Pina è alla destra di chi guarda, con capelli bianchi e occhiali da vista. Assieme alla sorella Tina porta a spalla il quadro della Madonna di Jaddico.
Pina è alla destra di chi guarda, con capelli bianchi e occhiali da vista. Assieme alla sorella Tina porta a spalla il quadro della Madonna di Jaddico.

 

 

RICORDO DI PINA CAFARELLA

 

 Quando mi affacciai al pellegrinaggio del 27 per raggiungere il Santuario di Jaddico, Pina c'era già.

Osservava il lutto per la perdita di uno dei genitori e vestiva con abiti rigorosamente neri. Facemmo amicizia e con il passare del tempo, circa otto anni fa, le proposi di poter dire il rosario a casa sua, al villaggio pescatori, o in una casa dove avremmo trovato un ammalato. Quel primo rosario lo dicemmo sul piccolo piazzale che è fuori casa di Pina, dove, su un altarino, c'è una bella Madonna che guarda il mare e che protegge il villaggio, i suoi abitanti e l'intero quartiere. Tra le altre persone c'era Tina, sua sorella, anche Vita e Massimo ed Anna.

Era un lunedì, finito il rosario, ci demmo appuntamento per il lunedì successivo, per un momento di preghiera da farsi in una famiglia del villaggio. Quel rosario, fino ad oggi, tranne che nel periodo estivo, si è detto ininterrottamente, tutti i lunedì.

Mi accorsi che Pina conosceva tutte le persone del villaggio pescatori e per tutti aveva una parola di attenzione, conosceva anche gran parte delle famiglie del rione e da tutti era ben voluta. Era semplice conoscere il suo segreto, ma era difficile imitarla.

Pina continuava a dire il rosario negli altri giorni della settimana, lo faceva nelle case del villaggio, dove c'era un ammalato, lo faceva in quelle case dove c'era un anziano che aveva difficoltà a raggiungere la Parrocchia.

Era presente in quelle case del villaggio quando capiva che la sua presenza, sempre discreta, poteva essere gradita e presto si rivelava insostituibile. Quando avevo bisogno di chiederle di spostare l'orario del rosario del lunedì in un'altra giornata, era tutto semplice per lei, anche se doveva avvisare venti persone. Questa era una cosa che mi lasciava sempre sorpreso, perchè era necessario un bell'impegno.

 

Era sempre presente il 27 di ogni mese. Era una delle 27-30 persone che a piedi raggiungevano il Santuario. Con il passare del tempo, il numero dei pellegrini cominciò, anche se lentamente, ad aumentare. Pina era molto contenta di questo, perchè sentiva sua la missione di poter portare sempre più anime a Dio per la sua maggior gloria. Durante il percorso, ho sempre contato il numero dei partecipanti, poi, avvicinandomi a lei, poggiandole una mano sulla spalla, le chiedevo quanti eravamo. Pina azzardava un numero che era sempre molto verosimile, per cui scherzando le dicevo che per i mesi successivi non avrei contato più; avrei chiesto direttamente a lei. Era contenta, molto contenta di questa devozione mensile che di mese in mese veniva sempre più apprezzata dai brindisini.

Pina era Marta e Maria, una donna d'azione, capace di organizzare, di fare in modo che tutto andasse per il meglio, ma era anche una donna di preghiera. La corona del rosario fra le mani e la richiesta di intercessione per coloro che avevano bisogno.

 

Finchè non arrivò il momento in cui fu proprio lei ad aver bisogno di essere aiutata.

 

Si trattava, così pensavamo, di un semplice problema che richiedeva una terapia ordinaria, anche se rendeva necessario il ricovero in ospedale, sia pure per pochi giorni.

Quando andai a trovarla era molto contenta della visita. Mi disse che, se pure era da poco in ospedale, chi la conosceva, l'aveva già chiamata al telefono, chiedendole notizie ed augurandole una pronta guarigione. Era contenta per l'attenzione che tutti avevano per lei. Ma non bastarono pochi giorni perchè venisse dimessa. Passò un mese, ed anche due. I vetri del reparto dove era ricoverata mi impedivano ormai di avvicinarmi al suo letto. Non potendo parlarle, con un gesto della mano le mandavo un bacio volante, ma lei non sorrideva più. Iniziava ad intuire che il suo male era ben peggiore di quanto sino ad allora si era detto.

 

Pina ci ha lasciati il 6 aprile, pochi giorni fa.

     

Abbiamo già detto di lei che aveva sempre una buona parola per tutti. Sicuramente adesso vuole consolarci e la buona parola la dice proprio a noi. Ci dice che la morte non è niente, è solo passata dall'altra parte, che va tutto bene. Ci dice anche di asciugare le nostre lacrime e di non piangere. Solo quando ci vedrà sorridere troverà pace.

Credo che voglia essere ricordata con parole simili a queste, che ho letto in una pagina che mi è stata inviata da due cari amici.

Ve la propongo:

 

La morte non è niente

La morte non è niente.

Sono solamente passato dall’altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto.

Io sono sempre io e tu sei sempre tu.

Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora.

Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare.

Parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato.

Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste.

Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme.

Prega, sorridi, pensami!

Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima: pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza. La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto: è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza. Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista?

Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo.

Rassicurati, va tutto bene.

Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata.

Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace.