Lungo tutto il percorso, fino a Jaddico, siamo stati accompagnati da un vento fresco e leggero, ma il sole, quello, non è proprio mancato.
Lungo tutto il percorso, fino a Jaddico, siamo stati accompagnati da un vento fresco e leggero, ma il sole, quello, non è proprio mancato.

 

 

JADDICO, LA LUCE SPLENDE NELLE TENEBRE

(tratto da “Il muro di Jaddico” di Dario Amodio)

 

 

 

Riflettendo sui fatti di Jaddico così come ci sono stati tramandati da coloro che ne furono testimoni siamo portati a fare qualche considerazione che se non aggiunge molto alle cose già note, contribuisce a dare loro certezza e solidità, e quindi a rafforzare le ragioni della nostra fiducia non solo in Teodoro D'Amici, protagonista principale di questa storia, ma anche in quel coro di fedeli che si riuniscono intorno a lui nel nome della Vergine Maria.

Costoro, a loro modo, furono altri veggenti, e sono quelli che in tutti questi anni hanno custodito la memoria dei fatti straordinari a cui assistettero: illuminazione notturna del muro, il profumo misterioso, il silenzio in sospensione, i viaggi delle stelle, i voli di Teodoro, la ricerca dell'acqua...

Si può dire che proprio grazie a loro si sono potuti ricostruire molti di quegli avvenimenti che diversamente sarebbero andati perduti perchè Teodoro D'Amici, ritroso e schivo, aveva difficoltà a parlarne perfino in famiglia.

Alla moglie che gli chiede come è fatta quella “Signora”, qual è il colore dei capelli, qual è l'abito che indossa, china il capo e si chiude in un ostinato mutismo; alle persone che lo avvicinano pensando di attingere meraviglie direttamente alla fonte, non risponde nemmeno, a quelli che nutrono sospetti o che lo irridono non controbatte, agli increduli che gli domandano un segno, risponde: vieni e vedi. E c'è chi va, e c'è chi vede e resta.

Perchè questo comportamento? Cos'è che gli impedisce di dire, che lo frena nel raccontare, e dilungarsi in particolari che potrebbero aiutare tanti che hanno difficoltà a credere? Forse lo sconcerta la natura stessa dei segni, la difficoltà di trovare un linguaggio adeguato per parlarne, ed anche la consapevolezza che, una volta esternate, quelle cose finiscono per perdere gran parte del loro splendore. Ecco perchè preferisce conservarle meditandole nel segreto del proprio cuore, in perfetto stile mariano.

Comunque, i fatti parlano da sé, ed alcuni sono tutt'altro che marginali. Riguardo ai tempi, per esempio.

La storia prende il via dal recupero del rudere di un'antica chiesa appartenuta ai Cavalieri del Santo Sepolcro, un ordine cavalleresco collegato alle imprese dei crociati. Sul muro, che è appena un mozzicone decadente, resiste ad onta dei tempi e delle intemperie un affresco di Madonna con Bambino che tiene nelle mani un galletto (in dialetto jaddu, da cui Jaddico).

Siamo nel 1962 e non può sfuggire la coincidenza tra l'inizio dei fatti di Jaddico e l'avvio di un evento storico quale è il concilio ecumenico Vaticano II solennemente aperto da papa Giovanni XXIII l'undici ottobre 1962.

Né può sfuggire la concordanza del discorso d'apertura tenuto dal papa, che saluta il concilio come un evento “foriero di splendidissima luce” (Lumen Gentium) e la splendidissima luce che si manifesta nell'oscurità dell'agro brindisino intorno all'immagine della Madonna di Jaddico.

E' un fenomeno inspiegabile, misterioso, che si ripete per ben quattordici sere in nove mesi, a intervalli irregolari, ogni volta in modo diverso e dai presenti diversamente percepito.

Che fosse però di natura “particolare” fu chiaro subito a tutti quelli che vi assistettero. “Ti senti polvere” confessarono i fratelli Consales (Ugo e Mario), dopo aver assistito all'illuminazione dell'otto dicembre 1962.

Una luce splende nelle tenebre; la luce della Madonna raggiunge il cuore del suo popolo raccolto sotto il suo manto.

Perchè insisteva che Teodoro si recasse a Jaddico di notte? Se era già difficile recarvisi di giorno, quanto più doveva esserlo nell'oscurità della notte. Il luogo era isolato, affogato in un canneto tutto spine e scrasce, popolato da topi grossi come gatti, serpenti, e col buio della sera faceva veramente paura.

Ma questo è il tempo della convocazione, perciò bisogna entrare con coraggio in quelle tenebre, superare gli ostacoli, vincere la paura avendo fiducia in lei, in Maria, che chiama.

Non c'è dubbio che stiamo vivendo tempi di tensione apocalittica.

Alle nostre spalle, nel secolo appena trascorso, ci siamo lasciati una lunga scia di dolore e di morte, una sequela ininterrotta di malvagità e di carneficine; se guardiamo al futuro che ci è davanti, il problema che ci afferra è addirittura se avremo acqua per bere, aria per respirare, terra da coltivare.

All'alba del terzo millennio, mentre tutt'intorno calano le tenebre e il mondo sembra giunto al suo tramonto, una donna vestita di sole appare nel cielo. Il suo splendore cancella le tenebre, la sua verginale bellezza attira a se tutte le creature.

E' quello che nel suo piccolo è accaduto a Jaddico, e tutt'ora accade purchè ci sia uno, almeno uno di noi, che abbia fede quanto un granello di senapa. In virtù di quella fede è accaduto che un pezzo di muro che stava morendo, che sembrava già morto, si è rivelato per quello che è: sorgente di luce e di vita, ragione della nostra speranza in Maria, madre di Gesù, madre della Chiesa.