Pellegrinaggio a piedi al Santuario di Santa Maria Madre della Chiesa di Jaddico del 27 ottobre 2010

(le foto del pellegrinaggio sono in fondo alla pagina)

     Tuoni e fulmini si sono accaniti sulla città di Brindisi. Tanta, tantissima pioggia, ma il maltempo era un po’ ovunque, in tutta Italia, alla vigilia di questo giorno 27.

Temevamo per questa giornata, in cui si va a Jaddico in pellegrinaggio.

Tutti ormai sappiamo che si va con ogni condizione di tempo, ma a contraddire ogni previsione, compresa anche quella che vedeva, anzi prevedeva, per il pomeriggio di oggi, 10 mm di pioggia, abbiamo avuto una fresca, asciutta giornata di sole. Eravamo quasi cento.

Ma adesso parliamo del nostro pellegrinaggio, e qui devo correggermi, perché questo pellegrinaggio non è nostro: noi lo abbiamo ereditato.

     Questo è un pellegrinaggio robusto, è un pellegrinaggio che vanta ormai un’età.

E’ quasi mezzo secolo che i pellegrini vanno a piedi a Jaddico.

Naturalmente i primi sono stati coloro che sono entrati nella storia di Jaddico. Sto parlando di Mario, Ugo, Antonio Consales, che metto per primi, perché i miei occhi da adolescente li hanno sempre visti come le colonne di Jaddico, persone sulle quali Teodoro poteva contare, di Cosimo Lagatta, di Antonio Maffei, di Calcedonio De Marco, di Francesco De Marco, di Alberto Del Sordo, di Armido Liberati, di Cosimo Stasi, di Cosimo Rescio, di Rino Rescio, di (ma non ultimo) Teodoro D’Amici.

Queste persone si accompagnavano, in pellegrinaggio, con i loro familiari, amici e parenti. Piccoli gruppi. Era un andare piacevole, dove il sacrificio non esisteva, perché tutto si faceva con gioia. Per la Madonna.

Si andava e si pregava, nei giorni in cui si poteva. Ancora non esisteva quello che noi chiamiamo “il ventisette”, perché il 27 maggio 1963, giorno dell’ultima illuminazione del muro, da cui trae origine la devozione del ventisette a Jaddico, doveva ancora venire.

A questo pellegrinaggio non partecipava Cosimo Melacca, perché lui abitava lì, a poche centinaia di metri da Jaddico, in quella casa dell’Ente Riforma, con accanto il terreno che lui lavorava e da cui traeva sostentamento per la sua famiglia.

Di lui possiamo ricordare i suoi “deserti”. Si ritirava in disparte, nelle campagne, raggiungendo luoghi in cui avrebbe passato in solitudine, ma è meglio dire in raccoglimento ed in intensa preghiera, l’intera giornata.

Qui è necessario fare una correzione. Lui non era solo, era in compagnia del Signore, e, attraverso quella preghiera, con Lui dialogava. Ecco perché era in grado di mancare da casa tutto il giorno, senza stancarsi mai. Quelli di casa sapevano e condividevano.

Quando si sta con il Signore, non ci si stanca mai.

     Quando penso a queste persone, mi chiedo dove hanno trovato la forza di fare tutto questo, come hanno potuto per tanti anni, più di venti, andare tutte le sere, tutte, e spesso anche di notte, a pregare, davanti a quel muro, dove il Signore ha permesso che quella immagine della Madonna con il Bambino vivesse, ora possiamo dire, per l’eternità.

Queste persone sono entrate nelle nostre preghiere. Dico meglio. Noi non preghiamo per loro. Noi preghiamo loro, che preghino per noi.

La schiera dei Santi in Paradiso si è allargata. Ci sono anche loro.

Non ricordo se vi ho parlato del Rosario che si fa a Jaddico il sabato notte, tra le 23.00 e le 24.00, ma è proprio quì che, tra una decina e l’altra, durante le giaculatorie, chi anima il rosario, spesso dice: “Servi della Madonna di Jaddico”, ed in risposta: “Pregate e intercedete per noi”.

Sono loro, sono quelli che a piedi andavano a Jaddico già da quel 1962.

     Chissà se in Paradiso esiste un grande schermo, perché loro possano vederci, quando il ventisette andiamo.

Molti di loro non hanno visto tanto altro.

I “Servi” avevano sognato, e questo faceva parte dei loro primi progetti, una cittadella mariana. Un plastico era stato realizzato, già da quei primi anni, in cui veniva raffigurato il Santuario di Jaddico, con accanto il convento e a seguire la casa di spiritualità.

Questo sogno oggi è diventato realtà.

     Mario Consales, ma non solo lui, parlava di questo progetto, ma lui è morto senza averlo visto realizzato. Quante volte, già da quei primi tempi, Mario, e non solo lui, sognava una chiesa più grande, che potesse ospitare i fedeli. Tanti fedeli.

Questa chiesa più grande lui non l’ha vista, e non la vedremo nemmeno noi, ma non so quali parole usare per dire che, sono sicuro, una molto più grande chiesa, a Jaddico, sorgerà, perché, quella che c’è, si rivelerà piccola. E forse già lo è.

- “Perché l’hai fatta così piccola: non sapevi che tante persone verranno anche dall’estero?”, queste le parole che Teodoro, in sogno, aveva sentito dalla Madonna.

     Avevano scavato le fondamenta, già in quel 1962.

Qualcuno dice che in quei lavori, dentro le fondamenta, si sono affannati anche Teodoro e Calcedonio.

Come in un fulmine a ciel sereno, Teodoro viene a sapere, attraverso Alberto Del Sordo, che le fondamenta erano state realizzate sbagliate.

Al centro delle fondamenta c’era il muro e non l’immagine della Madonna. (Salto tutti i dettagli, anche testimoniati da A. Del Sordo, che riguardano questo episodio, e li rimando ad altra data, se ci sarà un motivo per ritornare sull’argomento.)

Fu così che, per chi guarda il muro, le fondamenta di sinistra furono abbandonate e richiuse; non so se era stata fatta anche la gettata del cemento. Ancora più a sinistra di quelle, fu fatto un altro scavo per ospitare le nuove fondamenta di sinistra, e grazie a questo provvidenziale errore la chiesa divenne più larga.

Qui sopra a sinistra:

- la chiesa, con le fondamenta posizionate in maniera sbagliata, perché, come si può vedere, cadeva in posizione centrale il muro, e non l’affresco della Madonna;

- a destra, invece, la chiesa, con al centro l’immagine della Madonna. Questo risultato, come già detto, si è ottenuto soffocando le fondamenta di sinistra (per chi guarda il muro) e aprendo un nuovo scavo, ancora più a sinistra di quelle in precedenza realizzate, fino a posizionare così, al centro della chiesa, l’immagine della Madonna con il Bambino.

 

                                                                                                         u.p.