TESTIMONIANZA RILASCIATA DA CHITANO VINCENZO SU JADDICO E SU TEODORO D'AMICI

 

        Per introdurre la testimonianza che mi accingo a narrare mi aiuterò con quelli che io chiamo i racconti dell'ora di pranzo, e lo faccio attraverso un episodio ricco non solo di pietanze, ma soprattutto di sfumature e di colori, sopratutto il "bianco".

Siamo negli anni che precedono i fatti di Jaddico.

Il giovane Teodoro D'Amici diceva che, a guardare gli antipasti, c'era solo l'imbarazzo della scelta e non solo, anche: orecchiette al sugo da insaporire con cacio fresco e bistecche ai ferri alte così, naturalmente vino rosso, ma anche molto molto altro.

Le suore di via Vittorio Veneto, in occasione delle elezioni comunali che si tenevano anche nella loro scuola, preparavano il pranzo ai vigili urbani, pensando in questo modo di rendere confortevole la permanenza degli stessi che per servizio, giorno e notte, dovevano essere presenti nella loro scuola. Assieme ai vigili c’era anche un poliziotto il quale, a causa di un imbarazzo viscerale, doveva mangiare in bianco. Quest'ultimo per non farsi tentare da quello che avrebbe visto sulla tavola dei suoi amici e colleghi aveva preferito mangiare da solo, in un'aula accanto.

Quando i vigili, finito il pranzo, giunsero all'ultimo sorso di caffè, su invito di Teodoro, pensarono di andare a trovare quel poveretto, per vedere come se la stava cavando e se stava mangiando qualcosa.

Entrarono nella stanza dove si trovava il pover'uomo. Lo trovarono seduto al centro di un grande tavolo rettangolare, circondato da zuppa di pesce, gamberi e gamberoni, mozzarelle, contorno di piselli, carote prezzemolate e vino, naturalmente bianco.

E Teodoro esordì: "E così, so mangiare in bianco anche io".

Quelli di casa, a questo punto del racconto, chiedevano naturalmente a Teodoro il nome del "pover'uomo", ma lui, a distanza di tanti anni, non lo ricordava più.

Solo molti, molti anni più tardi, scoprii l'identità di quel poliziotto, perché anche lui, come me, frequentava la Parrocchia San Vito.

Parlando con lui, tra una parola e l'altra, capii che avevo di fronte la persona che molti anni prima, assieme a Teodoro, aveva prestato servizio nella scuola di via Vittorio Veneto.

Vincenzo Chitano, classe 1922, 83 anni. Sì, nel 2005 era quella l'età di Vincenzo, perché in quella data, il 21 settembre, sono andato a trovarlo nella sua casa per raccogliere i suoi ricordi, la sua testimonianza su Teodoro D'Amici.

"Le suore furono garbate mi dice Vincenzo, il quale ricorda bene quell'episodio e, sorridendo, anche se vuole minimizzare, mi dice che dopo quelle elezioni, quando Teodoro lo incontrava, per scherzare, gli diceva che anche a lui piaceva mangiare in bianco … con quel menù!”.

E finalmente parliamo di Jaddico.

Sono andato a Jaddico proprio nel tempo in cui avevo saputo che lì la Madonna si manifestava attraverso la sua luce. Lo avevo fatto perché avevo qualcosa da chiederLe.

Volevo una grazia! L'avevo chiesta con il cuore alla Madonna, ed ero stato accontentato. Volevo però fare una offerta, ma non mi fu possibile perché a Jaddico non venivano accettate offerte, né soldi, nulla. Teodoro non voleva. Non finché non fosse stato ultimato il grezzo della costruzione.

Alcuni anni più tardi, tornai a Jaddico con il mio amico Peppino Ribezzo per partecipare alla Messa, ma il sacerdote, benché fosse giunto l'orario in cui la funzione religiosa sarebbe dovuta iniziare, non arrivava. Sono stato subito attratto da Teodoro che, per riempire questa attesa, diceva il rosario dall’ambone. Terminato il primo, in maniera semplice e naturale, iniziò a recitare anche il secondo rosario.

Ci si può chiedere cosa ci sia di strano o di particolare. Tanti sono gli uomini che dicono il rosario, ma rimanevo stupito, e non solo io, per il fatto che la sua, quella di Teodoro, era stata una conversione avvenuta in poco tempo, una conversione fulminea e radicale, quasi come quella avvenuta sulla strada di Damasco. Lo stupore era tale solo per chi, come me, conosceva Teodoro “come era fatto prima”.

Arrivò finalmente il tempo in cui potei tener fede alla promessa fatta e donare l'offerta affinché il mio poco potesse servire ad aggiungere una pietra, o un marmo, o qualsiasi cosa utile per proseguire i lavori.

Mi rivolsi a Teodoro. Lo invitai a casa mia e lui accettò il mio invito. Venne qui, dove ci troviamo adesso. Venne con piacere.

Gli chiesi notizie sui fatti di Jaddico, ma sopratutto gli domandai della sua conversione, di come lui era cambiato. E lui mi raccontò della luce, della Madonna, di come era cambiata la sua vita. Immediatamente ho interrotto Vincenzo.

"Tu sei una delle poche persone alle quali Teodoro ha raccontato e ha parlato di Jaddico. Teodoro non parlava con nessuno di Jaddico."

"Come no!, quando Teodoro mi ha parlato di tutto questo era presente anche mia moglie!", esclama Vincenzo.

"Credo di sapere perché con te abbia parlato di questa sua esperienza. Lo ha fatto, posso dirlo perché ti conosco, perché ha capito come sei fatto. Ha capito che sei una persona semplice e umile. Teodoro schivava i curiosi che gli chiedevano di Jaddico e spesso, trovandosi a Jaddico assieme ai suoi amici "Servi della Madonna", indirizzava le persone ad altri quando gli chiedevano notizie su ciò che a Jaddico si era verificato." Concluse: "In quella occasione, come ho già detto, ho potuto dare il mio piccolo contributo per Jaddico e Teodoro mi ha dato una ricevuta”.

Tutti i mesi venivano esposti, all'interno della chiesa, i nominativi con accanto l'importo dell'offerta versata. Tutto questo su carta stampata dalla tipografia a caratteri grossi e incorniciata in quadretti di legno appesi al muro, precisamente sul muro di destra appena si entra in chiesa."

"E il tuo nome, lo hai trovato?"

"Certo che l'ho trovato. Di Teodoro posso ancora dirti che era presente a Jaddico tutti i giorni e più volte al giorno. Teodoro di suo ha consumato pompe di benzina per andare e venire da Jaddico. La sua presenza era assidua, non passava un'ora senza che lui pensasse a Jaddico. Una cosa pazzesca.

Vedi, quello di Teodoro non è un caso unico, ma la sua conversione fa riflettere. Un albero o un bambino lo imposti e lo indirizzi con una certa disinvoltura quando è piccolo, ma quando è grande, questo albero, o quello che prima era stato un bambino, non lo imposti più. Non così per Teodoro. Lui è nato dalle mani della Madonna ed è stato forgiato in una età adulta.

Tante cose, a Jaddico, sono state realizzate dopo la sua morte. Tutto quello che è stato fatto dopo, lo ha fatto Teodoro. Non lo ha fatto da vivo, lo ha fatto da morto."