A Las Vegas non c'è Dio

 

 

 

      Non è per niente vero quello che ho scritto nel titolo di questo brano, perchè Dio è dappertutto.

Però ditemi che non vi ho incuriosito. Incominciamo.

      Circa dodici anni or sono con Mariolina andavo nelle case, per portare una parola di speranza e per ricordare alle persone quanto grande è la misericordia di Dio.

Fu così che Mariolina mi portò a casa di Ornella, (nome di fantasia); ma la storia che racconto è realmente accaduta.

Pensavo di entrare in quella casa per dare qualcosa, invece mi accorsi che quella donna sentiva la necessità di parlarmi. Sapeva che stava parlando ad un estraneo, era la prima volta che mi vedeva. Capii subito che, anziché dare, ero lì per ricevere.

Era lei a parlarmi di Dio. Io dovevo solo ascoltare.

La stanza era circondata dai suoi quadri, molti dei quali ancora senza cornice; gomitoli di cotone da ricamo, sistemati su un mobile in maniera ordinata e, vicino a lei, il suo girello, che utilizzava per muoversi in quella piccola casa al piano rialzato.

 

 

 

 

Rimasi ad ascoltarla, mi stava raccontando la sua vita:

“Per tanti anni, mi dice Ornella, ho pregato il Signore, nella speranza di rivedere mia figlia.

L’ho fatto ogni giorno, tutti i giorni, per più di dieci anni, dal momento della mia conversione. Quando sentivo una macchina fermarsi fuori casa, pensavo: è lei. Quando sentivo squillare il telefono, speravo fosse lei.

      Non vedevo mia figlia da più di quarant’anni, dal momento della sua nascita. Avevo deciso di affidarla a qualcuno che potesse darle una vita serena, migliore di quanto io potessi fare. Ero la persona meno adatta, non avevo saputo darle nemmeno un padre. Ero quella che si dice una poco di buono, avevo lasciato Brindisi e anche la mia famiglia. Vivevo a Milano, facevo l’entraineuse nei locali notturni e intrattenevo i clienti.

      Mi ero rivolta ad un ufficio a Roma, perché mia figlia fosse data in adozione a qualche buona famiglia. Mi ero raccomandata di farla andare lontano, molto lontano, perché sapevo che mi sarei pentita, e avrei cercato di ritrovarla. Più tardi, nel tempo, avevo chiesto notizie e mi avevano detto che stava bene, che viveva con una coppia di sposi, i quali avevano un solo figlio.

Poi il tempo è passato, tanto e, dissipati i rancori anche con mia madre, sono tornata a Brindisi. L’ho fatto solo dopo la morte di mia madre. Venni a trovarla il giorno del suo funerale.

      Due anni fa, erano le 20.30, uno squillo di telefono. Mi è mancato il respiro.

- Pronto, ho detto.

Dall’altra parte un uomo, con accento napoletano, mi chiede:

- Signora, lei quarant’anni fa ha vissuto a Milano?

Ho capito subito. Quell’uomo faceva da interprete, mia figlia non conosceva l’italiano, mi telefonava da Detroit.

Abbiamo parlato, ho spiegato le circostanze, le difficoltà, la situazione, la decisione.

Mi rendevo conto che mia figlia era andata davvero lontano.

In altre telefonate mia figlia, attraverso quell'uomo, mi ha invitato ad andare a trovarla, in America. Avrei visto anche le mie due nipotine.

Il viaggio fu organizzato ed io, che quasi non cammino più, dovevo addirittura volare, e quindi salire su un aereo.

Ci siamo finalmente incontrate. Il mio cuore non reggeva, è stata forte l’emozione.

Ero andata con l’idea di stare pochi giorni, invece mia figlia mi voleva in casa da lei, a Las Vegas. Siamo state assieme per parecchio tempo. Quanti regali mi ha fatto, anche costosi, molto costosi!

Tanti chiarimenti.

      In questo tempo, mia figlia mi ha raccontato come ha vissuto la sua infanzia, la sua adolescenza, mi ha raccontato la sua vita.

Tutto è andato bene all’inizio. Era stata affidata ad una brava famiglia, ma appena lì, il suo nuovo papà veniva a mancare e così la moglie di quest’ultimo, non riuscendo a far fronte alle spese, decise di mandarla in orfanotrofio.

La vita dell’orfanotrofio non è facile.

Presto viene data in affidamento ad un’altra famiglia con dieci figli. La prendono con loro, ma solo perchè questo serve ad ottenere un ulteriore sussidio. Non trova un padre eccezionale, anzi, trova un padre-padrone. La usa e ne abusa.

Lasciare quella famiglia, voleva dire tornare in orfanotrofio, allora era meglio subire. Avrebbe voluto studiare, ma questa opportunità non c’è mai stata.

Finalmente i diciotto anni, finalmente la possibilità di poter decidere da sé, finalmente poter studiare. Ma servono i soldi. E’ così che diventa cubista e danzatrice del palo o, come è più corretto dire, diventa una ballerina di lap dance ed anche stripper.

Questa la nuova vita, non studierà, perché così è più facile procurarsi i soldi.

Poi il matrimonio, con il proprietario di un night. Due figlie. Ma subisce i primi tradimenti, i primi torti. Il matrimonio è rotto.

Ora è lei che organizza il lavoro di alcune cubiste e danzatrici del palo.

La notte non è in casa, perché questo è un lavoro notturno. Qui si vive una vita frenetica, qui a Las Vegas non c’è Dio.

Ma, ad un tratto, l’incantesimo si spezza. I rancori che mia figlia teneva sepolti e nascosti affiorano e tre mesi diventano troppi per stare ancora insieme. Non mi vuole più.

Ho bestemmiato Dio per tutto questo. Prima l’ho tanto pregato per ritrovare mia figlia, poi l’ho rinnegato.

E’ passato tanto tempo, questo Dio mi dava fastidio, mi stava stretto. Mi sono ancora sentita al telefono con mia figlia, ma a nulla sono servite le mie parole.

Sono passati tanti mesi, ho pian piano iniziato ad accostarmi al sacramento della Comunione, ma il mio cuore era lontano, vivevo quel momento con indifferenza.

Ma Dio mi cercava. Io lo ignoravo e Lui mi cercava.

      Un giorno, una domenica, mi hanno accompagnata a Jaddico per la S. Messa, dove due Padri concelebravano e, al momento della Comunione, il sacerdote ha lasciato l’altare e ha raggiunto un ammalato che si trovava dalle mie parti.

Gli ho fatto cenno che anche io dovevo comunicarmi. Nel frattempo l’altro sacerdote è venuto pure lui verso di me con l’Ostia in mano, ma anche il primo dei due si era liberato ed era da me. Non sapevo chi preferire, le volevo tutte e due, il Signore mi cercava, lo avevo finalmente ancora una volta ritrovato.

Avevo fatto pace con Dio. Tutto questo è accaduto qui, in questo Santuario di Jaddico. Ho ripreso a pregare.

      Quarant’anni fa, ero disperata, avevo mia figlia in braccio, era appena nata, faceva freddo, era notte. Pur non avendo fede, mi avvicinai ad una chiesa e mi riparai fuori da essa. Le mie spalle poggiavano sul portone principale della chiesa. Era chiusa.

      Se quella chiesa si fosse chiamata Jaddico, l’avrei trovata aperta anche di notte, forse un sacerdote mi sarebbe venuto incontro e mi avrebbe parlato, e mi avrebbe fatto capire quale grave errore stavo per commettere: abbandonare mia figlia.

      Ornella continuava a parlare, ed io lì ad ascoltare. I miei occhi erano bagnati dal pianto. Come ho già detto, ero andato da lei per dare, ma ero io a ricevere.

A questo punto l'ho interrotta e le ho chiesto: “Ma perchè mi racconti tutto questo? è la prima volta che mi vedi.”

E lei: “Avrei potuto non parlarne e continuare a custodire questo pesante segreto che mi sono portata appresso per tutta la vita. Quante volte, in tutti questi anni, la mia mente ha vagato, alla ricerca di questa figlia perduta.

Tante volte la televisione mi ha fatto sapere di bimbi che appena nati, vengono abbandonati in un cassonetto di spazzatura, forse poi nella speranza che qualcuno se ne accorga prima che passi il camion; o abbandonati sul prato di un condominio, ma capita che il freddo della notte non ha clemenza per quella creatura. Può capitare che venga lasciato sugli scalini di una chiesa, ma questo, purtroppo, non accade quasi mai. Tante volte questi figli vengono eliminati ancor prima che nascano.

      Ho pensato di raccontarti questa mia esperienza di vita, perchè tu possa farla conoscere anche agli altri, ma soprattutto a coloro che, trovandosi nel dubbio, davanti ad un bivio, al momento di dover decidere, possano fare tesoro di quello che è accaduto a me, dei miei rimorsi, dei miei dubbi, delle mie crisi di coscienza, dei miei pentimenti.

Per tutto questo chiedo perdono a Dio e a mia figlia, ma il perdono che non riesco ancora a trovare, forse, è proprio il mio.”

      Tutto questo è accaduto circa otto anni fa. Spesso sono andato a trovare Ornella e lei mi ha accolto sempre con tanto affetto. Poi, un giorno, quando ho suonato al suo campanello, dalla finestra di quel piano rialzato, non ho più sentito quel “chi è?, o se io la anticipavo dicendo: “sono Tonino”, lei diceva: “un momentooo!”.

      Ero andato a trovarla, per dirle che avevamo iniziato a pregare nelle case degli ammalati, per cui, se voleva, potevamo andare anche a dire il rosario da lei, nella sua casa.

Troppo tardi. Quando finalmente trovavo il coraggio e la forza di fare qualcosa, arrivavo sempre troppo tardi.

Mi dissero che Ornella ormai era a Mesagne, in una casa di riposo. Insomma, in un luogo dove si aspetta la morte.

Non sono mai andato a trovarla. Non ho alibi. Solo la mia pigrizia e, da parte mia, l'essere geloso del mio tempo.

      Poi, dopo tre anni, finalmente ho deciso. La andrò a trovare e le dirò che non ho un motivo che giustifichi questa mia latitanza. L'ho fatto per pigrizia.

- Prego?, mi sento dire.

Ero davanti al boureaux della casa di riposo.

- Sono venuto a trovare Ornella P.

In quel momento un brivido attraversa la schiena della giovane signora che mi sta di fronte, come poi lei stessa mi dirà.

- Non c’è più, sono quasi due anni.

Ancora una volta ero arrivato in ritardo. Venti anni fa, mi era già successo con il mio amico Ettore Mordini. Quella volta avevo tardato più o meno di una settimana, eppure era vicino, perché nella casa di riposo di Brindisi.

 

      Tu che leggi, prega per lei. Per la misericordia del Signore, Ornella sarà passata attraverso quel luogo del cielo, dove le anime si purificano, prima di essere ammesse alla presenza di Dio. Prega per la sua anima.

      Ciao Ornella! Ti immagino con in mano i tuoi pennelli. Prima, ricordo, dipingevi vasi e fiori. Ora, sono sicuro, i tuoi colori raccontano la gloria di Dio.

 

                                                                                                                                   tonino