Teodoro D'Amici i sogni, ma prima dei suoi i sogni di San Giuseppe.

Brindisi, 25 dic. 2019

    Per aver riflettuto, per aver letto, per aver sentito ed anche copiato, ora scrivo.
Una vita che scorre bene, una moglie di nome Giuseppina, tre figli.
La più grande felicemente sposata, gli altri due crescono. Una casa, anche di più, perché oltre al lavoro di vigile urbano le campagne danno i frutti per cui vengono lavorate e ad ogni vendemmia viene costruita una stanza o due di quella che è la casa di via Calabria in Brindisi. Un piano terra e un primo piano, cinque appartamenti, ma anche altro.
Ma improvvisamente nella vita di Teodoro, che la sua vita l’ha già progettata e sa già quello che vuole, la Madonna gli scombussola i piani.
Dio arriva in maniera imprevista.
    Ho sempre detto che Teodoro ripete le parole che pronuncia la Madonna, quando l’Angelo Gabriele le dice che diventerà madre, anche se lei non conosce uomo:
“Ecco, io sono la serva del Signore, mi sia fatto secondo a tua parola”
“Dimmi quello che vuoi e mi farò “Servo” tuo”.
Il contenuto delle parole è lo stesso: la Madonna attraverso quelle parole intende fare la volontà di Dio. Teodoro attraverso le parole che lui pronuncia intende fare la volontà della Madonna.
Dalla Madonna Teodoro impara il silenzio. Lei donna silenziosa, lui uomo che fino alla fine rimane nell’ombra e cerca di mai apparire.
Un silenzio, ma questo Teodoro ancora non lo sa, largamente predicato anche da San Giovanni della Croce.
Sicuramente Teodoro avrà chiesto a se stesso perché a lui, perché proprio lui. La stessa domanda che si è posto Giuseppe quando Maria gli ha detto di essere incinta: “perchè proprio a me”.
Teodoro si fida, Giuseppe si fida, entrambi si fidano, entrambi pongono fiducia in qualcuno. Nella Madonna il primo, nelle parole dell’Angelo che in sogno gli parla l’altro.
Entrambi credono in se stessi, credono che potranno essere capaci di compiere quello che gli viene chiesto. Entrambi ci insegnano ad avere fiducia in noi stessi. Ci insegnano che dobbiamo nutrire la capacità di sapere chi siamo davvero, non quello che gli altri dicono di noi, non quello che gli altri vedono in noi, ma quello che davvero noi siamo dentro. Se crediamo in noi stessi, noi possiamo compiere cose grandi.
    Dobbiamo credere nei sogni, proprio come ha fatto Teodoro, e come prima di lui ha fatto Giuseppe.
Dio ha dei progetti su Teodoro e sulla Chiesa tutta, e attraverso la Madonna  lo fa attraverso un sogno.
Ci sono tanti pensieri dentro di noi che rimangono assopiti, ci sono tante situazioni che spesso non esterniamo perché ci porterebbero ad atteggiamenti che, anche se buoni, sono poco condivisi dalla società. E allora diciamo che i sogni sono la parte più vera di noi stessi.
Di notte viene la parte più vera di noi. Dovremmo imparare a credere nei nostri sogni.
Teodoro ci insegna che possiamo credere nei nostri sogni. Il sogno è la parte concreta della realtà, per cui se puoi sognarlo puoi farlo.
Teodoro ha quindi creduto che aveva una missione da compiere e portarla fino in fondo.
Teodoro è una persona felice perché ha capito quello che doveva fare e doveva compiere nella vita. E’ riuscito ad aumentare a dilatare i suoi limiti.
    Credere in se stessi è quello che poco fa ci siamo detti, per cui dico che non mi interessa quello che dicono e pensano gli uomini.
Credo in Dio, credo in quello che Lui pensa, credo nella vita che il Signore ci ha promesso, credo che Teodoro viva in santità al cospetto di Dio.
Per questo motivo, se dovessi dare un titolo alla pagina che è stata appena scritta, direi di avere scritto “uno stralcio di vita di ordinaria santità”.

Ah quasi scordavo, auguri, buon Natale.


Brindisi, 25 dicembre 2019