Siamo arrivati al rione Paradiso. Un momento di sosta prima di riprendere il cammino. Nino aiuta a sistemare per terra la croce che fin qui è stata trasportata a spalla.
Siamo arrivati al rione Paradiso. Un momento di sosta prima di riprendere il cammino. Nino aiuta a sistemare per terra la croce che fin qui è stata trasportata a spalla.

 

 

 

IL SILENZIO

Tra le rovine dell'antica chiesa di Jaddico

(tratto da “Il muro di Jaddico” di Dario Amodio)

 

 

     Sono quasi trascorsi quarantaquattro anni (2006 - la data in cui è stata scritta questa testimonianza ) da quando i primi misteriosi fenomeni si manifestarono a Jaddico, tra le rovine di un'antica chiesa appartenuta all'Ordine dei Cavalieri di Malta.

La vicenda prende il via dall'iniziativa di un vigile urbano di Brindisi, tale Teodoro D'Amici, un tipo poco amato, anzi temuto perchè molto severo in servizio. D'Amici, che era un tiepido credente, non praticante, un bel giorno cominciò ad avere dei sogni nei quali la Madonna lo invitava a recarsi di sera a Jaddico, e prendersi cura di quel che restava della vecchia chiesa: un muro diroccato.

Il vigile non si sottrasse all'invito, e la sera del 14 agosto 1962 vi si recò portando fiori e ceri; vi tornò ancora e poi ancora con parenti e amici, tanto che in breve si creò un gruppo di assidui frequentatori che la sera si ritrovava a Jaddico per pregare; altra gente si aggregò e il gruppo divenne più numeroso grazie anche alla manifestazione di certi fenomeni inspiegabili che la pietà popolare attribuì all'intervento celeste.

In particolare colpiva l'improvvisa e meravigliosa illuminazione del muro diroccato che i testimoni percepivano e riferivano in modo diverso; si parlava anche di altri segni: profumi misteriosi, stelle in movimento, “voli” di Teodoro, oscillazioni del muro, nonché la visione della stessa Santa Vergine che almeno in un'occasione apparve al veggente.

Si parlava anche del silenzio, uno strano silenzio “soprannaturale” che calava improvvisamente come preludio all'illuminazione del muro. Tutti coloro che assistettero al fenomeno della luce ricordano di aver avvertito immediatamente prima uno strano silenzio, come se il cielo e la terra con le sue creature, il vento, le piante e gli animali, trattenessero il respiro davanti al divino che stava per manifestarsi.

La testimonianza delle sorelle Mele ci aiuta a capire.

“Quella sera – dicono riferendosi all'illuminazione dell'ottobre 1962 – c'era un vento tremendo, qualcosa di pauroso. Una cosa che ti prendeva. Era buio. Ad un certo momento il vento cessò. Di colpo. Da quella bufera di vento che si sentiva, con quell'ululato, di colpo niente. Neanche le cicale. Un silenzio veramente pauroso”.

Dice Vittorio Stasi di Mesagne, coltivatore diretto: “In quel momento l'aria si era fatta immota e silenziosa. Non soffiava un alito di vento. Non si sentivano più le rane , i grilli, nessun rumore, nemmeno il più piccolo. Anche i rumori lontani erano completamente cessati. Sulla strada dove normalmente transitavano le macchine non passava più nessuno.

Ad un tratto si sentì una forte scossa di terremoto con un rombo come si schiantasse una grande pietra e sotto ci fosse stato il vuoto; sentii come quando aprono un grande portone di ferro che cigola e fa “ vruuuuum”. Il muro si accese di una stupenda luce cristallina che sembrava che il muro stesse in un blocco di ghiaccio mentre altri riflessi di luce scendevano dal cielo. Si illuminò tutto, tutta la contrada si illuminò. Io rimasi immobile, ma vigile, ansioso di vedere da dove provenisse quel fenomeno. La gente intorno a me piangeva buttata a terra”.

Il fenomeno di questo silenzio “soprannaturale” che precedeva l'illuminazione del muro era stato osservato anche dal professore Alberto Del Sordo, docente di lettere, pubblicista, aderente all'associazione dei “Servi della Madonna”. Ecco come l'ha descritto: “La cosa che più mi faceva impressione quando avveniva l'illuminazione del muro è che ci mancava il respiro. A me mancava il respiro, non respiravo più. Ma mica stavo male, no, non respiravo più. Ferma. L'aria era ferma, si fermava. Affianco al muro diroccato c'erano degli alberelli, e sempre con la cima si muovevano, sempre, perchè erano sottili e bastava una leggera brezza per agitarne le cime. Quando la Madonna stava per presentarsi, (quando dico presentarsi intendo riferirmi alla manifestazione della luce) quando si presentava l'illuminazione, si fermava l'aria. Si fermava! Non si riusciva a respirare! Avevi l'impressione di non respirare. Quegli alberelli che stavano accanto al muro sembravano di ferro, non erano più alberi vivi, restavano immobili. Fermi! Non si muoveva più niente, più nessuno. Si fermava il respiro. Il respiro della terra e del cielo, il nostro respiro. La sera del 12 febbraio 1963, quando ci fu un'illuminazione, sentimmo una macchina che veniva verso di noi. Ad un certo momento si illuminò il muro della Madonna, e la macchina scomparve, proprio non arrivò dove stavamo noi. Forse si perdette chissà dove. La sentimmo che veniva 'sta macchina da Brindisi e quando fu il momento solenne della luce, più niente, silenzio profondo come tutto intorno, come l'aria e le cose”.