L'origine della religione monoteista - di Antonio Trono

Nessun popolo,ha conservato nella sua tradizione un così forte e chiaro ricordo delle proprie origini come il popolo di Israele. Il racconto della Genesi ha inizio appunto con la storia di una famiglia,in cui compaiono le figure dei venerabili patriarchi,Abramo,Isacco e Giacobbe,che ebbe il nome di Israele. La storia biblica pone visibilmente ogni cura nel seguire i molteplici fili che legavano Israele con i popoli ed i paesi delle terre circonvicine. Con” paese di Sennaar”,nel vecchio Testamento si intende la pianura presso Babilonia,tra il Tigri e l’Eufrate. E proprio in quella parte dell’Asia Minore dove nacquero civiltà fiorenti,dove ha inizio la storia dei patriarchi secondo la Genesi. Sull’estremo lembo della “fertile mezzaluna” come si usa chiamare l’arco che comprende la zona delle antiche civiltà,dal Mediterraneo oltre il Tigri e l’Eufranote fino al Golfo Persico,nei territori compresi fra il basso corso dei due grandi fiumi albeggia la storia dei patriarchi,ad Ur della Caldea. Dalla Mesopotamia meridionale essi passano poi,attraverso la Siria e la Palestina e per la prima volta anche in Egitto,fino alla valle del Nilo.

Attorno all’anno 2000 a.C.,Tare,padre di Abramo,viveva con la sua numerosa famiglia che adorava ancora gli antichi dei,in Ur della Caldea,in un angolo della Mesopotamia meridionale,dove la terza dinastia di Ur,crollò sotto gli attacchi dei nomadi Amorrei provenienti dal deserto. Così la Bibbia fa iniziare a Tare ed alla sua famiglia,il viaggio lungo tutto il mondo allora conosciuto. La prima grande tappa ha luogo ad Haram(Caram). Posta sul fiume Belikh,affluente dell’Eufrate,una località,che apparteneva al regno dei sovrani di Mari,ed era un importante centro commerciale all’incrocio di antichissime carovaniere provenienti dall’Egitto,dall’Asia Minore e dalla Mesopotamia. Dopo la morte del padre,Abramo,chiamato da Dio,parte da Haram insieme a Lot,suo nipote,con la sua famiglia,i suoi servi,tutti i suoi averi ed il suo bestiame e si pone in marcia verso Canaan. Ma nella nuova terra promessa,la sua stirpe ed il suo popolo,non pone sedi stabili,restando stranieri fra la popolazione di Canaan Abramo,non è altro che un pastore nomade che vaga per l’altopiano con il suo bestiame e la sua gente facendo tappa a Sichem,Betel ed Ai e per il Negeb o (Negev). Poi durante il suo vagare,una carestia lo spinge verso l’Egitto che avrà una parte tanto decisiva sulla storia di tutto il popolo di Israele e del suo Dio. Al ritorno dell’Egitto le vie delle due famiglie e cioè quella di Abramo e quella di Lot,si separarono a Canaan. Lot sceglie come residenza per se e per le sue greggi,la fertile valle del Giordano con Siddim,su cui più tardi si scatenerà la catastrofe di Sodoma e Gomorra. Abramo invece vive d’ora in poi,soprattutto nel Sud,nella valle di Mamre,presso Hebron,che diverrà la sua tomba e della moglie Sarai,ancora oggi venerata. Durante il suo soggiorno a Canaan,resta in contatto con la tribù del suo stesso sangue rimasta in patria al di là del fiume Eufrate. Infatti,egli Abramo manda il suo servo più anziano a cercare una sposa per suo figlio Isacco ad Haram,la “città di Nacor” ed anche il figlio di quest’ultimo,Giacobbe,ripasserà il fiume per recarsi ad Haram dove sposerà le figlie di Labiano ,Lia e Rachele. Ciò sta a dimostrare che sia Abramo che Giacobbe,non avevano abbandonato le tradizioni dei loro avi e del loro paese d’origine,tradizioni che comprendevano costumi,usanze e religione a loro più confacenti ed alle quali erano stati educati.

Successivamente nella grande corrente della vita dei popoli,compare la figura di Giuseppe,undicesimo figlio di Giacobbe. Ad opera di Giuseppe,Giacobbe e la sua famiglia di settanta anime,giunsero in Egitto,la terra in cui da questa famiglia predestinata doveva sorgere il popolo eletto. Infatti questi nomadi,questo gruppo di pastori ebrei che giunse nei verdi pascoli della valle del Nilo,sono il seme del popolo che più tardi si chiamerà Israele e che avrà l’alta missione storica di predisporre l’avvento della religione monoteistica,dalla quale discendono il Cristianesimo e l’Islam.

Giuseppe nato quando ancora la tribù viveva in Mesopotamia era molto amato dal padre più dei suoi fratelli,perché gli era stato donato nella sua tarda età dalla prediletta moglie Rachele. Ma lo splendido manto che Giuseppe ebbe in dono,destò l’invidia dei suoi fratelli e tanta era l’acredine che lo vendettero ad una carovana di mercanti. I mercanti portarono con sé Giuseppe in Egitto e lo vendettero a loro volta a Putifar,gran dignitario della corte del faraone e capo della sua guardia del corpo. Dalla prigione,dove era stato rinchiuso innocente per una menzogna della moglie di Putifar egli ascese alla fama presso la corte reale a causa della sua capacità di saper interpretare i sogni del faraone salendo all’altissima dignità di “Presidente dei Ministri” del regno d’Egitto. Le sagge parole di Giuseppe consentirono al faraone di evitare un disastro economico ed umanitario e,come ricompensa,alla famiglia di suo padre fu consentito di stabilirsi in Egitto,nella regione di Gessen,ma ciò,non deve apparire insolito,in quanto,sappiamo dai testi egiziani che i funzionari delle regioni al confine dell’Egitto faraonico,solevano accogliere in periodi carestia gruppi di pastori nomadi della Palestina e concedevano loro di soggiornare nella regione di Gessen. In seguito,Giacobbe,prese il nome di Israele,ed i suoi discendenti-i figli di Israele- o Israeliti si moltiplicarono enormemente. Intanto intorno all’anno 1700 a.C.,l’Egitto attraversò un periodo oscuro,di oltre 150 anni,causato dall’invasione di popoli asiatici,che furono chiamati Hyksos,ossia “signori di terre straniere”,che scelsero come nuova capitale dell’Egitto,invece di Tebe,la città di Avaris,sul delta orientale del Nilo,non lontana dai pascoli della regione di Gessen. Poi governò un re d’Egitto che non aveva conosciuto Giuseppe,il quale vide quanto si erano moltiplicati gli ebrei e quanto stessero diventando sempre più potenti. Egli si accorse anche che,quando,l’Egitto era in guerra,gli ebrei si univano ai suoi nemici. Così nominò dei sovrintendenti ai lavori forzati che li opprimessero sempre di più con lavori gravosi ed in seguito li obbligassero a costruire per il faraone le città di Piton e Ramses. Ma più gli egiziani li castigavano e”più si moltiplicavano e crescevano oltre misura”. Così fu loro imposto un lavoro ancora più gravoso. Poi il faraone, con l’aiuto delle balie,tentò di uccidere ogni bambino maschio nato da genitori ebrei,ma queste donne temevano il Dio ebraico e si rifiutarono di eseguire le richieste del faraone. Quando questi, venne a sapere che i suoi ordini erano stati disattesi,emise un pubblico proclama ordinando che tutti i bambini maschi ebrei,venissero gettati nel fiume,ma ancora una volta i suoi ordini non vennero eseguiti in pieno. Fra le famiglie ebraiche cui era stato ordinato di uccidere il loro ultimo nato,vi era quella di Amram,della casa di Levi,uno dei dodici figli di Giacobbe. Egli abitava nella città di Menfi,nel Basso Egitto,con sua moglie Jochebel ed i loro due altri figli,Aronne di tre anni e Miriam,di circa quindici anni. Essi nascosero il bambino per tre mesi,ma dato che non potevano tenerlo più nascosto,perché diveniva sempre più difficile,Amram e sua moglie misero il bambino dentro un cestello di papiro e lo posero nel fiume a galleggiare in mezzo ai giunchi. La cesta,attirò l’attenzione della figlia del re,che era venuta a fare il bagno nel fiume,la quale meravigliata alla vista del bambino,che ella riconobbe per un ebreo,si guardò intorno e vide Miriam,che aveva seguito il percorso del fratello. Dato che il bimbo era molto bello,ella ne fu attratta,per cui chiese alla ragazza di condurle una balia della stessa razza del bambino,perché lo nutrisse. Miriam le portò la mamma del bambino,cui fu imposto il nome di Mosè,poiché la figlia del faraone “lo aveva salvato dalle acque”.

Mosè fu allevato come figlio della figlia del faraone,e quindi fu “istruito in tutta la saggezza degli Egiziani”. In base agli scritti di Giuseppe Flavio,uno storico ebreo,del primo secolo d.C.,Mosè guidò gli Egiziani in una guerra contro gli Etiopi che erano avanzati da Sud e si erano impossessati di molte città,divenendo quindi un potente generale dell’esercito egiziano. In seguito Mosè si adatto allo stile di vita della famiglia adottiva,ma presto quei modi iniziarono a disgustarlo,per cui,andò via e si recò in mezzo ai suoi fratelli,costatando di persona tutte le angherie e la loro triste condizione di vita. Un giorno,poi Mosè,che aveva ormai quaranta anni,vide un ebreo percosso da un Egiziano e rimase così inorridito di tale vista che colpì ed uccise l’uomo,nascondendone poi il corpo nella sabbia. Il giorno seguente però,il suo crimine venne scoperto ed il faraone,venuto a conoscenza del fatto,tentò di ucciderlo,ma Mosè fuggì a Madian,la terra dei Madianiti. Per quaranta anni vi rimase facendo il pastore,sorvegliando il gregge di Jetro,con la cui figlia Sefora si era sposato. Un giorno mentre pascolava il gregge si trovò “oltre il deserto”,e giunse al monte di Dio”l’Oreb”. Lì,il Signore gli apparve nella forma di un roveto ardente,che però non si consumava. Egli disse a Mosè di togliersi le scarpe,poiché quel luogo era sacro e dopo aver dimostrato il suo divino potere con altri segni,rivelò il suo nome seguito da Yahweh. Lo incaricò anche di liberare dalla schiavitù il suo popolo e di condurlo fuori dall’Egitto in modo di potersi recare “in un luogo bello e spazioso,in cui scorreva latte e miele”. Fu tramite diversi segni che Mosè si convinse del potere del Signore,e ciò lo spinse a chiedergli il suo nome ; l’Onnipotente in risposta disse semplicemente:” Io sono colui che sono” e che ai figli di Israele avrebbe dovuto dire che “l’Io sono,o Yahweh”,”mi ha mandato da voi”.

Al suo ritorno da Madian, Mosè incontrò suo fratello Aronne,ed insieme cercarono gli anziani di Israele prima di implorare il Faraone di liberare il loro popolo. Ma anche dopo che Mosè ebbe dimostrato che il potere di Yahweh era più forte di quello degli dei egizi,il faraone si rifiutò di concedere la libertà agli ebrei,e così,il Signore scatenò sull’Egitto dieci grandi piaghe. Una dopo l’altra,esse indebolirono il faraone,finché questi non si placò e permise agli Israeliti,alle loro mogli,ai loro figli ed alle loro bestie di lasciare il paese. Dopo che Mosè ebbe condotto il suo popolo fuori dall’Egitto,però,il faraone cambiò idea ed ordinò ai suoi cavalieri,ai cocchi ed all’esercito di andare a riprenderli,facendosi addirittura personalmente carico della spedizione per assicurarsi il loro ritorno. Ben presto gli Israeliti,in tutto 600.000 con le loro famiglie,giunsero sulle rive del mare Rosso,il mare Suph,letteralmente il”mare di canne” e,con l’esercito egiziano in vista,Mosè supplicò Yahweh di intervenire per salvare il suo popolo. Così il Signore durante tutta la notte ricacciò indietro il mare con un forte vento di oriente,rendendolo asciutto,e le” acque si divisero”. Esse poi tornarono al loro posto e sommersero i cavalieri,i cocchi e l’esercito del faraone che lo inseguivano. Dopo aver miracolosamente salvato il suo popolo dagli eserciti del faraone,che lo inseguivano,Mosè conduce i figli di Israele nel “deserto di Sin”,dove egli salì sul monte Oreb,dove Yahweh gli consegnò le leggi sacre,i Dieci Comandamenti. In sua assenza gli Israeliti si rivolsero ad Aronne e gli chiesero di fare per loro degli “idoli”. Essi avevano usato i pendenti di oro delle loro mogli per foggiare un “vitello d’oro”. Prima di ciò Aronne aveva costruito un altare su cui furono bruciate le offerte,e il giorno successivo la gente si alzò presto per mangiare,bere e giocare. Mosè al suo ritorno si adirò tanto per ciò che vide ed infranse le due tavole della legge,e ne fece delle copie,soltanto dopo che i figli di Levi ebbero scovato ed ucciso non meno di tremila persone che si erano allontanate dalla fede del Signore. Solo dopo una sosta di quasi un anno,avviene la partenza dal Sinai. E cominciarono i quaranta anni di marcia nel deserto Fra i molti luoghi di tappa,oasi e posti di soggiorno nominati nei Numeri (33),Cadesbarne è uno dei più noti. Posta cinquantasette chilometri a sud di Bersabea,è la più grande oasi del deserto; da qui inizia la marcia verso Canaam. Dopo ave ridotto in loro potere tutta la Giordania orientale,i figli di Israele giungono alle”pianure di Moab”lungo il basso Giordano,di fronte a Gerico. Mentre essi sono colà accampati,Mosè sale sulla vetta del monte Nebo,cima del Pisga,da cui guarda giù verso Canaan,la terra da loro ereditata e muore,all’età di centoventi anni. Fu sepolto “nella valle,nel paese di Moab di fronte a Bet-peor,ma nessuno fino ad oggi ha scoperto dove sia la sua tomba”. Ed i figli di Israele lo piansero per trenta giorni. Questa è la storia di Mosè,legislatore e profeta dei figli o discendenti di Israele,la cui storia viene raccontata nella Torah,o Pentateuco,il nome dato ai primi cinque libri dell’Antico Testamento:Genesi,Levitino,Numeri e Deuteronomio.

Sebbene quanto detto,viene raccontato dai sacri libri summenzionati,della realtà storica di Mosè e dell’esodo,cosa sappiamo realmente a distanza di oltre tremila anni? Solo poche citazioni isolate,trovate qua e là in vari libri dell’Antico Testamento offrono qualche chiave di lettura per la validità storica di Mosè e degli eventi relativi all’esodo Troppo spesso queste scarse informazioni servono per sostenere e per condannare diverse teorie relative alla sua identità che all’epoca in visse. Chi era realmente Mosè,era effettivamente il figlio di Amran e di Jochebel,fratello di Aronne e di Miriam,oppure era un egiziano,un seguace del faraone Akhenaton,riformatore religioso di grande fama,che aveva abolito tutti gli dei egiziani,innalzando il suo Credo solo nel dio Aton? Questo è il dilemma che angustia molti egittologi famosi che attraverso papiri rinvenuti nelle tombe di faraoni dell’epoca,hanno tentato di risolvere il problema. Procediamo con ordine. Alcuni di essi,ritengono che Ramesse II (1290-1224 a.C.),detto Ramesse il Grande,fosse il faraone del Gioco,”che non conosceva Giuseppe” e che durante il suo lungo regno,durato quaranta anni,si era imbarcato in una serie di progetti di costruzioni di incredibili proporzioni,come ad esempio,l’erezione delle colossali figure sedute che punteggiano l’ingresso del possente tempio scavato nella roccia di Abu Simbel,vicino al confine con il Sudan,allo scopo di impedire,almeno al livello psicologico,agli invasori della Nubia di avanzare oltre ed inoltre a far costruire le città deposito di Ramesse e Piton servendosi degli Israeliti,ridotti in schiavitù. Pi-Ramesse era identificata con la città in rovina di Tanis,situata sul ramo tanitico del Nilo,e che a sua volta veniva fatta coincidere con la città di Saon,di cui si diceva che fosse stata costruita sette anni prima della città canaanita di Ebron. Saon viene nominata nel libro dei Salmi come il luogo in cui vivevano Giacobbe ed i suoi discendenti. Nella città di Tanis che era la capitale del nord di Ramesse,costruita dagli schiavi israeliti,il faraone teneva la sua corte,all’epoca dei suoi incontri con Mosè ed Aronne. Tanis inoltre era considerata come la stessa città di Avaris,capitale degli Hyksos.i re asiatici che fecero scorribande in Egitto e governarono dal delta Orientale per un periodo di circa 75-155 anni nel cosiddetto Secondo Periodo Intermedio(1786-1575 a.C.) e fu il tempo in cui si stabilirono in Egitto, Giacobbe e Giuseppe. Ma poiché il Tempio di Salomone fu edificato nel 480esimo anno dopo che i figli di Israele erano partiti dall’Egitto all’epoca dell’esodo,come asserisce il primo libro dei Re(6.1),mentre secondo la Bibbia greca dei Settanta,riferisce che il Tempio di Salomone fu edificato 440 anni dopo l’esodo e non 480 come afferma la Bibbia,i conti non tornano. Basta solo questo fatto a rendere l’idea di utilizzare la cronologia biblica per definire gli eventi stessi,quindi come di può determinare l’esatta ricostruzione dell’esodo,e stabilire con un minimo grado di precisione l’era in cui essa aveva avuto luogo? Nella Stele della Vittoria(talvolta anche Stele di Israele),una pietra di proclama custodita presso il Museo Egizio del Cairo,risalente all’anno quinto del movimentato regno di Meremptah(1224-1214),durato dieci anni, si commemora la sconfitta dei Libici,popolo del Nordafrica che viveva nelle terre ad ovest dell’Egitto. Dopo aver descritto la vittoria,essa racconta di come gli dei si fossero riuniti ed avessero proclamato vincitore Meremptah,dopo di che la pace era tornata. A ciò seguono dodici righe di encomio poetico che glorificano il trionfo del sovrano non soltanto sui libici,ma anche sui nemici dell’Egitto a nord del regno,recitando”:I principi sono in ginocchio,implorando:Pietà! Nessuno dei Nove Soggiogati solleva la testa:Desolazione per i Teherm;Hatti è pacificata; saccheggiata è la terra di Canaan nel modo peggiore;vinta è Ascalon;in pugno è Gezer;Yanoam è ridotta come se non esistesse;Israele è stata completamente raso al suolo,non il suo seme;Hurm è una vedova per l’Egitto!Tutte,tutte le terre sono pacificate;Chiunque fosse irrequieto è stato incatenato….”.

Il fatto che la Stele della Vittoria ci dica che “Israele è stato completamente raso al suolo,ma non il “seme” che significa”Israele è disperso,privo di semi” comporta che anche se sconfitti in battaglia,i suoi capi rappresentavano sempre una minaccia per l’Egitto,che controllava ampie parti del territorio di Canaan,delle basse terre costiere ai confini dell’Impero Ittita(Turchia). Dalla storia non possiamo apprendere se a quel tempo Israele fosse stato davvero”raso al suolo” da Meremptah,né se gli Israeliti fossero riusciti a stabilirsi nella terra di Canaan,ma riteniamo che essi non abbiano posto problemi all’Egitto finché non iniziarono a divenire troppo ribelli ed a minacciare la stabilità imposta a Canaan dal padre di Meremptah,Ramesse II. Questo perché la Bibbia ci dice che prima di entrare nella Terra Promessa,i figli di Israele avevano vagato per quaranta anni nel deserto. Ed anche se gli ebrei avevano attraversato il fiume Giordano quando fu scolpita la Stele di Israele,nell’anno quinto del regno di Meremptah,ciò comporta in termini strettamente biblici che l’esodo doveva avere avuto luogo almeno quaranta anni prima,cioè molti decenni avanti,e questo significa che Meremptah non poteva essere stato il faraone dell’esodo,mentre il faraone del Gioco,che aveva regnato ,quattro decenni prima, doveva essere stato un altro re,possibilmente il padre di Ramesse,Sethi(1308-1291 a.C.),per cui si dovrà abbandonare l’idea che gli ebrei siano stati coinvolti nella edificazione della città deposito di Rameses,durante il regno di Ramesse il Grande. Tutto al più si può ritenere che gli stessi,siano stati coinvolti durante il regno di Horemhab(1335-1308),o ancora prima. In altre parole,detti faraoni sono stati aggiunti alla storia dell’esodo,solo molto tempo dopo gli eventi descritti,probabilmente diversi secoli dopo,quando il Pentateuco fu riportato per la prima volta in forma scritta .Ora da alcune citazioni isolate,riprese dall’Antico Testamento si può constatare che nel primo libro dei Re,capitolo 6,versetto 1,si legge che il Tempio di Salomone fu edificato,”nel quarto anno del regno di Salamone su Israele”che corrisponderebbe al “quattrocentottantesimo anno dopo che i figli di Israele avevano ottenuto la libertà”. Dal momento che la cronologia biblica afferma che il Tempio di Salomone fu edificato nel 1012 a.C.,questo fornirebbe una data per l’esodo rispondente circa al 1492 a.C.,quasi trecento anni prima dell’epoca di Ramesse II e di suo figlio Meremptoh. Ancora più scoraggiante è il fatto che la Bibbia greca dei Settanta riferisce che il Tempio di Salamone fu edificato quattrocentoquaranta anni dopo l’esodo,e non quattrocentoottanta,come si afferma nella Bibbia. Quindi come si può determinare con certezza matematica l’esatta cronologia biblica e come si può determinare l’esatta cornice temporale dell’esodo? Allo scopo di fare un po’ di chiarezza in tutto ciò,gli studiosi sono ricorsi al racconto di Manetone. Chi era Manetone? Manetone il Sabanita,era uno scriba e sacerdote egizio del tempio di Eliopoli,nel Basso Egitto,di cui si sa che aveva scritto in greco,sua lingua di origine,non meno di ottanta libri.,tra il 280 ed il 250 a.C .circa. Fra di essi vi era una storia del suo paese;completa delle Cronache dei Re,commissionatagli da Tolomao II Filodelfo,fondatore della famosa biblioteca di Alessandria. Intitolata Storia d’Egitto,questa opera è andata perduta,ma alcuni frammenti si possono ritrovare in un opera dal titolo Flavius Josephus contra Apionam,scritta da Giuseppe Flavio(37-97 d.C.),lo scrittore ebreo,che fu testimone di alcuni eventi fondamentali della Storia ebraica di cui scrisse le cronache. Contra Apionem fu scritto in forma di attacco letterario contro quegli egiziani che avevano compilato opere che presentavano la razza ebraica,in maniera dispregiativa ed erano manifestamente false. Come suggerisce il titolo,fra i destinatari delle sue accuse vi era Apione,un grammatico greco vissuto ad Alessandria intorno al 38 d.C.. Ma lo scrittore più significativo che era caduto sotto l’attacco di Giuseppe nel Contra Apionem,era Manetone il quale, aveva detto che gli ebrei discendevano dai lebbrosi,e questa è la ragione per cui la sua opera oggi perduta è stata in qualche modo preservata. Ma la domanda che più interessa è quella di conoscere cosa aveva dunque da dire Manetone sulla vita di Mosè. Il racconto di Manetone narra di un faraone di nome Amenophis che desiderando ardentemente di vedere gli dei /come Horus,uno dei suoi predecessori nel regno,aveva desiderato prima di lui),chiese il consiglio al suo omonimo “Amenophis,figlio di Papis,un uomo molto saggio che aveva la conoscenza del futuro. Questi a vendo ascoltato la richiesta del re,rispose,asserendo che l’unico modo per ottenere il suo scopo era quello di liberare il regno di tutti i “lebbrosi” e “gli impuri”. Fu così che ottantamila individui impuri furono radunati ed inviati alle cave di pietra che si trovano sulla riva destra del Nilo,dove lavorarono segregati dal resto della popolazione egizia. Tra di loro vi erano alcuni sacerdoti eruditi che erano stati contaminati. Malgrado ciò Amenophis figlio di Papis, si sentiva a disagio per ciò che aveva consigliato al suo omonimo Amenophis faraone,in quanto da uomo saggio e profeta,temeva per se e per il faraone,l’ira degli dei,una volta che si fossero accorti che era “stata fatta violenza ai loro sacerdoti”,trattati alla pari degli altri impuri. Per cui,predisse che”certe persone sarebbero venute in soccorso di questi sventurati contagiati”che si sarebbero ribellati , avrebbero deposto il re e sarebbero rimasti padroni del regno per tredici anni. Incapace di affrontare le conseguenze che sarebbero derivate per lui se avesse fatto conoscere al re tale sua profezia,la mise per iscritto e si tolse la vita. Il faraone venuto a conoscenza del suo omonimo e della profezia,decise di cambiare il suo atteggiamento nei confronti dei “lebbrosi” e degli “impuri”. Questi ultimi avevano allora pregato il faraone di assegnare loro la città deserta di Avaris,che era stata già residenza degli Hyksos,che il re aveva concesso. Poi i lebbrosi,dopo aver occupato la città,la utilizzarono per la propria rivolta ed elessero un loro capo “tra i sacerdoti di Eliopoli”,il cui nome era Osarsiph,o Osarseph,giurandogli obbedienza,questi in cambio emanò nuove leggi,essenzialmente opposte a quelle egizie. Egli disse loro,di non adorare gli dei egiziani e di non astenersi da ciascuno di quegli animali sacri di cui avevano massimo rispetto,bensì di ucciderli e distruggerli tutti. Inoltre ordinò loro di non unirsi ad altri che non fossero della loro confederazione. Poi disse loro che non dovevano più lavorare nelle cave e che avrebbero dovuto costruire delle mura intorno alla città e prepararsi per una guerra contro il re Amenophis.Infine si assicurò l’amicizia degli altri sacerdoti e dei contaminati ed inviò degli ambasciatori a Gerusalemme,perché convincessero i pastori e cioè gli Hyksos ad unirsi alla loro causa. Gli Hyksos,convinti dagli ambasciatori in numero di duecentomila si mossero in aiuto di Osarsiph ed insieme presero il controllo dell’Egitto. Amenophis,che aveva radunato nella città di Menfi,dove si poteva ancora adorare il toro “Api” e tutti gli animali sacri,fuggì con il figlio di cinque anni Sethos e trentamila dei suoi uomini più adatti alla guerra,in Etiopia,dove il re lo accolse con favore. Ma il popolo di Gerusalemme,essendosi unito con gli “egiziani contaminati”,iniziò a trattare gli Egiziani in maniera barbara:”coloro che videro come avevano sottomesso il paese di cui prima si è parlato(cioè l’Egitto) e la terribile malvagità di cui erano colpevoli,la ritennero una cosa terribile,poiché essi non solo diedero alle fiamme le città ed i villaggi,ma non erano soddisfatti finché non avevano commesso sacrilegi ed avevano distrutto le immagini degli dei usandole poi per arrostire gli animali sacri che prima venivano adorati ed obbligavano i sacerdoti ed i profeti ad essere i boia e gli assassini di quelle bestie per poi espellerli nudi dal paese”. E’ stato detto anche che il sacerdote che aveva stabilito la loro condotta e le loro leggi era nativo di Eliopoli,e che il vero nome fosse Osarsiph,da Osiride,dio di Eliopoli,ma che quando si era avvicinato a questa gente il suo nome era cambiato e veniva chiamato Mosè. Dopo tredici anni di esilio Amenophis, ricostituì le proprie forze militari e con l’ausilio di un secondo esercito guidato dal figlio Rhempses ,inizialmente “Sethos “,che veniva chiamato anche Ramesse per via di suo padre Rhampses,tornarono in Egitto ed ingaggiarono una battaglia contro i pastori e la gente contaminata,sconfiggendoli e trucidandone molti,per poi inseguirli fino ai confini con la Siria. Questa è la storia presentata da Manetone nella sua Aegyptioca e riportata dall’egittologo inglese Artur Weigall nel proprio libro,dal titolo “Tutankhamon and other Essays”. Secondo Weigall,vi erano pochi dubbi sul fatto che il governo di tredici anni di Osarsiph.Mosè costituisse “i tredici anni dell’eresia dell’Aton a Tell el Amarna”.Seguendo la sua linea di pensiero,egli riteneva che gli ottantamila impuri fossero gli eretici adoratori di Aton (il sole),ed il loro spostamento dalle cave sulla riva destra del Nilo corrispondeva assai sorprendentemente al trasferimento storico di tutta la capitale ad Akhenaton,da Tebe a Tell el Amarna. Weigall,correttamente,ipotizzo che,facendo Horemhab risalire il proprio regno alla morte di Amenhotep III,questo spiegava il motivo per cui Manetone considerava che tutti gli eventi avessero avuto luogo durante il regno di un solo re,Amenhophis,che è vagamente basato sul padre di Akhenaton,Amenhotep III. Ed in effetti,storicamente parlando si può dedurre che alcuni degli eventi descritti da Manetone sono davvero accaduti in un arco di tempo piuttosto lungo iniziato negli ultimi anni di Amenhopet e culminati durante il regno di Horemhab,che Weigall considera responsabile della definitiva espulsione dei “ lebbrosi”,”impuri” e “pastori” dall’Egitto. Partendo dal fatto che il capo degli “impuri” e degli asiatici fosse un sacerdote egizio di Eliopoli di nome Mosè,Weigall propose che questi fosse”nato sotto il regno di Amenhotp III,che fosse fuggito nella terra di Madian, nel regno di Akhenaton”e ritenne quindi Tutankhamon fosse il faraone sotto il quale Mosè tornò in Egitto ed organizzo l’esodo dei suoi connazionali ridotti in schiavitù. Anche se tale conclusione è contraria alla tradizione biblica che afferma che Mosè rimase per quaranta anni nella terra di Madian,prima che Dio lo chiamasse,per ottenere la liberazione del suo popolo,de”figli d’Israele”,egli Weigall dimostrò la debolezza della cronologia biblica. Infatti i 480 anni che si stima fossero trascorsi tra l’esodo e l’edificazione del Tempio di Gerusalemme nel libro dei Re,si rivelarono errati,l’ultima data è fissata per 978 a.C. che farebbe del 1453 la data dell’esodo,riportando anche il numero delle generazioni passate,secondo il primo libro delle Cronache,capitolo 6,che stabiliscono la data del tempo dell’esodo a quello di re Davide,che in realtà sono undici o dodici per collocare la data dell’esodo all’incirca fra il 1360 ed il 1330 a.C. nell’arco del regno di Tutankhamon.

Ora stabilito ciò,passiamo a lumeggiare le figure di Tutankhamon e di Akhenaton,faraoni predestinati di questo interessantissimo racconto

Tutankhaton o Tutankhamon,per come è passato nella Storia,genero di Akhenaton,alla di lui morte,fu designato al trono d’Egitto,rimanendo al fianco di Nefertiti,nella reggenza per tre anni,poi si trasferì a Tebe,che riassunse il proprio ruolo di centro religioso fondamentale dell’Alto Egitto,dove iniziò la restaurazione del culto di Amon,assumendo il nome di Tutankhamon. A quella epoca non poteva avere più di nove anni ed il governo del paese fu riposto nelle mani di individui più capaci. Governò il paese dal 1347 al \359

Ma ai fini del racconto la figura più interessante,rimane quella di Akhenaton,sul quale mi soffermerò a lungo,e di quanto dirò di lui,va inteso,e come se parlassi della sua sposa Nefertiti ,che ebbe un ruolo decisivo e fu il principale “cervello” della riforma religiosa ed assieme al marito partecipò attivamente all’istituzione del culto di Aton. Akhenaton ebbe a regnare dal 1367 al 1350 a.C.,per ben diciassette anni. Scrivere la storia di Akhenaton,non è facile,perché i dati certi sono molto pochi,ad iniziare da quelli che si riferiscono alla collocazione temporale dei diciassette anni di regno. Che età aveva Akhenaton quando salì al trono? I pochi indizi che si hanno,potrebbero indicare un’età compresa fra i sedici e i venticinque anni. La data del suo insediamento al potere è semplicemente indicativa,in quanto la cronologia egizia non è continua. Quando un re sale trono,si ricomincia dall’anno Uno. Inoltre,per via del fenomeno della” condivisione del potere” ,i regni si possono accavallare. Prima dell’Età Tarda,non si hanno punti di riferimento che permettono di fissare una cronologia assoluta per cui è impossibile collocare con esattezza il regno di Akhenaton,e ci si deve accontentare di indicare come data indicativa la metà del XIV secolo a. C.. Ma chi erano in realtà Nefertiti e Akhenaton? Si ribellarono effettivamente ai sacerdoti di Amon? Erano dei rivoluzionari? Vollero,effettivamente creare una religione nuova e una nuova società? Furono gli inventori del monoteismo.

Queste sono le domande che stanno molto al cuore ed alla mente,alle quali cercherò di dare una risposta quanto meno esaustiva o almeno che possa soddisfare la curiosità del lettore.

Akhrnaton nacque probabilmente nel palazzo di Malqata,che si trovava sulla riva occidentale di Tebe,ipotisi questa,convalidata dal fatto che il palazzo era stato costruito per ordine del padre Amenofi III,come residenza della famiglia reale. Al momento della sua nascita,egli non è destinato a regnare. Il trono è infatti promesso al fratello maggiore. Quindi vivrà un’infanzia tranquilla,in questo palazzo da sogno,dove potrà contemplare,quindi comprendere la manifestazione terrena del Creatore attraverso il tripudio della natura. Al centro della civiltà di Amenofi III si erge l’immensa ed opulenta città di Tebe. Tebe oltre ad essere un grande centro religioso ricco di magnifici templi,non si limita a dirigere la vita spirituale dell’Egitto,ma ne regola anche la vita economica. Essa raccoglie mercanti e negozianti stranieri,favorisce gli scambi commerciali e, giorno dopo giorno contribuisce al benessere materiale delle Due Terre. Menfi ed Eliopoli,le antiche capitali che continuavano a godere di una certa fama in campo religioso,impallidiscono di fronte a Tebe la Magnifica,che tutti i faraoni della XVIII dinastia,uno dopo l’altro,hanno continuato ad abbellire. Tebe è la città santa di Amon,il “dio nascosto”. La divinità secondaria quale era durante l’Antico ed il Medio Regno. Il suo grande sacerdote,regna su di una casta ecclesiastica fortemente gerarchizzata, che comprende un corpo dirigente,formato da “padri divini” e da”profeti di Amon”. Ma come prescrive la regola egizia,il faraone è il capo supremo dell’impero ed egli deve piegarsi alle sue direttive. Amenofi III mantenne durante il suo regno,la sua autorità sull’insieme dei culti e del clero,perché egli è il re d’Egitto che non bisogna dimenticare è un re-dio. La prosperità del paese dipende dalla sua persona simbolica e metafisica ed il clero di Amon,come gli altri corpi dello Stato,gli è teologicamente e concretamente sottomesso. La civiltà egizia si basa sul sacro. Ogni faraone durante il suo regno sceglie un “programma” sacro che riproduce in ogni occasione un particolare aspetto del divino. Il dio Aton sarà al centro del pensiero di Akhenaton,che ne scopri l’esistenza durante la sua educazione al palazzo. Già il suo bisnonno Amenofi II,che iniziò il suo regno alla metà del XV secolo a. C. e durò per circa venticinque anni,ritenne che il Signore degli dei non era Amon,ma una “terna” divina chiamata Amon-Ra-Aton ed è questo dio unico in tre persone colui che “infonde nel cuore del re l’idea di agire in maniera che l’Egitto lo serva”.. Il suo successore Thutmosi IV,prende le distanze dai sacerdoti di Amon e prende delle misure amministrative nei confronti del gran sacerdote di Amon non facendogli più disporre del potere supremo sul clero egizio e non facendogli più ricoprire la funzione di visir. Gli esempi di questi suoi predecessori,provano che già,prima del regno di Akhenaton,esisteva una tendenza a riequilibrare i diversi culti egizi ed a non concedere la supremazia assoluta ai ricchi sacerdoti di Tebe. Amenofi III accelerò questa rivoluzione,soprattutto nel campo delle idee religiose. Fu lui ad insistere sull’importanza del dio Aton ,il primo creatore,e sulla ricchezza simbolica del culto solare. A questo punto ci si domanda perché Aòhenaton scelse proprio il dio Aton come portavoce,in un certo senso,del nuovo Egitto. Aton,non era una divinità sconosciuta alla religione egizia. Già ai tempi dell’epoca di Thumosi I (1528-1510 a: C.),esso era considerato una potenza creatrice che non si riduce alla forma esteriore del sole. Quando il faraone muore,la sua anima mortale ascende al cielo e si unisce al disco solare,l’Aton,per risplendere in eterno. Poi, a scendere durante il regno di Thumosi IV(1413-1405 a. C.) si tributava un culto ad Aton ed all’epoca di Amenofi III (1405-1367 a. C.) esisteva la carica di “intendente della dimora di Aton” e veniva adorato nell’interno della cinta stessa di Tebe. Ad Eliopoli e Menfi esistevano sacerdoti di Aton che attraverso un rito continuo mantenevano vivo il culto degli elementi dell’antica religione cosmica. Akhenaton che passa i suoi giovani anni nel palazzo di Malqata,studiò i testi sacri della tradizione egizia,ricca di molte esperienze spirituali. Come ogni futuro re deve conoscere bene i geroglifici,dopo essere stato iniziato alle scienze sacre. Egli come ogni faraone,secondo la legge di Maat ,deve essere un saggio ed un sapiente nel medesimo tempo. Ebbe degli ottimi maestri,fra i quali spicca la figura di Hamenhotep,figlio di Hapu,che aveva il titolo di “supervisore dei cantieri del re”,capo degli architetti,era considerato un vero e proprio messaggero della divinità,capace di saper interpretare i disegni del Creatore e metterli in pratica. Raggiunse la veneranda età di 110 anni,considerata dalla tradizione egizia prerogativa dei saggi. Beneficiò di altri precettori di grande valore,quali gli architetti Sut ed Hor. Essi erano incaricati di dirigere le costruzioni di Amon,ricoprendo così una delle più alte cariche dello Stato. La stele funeraria presenta un testo che contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare,non esalta il dio Amon,ma un insolito Amon solare,molto vicino al dio di Akhenaton. Il disco solare,viene definito come “colui che crea ogni essere” acquisendo in tale modo la posizione di demiurgo. Studi controversi indicano che Akhenaton,che aveva in precedenza il nome di Amenofi IV,ebbe a governare l’Egitto per un periodo di condivisione del potere con il padre Amenofi III,di dodici anni,questo perchè esiste una scena rappresentativa su di un blocco di pietra,proveniente da Athsibis,in cui si vedono Amenofi III e Amenofi IV,fare insieme una offerta ad una divinità. Già nel quarto anno del suo regno,il culto di Aton si è molto sviluppato. Sorgono nuovi templi,vi sono migliaia di sacerdoti al suo servizio divino e gli altari sono abbondantemente forniti da offerte alimentari. Le città dell’Egitto riconoscono la supremazia di Aton e gli inviano metalli preziosi,abiti,stoffe,olio,vino e carne. I templi pagano una sorta di imposta sacra perché il culto del dio privilegiato dal faraone si svolga correttamente nell’interno del recinto sacro di Karnak. Ma tutto ciò non significa che in Egitto disdegnino gli altri dei e continua ad esistere il culto del dio Amon,come pure quello degli altri dei,ma intanto si rileva una innovazione importante. Infatti Aton ,che ha la sua liturgia a Karnak, a differenza di altre divinità come Anubi,Hathor e Ptah non si incarna o meglio dire non viene rappresentato in nessuna statua. In questo quarto anno di governo,entra in scena Nefertiti,che fu per Aòhenaton di più di una sposa e di una madre. Nefertiti,appartiene alla tradizione delle regine eccezionali,che segnarono profondamente la loro epoca. Infatti ella influenzò il corso degli eventi,partecipando costantemente all’esercizio del potere e svolse il proprio mestiere di regina con una eccezionale energia. L’impegno religioso di Nefertiti è indubbio. Non rimase estranea alla riforma decisa dal marito,anzi si può dire che ne fu l’ispiratrice. Sarà infatti presente sino alla morte,accanto al marito,durante tutte le cerimonie ufficiali in onore di Aton .Fu grande sacerdotessa del culto e svolse quotidianamente i suoi compiti religiosi.

Fino all’anno sesto del regno,il successore di Amenofi III si chiama Amenofi IV,ma sempre nello stesso anno,Amenofi IV,prende una decisione e cambia il nome,abbandonando Amenofi per divenire Akhenaton. Come per magia,Akhenaton e Amenofi IV,sono la stessa persona,dal momento che gli anni del regno si susseguono lineari,senza che si ritorni all’anno Uno. In tale modo si impegna di adottare un nome ufficiale che si accordi con la riforma religiosa che sta mettendo in atto. Ad una nuova personalità del faraone corrispondeva una nuova capitale dell’Egitto. Ciò migliorava la nascita della città del Sole. I testi ci forniscono la data precisa della fondazione di Akhenataton,la città di Aton,che fu il tredicesimo giorno del quarto mese invernale dell’anno sesto del regno. El Amarna diventò “la sede di Aton”,come Menfi era quella del dio Ptah e Tebe quella di Amon. La fondazione della città del Sole si accompagna ad un giuramento pronunciato da Akhenaton,con il quale si impegna che la città del Sole,non oltrepasserà i limiti che sono stati fissati,che non costruirà mai un'altra capitale e che è stato Aton a volerla così. Nello stesso anno,la corte lascia Tebe e si trasferisce ad El Armana. El Armana diviene la capitale dell’Egitto ed il culto di Aton diventa il principale d’Egitto,ma non per questo le altre divinità cessano di esistere,né le altre città delle Due Terre cessano di vivere e di prosperare. Aton non è una divinità intollerante che esclude le altre forme del sacro.

Nell’anno ottavo del suo regno,rinnova il giuramento che aveva fatto nell’anno sesto e dà l’ordine di distruggere tutte le statue del dio Amon e degli altri dei minori creando un vuoto magico” attorno al solo rimasto,Aton.. Cancellando così il nome degli dei,Akhenaton ne sopprime la facoltà di incarnazione e ne annienta l‘influenza ed Aton regna sovrano. Con il culto di una forza universale,l’Aton,si accompagna al riconoscimento di una eguaglianza innata fra gli uomini. Con il suo nuovo giuramento,attraverso la soppressione delle altre divinità,Akhenaton ha voluto accelerare la riforma religiosa sull’intero Egitto. Non vi fu nessuna guerra di Aton,fu puramente un atto voluto,perché imposto dal “programma atoniano”dettato dalla volontà del re. Rimane il fatto che la simbologia religiosa tradizionale non venne cancellata con la forza,in quanto egli si limitò esclusivamente ad incaricare alcuni scultori che lavorando con cura cancellarono il nome di Amon dalle statue per fare posto a quello di Aton, dotato di maggiore potenza. Alla fine del nono anno del regno,Akhenataton,la nuova capitale del regno è quasi completata. Il dio Aton ha finalmente la propria “sede “,dalla quale può rivelarsi agli uomini. Akhenaton ha compiuto il primo dovere di un faraone,quello di essere l’architetto del proprio regno.

Un abitante di Akhenataton cosi descriveva la città del dio Sole: l’estensione precisa di questa città,a cui è negata ogni possibile espansione ed i cui confini sono stati fissati da Aton, il giorno stesso della sua fondazione è indicata sulla stele di confine sviluppandosi esclusivamente sulla riva occidentale del Nilo,essa occupa una superficie di 100 chilometri quadrati per una larghezza di tredici chilometri. Akhenataton aveva una popolazione che doveva superare i quarantamila abitanti e durante la sua breve esistenza fu la capitale del più grande impero del mondo. Tutti gli affari del regno venivano trattati lì. Per le strade di Akhenataton si incrociavano tutte le etnie dell’epoca conosciute,minoici,micerini,ciprioti,babilonesi,ebrei e molti altri ancora, Vero cuore dell’Egitto in cui si prendevano le decisioni che avrebbero orientato il destino delle Due Terre. La città di Aton era ben difesa. Molte truppe sorvegliavano attentamente i punti di accesso alla città,mentre le sentinelle spiavano ogni avvicinamento sospetto ed i battaglioni d’assalto erano costantemente sul piede di guerra. Il centro di Akhenataton era organizzato attorno allo sbocco della strada maestra,che collegava il palazzo settentrionale a quello principale. Quest’ultimo comprendeva diversi spazi aperti e presentava al centro un gigantesco cortile fiancheggiato da colossi di Akhenaton. Accanto al palazzo di Akhenaton sorgeva un tempio di dimensioni modeste,la “casa di Aton”,una sorta di cappella orientata verso l’entrata dello wadi,dove era scavata la tomba regale. Il quartiere nord era abitato da commercianti e da piccoli funzionari,li avevano sede gli uffici degli scribi e vi si trovavano diverse botteghe,dove si potevano acquistare i prodotti più diversi. In questo stesso quartiere sorgeva il grande palazzo reale,ben protetto e separato dal resto della città. Nel quartiere sud risiedevano gli alti funzionari e vi lavoravano diversi scultori. Il quartiere operaio,un vero e proprio paese nella città si presentava come un insieme di stradine parallele che si intersecavano ad angolo retto .Non esistevano ghetti fra la popolazione cittadina e quella rurale,solo il faraone e la famiglia reale occupavano un posto a parte,ma è la loro funzione che lo esige che vivano isolati,al centro di un insieme di monumenti sacri.

Il dio Aton viene presentato come un disco solare da cui escono raggi che terminano a forma di mani,alcune della quali offrono la “chiave della vita”. Sul bordo inferiore del disco si rizza il serpente ureo,che porta al collo una chiave della vita. L’assimilazione dei bracci solari alle braccia della divinità è una pratica simbolica molto antica. L’immagine si trova già su una stele di Giza all’epoca di Amenofi II. Il cerchio del sole è analogo a quello del mondo,che è retto dalla legge del serpente,la legge delle metamorfosi continua. Le mani del dio donano vita e felicità,rivelano le forze divine,che ogni giorno,garantiscono il buon funzionamento del cosmo. Aton è vita che dona la vita,Signore del cielo e della terra,egli risiede nel suo tempio della pietra primordiale,all’interno della sua città,capitale dell’Egitto. Questa capitale imperiale che è Amarna o Akhenataton è una città cosmica. E’ una contrada di luce dove tutto è pensato in rapporto ai raggi del sole. Numerosi sono gli inni e le preghiere incisi sulle pareti delle tombe dei dignitari. Le preghiere sono rivolte sia al dio Aton ,sia al re ed alla regina insieme a lui. Due bellissimi testi fra tutti gli altri numerosi ad essere ricordati sono il “piccolo” ed il “grande inno ad Aton ed entrambi sono messi direttamente in bocca ad Akhenaton e che i dignitari sono autorizzati a recitarlo in suo nome

Akhenaton regnò per ben diciassette anni,alla fine del quattordicesimo anno,egli associa al trono un uomo di nome Semenkhkara che duro circa tre anni fino alla morte di Akhenaton,che avvenne nella sua capitale durante l’estate del 1359 a:C. Dopo tre anni di coreggenza, Semenkhkara esce di scena ed entra a questo punto nella storia il giovane Tutankhaton,”simbolo vivente di Aton”,che all’epoca doveva avere una diecina di anni.

Il prezzo pagato da Akhenaton per aver abbandonato i vecchi dei fu terribile. Sotto gli ordini del generale Horemhab,che occupò il trono dopo il breve regno di Ay,la città di Akhenataton fu smantellata ed abbattuta fino alle fondamenta. Tutti i riferimenti all’odiato Akhenaton vennero eliminati dalle iscrizioni e le statue di Akhenaton furono bruciate ed abbattute. Inoltre,Horenhab fece scomparire i quattro re di Amarna - Aakhenaton,Semenkhkara.Tutankhamon e Ay-dalle registrazioni ufficiali ed estese il proprio regno a ritroso fino all’anno in cui Amenhotep III padre di Akhenaton,aveva dato inizio ad una coreggenza insieme al figlio. Da allora in poi il ricordo di Akhenaton ed addirittura quello dei suoi successori,fu completamente bandito dall’Egitto,egli non avrebbe mai dovuto essere menzionato. Dal momento che lui stesso aveva diretto la restaurazione delle vecchie religioni durante il regno di Tutankhamon,ritenne ovviamente di avere ogni diritto a reclamare per se questo grandioso successo facendo scalpellare via dalle Stele della Restaurazione,quello del re ragazzo e sostituirlo con il suo.

Dopo aver tracciato ampiamente una disamina dei fatti,rimane impellente la domanda se fu Akhenaton che si proclamò Primo Profeta di Aton,con la sua rivoluzione religiosa,attuata durante il suo regno,a determinare il concetto che vi potesse essere una relazione tra l’Atonismo e l’adorazione di Dio,così come viene presentata nella Bibbia,stabilendo una connessione logica con Mosè, dalla quale ne derivò la religione monoteistica? Ed inoltre cosa hanno in comune Akhenaton e Mosè? Simile all’Osansiph-Mosè di Manetone,Akhenaton,proibì l’adorazione degli idoli e dispensò il popolo dalla venerazione degli animali sacri. Durante il suo regno ad esempio,in Egitto,non vi erano tori Api sepolti nel Serapeo,nella necropoli menfita di Saqqara,chiara indicazione del fatto che egli aveva abbandonato questa antichissima tradizione,che non fu reintrodotta sino al regno di Tutankhamon .Entrambi poi hanno promosso una rivoluzione sociale. Entrambi sono stati in diretto contatto con Dio. A Mosè il Signore parla direttamente,in totale chiarezza. Come è scritto nel Deuteronomio, “Non è apparso in Israele un profeta come Mosè che Dio abbia scelto con amore,di persona”. Il dio Aton aveva concesso gli stessi privilegi al re Akhenaton. Il faraone aveva avuto una rivelazione diretta e su di essa aveva costituito la sua religione. Mosè,principe dei profeti,insegnava di persona le parole che aveva ricevuto da Dio. Vero e proprio maestro spirituale,egli mette a parte della rivelazione il gran sacerdote,poi i suoi figli e,infine gli anziani. Dopo di che si rivolge al popolo per comunicargli la saggezza. Akhenaton ha la sua medesima importanza nel suo ruolo di maestro spirituale,dedicando grande parte del suo tempo ad educare personalmente chi gli stava vicino. Akhenaton e Mosè,presentano quindi lo stesso rapporto con la divinità e la stessa maniera di rendere partecipi gli altri della rivelazione che è stata fatta loro. Dio parla a Mosè perché diffonda nel mondo una verità precisa”Io sono il Dio unico,mi mostro a te nel mio splendore unico”.Per Andrè Neher,l’avventura di Mosè è la “ conoscenza di un Dio unico,diverso da tutti gli altri,creatore e padrone della terra e del cielo,la cui chiara volontà si confonde con un ideale di giustizia e di dirittura”. Ma è costretto ad ammettere che la vita di Akhenaton è una” ricerca appassionata di unità,unità del bene e del vero,unità delle forze contrarie della natura nel solo disco solare,unità della vita e della morte nel potere creatore di questo disco”. Ed è per tale ragione che egli ritiene che sia stato Akhenaton ad aver creato il Monoteismo.

Secondo l’americano Charles Breasted,Akhenaton era un uomo inebriato del divino,il cui spirito rispondeva con una sensibilità ed una intelligenza eccezionale alle manifestazioni di Dio in lui. Uno spirito che ebbe la forza di diffondere idee che andavano al di là della possibilità di comprensione della sua epoca e di quelle future. Di questo re mistico,Arthur Weigall,altro egittologo vissuto tra il 1880 ed il 1934,dice che era “il primo uomo a cui Dio si sia rivelato direttamente come fonte d’amore universale,esente da passioni e di una bontà che non conosceva limite.

Carissimi miei lettori,in questo mio studio alquanto travagliato,ho cercato di porre in luce,dei dati definitivamente acquisiti su quel periodo lontanissimo che risale a circa quattromila anni fa,in un tempo in cui l’adorazione degli dei regnava sovrana nella fede e nella religiosità dell’umanità intera e su quei personaggi storici che vissero allora e che vollero,perché chiamati da Dio,rivoluzionare la fede religiosa introducendo il monoteismo,creando così la fede ed il culto in un solo Dio,creatore di ogni cosa.

Ora che sono giunto al termine del racconto,lasciò a voi la libera scelta di interpretare attraverso il mio scritto,seguendo la linea logica e razionale che conviene al vostro Credo,ma non ponendolo al di sopra della realtà,se fu Abramo che venne chiamato dal Dio Unico,come narra la Sacra Bibbia,ad essere il vero fondatore del monoteismo e Mosè il principe dei profeti del Dio di Israele,Yahweh,oppure il faraone Amenofi IV,che si chiamò Akhenaton,che dalla traduzione dell’egittologo Cyril Alfred,significa“lo spirito efficace di Aton,di quel dio raggiante è necessariamente “utile”ed “efficace”,poiché dona la vita e fornisce agli esseri tutti,l’alimento essenziale.

 

Buona lettura.

 

Brindisi, 30 maggio 2011.

Antonio TRONO