essere conquistata.

 

Dalla moltitudine,lungo

il cammino,molti si eran

fermati:quella rossa casa,

quei prati verdi e quei

maestosi alberi,eran la

vita da Lor sempre sognata.

 

Ma per gli altri che dei

molti,eran tanti,il meglio

è ancora innanzi e con

grandi passi si spingean

sempre in avanti.

 

Valli,fiumi,boschi e colli,

con animo allegro sono

giunti a superare e le

pendici del monte sono

arrivati ad incalzare.

 

Orgogliosa la massa,la

cima del monte si pone

ad arrancar,ma  per i

molti è difficile arrivar.

 

Immiseriti qual sono

al ciel  volgon lo sguardo

e vedono il sole non più

immobile,ma che rapido

si sposta verso il confine

dell’orizzonte.

 

Osservan le nubi che al

par di cavalieri impazziti

fuggon via velocemente,

accavallandosi reciprocamente

ed allor s’accorgono

d’improvviso,che il tempo

si è fermato ed il lor ciclo

di vita è già terminato.

 

Intanto i pochi rimasti

con affanno e sudore

la vetta del monte han

conquistato,ma volgendo

in giù lo sguardo, delusi

ed attoniti rimangono.

 

Dalle meraviglie del sogno

ad un mare di piombo il

paesaggio è cambiato,dove

la vigile Morte sta lì

acquattata,pronta a ghermirli

e precipitarli nel più

profondo di quel desolato

mare di piombo.

 

Beato l’uomo che da donna

non è mai nato,perché

solo per Lui,il gioir

della vita  vien riservato.

 

 

 

Brindisi, 26 giugno 2010.

 

Antonio TRONO