In questo mese, in occasione del quinto anniversario della morte di Cassano Giuseppina, moglie di Teodoro D'Amici, vi propongo un breve scritto già noto, perchè uscito a suo tempo sul foglio "Il Ventisette" di Jaddico.

Il breve racconto sarà distribuito in due mesi, così come fatto a suo tempo sul foglio di collegamento del Santuario.

 

 

 

 

Giuseppina Cassano, la moglie di Teodoro D’Amici.

 

 

 

Vi parlerò della mia mamma, ma già d’adesso la chiamerò Giuseppina.

 

     Giuseppina Cassano, la moglie di Teodoro D’Amici, era nata a Smirne, città della Turchia, oggi meglio conosciuta con il nome di Izmir. Qualcuno, durante i primi anni in cui venne a vivere in Italia, pensava fosse di religione musulmana. La turca, dicevano.

La famiglia di Giuseppina professava la religione cattolica; il suo papà, infatti, Costantino Cassano, era originario di Barletta, in provincia di Bari, e la sua mamma, Teresa Serra, dell’isola di Malta, di nazionalità inglese.

Quattro giorni dopo la sua nascita, avvenuta l’1 agosto 1918, viene battezzata nella Parrocchia del SS. Rosario dai Padri Predicatori di Smirne, nel quartiere Alsacak (Punta).

Frequentò le scuola presso le suore francesi, a poca distanza da casa sua. Per questo motivo, fino agli ultimi mesi di vita, alcune sue preghiere le recitava in francese.

Nel 1935 la famiglia decide di lasciare la Turchia per venire in Italia, a Barletta, dove conosce Teodoro, con il quale si sposa e viene a vivere a Brindisi.

Si volevano bene. Giuseppina era molto innamorata di Teodoro. “Ma io ho sposato davvero un uomo così bello?”, si domandava Giuseppina quando era giovane.

Queste parole Teodoro non le conosceva, ma noi figli sì, in particolare quando ci siamo fatti grandi, perché spesso ce le raccontava.

     Arriviamo al 1962, quando il Signore decide di attuare un suo progetto, tramite l’intermediazione della Vergine Maria, intorno a un vecchio muro ormai sbocconcellato, che riporta l’affresco della Madonna con in braccio il Bambin Gesù, e grazie ad un uomo, Teodoro, del quale in città non se ne parla un gran bene.

Il 20 agosto 1962, una luce si accende in contrada Jaddico. Il muro sul quale la Madonna con il Bambino Gesù è affrescata, prende splendore. Anche tutto intorno diventa splendido, anche la natura intorno partecipa e vibra, a testimoniare quei momenti di Paradiso.

Non si tratta di una luce terrena, è la luce di Dio. Ancora l’orologio non segna le 23.00, questa luce segna l’inizio di una vita nuova anche per Giuseppina e per Teodoro, i primi testimoni di un avento del cielo. Questa è la Luce che consentirà a tanti, a partire da loro, di non perdersi e di non divenire servi delle tenebre.

A questa luce Giuseppina partecipa, ma in forma diversa dal marito. In quel momento lei non è vicino al muro, è rimasta in macchina, perché è più prudente. E poi Teodoro, come aveva già fatto in precedenza con Elvio Martinelli, le aveva detto “aspettami qua”, magari senza aggiungere nessuna altra parola, ma non celando di dover prendere dalla macchina ceri e fiori, che Giuseppina sapeva già essere destinati alla Madonna.

Giuseppina non sapeva dove il marito l’avrebbe portata, non sapeva in quale luogo. Sapeva solo che il marito aveva ricevuto l’invito dalla Madonna, ed inoltre il compare Martinelli non aveva fatto con lei alcuna parola di dove fosse andato poche sere prima con Teodoro.

     Teodoro è lì sotto il muro. Si, diciamo sotto, perché prima il muro era più alto, perché il terreno mancava da sotto, tanto che erano ben visibili i grossi blocchi di tufo portante che facevano da fondamenta.

Giuseppina vede la Luce, ma non capisce. Forse ha di mezzo un ostacolo visivo, che le impedisce una osservazione diretta.

Sente gridare il marito……. Vede il luogo illuminato, ma non capisce.

Sente forti le parole: “Cosa vuoi da me, Madonna mia. Dimmi quello che vuoi e mi farò servo tuo”.

E grazie a lei che queste parole giungono a noi, perché Teodoro aveva già deciso di non parlare. Ritengo, ma è solo una mia idea personale, che Teodoro, in questa decisione abbia soddisfatto una richiesta ricevuta dalla Madonna.

Coraggioso lui. Coraggiosa lei a dire al marito “vengo con te”. Non ha esitato un istante. Diverso era il suo ruolo rispetto a Teodoro. Lei non ha potuto dire “eccomi”, ma ha fatto in modo di esserci.

Lui doveva essere silenzioso, come la Madonna. Lei doveva parlare, farci sapere.

Dopo, Teodoro rientra in macchina, dopo essere stato colto di sorpresa da un fatto così eccezionale, perché in quel momento “grandi cose aveva fatto attraverso di Lei l’Onnipotente”, in uno stato che se pur ascoltato e riascoltato non so descrivere con le parole, e Giuseppina, capisce.

Non è un caso che già in questa prima illuminazione avvenuta a Jaddico, lei fosse presente. Questa storia, questa avventura, questo avvenimento voluto da Dio, attraverso la Madre Celeste, andava diviso e condiviso subito tra i due. Il cielo lo voleva.

Ha creduto sul momento. Il dubbio non l’ha sfiorata.

 

                                                                                                                                       tonino