L’ISLAM A CONFRONTO COL SUO VERO ANTAGONISTA:
il nuovo Califfato dell’Iraq e della Siria (Isis)
Questo racconto, in verità molto attuale, che mi accingo a scrivere, vorrebbe essere una sintesi dei fatti che quotidianamente si susseguono nel nostro vicino Oriente, ad opera del proclamato Califfato dello Stato Islamico dell’Iraq e della Siria, che a mezzo di un esercito, per il momento, raccogliticcio e ed eterogeneo formato da uomini, donne ed anche bambini, sta spargendo terrore e morte in quelle desolate e martoriate terre, già duramente colpite da lunghi anni di guerra civile.
In quei territori la vita degli uomini, delle donne, dei vecchi e degli infanti, conta in assoluto meno dello ZERO. Il potere, viene detenuto da un pugno di fanatici, che in nome di una religione, frantuma la dignità e la stessa essenza di ogni essere vivente, obbligandolo a sottostare ad obblighi e divieti che le innovazioni più recenti del Corano, considerano superati;
Il Califfato promuove la violenza religiosa e considera coloro che non concordano con la sua interpretazione del Corano, infedeli ed apostati.
Si rifà all’Islam delle origini, ma ciò non è per niente vero. In quanto, fonti storiche attribuiscono, la conquista dell’Oriente da parte degli Arabi, in maniera rapida e senza incontrare alcuna resistenza, a partire dal 636 in poi con la conquista della Siria, dell’Iraq ,già cosa fatta nel 637 e quella dell’Egitto dal 639 al 642 ed infine quella dell’Iran, che poteva considerarsi finita nel 651.
Ma di queste rapide conquiste,bisogna domandarsi del perché avvennero?
Il rapido ed incruento successo fu dovuto innanzi tutto al fatto che l’Impero Romano d’Oriente e quello Persiano, erano sempre in continua lotta nel contendersi il dominio di quei territori, per cui rimasero per nulla insospettiti dalla continua ed attiva propaganda di una religione che Maometto stava per dare ad un popolo sparpagliato nelle centinaia di tribù in continua lotta tra loro, non prevedendo che quella religione si sarebbe ben presto irradiata assieme al suo dominio.
La conquista dell’Oriente da parte degli Arabi, fu essenzialmente possibile, poichè i conquistatori e le popolazioni conquistate vissero relazioni pacifiche: i primi applicarono una grande tolleranza religiosa, sì che essi i conquistatori, si erano proposti non tanto la conversione degli infedeli, quanto la loro soggezione.
Furono lasciati, ai Cristiani i loro templi, si permisero le loro celebrazioni religiose e specialmente i pellegrinaggi, esigendo solo il pagamento regolare di una imposta e la fedeltà politica ai Capi Arabi.
Ma le conquiste primordiali dell’Islam, non si fermarono solo nel vicino Oriente, ma proseguirono anche in Europa, conquistando la Sicilia, la Spagna e la parte Occidentale della Gallia, dove, grazie a Dio, furono fermati da Carlo Martello nel 732 e perché ciò rimanga ad eterna memoria per noi europei, voglio ricordare che se non ci fosse stata quella vittoria, ora saremmo Islamizzati. Carlo Martello, ha salvato la radice cristiana dell’Europa dagli Arabi e dalla loro religione, quella cioè del Corano.
Pur tuttavia rimaniamo sempre debitori nei loro confronti, in quanto quella nuova civiltà, scaturita dalle loro conquiste, doveva entrare nel novero delle più brillanti che in quell’epoca di completa decadenza della civiltà romana, doveva assurgere, sotto molti aspetti ad educatrice dell’Occidente.
Per queste ragioni sarà bene che la Storia del mondo Musulmano occupi sempre un posto considerevole nella cultura dell’uomo moderno; è indispensabile che l’uomo europeo superi la concezione della civiltà esclusivamente connessa a quella del “privilegiato” popolo Occidentale; che egli si ricordi che prima di San Tommaso, nato in Italia, già esistevano un tal Avicenna, nato nel Turkeistan nel 980 e morto nel 1037 e prima di Notre Dame di Parigi esistevano le Moschee di Damasco e di Cordova e che non veda in quella moltitudine di uomini, danneggiata dall’insano e malvagio comportamento di pochi, che in nome di una falsa interpretazione del Corano, vanno disseminando nelle varie parti del mondo disperazione e morte, solo l’eterno nemico da abbattere.
Piuttosto guardi ai musulmani come ad un frammento della Storia Umana diversa, viva e solidale nel complesso.
Questa fu la politica degli Arabi, prima e dagli Ottomani dopo, che ebbe a durare per oltre un millennio.
Nella cultura medievale una voragine ed uno abisso separava la cultura Islamica da quella Occidentale.
Ma oggi giorno, cosa avviene in seno all’Islam?
Assistiamo impotenti alla distruzione di opere d’arte che gli antichi abitanti di quella zona dell’Iraq, avevano edificato per la gloria dei loro Imperi e lasciate in memoria ai prosecutori di quelle grandi civiltà.
Assistiamo perplessi e sconcertati all’evolversi di un Califfato, le cui origini risalgono ad al-Qaeda in Iraq (2004-2006), poi rinominato Stato Islamico dell’Iraq (2003-2013), fondato da Musab al Zarqawi nel 2004, per combattere l’occupazione Americana dell’Iraq ed il governo Iracheno Sciita sostenuto dagli USA, dopo il rovesciamento di Saddam Hussein.
A partire dal 2012, lo stato Islamico dell’Iraq è intervenuto nella guerra civile Siriana contro il governo di Bassar-al-Assad e nel 2013 avendo conquistato una parte del territorio Siriano, con capitale Raqqa, ha cambiato nome in Stato Islamico dell’Iraq e della Siria (ISIS) espandendo il proprio controllo in territorio Iracheno, con la presa di Mossul e proclamando la nascita del Califfato il 29/06/2014.
Le rapide conquiste territoriali dell’Isis , hanno finito per attivare la preoccupazione della comunità internazionale spingendo gli USA e gli altri Stati Occidentali e Arabi, ad intervenire militarmente contro l’Isis, con bombardamenti aerei in Iraq nell’agosto 2014 ed in Siria nel settembre 2014.
L’Isis prima alleato di al-Qaeda, rappresentata in Siria dal fronte di al-Nusra, si è poi definitivamente dislocato nel febbraio del 2014, divenendone il principale concorrente per il primato nel jihad globale.
Così a partire dall’ottobre del 2014, altri gruppi Jihadisti esterni all’Iraq e alla Siria hanno dichiarato la loro affiliazione all’Isis, assumendo il nome di Provincie dello Stato Islamico; tra queste, si sono particolarmente distinte nelle loro attività, le provincie del Sinai, attive nella regione Egiziana del Sinai e le provincie Libiche di Barqa e Tripoli che nel contesto della seconda guerra civile Libica, controllano la città di Derma e parte della città di Sirte.
L’ONU ed alcuni singoli Stati, hanno espressamente fatto riferimento allo Stato Islamico come ad una Organizzazione terroristica, così come i mezzi di informazione di tutto il mondo.
L’ideologia politica dello Stato Islamico è una organizzazione estremista che segue la linea oltranzista di al-Qaeda e molti altri gruppi Jihadisti odierni.
Lo Stato Islamico è un prodotto dell’ideologia dei Fratelli Musulmani, la prima organizzazione Islamica al mondo che tuttavia non afferma l’inderogabilità del Jihad, avendo da tempo optato per una strategia legale per salire al potere. L’Isis prosegue invece una interpretazione radicale ed antioccidentale dell’Islam, promuove la violenza religiosa e considera coloro che non concordano con la sua interpretrazione del Corano infedeli ed apostati.
Si rifà all’Islam delle origini e rifiuta le innovazioni più recenti considerate responsabili della corruzione dello spirito originario.
Condanna i Califfati più recenti e l’Impero Ottomano per aver deviato da quello che chiama Islam puro per restaurare il quale ha stabilito un suo Califfato.
Nello stesso tempo lo Stato Islamico mira a fondare uno Stato fondamentalista Salafita e quindi Sunnita in Iraq, Siria ed altre parti del Levante.
E’ bene rammentare che nella religione Musulmana, sono due le confessioni predominanti, l’una costituita dagli Sciiti che sono maggioritari in Iran (94%), in Iraq (62%) e nel Libano (34%),mentre l’altra quella dei Sunniti costituisce la maggioranza presso tutti gli altri Paesi Musulmani.
Da questa divisione, nascono tutti i conflitti interni che sia nel lontano passato che nel presente, hanno caratterizzato le lotte intestine per il predominio, con conseguenti atti terroristici, sequestri, stragi abbrutite con spettacolari decapitazioni o di quanto altro possa scaturire di malvagio dall’essere umano.
Consentitemi, ora miei Signori di interloquire, su come si priva della vita e della dignità quegli uomini e quelle donne che vivono nei Paesi dove l’Isis e suoi affiliati hanno conquistato vasti territori e vogliono imporre il loro Califfato.
L’Isis, infatti, dopo aver conquistato le città Irachene, ha pubblicato le linee guida per un consono comportamento sino a regolamentare le norme su come indossare i veli ed i vestiti. A Mosul è fatto divieto alle donne di non indossare i veli che coprono tutto il corpo, pena una severa punizione.
Un Ecclesiastico ha dichiarato alla Reuters di Mosul che uomini armati dell’Isis gli hanno ordinato
di leggere gli avvertimenti ai fedeli nella sua Moschea.
L’Isis, ha anche messo al bando manichini nudi e ordinato che le facce dei manichini sia maschili che femminili venissero coperti.
Inoltre ha pubblicato sedici note chiamate “Contratto con la città”, una serie di regole rivolte ai civili di Ninive.
Una regola stabilisce che le donne devono stare in casa e non uscire, a meno che non sia necessario.
Un’altra regola dice che “il furto” sarà punito con l’amputazione.
Oltre a bandire la vendita ed il consumo di alcolici, che è normale, nella cultura Musulmana, l’Isis, ha vietato la vendita e l’uso di sigarette o narghilè.
Hanno messo al bando musica e canzoni in auto, alle feste, nei negozi, e nei luoghi pubblici, così come esporre fotografie nelle vetrine dei negozi.
I Cristiani che vivono in aree sotto il controllo dell’Isis, che vogliono rimanere nel Califfato, hanno tre possibilità: convertirsi all’Islam, pagare l’imposta religiosa oppure la morte.
Dopo aver descritto succintamente la presenza e la violenza dell’Isis in Iraq, passo a descrivere quella che ha la sua valenza in Siria, che ha avuto inizio nel 2011, quando nell’ambito della cosiddetta “Primavera Araba”, quando fu arrestato e torturato un ragazzo Siriano che aveva disegnato un manifesto rivoluzionario sul muro di una scuola.
Immediate furono le reazioni di protesta della popolazione Siriana che organizzò una manifestazione a Dar’a, una città situata nella Siria Sud-Occidentale.
Le forze di sicurezza aprirono il fuoco sulla folla, uccidendo diversi manifestanti.
Da quel momento iniziò la rivolta Siriana.
Diversi gruppi di oppositori si formarono, richiedendo a gran voce le dimissioni del Presidente Assad.
Questi gruppi che inizialmente si limitavano a subire le violenze delle forze di sicurezza, dopo poco tempo iniziarono a armarsi e la rivolta si trasformò in una guerra civile.
Tutto il resto, dall’uso di armi chimiche da parte di Assad, all’influenza della Russia e degli Stati Uniti, fa parte della Storia di questo Paese in cui secondo l’Osservatorio Nazionale per i Diritti Umani, 170.000 persone hanno perso la vita dall’inizio del conflitto, mentre milioni di Siriani hanno abbandonato la loro terra per fuggire dai combattimenti, mentre diversi milioni sono sfollati.
Le proteste pro-democratiche del 2011 contro il regime del Presidente Bashar al-Assad, sono state represse con violenza delle forze governative.
La Siria è finita ben presto nella spirale della guerra civile, con le forze pro-Assad impegnate a combattere diversi gruppi armati che sono sorti come funghi.
Il vuoto di potere che si era formato ha permesso la nascita del sanguinoso gruppo dello Stato Islamico, precedentemente conosciuto come Isis e prima ancora come Isil.
La scorsa estate, il Gruppo Jihadista, ha preso possesso di vasti territori in Siria e Iraq con la città Siriana di Raqqa che è stata eletta capitale dell’auto proclamato Califfato.
L’obiettivo dichiarato dallo Stato Islamico, è quello di formare uno Stato Islamico Teocratico moderno.
Il Gruppo si è fatto conoscere per le proprie tattiche brutali, tra cui spiccano l’esecuzioni sommarie di molti civili e la decapitazione di giornalisti.
Lo scorso settembre, il Presedente Barak Obama, ha annunziato la formazione di una coalizione guidata dagli Stati Uniti per condurre raid aerei in Siria, onde indebolire e distruggere il gruppo che ha assunto il potere in vaste aree della Siria e dell’ Iraq, che al pari di una piovra, allarga sempre di più i suoi tentacolo per afferrare e divorare le sue prede.
L’Isis , attraverso soprattutto Internet e i vari social network sta allargando le sue spire d’odio e di morte nei paesi del Levante, dove l’Islam costituisce la religione ufficiale e divulga la sua propaganda malefica ed apportatrice di timori e di paura nelle altre parti del Mondo Occidentale.
E’ in questo che sta la sua forza, una strategia, che vorrebbe riproporre in modo violento e crudele, un passato glorioso, ma molto remoto e che risale all’Alto Medioevo, quando le Armate Arabe, conquistarono dall’India al Tago, dal Mare di Aral al Senegal, di parte dell’Italia, della Francia, della Spagna e dell’intera Sicilia.
Poiché allo stato attuale, questo non gli è possibile, data la sua modesta ed esigua Forza militare, lo persegue virtualmente, attraverso un’azione di propaganda mediatica. L’Isis diventa allora un enorme drago rosso, che con la sua mostruosa , tenebrosa e sanguinaria ombra, sovrasta il mondo, incutendo paura e spavento, attraverso atti terroristici che in fine riversano i loro effetti catastrofici e devastanti su cittadini inermi ed indifesi, pagando con la vita.
In Libia, l’orrore delle decapitazioni dell’Isis, ha colpito di nuovo, ricordando la minaccia che incombe su un Paese, fragilissimo perché ancora spaccato in due, nonostante difficili negoziati di riconciliazione in corso a Tobruk e Tripoli, mentre l’ombra lunga della destabilizzazione Jihadista torna a presentarsi anche nel vicino Mali dove un attacco, il secondo in due giorni, ha preso di mira una Base dell’ONU facendo almeno tre morti.
Ad essere decapitate sono state otto delle undici guardie uccise Venerdì 06 Marzo 2015, in un attacco, portato dai Miliziani del “Califfato” contro il campo petrolifero Libico di Al Jam, a Sud di Sirte e dell’omonimo porto.
Informazioni sull’efferatezza del raid erano già circolate. Ma ora si è appreso che otto teste sono state consegnate ad un ospedale della zona ed una macabra foto è stata fatta circuitare su twitter.
Il Ministro degli Esteri di Vienna, Decastero coinvolto, poiché nell’attacco sono stati colpiti nove dipendenti stranieri dell’impianto, tra cui un Austriaco di 39 anni ed un altro Europeo (un Ceco) ha precisato che ad attaccare, sono stati elementi affiliati allo Stato Islamico di Sirte, noti per aver decapitato i venticinque Copti sui quali fu diffuso un video a metà del mese di febbraio 2015.
Nonostante le informazioni restino controverse, fonti Libiche confermano che Sirte come da tempo il “Califfato” di Derna è ormai in mano allo Stato Islamico.
L’attacco, ultimo di una serie che ha preso di mira almeno quattro campi petroliferi, nel frattempo riconquistati dalle Forze che fanno capo a Tripoli (almeno secondo dichiarazioni di un loro portavoce, non è stato in ogni caso rivendicato).
Senza firma, rimane ancora la scarica di oltre trenta razzi e bombe di mortaio che hanno colpito una Base ONU a Kidal, nel Nord-Est del Mali, dove sono morti un Casco blu e due bambini.
Il Gruppo quaedista “Ansar Dine”, aveva rivendicato un attacco simile compiuto nel settembre 2014, contro soldati delle Nazioni Unite nella stessa città a circa 1500 Km dalla capitale Bomako.
Ma soprattutto un Gruppo formato dal Capo Jihadista Algerino Maktar Beinehtor, si è ascritto la paternità della raffica di colpi che un uomo a volto coperto ha sparato sabato 07 marzo 2015 in un bar- ristorante di Bomako. L’attentato sarebbe una vendetta per l’uccisione di un altro leader fondamentalista Islamico avvenuta in un raid Franco-Maliano (la Francia all’inizio del 2013, guidò l’intervento militare contro gli Jihadisti che avevano occupato parte del Nord-Est del paese per impedirvi la Sharia).
Eventi e minacce non sono ancora debellati in Mali, mentre imperversa ormai da mesi ad opera dell’Isis, in vaste aree della Libia del dopo Gheddafi di Derna, sulla costa Est, fino a Sirte.
Lo stato dei fatti, sta spingendo le due fazioni rivali Libiche – il governo riconosciuto internazionalmente, ma riparato a Tobruk e quello sostenuto dalle Milizie Islamiche a Tripoli - a negoziare un accordo di unità Nazionale sotto l’egida dell’ONU, con colloqui itineranti che dal 05 marzo 2015 al 07 marzo 2015,sembravano aver fatto passi avanti nei pressi di Rabat, in Marocco.
Le continue violazioni al cessate il fuoco che l’ONU aveva denunciato rappresentano una “minaccia molto seria” per i negoziati.
Ma quello che maggiormente colpisce la mentalità della maggioranza degli Italiani della mia vecchia generazione, quella che, a torto o ragione, le nostre “femministe” definiscono “maschilista”, educati sin dall’infanzia a considerare “la donna”, come l’essere privilegiato, da paragonare quasi sempre alla “mamma”, è la ferocia delle donne dell’Isis, inquadrate in Brigate, capaci di seminare il terrore a Raqqa.
A titolo esemplificativo trascrivo un articolo che descrive il loro nefasto comportamento:
“ Stanno diventando sempre più spietate le donne dell’Isis. Secondo le testimonianze raccolte dagli attivisti Raqqa is being Slanghtered Silenty, la Brigata femminile Al Kansa, creata dagli Jihadisti a Raqqa nella capitale dello Stato Islamico, per controllare l’applicazione delle norme impartite dalla Sharia, si sta macchiando di terribili crimini tra cui la tortura.
Come se non bastassero le lapidazioni, gli stupri e le violenze commesse dai Daash ( gli uomini di Isis, come vengono chiamati dai loro nemici).
Queste donne circolano per le strade della città armate e completamente velate per andare a caccia di concittadine che non indossano il velo abbastanza spesso o che non indossano i guanti.
Alcune di esse sono anche straniere, mogli al seguito di dei cosiddetti “foreign fighters”.
Una testimone di 24 anni, racconta di essere stata arrestata dalle donne della Brigata, perché aveva un abito non appropriato. La ragazza spiega di essere stata presa e portata in una camera di tortura. Mi hanno detto se volevo scegliere tra la frusta e il “biter”. Il biter è uno strumento di tortura usato dalla Brigata e già noto nel Medioevo per strappare e lacerare il seno delle donne. “Io non sapevo cosa fosse questo biter e così l’ho scelto” pensando fosse meno doloroso.
La testimonianza continua con il resoconto delle torture subite attraverso questo strumento. “La mia personalità è stata completamente distrutta, è una cosa insostenibile”.
Ed io non sono stata l’unica a subire queste torture, vi sono un sacco di donne nel quartiere e la loro situazione è tragica.
Stessa sorte tocca ad un'altra ragazza di 25 anni, arrestata dagli uomini di Isis, con l’accusa di aver fumato una sigaretta.
Mi hanno portata nella stanza della tortura, il pavimento era ricoperto di sangue, mi hanno inflitto quaranta frustate. Poi mi hanno sbattuta in una cella dove vi erano molti detenuti. Sentivo le urla di chi veniva torturato.
Dagli Ospedali, arriva un’altra testimonianza, da parte di una infermiera di 26 anni che è riuscita a scappare.
Questa donna racconta di essere stata bloccata da un membro della Brigata, mentre cercava di portare soccorso ad una paziente che aveva avuto un infarto.
Mi si è avvicinata urlando che non avevo il velo e non indossavo i guanti.
Io all’inizio non capivo, pensavo che parlasse dei guanti medici. Poi mi hanno costretta a coprirmi il volto anche se cercavo di spiegare che non si può fare così con una donna che è in arresto cardiaco e fatica a respirare.
Morale, la paziente è morta, mentre l’infermiera ha raccontato l’accaduto dopo essere riuscita a scappare.
La cosa più importante per loro non è la salute, ma l’applicazione della Sharia.
Tra gli abusi di questo Gruppo vi è anche il tentativo di tenere lontane le giovani dalle scuole e spingerle al matrimonio. Ma non solo. Queste donne pattugliano le strade ed impongono blocchi stradali per controllare la moralità, seminando il terrore.
Dal contenuto di questo ultimo racconto si evince che nella Brigata femminile dell’Isis, sicuramente vi sono in gran parte donne, naturalizzate Europee, alle quali, i Media, rivolgono esortazioni per dissuaderle dagli inviti che l’Isis rivolge loro.
In una di esse, rivolta alle aspiranti Jihadiste che stanno pensando di partire per il Jihad, si rivolge alle giovani con lo scopo di dissuaderle con un testo molto toccante, ripreso e tradotto in Italiano, in cui si legge: “Cara sorella, non mi conosci, ma come te sono Inglese e Musulmana. Alcuni dei tuoi amici, potrebbero essere partiti per unirsi all’Isis, ed anche tu forse stai valutando di farlo. I social media, sono pieni di racconti su come la vita sia meravigliosa con l’Isis; sul fatto che sarai promessa in sposa ad un marito ed avrai la possibilità di adempiere il tuo obbligo religioso di fare “hijra”.
Questo è il messaggio destinato a tutte le ragazze che stanno pensando di seguire l’esempio delle tre ragazzine Britanniche, tutte cresciute vicino a Londra, che hanno salutato i loro genitori e senza dire nulla si sono messe nelle mani dei reclutatori dell’Isis che le hanno portate in Siria.
Il fenomeno delle “foreign fighters” è particolarmente evidente in Francia ed in Gran Bretagna, da dove gli esperti ritengono provenga il 10% della forza femminile di Isis.
Di recente il Presidente Australiano ha denunciato la partenza di quaranta ragazze.
E stando a quanto si legge nel dossier dei Servizi Italiani, anche l’Italia non è immune di questo fenomeno.
E la lettera di Sara Khan continua dicendo: “Potreste perfino avere letto storie di donne che raccontano di aver trovato un alloggio gratis, assistenza e la vicinanza di donne di tutto il mondo, e che l’Isis offre sicurezza”.
E la stessa scrittrice continua dicendo di avere scritto questa lettera per dirti che ti hanno mentito nel più crudele dei modi. E la lettera continua: “solo perché chi ti mente veste abiti religiosi, usa un linguaggio religioso e pretende di parlare in nome di Dio, ciò non cambi, il semplice fatto che ti menta attraverso una clamorosa manipolazione degli insegnamenti della nostra fede. Ti stanno mentendo prima di tutto sul tuo dovere religioso come Musulmana, ma anche nella realtà della vita sotto l’Isis. E il pensiero che ti distrugga la tua vita per un sacco di bugie è ciò che mi spinge a scrivere questa lettera. Perché meriti di conoscere la verità e di vivere una vita piena e felice”.
Potrei continuare a lungo, questo mio racconto, nel narrare dei tanti e tanti fatti di sangue e di sciocca crudeltà che gli appartenenti all’Isis, sia maschi che femmine, stanno quotidianamente compiendo nelle varie parti dei territori da loro conquistati e che costituiscono attualmente lo Stato Islamico, dove maggiormente i residenti di religione Cristiana, vengono massacrati, solo perché professano una religione diversa dalla loro, pur adorando un unico Dio, dal nome diverso, me che rimane sempre e solo lo stesso Dio per entrambe le religioni.
Mi colpisce una domanda: come mai sia possibile che una donna o tante donne, si consegnino nelle mani dell’Isis, che uccide,devasta e distrugge e non ha alcun rispetto del genere femminile?
Forse perché il mondo si è talmente sovvertito e cerca in tutti i modi la maniera di porre fine ai suoi ultimi giorni!
In questo marasma di così soverchianti sconvolgimenti delle strutture sociali e politiche globali, bisogna poi fare i conti con le difficoltà economiche in cui versa l’intera Europa, alle quali si aggiunge il dramma dell’emigrazione che con il bel tempo, dalla vicina Libia, giungono sulle nostre coste intere flotte di barconi che scaricano migliaia di profughi provenienti dai Paesi dove divampa quotidianamente la tragedia della guerra dell’Isis e dei suoi affiliati, che inesorabilmente porta allo sterminio, direi quasi all’olocausto di popolazioni inermi ed indifese.
In questa nostra tanto amata Italia, divenuta all’improvviso, così piccola e racchiusa a riccio su se stessa, si moltiplicano sempre più i casi di lavoratori esclusi dalla opportunità di un guadagno. Aumentano le famiglie vittime di povertà e per le nuove generazioni, si ripresenta la triste necessità di dover emigrare alla non facile ricerca di una giusta occupazione. Molte famiglie presentano al loro interno, disagi di vario genere che vanno dalla droga all’alcolismo; malattie gravi difficilmente curabili che necessitano di farmaci costosi; minori a rischio, poco tutelati e curati e spesso costretti ad abbandonare gli studi, con l’aumento della dispersione scolastica.
La vita politica è inquinata da deplorevoli episodi di corruzione che dilapidano risorse pubbliche. Lungo le nostre strade si evidenzia sempre di più la presenza di donne, per lo più extracomunitarie,cadute nella trappola della prostituzione.
Con tutti questi problemi da risolvere, per l’Italia e l’Europa intera, il grave dramma che l’Isis rappresenta, passa inosservato, per cui vengono presi qua e là dei provvedimenti tampone che si limitano alla scoperta e relativa espulsione di poche cellule terroristiche e a tranquillizzare la popolazione affermando che è tutto sotto controllo,mentre avviene che circa 1400 persone, incluse intere famiglie, hanno lasciato la Francia per raggiungere i combattenti di Isis in Siria ed in Iraq.
Sono circa 3mila, in totale, gli Europei che combattano dalla parte del Califfato, che potrebbero divenire 5mila prima dell’estate e 10mila entro la fine dell’anno.
Giunto alla fine del racconto, non mi rimane che chiedermi o chiedervi se sia stato un bene, assimilare, affratellare ed integrare nella nostra differente Società civile, educata dalla religione Cattolica, all’amore per il prossimo, allevare ed educare fanatici, che in nome di un’altra religione, che tra l’altro venera lo stesso Iddio, uccide senza alcuna pietà donne, vecchi e bambini, colpevoli solo di essere Cristiani o di appartenenti allo loro stessa religione, colpevoli solo di avere trasgredito, secondo una loro diversa interpretazione una norma del Corano.
Ma poiché non è la religione, ma la follia e l’odio che crea questi mostri, va bene sempre rammentare quel vecchio detto che sconsiglia di allevare nel proprio seno la serpe, ché ti porterà a sicura morte.
Buona lettura a tutti.
Brindisi, 12 Aprile 2015
Antonio TRONO