PELLEGRINAGGIO 27 SETTEMBRE 2011

 

 

 

     Lo scorso mese temevamo il gran caldo, lungo il tragitto ci ha accompagnato un'aria bollente.

Un vento di scirocco muoveva appena l’aria, ma pur sempre un vento caldo, di quelli che si rendono antipatici. Qualcuno ha detto che si trattava di “nu vientu carbinu”.

Noi di Brindisi lo chiamiamo così, in realtà stiamo parlando del “Garbino”, un vento africano che spira da sud-ovest.

Sta di fatto che una di noi, dopo aver portato a spalla il quadro della Madonna dal punto di partenza fino al rione Paradiso, su via Egnazia ha detto: “Non mi sento bene, vado verso l’ambulanza (dalla quale ci facciamo scortare per eventuali collegamenti con l’ospedale). Aveva il viso di un rosso ardente, bagnato dal sudore.

La pressione era molto alta, si è pensato subito di portarla in ospedale, ma ne abbiamo avuto un rifiuto, perché ci ha detto che non poteva lasciare solo a casa il figlio poichè affetto da patologie invalidanti. Si, lo aveva lasciato solo in quella circostanza, ma si trattava solo per il tempo necessario per poter fare quel pellegrinaggio, e poi, il sacrificio di quel pellegrinaggio che quella persona offriva al Signore, era proprio per quel figlio.

Dopo pochissimi minuti, ancora un’altra volta è stata misurata la pressione che finalmente si era normalizzata.

Qualcuno mi ha detto che ha pregato, poiché era stato rifiutato il ricovero. Magari si tratta di una terapia che ha poco di scientifico, ma che nella circostanza è stata molto efficace.

     Appena dopo l'ultimo palazzo del rione Paradiso, mentre ero in coda alla fila delle persone, per essermi attardato presso l'ambulanza dove avevo chiesto notizie di quella signora che non si era sentita bene, vedo arrivare un uomo sui 45 che si unisce al gruppo di persone che va a Jaddico.

Non era alto, aveva un viso schietto e pulito.

Mentre si avvicina, mi guarda, e pur non conoscendomi, esordisce così:

- Lo faccio spesso questo pellegrinaggio a piedi.

- Ma non ti ho visto mai, perchè il 27 non lo fai assieme a noi?

- Preferisco farlo da solo. Oggi ho potuto partecipare perchè non sto lavorando.

- Che lavoro fai?

- Non ho un lavoro. Faccio quello che mi capita.

Aveva portato con se una busta che mi ha subito messo nelle mani, dentro c'erano tre bottiglie d'acqua minerale e un buon numero di bicchieri di plastica.

L'ho considerato un gesto ricco di sensibilità, una bella sorpresa, che arrivava proprio da chi magari aveva più bisogno, in considerazione del suo lavoro saltuario.

Vado avanti, mi dice, e mentre si avvia: “Cosa devo trasportare che sia pesante?”

La croce gli rispondo, e se la vuoi più pesante, la devi abbracciare dal lato dove i legni si incrociano.

Quando poi il giorno dopo rivedo le foto, lo vedo sotto la croce, portata con devozione.

     Benedetta quell'acqua che ci ha dato quell'uomo. La nostra acqua, era come fosse finita, perchè nelle nostre bottiglie c'era ormai solo ghiaccio. In questo modo abbiamo potuto travasare la sua acqua che non era passata attraverso il frigorifero, nelle nostre bottiglie di ghiaccio, e così per tutti c'è stata acqua fresca. Fino all'ultima goccia.

     Non è stato come l'incontro con la samaritana, davanti al pozzo di Giacobbe, però avevamo tutti bisogno di bere e il sole era alto e bruciava, come quello di quel mezzogiorno.

Andare a Jaddico vuol dire per tutti noi, cercare quell'acqua che non ti fa venire più sete.

     Questo mese eravamo pochi, appena più di sessanta persone, un mese questo che ha ancora il sapore delle ferie, e quindi “sapore di sale, sapore di mare”, ma ci sono ancora persone capaci di trovare un tempo da stralciare dall'arco della propria giornata e dedicarlo al Signore, per chiedergli in cambio di stendere la sua misericordia e la sua tenerezza di padre e di madre su un ammalato, e per chiedergli anche per se stessi il perdono e la salvezza.

     Il nostro è un pellegrinaggio diverso dagli altri. Non sto dicendo che è migliore, ma è sicuramente diverso. Non si tratta di un pellegrinaggio mediatico, sono quasi soltanto quelli del luogo che lo conoscono, i media, come ho già detto in altre occasioni, lo ignorano perchè non fa notizia, per cui chi il 27 viene a piedi con noi, crede veramente in quello che fa e nei risultati che può ottenere.

Insomma, ho potuto leggere nel cuore di queste persone, dacchè mi sono unito a loro per partecipare a questa devozione. Queste persone possiedono proprio quella fede che suggerisce il Vangelo, quella cioè capace di spostare una montagna o un albero per piantarlo in mezzo al mare.

     La cultura dell'uomo, ma fino a quando il buon Dio avrà tanta pazienza con noi, si allontana sempre più dal sacro, e spesso il pellegrinaggio si intreccia con un turismo di massa, un turismo religioso. Qui a Brindisi questo non accade. Noi non siamo migliori, ma chi partecipa a questo pellegrinaggio, ogni mese, rinuncia a circa cinque ore della sua giornata, e lo fa con il sole o con la pioggia, con il caldo o con il freddo, con le scarpe o anche senza (e spesso anche senza calze), con la voglia di dire al buon Dio pensa a Sofia (di Brindisi) che non vede e non sente e ha poco più di un anno, pensa ad Alessandro (di Napoli) che non vede e non sente e ha poco più di un mese, ed una moglie: pensa a mio marito, perchè domani interverranno sul suo cuore.

 

     Sappiamo ormai tutti, che ogni sabato dalle 23.00 alle 24.00, un piccolo gruppo di persone, 15- 20 circa, si incontrano a Jaddico per unirsi, nel nome del Signore, in preghiera, davanti all'affresco della Madonna, così come prima di loro hanno fatto i primi “Servi” su invito della Madonna.

Questo vuole essere un invito per tutti coloro che vogliono partecipare.

Ebbene in questo mese vi propongo le riflessioni fatte durante un rosario.

Utilizzo il brano del Vangelo con cui il Signore ci chiede di perdonare, solo perchè in questo momento che scrivo è l'ultimo trattato.

     L'idea di proporre le riflessioni di un brano del vangelo, per il momento in via sperimentale, potrebbe essere ripetuta in futuro, pertanto mi preme precisare che quello che si leggerà è solo frutto di pochi, piccoli approfondimenti per sviluppare l'argomento e di nessuna pretesa culturale.

     Queste riflessioni che qui vengono scritte tutte d'un fiato, durante il rosario del sabato notte, vengono spezzate tra una decina e l'altra, e vengono precedute dalla lettura del brano del vangelo della domenica che segue, così come la liturgia ci propone.

Tutto ciò consente a chi è presente al rosario del sabato notte, di poter vivere la messa della domenica (quindi del giorno successivo), con maggiore partecipazione.

 

“Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello?” (Mt. 18,21-35)

 

     Riflessioni di sabato notte 11 sett. 2011.

     Sono passati dieci anni esatti.

     Tutto iniziò con il famoso attentato alle Torri Gemelle, a Manhattan, nel cuore di New York. Verso le 9 del mattino, ora americana, un aereo dirottato si schiantò sulla prima torre, e dopo pochi minuti, un altro aereo ripercorse la stessa rotta per andare a colpire la seconda torre.

L'attentato fu rivendicato da Al Qaeda e dal suo capo Osama Bin Laden.

Gli Stati Uniti d'America risposero dichiarando “Guerra al terrorismo”.

     New York, 2 mag. 2011 - (Adnkronos) - "Giustizia e' fatta. Dieci anni dopo, siamo finalmente pari con Bin Laden". Cosi' commenta all'ADNKRONOS la morte di Osama Bin Laden in un blitz in Pakistan.

     Queste cose accadono quando si fa fatica a mettere in pratica quel perdono che Gesù ci ha annunciato 2000 anni fa. E l'odio genera odio.

Forse ho fatto un esempio esasperato, perchè abbiamo appena parlato della morte di ben 2.752 persone. Ma proprio nel momento in cui sto per darne conferma, mi ricredo e vado a rileggere quello che attraverso Matteo ha detto Gesù: “Appena uscito quel servo trovò un'altro servo come lui che gli doveva cento denari e afferratolo lo soffocava …...”

Appena uscito, mica una settimana o qualche tempo dopo, ma appena uscito”

Quel servo era stato graziato dal suo padrone al quale doveva 100.000 euro, e appena uscito vede un servo come lui, dal quale doveva ricevere 5 euro, e presolo per il collo lo soffocava, invece lui era stato appena perdonato dal suo padrone, per il suo debito.

     Matteo giustamente fa seguire questo brano del vangelo a quello di domenica scorsa che trattava la correzione fraterna.

     Pietro si avvicina a Gesù per porre una domanda su quante volte bisogna perdonare. Lui è abituato, secondo la mentalità del tempo, ad un tariffario, a delle misure, e rivolgendosi a Gesù, a riguardo di un fratello che ha sbagliato nei suoi confronti, chiede: “Devo perdonare fino a sette volte?”

Niente male come domanda, e penso a me che faccio tanta fatica a perdonare. Se pur riesco a perdonare.

Pietro si era tenuto largo, perchè dopo aver frequentato Gesù, capisce che le misure, cioè quelle tariffe, fino allora ritenute valide, non servono più.

Eppure Pietro sapeva che i Rabbini dicevano che Dio perdona tre volte.

Così è scritto nel libro di Giobbe: “Avevo peccato e violato la giustizia, ma egli non mi ha punito per quello che meditavo; mi ha scampato dalla fossa e la mia vita rivede la luce. Ecco questo fa Dio due volte, tre con l'uomo ….” (Gb 33,27-29)

Pietro non aveva detto tre volte, ma ben più del doppio di tre. Ma aveva pur sempre posto un limite.

E Gesù gli rispose: “Non sette, ma settanta volte sette.”

Insomma sempre.

Quanta fatica si fa a perdonare. Però può capitare che quel mio amico viene a scusarsi con me e chiede il mio perdono, perchè mi ha arrecato un danno. Ed io con tanta fatica: “Ti perdono.”

E il giorno dopo torna a chiedermi daccapo perdono, perchè ancora una volta mi ha procurato un danno. Ed io con un filo di voce: “Ti perdono.”

Ecco perchè Gesù è sceso sulla terra, anche per questo motivo, perchè sa che l'uomo è avaro a dare il suo perdono.

     Gesù inizia la vita pubblica nel fiume Giordano, circondato da peccatori. Tutti uomini da perdonare. E finisce la sua vita pubblica sulla croce, circondato da peccatori che alzavano le mani su di noi.

E quì: “Padre perdonali, perchè non sanno quello che fanno.”

     Pensate che a questo riguardo non si trovano tutti i manoscritti di Luca, perchè certi amanuensi ritennero quei testi non credibili, e si rifuitarono di trascriverli.

C'è un passaggio sul perdono sul foglio informativo “Il ventisette” di Jaddico n. 161, con il quale viene ricordato Dario Amodio a un mese dalla sua scomparsa.

Tonino lo va a trovare nella sala mortuaria dell'ospedale Perrino, e al mattino presto, quando ancora non c'è nessuno, durante quell'incontro, un brevissimo dialogo silenzioso tra i due.

Ve lo propongo:

Un mio amico leccese, pochi anni fa, mi aveva insegnato una cosa semplice, che da subito avevo messo in pratica, per cui, stando lì, davanti a lui, e, poggiando la mia mano sulla sua, gli ho detto:
“Io non ho nulla da perdonarti, ma, se pure avessi qualcosa da perdonarti, allora io ti perdono, perchè voglio che la tua anima possa raggiungere al più presto il Paradiso.
Il passaggio per il Paradiso è attraverso il Purgatorio, ma tu, come tutti coloro che hanno vissuto su questa terra, lo hai già fatto, e questo basta.”

     In Paradiso saremo tutti perdonati.

Troveremo gli attuali delinguenti come possibili santi, e i grandi eroi della fede. Saremo tutti santi perdonati.

     Sappiamo benissimo che nel “Padre Nostro” che Gesù ci ha insegnato, (Mt 6,11-15) il Signore rimetterà i nostri debiti nello stesso modo in cui noi li avremo rimessi ai nostri debitori, e poi ad abbondanza quel brano continua: “Perchè se perdonate agli uomini le loro colpe, il vostro Padre celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, nemmeno il Padre vostro perdonerà i vostri peccati.

                                                                                                                                           u.p.