Grandi, incontenibili festeggiamenti da parte di Mimmo Iaia per il nostro arrivo a Jaddico.

 

 

Questo mese proponiamo una breve storia della Madonna di Jaddico, secondo una prima ricostruzione dei fatti narrati da Dario Amodio.

 

 

LA MADONNA DI JADDICO E IL VIGILE URBANO

La storia di Teodoro D'Amici, un cammino di fede che ha portato all'edificazione del santuario

(da Brindisi 7 – quindicinale di informazione della provincia di Brindisi anno XI n. 6 – 18 apr / 1 mag 2003)

 

 

      A vederlo dirigere il traffico in divisa, il vigile urbano Teodoro D'Amici incuteva rispetto e timore. Impettito su quelle pedane mobili in uso prima dei semafori, autoritario e rapido nei gesti, quando alzava la mano inguantata e fermava una macchina, erano dolori. Non la perdonava a nessuno.

Per questa sua forza di carattere lo destinavano ai servizi più scomodi. Nel giorno dei morti, il 2 novembre, lo trovavi all'incrocio di Porta Lecce, alla confluenza di tutte le correnti che con ogni mezzo si riversavano al cimitero. Taciturno, sguardo severo, s'era fatta la fama del tipo burbero e intrattabile. Solo pochi intimi sapevano che dietro quella ruvida scorza si nascondeva un uomo semplice e gioviale.

      Prima di entrare nel Corpo dei Vigili urbani aveva dato una mano al padre che di mestiere faceva il caporale nello stabilimento vinicolo di Ugo Guadalupi, poi aveva venduto carbone per la ditta Bellocchi, che aveva un grande magazzino alla Commenda. La sera trovava il tempo di frequentare una palestra per imparare a tirare di boxe; ma la prima volta che salì sul ring per fare sul serio, prese tante botte, che ritenne salutare chiudere per sempre con la noble art.

      La cartolina precetto lo chiamò alle armi nell'Esercito e lo destinò a Barletta. Un giorno di libera uscita, passando per un giardino pubblico, notò una ragazza che gli piacque. La corteggiò per qualche tempo, quindi decise che sarebbe stata sua moglie. Si sposarono nella cattedrale di Brindisi e inizialmente andarono ad abitare nella sovraffollata casa paterna; ottenuto il posto nella polizia municipale, si trasferirono in una casetta , che negli anni sarebbe stata allietata dall'arrivo di tre figli (due femmine e un maschio). Ed anche per lui iniziò una vita di lavoro e casa, casa e lavoro, con lo stipendio che non basta mai, la macchinetta a rate, la domenica a messa, quando si può, e il precetto di comunicarsi almeno una volta a Pasqua.

Vizi? Niente di particolare, tranne una certa debolezza per la buona tavola e un bicchierozzo di vino, perchè no?, da condividere in riunioni conviviali con amici. “Allora diventava un simpaticone, un compagnone, un vero spasso” ricorda Rino Rescio, uno di quelli che ogni tanto si riunivano alla masseria Pigna Flores per sacrificare un capretto o un vitello e innaffiarlo col buon vino.

      Quando ecco che sulla pacifica esistenza di Teodoro D'Amici, sul lento e tranquillo scorrere del tempo, irrompe l'uragano.

Succede una cosa incredibile, che si stenta a credere, e che infatti molti all'inizio non crederanno: la Madonna, proprio lei , la madre di Gesù, entra nei sogni di Teodoro e gli parla. La prima volta avvenne la notte tra il 12 e il 13 agosto 1962.

D'Amici sognò di trovarsi a Jaddico, a qualche chilometro da Brindisi, in aperta campagna, una contrada che non godeva buona reputazione perchè nei primi anni del secolo era stata teatro di duelli rusticani all'arma bianca. Sognò di trovarsi davanti ad un muro sbrecciato, diroccato, affogato in un canneto, tra spine di rovi, ortiche e sterpaglia; sul muro, sfregiato dal tempo e dalle intemperie, si intravedeva un affresco raffigurante una madonna con bambino. La Madonna di Jaddico, che ora, nel sogno, lo invitava a tornare a mezzanotte del 14 agosto “con fiori e ceri”.

D'Amici è sconcertato, ma non ne parla con nessuno, nemmeno con la moglie. Intanto si procura fiori e ceri. E quand'è la sera del 14, verso le undici, chiede al suo compare dirimpettaio, Elvio Martinelli, di accompagnarlo. Quello acconsente con una certa riluttanza sia per l'ora tarda, sia per l'aria di mistero che circonda quel viaggio in macchina. La sua apprensione cresce lungo la strada quando si rende conto che si stanno inoltrando per contrade solitarie. Luoghi adatti ai briganti, pensa Martinelli, oppure ai fantasmi, visto ch'è quasi mezzanotte.

Ad un certo punto D'Amici ferma la macchina sul ciglio di una strada di campagna.

“Tu aspetta qui.” gli dice allontanandosi nel buio con fiori e ceri.

Scende per la scarpata, si destreggia tra sassi, cespugli e sterpaglia, si avvicina al muro diroccato dove c'è l'affresco della Madonna, accende due ceri, deposita i fiori in un recipiente di fortuna, si inginocchia e recita una preghiera, una di quelle poche che conosce, e neanche bene, non essendo quel che si dice un cristiano “praticante”. I due tornano a casa silenziosi. Martinelli va rimuginando sul senso di quella strana spedizione e probabilmente comincia a pensare che il suo compagno non ha tutte le rotelle a posto. Una volta a casa, alla moglie sospettosa che chiede il motivo di quella uscita fuori ordinanza, Teodoro adduce vaghi “motivi di servizio”.

     Nei giorni seguenti sembra tornato tutto alla normalità. E' stato un sogno, pensa D'Amici; non è il caso di farne parola con nessuno. Chi mi crederebbe? Ha ragione. Se raccontasse di aver incontrato il diavolo, questo si, lo crederebbero in molti, visto che gode fama di essere un tipaccio; ma che la Beata Vergine Maria scegliesse di parlare con lui, con la guardia municipale D'Amici Teodoro, questo era fuori da ogni ragionevole aspettativa. Invece la dolce Signora del cielo torna nei suoi sogni e lo invita di nuovo a Jaddico per la sera del 20 agosto, sempre a mezzanotte. La sera del 20 agosto, provvisto di fiori e candele, Teodoro si accinge a partire da solo perchè il Martinelli, c'era da aspettarselo!, non se la sente di seguirlo. Ma la moglie, che ha tenuto d'occhio i preparativi, si offre di accompagnarlo. “Va bene – fa lui dopo qualche esitazione – andiamo!”

Quando arrivano sul posto è buio pesto; in compenso c'è una bella stellata.

“Siamo arrivati.” dice Teodoro.

“Cosa fai? - chiede lei ansiosa – Dove vai?”

“Aspettami qui. Appoggio i fiori, accendo le candele e torno.”

Così dicendo scompare nel buio scendendo per una scarpata che porta al “quadro” della Madonna. Passa qualche minuto; ed ecco che improvvisamente si accende una luce: un bagliore illumina il muro.

“E' la luce della Madonna – spiegherà un po' frastornato Teodoro al suo ritorno – Il quadro della Madonna si è acceso da solo. Quella era la sua luce. “

La Madonna torna a farsi sentire ancora in sogno, e gli da appuntamento a Jaddico per il successivo 27 agosto. Ancora una volta la moglie ode distintamente le parole che il marito pronuncia mentre dorme: “... Hai gradito i fiori? Devo portarne altri?... lunedì... non mancherò all'appuntamento... a mezzanotte.”

Questa volta si parte per Jaddico in comitiva. Oltre a Teodoro con la moglie, c'è il piccolo Tonino (undici anni), loro terzogenito; vi torna il Martinelli con moglie e suoceri. Assistono tutti al ripetersi del fenomeno dell'illuminazione. Naturalmente, nessuno è in grado di darsi una spiegazione logica, e anche i più riottosi cominciano a pensare trattarsi di un fenomeno soprannaturale. La storia continua.

C'è un nuovo appuntamento per il 31 agosto, al quale presenziano otto persone, e tutte assistono all'illuminazione del rudere. La notte del 6 settembre la Madonna, in sogno, gli chiede di costruire una chiesa: “...Ho tanto freddo, coprimi!”

A mezzanotte del 7 settembre altro appuntamento a Jaddico.

 

(fine prima parte di due)                                                                                  f.to Dario Amodio