Ringraziamo l'amico Giancarlo Sacrestano per averci autorizzato ad inserire nel nostro sito il suo articolo già pubblicato sul giornale on line www.senzacolonne.it

 

 

Consacrata la chiesa di Jaddico, santuario del popolo

Venerdì, 27 Novembre 2015

di Giancarlo Sacrestano

 

 A 50 anni esatti dalla sua dedicazione a Maria Madre della Chiesa, (8 dicembre 1965) e con il rito della consacrazione, officiato venerdì 27 novembre, dall’ordinario diocesano, i Brindisini vedono riconosciuta, la piena sacralità del luogo su cui, tra il 1963 e il 1965, il vigile urbano Teodoro D’Amici edificò, a proprie spese, una chiesa. Direttamente la Madonna, apparsagli diverse volte, indussero D’Amici ad intraprendere una impresa che oltre a coinvolgerlo nello spirito, lo trasformò in vero impresario edile, visto che si sobbarcò gli oneri di edificare, attorno al rudere di una preesistente chiesa, risalente al XIII secolo, una moderna costruzione a cui è seguita la nascita di una cittadella mariana della spiritualità, che dal 1986 è animata da una comunità di Carmelitani scalzi.

Il clamore che destò quella iniziativa personale, di un cittadino che si dedicava anima e corpo alla edificazione di una chiesa, lontano dalla città, dai quotidiani luoghi di culto, lungo una strada che, seppure nota da millenni, era relegata a viabilità secondaria, invitò alla conversione migliaia di suoi concittadini e forse neppure egli stesso avrebbe mai pensato che quella chiesa, che nel suo intento doveva proteggere un affresco sacro di Madonna con bambino, sarebbe diventata nel breve volgere di mezzo secolo, il principale punto di riferimento per chi intende vivere la propria spiritualità nella perfetta aderenza alla fede cristiana.

Il giorno dell’Immacolata del 1965, chiuso da Papa Paolo VI poche ore prima, il Concilio Vaticano II, la Chiesa di Jaddico fu dedicata, forse prima al mondo, a Maria Madre della Chiesa. Se si vuole eccezionalità, nella eccezionalità. L’appellativo di Maria quale Madre della Chiesa era nato tra i padri conciliari durante le sessioni di lavoro. Nei cinquanta anni successivi, sino a giungere ad oggi, la piccola chiesa ha subito varie ristrutturazioni ed ampliamenti, tutti rivelatisi incapaci, di dare soluzione alla continua e crescente richiesta di accoglienza, di una fede che si anima nella pace e nel silenzio di un luogo che invita alla riflessione e alla preghiera. Da cinquant’anni il 27 del mese, una processione parte dal centro cittadino per giungere, in atto devozionale, sino a Jaddico.

E’ corteo di popolo che, nel silenzio del mattino che albeggia, richiama a se stesso il bisogno dello spirito e si muove a piedi per testimoniare il privilegio della fame della fede sulla fame del corpo. In tutto questo tempo, si è consolidato un rapporto tra ogni brindisino e quella chiesa, talmente forte e intimo, che essa, a piena ragione, è ritenuta il luogo dell’anima di ognuno. In occasione dell’inizio del Giubileo della Misericordia indetto dal Santo Padre Francesco, che si aprirà l’8dicembre, esatti 50 anni dalla dedicazione della Chiesa di Jaddico, l’arcivescovo di Brindisi, ha elevato il Santuario a Luogo Giubilare Privilegiato.

Il Santuario di Maria Madre della Chiesa diventerà allora, il centro di riferimento per ogni percorso personale di conversione per i credenti ma anche di riflessione sulle opere di bene che ognuno laico o ateo che sia, può muovere a favore della comunità in cui vive ed opera. Brindisi è luogo di pace e di speranza. Nel medioevo Jaddico era luogo d’incontro e di accoglienza extra murale tra cultura europea e bizantina. Su ogni brindisino incombe ancora oggi quella eredità, quel ruolo responsabile di essere ponte di speranza tra culture. Speriamo che tra le tante eccezionalità legate alla chiesa di Jaddico si aggiunga la comprensione della necessaria urgenza di manifestare nei brindisini il bisogno di divenire attori del proprio ruolo sociale.

 

 

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La più breve

STORIA DI JADDICO

 

 

Il 27 ottobre del 2008, sette anni fa, durante il pellegrinaggio del 27 del mese, al rione Cappuccini, vedo una signora novantenne che in piedi, sul marciapiede, con interesse, guarda noi che in corteo andiamo a Jaddico. Era fiera nell'aspetto, magra, tutta d'un pezzo, sola, vestita di nero, capelli completamente bianchi ben ordinati, tuppo in testa. Una vecchietta d'altri tempi. Si notava facilmente che era rimasta incuriosita nel vedere la croce, il quadro della Madonna e tutta quella cornice di pellegrini che in preghiera andavano, e l'ambulanza.

Incuriosito e contento per tanta attenzione, mi sono avvicinato, per dirle che il nostro è un pellegrinaggio con il quale andiamo a piedi fino a Jaddico, e che intendiamo in questo modo offrire questo sacrificio alla Madonna.

- A Jaddico?, mi dice, e senza indugio: "Quando ero piccina i miei genitori mi portavano a Jaddico" e, continuando in una manciata di secondi, mi ha spiegato e raccontato l'intera storia di Jaddico:

"A Jaddicu, 'nci stava soltanto nu muru, cu na stampa ti la Matonna sobbra, e 'nce statu nu vigile ca è vistu la Matonna. Era nu vigile comune.”

Non poteva descrivere meglio di così l'intera storia di Jaddico. Aveva detto tutto. Aveva parlato del muro, dell'affresco della Madonna, del vigile che aveva visto la Madonna, e si trattava di un vigile comune, non certamente un vigile "nientediche", ma di un vigile comunale.

                                                                                                                                       un pellegrino