Per essere guarita:

per sette volte si immerse nell'acqua, così come fu chiesto di fare a Naaman.

 

 

     Questo mese proporrò un episodio già conosciuto e sicuramente dimenticato, perchè accaduto nell'anno 2004, e pubblicato nell'anno 2006 sul foglio informativo “Il Ventisette”del Santuario di Jaddico.

     Naturalmente potrò arricchire il racconto di nuovi piccoli particolari rispetto a quanto già pubblicato, poiché scrivendo sul sito non mi si pone il problema dello spazio.

 

     Non ero distante dal busto di Teodoro D'Amici. Era da poco finita la Messa, e sebbene sul piazzale ci fossero tante persone che vi passeggiavano e altre che lo stazionavano a causa della bella giornata, non mi era sfuggito ciò che accadeva dalla parte opposta.

Inginocchiato sul lato della fontana, dove dalle giare scorre l'acqua che ci ricorda il primo miracolo di Gesù, un uomo.

Quell'uomo era assorto in preghiera. La testa china, le mani unite. Non curante di tanta folla che gli passeggiava intorno.

La mia mente per un attimo fu affollata da un pensiero: “Che forza ha quell'uomo. Chissà quale grande problema ha, e per questo è lì che prega e che si rivolge alla Madonna e, non si preoccupa di questo suo modo di manifestarsi apertamente. Che coraggio!”

Intanto Padre Innocenzo era uscito dalla Chiesa e, nel salutarlo gli ho fatto notare la presenza di quella persona lì in ginocchio.

Continuavo a fissare da lontano quella persona e non riuscivo a togliergli gli occhi di dosso, perchè pensavo che avesse un problema grande, insormontabile, che in quel momento metteva nelle mani della Madonna. Non sapevo che invece era lì, ancora una volta, per ringraziarLa per il beneficio che aveva da Lei ricevuto.

In cuor mio sentivo che aveva bisogno di aiuto, e per questo motivo, continuando a guardarlo, mi sono diretto verso di lui, e quando gli sono arrivato vicino, timidamente gli ho chiesto: “Posso pregare assieme a te?”, e al suo sì, mi sono inginocchiato anch'io, vicino a lui.

Finita la preghiera, Vincenzo mi ha detto che veniva da Grottaglie, perchè e lì che abita con la sua famiglia, ed era venuto a ringraziare la Madonna per quello che era accaduto a sua figlia.

Mi racconta che poche settimane prima, la sera, sul tardi, intorno alle 23.00, era venuto a Jaddico con sua figlia Cira, per chiedere alla Madonna la guarigione completa per un problema che era capitato appunto alla sua figliola.

Lo ascolto, ma quando mi rendo conto dell'importanza di ciò che mi racconta, dopo aver preso penna e carta, come mi capita di fare, gli dico: “Adesso, mi ripeti di nuovo tutto quello che hai detto.”

Ed ecco le parole di Vincenzo Manisi di Grottaglie, il papà di Cira:

     Mia figlia era caduta mentre era al mare e camminava sugli scogli, e si era procurata una frattura scomposta del quinto dito del piede. Avrebbe dovuto subire una operazione , ma le era stata rimandata perchè il piede era gonfio, per cui, nell'attesa che si sgonfiasse, prima di operarla, le avevano fatto un gambaletto di gesso e l'avevano dimessa.

     In famiglia avevo detto che avremmo chiesto la sua guarigione alla Madonna di Jaddico, proprio qui, con questa acqua.

     Ci siamo messi in macchina e siamo venuti a Brindisi, anzi qui a Jaddico. Eravamo venuti con le forbici, perchè sapevamo che da li a poco, quel gesso non ci sarebbe più servito. Cira è entrata nell'acqua di questa fontana. Per sette volte ha immerso il piede e, per sette volte ha pregato con l'Ave Maria, rimanendo nell'acqua della fontana, dove c'è pure scritto che la Madonna in sogno dice a Teodoro. “Lavati con l'acqua mia e guarirai”, e ancora: “Chi si bagna con quest'acqua riceve grazie e favori.” Poi le ho tagliato il gesso e Cira ha camminato normalmente, anzi ha poi corso, perchè era felice, perchè il dolore non c'era più. Era guarita. Oggi (nell'anno 2006 ndr) ha ventisei anni. Siamo tornati in ospedale, altre lastre sono state fatte. Non aveva più niente.

     Ho subito detto a Vincenzo che questa storia era importante per il Santuario di Jaddico, per cui avremmo dato valore alla testimonianza se accompagnata dalle lastre.

Alcuni giorni dopo, Vincenzo mi fa sapere che non ha più le lastre a causa del trasloco che aveva dovuto fare.

Gli dico che le sue lastre erano delle copie, per cui poteva chiedere un duplicato proprio in ospedale, lì dove si era rivolto subito dopo l'incidente, e poi, dopo averne avuto possesso di non consegnarle a me, ma direttamente a Padre Innocenzo.

     Spesso capita che dopo che qualcuno riceve una grazia dalla Madonna, quando gli viene chiesto di rendere testimonianza, si ritira, perchè è più comodo così, e per questo motivo che ho alcune testimonianze importanti, che mi sono state raccontate e che senza il loro benestare non posso pubblicare. Non è stato così con Vincenzo, perchè maturo nella fede, e per la riconoscenza che ha nei riguardi della Madonna.

     Qualche tempo dopo nell'aprire il foglio informativo del Santuario di Santa Maria Madre della Chiesa (foglio n. 100 del 27 gennaio 2006), vedo che Padre Innocenzo ha pubblicato la storia di Vincenzo, seguita dalla relazione di un medico specialista al quale Padre Innocenzo si è rivolto per il tramite di un fedele frequentatore del Santuario.

 

A conferma di quanto sottolineato, abbiamo chiesto le lastre di cui sopra e le abbiamo sottoposte al giudizio del Dott. Francesco Mingolla di Ostuni, specialista, fra l'altro, in Ortopedia e Traumatologia ed ecco il referto:

     In data odierna ho preso visione di esami radiologici del piede dx della signora Manisi Cira, eseguiti in data 18.07.2004 e in data 26.07.2004, quest'ultimo in apparecchio gessato che evidenzia la frattura completa della prima falange del 5° dito del piede destro per trauma riportato in data non meglio precisata e che al controllo in gesso è ancora evidente senza manifesti segni di riparazione ossea e con presenza di sintomatologia dolorosa e limitazione funzionale giustificabile per il quadro radiologico evidenziato. La scomparsa della sintomatologia dolorosa e della impotenza funzionale riferita, non è spiegabile sulla base degli elementi esaminati e risulta un evento eccezionale da riferirsi a fattori imponderabili. Tanto mi sento di esprimere in ragione delle mie conoscenze e tale accadimento inspiegabile suscita un senso di profonda meraviglia e di sconcerto e porta ad addebitare tale situazione a fattori al di sopra delle nostre conoscenze umane.

 

     Dopo avere scritto tutto ciò che si è appena letto, (in questo marzo 2012), ho telefonato a Vincenzo, per avere la risposta a due domande che non mi ero posto e che riguardavano la stesura della prima testimonianza.

-) Mi dicevo che con le forbici non avrebbe potuto tagliare il gesso, per cui alla mia domanda Vincenzo mi ha risposto che aveva usato le forbici di campagna, e in questa occasione mi precisa che è stato lui stesso a tagliare il gesso.

-) Alla seconda domanda: perchè aveva detto a Cira di immergere il piede nell'acqua per sette volte, Vincenzo mi risponde che in quei giorni in chiesa, a Grottaglie, il sacerdote aveva sviluppato l'argomento riguardante il profeta Eliseo e il potente, ma malato di lebbra, comandante Naaman.

 

 

A questo punto ho pensato che sarebbe stato bene andare a vedere chi è questo uomo potente, questo capo di un esercito.

     L'episodio accaduto a Cira, ci porta indietro nel tempo, fino ad aprire le pagine dell'Antico Testamento, e sfogliandole, si legge che Naaman per guarire da una grave malattia, anche lui, anzi, lui per primo, si immerge per sette volte nell'acqua (II RE 5).

     Naaman, uomo ricco, con i suoi cavalli e i suoi carri, e il suo oro e i suoi vestiti, dopo aver accettato il suggerimento di una piccola fanciulla, una serva, decide di raggiungere la casa di Eliseo, aspettando da quest'ultimo, uomo di Dio, la guarigione.

 

Anche Vincenzo con la figlia Cira, parte e raggiunge un luogo dove sa di trovare la presenza di Dio, per chiedere la guarigione.

 

Dio vuole offrire la sua grazia a un grande uomo del mondo, per mezzo di una ragazzina.

La fanciulla era stata fatta prigioniera e si trovava ora al servizio della moglie di Naaman. Se questa giovane schiava era insignificante agli occhi del mondo, era comunque considerata da Dio.

La fanciulla parla come qualcuno che conosce la grazia di Dio che può salvare. Naaman, così ricco e così potente, è ammalato. La piccola fanciulla, così povera, ne conosce il rimedio. La ragazzina parla, e le sue parole sono semplice e forti, e provocano una speranza nel cuore di Naaman. Bisogna andare a trovare il profeta dell'Eterno in Samaria.

Eliseo non si manifesta in maniera spettacolare, ma gli manda a dire: “Va’, lavati sette volte nel Giordano, la tua carne tornerà sana, e tu sarai puro”.

Naaman è deluso, si aspettava che Eliseo gli andasse incontro, che agitasse la sua mano sulla parte malata, e che così lo guarisse. E fra se e se pensava che anche lui, nella sua terra aveva tanti fiumi, per cui che motivo c'era di immergersi in quel “Giordano”, un rigagnolo, un torrentello al confronto dei fiumi del suo paese. Sdegnato e infuriato decide di andar via. Tutto questo per Naaman non ha senso.

 

Anche per molti uomini non ha senso la preghiera di intercessione come mezzo per chiedere al Signore una grazia. Che motivo c'è di rivolgersi al Signore quando loro stessi pensano di poter trovare da sè una soluzione a tutto?

 

Ma lungo la strada del ritorno i suoi servitori lo convincono, e lui va al fiume Giordano, dove si bagna, anzi si tuffa per sette volte secondo la parola dell'uomo di Dio, e la sua carne tornò guarita, come quella di un bambino.

 

Per sette volte Cira immerge il suo piede nell'acqua e prega. Vincenzo, il papà di Cira, conosceva questo episodio dell'A.T. e per fede era fermamente convinto che anche Cira come Naaman immergendo il suo piede nell'acqua sarebbe guarita.

 

     Naaman, guarito, torna da Eliseo. Vuole compensarlo, ma Eliseo rifiuta, perchè quando Dio opera, lo fa gratis.

Naaman non può sdebitarsi, deve imparare l'umiltà. Da pagano che era, diventa credente. Naaman crede in quel Dio nascosto che guarisce la lebbra agli umili, servendosi delle parole dei piccoli, dei servi, di chi non conta.

 

     La volontà di Dio, attraverso la Madonna, è quella di ottenere la conversione dei cuori, per questo opera i prodigi attraverso l'acqua di Jaddico.

La sofferenza dell'uomo su questa terra ha una durata circoscritta, limitata.

Il Signore non vuole che l'uomo, la sua creatura, possa soffrire per l'eternità, e per questo motivo, attraverso la Madonna, attraverso questi prodigi, si manifesta all'uomo, per ottenere la sua conversione.

Questa è la guarigione, questo è il miracolo.

Dio vuole guarire l'uomo dal di dentro, e in questo modo lo salva e lo guarisce per l'Eternità.

 

                                                                                                                                       tonino